Sull’ammissione degli atleti russi e bielorussi mi sono già espresso: sono contrario. La decisione del congresso dà la percezione che nell’occidente si stia sfaldando la compattezza dell’azione a favore della Ukraina, nazione invasa dai russi, conseguentemente sembra venire meno l’isolamento internazionale in cui sono cadute Mosca e Minsk.
Al Congresso straordinario della Fie, la Federazione internazionale di scherma ha deliberato, a maggioranza, il reintegro degli atleti russi e bielorussi, con la conseguente possibilità di partecipazione alle competizioni degli stessi, assenti dall'inizio della guerra. A votare a favore sono stati 89 paesi sui 136 aventi diritto. E’ bene ricordare che non è stata ancora presa una posizione definitiva da parte del Cio e, quindi, la scherma diventa il primo sport olimpico a fare questa scelta (il russo Usmanov si è autosospeso dalla carica di Presidente FIE, ma, evidentemente, ha ancora un potere enorme). Probabilmente, il voto sarà stato determinato dal calendario, visto che le qualificazioni ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 partiranno il 3 aprile 2023.
Detta decisione dovrà comunque essere
ratificata/convalidata del Cio e non credo che Bach (amico di Usmanov?) vorrà
indirizzate il Comitato Olimpico Internazionale sulla non ratifica della decisione
FIE, anzi direi tutt’altro, a mio modo di vedere, egli è favorevole, deducendosi
ciò dal fatto che l’Italia ha votato a favore della revoca. L’argomento del reintegro
dei predetti atleti, che comunque saliranno in pedana "nel rispetto delle
condizioni di neutralità e di idoneità individuale”, era già stato valutato dalla
FIE lo scorso novembre e disapprovato di misura.
In questi ultimi tempi, le posizioni hanno
preso una evoluzione tale da rimettere in discussione il tutto. In particolar
modo, il Comitato olimpico asiatico, lo scorso dicembre, e poi i Comitati
olimpici africani, alcune settimane fa, hanno manifestato la volontà di
rivedere quanto respinto, mostrando così di essere favorevoli alla
partecipazione di atleti russi e bielorussi a Parigi nel 2024.
La FIS ha votato a favore della riammissione,
rimettendo la decisione al Comitato olimpico internazionale.
E’ indiscutibile che la FIS debba dettare le
linee da seguire a livello internazionale, ma mi sia consentito di dissentire
dalla decisione assunta, poiché, in termini politici, è una forte
contraddizione con le decisioni del Governo Italiano: se sosteniamo l'Ukraina
non possiamo essere favorevoli alla riammissione degli atleti russi e
bielorussi. Da ex militare, sono indotto a credere che questi ultimi non
verrebbero in Italia o in tutti i paesi occidentali solo per gareggiare, ma per
svolgere attività di altro tipo: infatti, molti sono quelli che pensano che gli
sportivi russi e bielorussi (essendo quasi tutti militari) potrebbero essere
istruiti allo svolgimento di azioni di spionaggio o di informatori per il
proprio paese. Ciò non è una sciocchezza, ma un pericolo concreto, proprio
perché vi è una guerra in atto, e questo comporta - come è noto in ambito
militare - che tutte le nazioni che hanno aderito all’isolamento di Russia e
Bielorussia siano inevitabilmente attenzionate dai servizi segreti di dette
nazioni, per cui è lecito supporre che, se i loro atleti sono messi in
condizioni di entrare nei Paesi ospitanti le gare, costoro possano svolgere
attività di informazione, a meno che non vengano seguiti passo passo e tenuti
sotto controllo, e su questo piano la vedo dura.
In un commento sulla “Piazza”, avevo già paventato
la possibilità che le nazioni divergenti da quanto deciso dal congresso online potessero
boicottare le gare in cui avrebbero partecipato i russi e i bielorussi ed oggi ho
appreso che la Germania ha annullato la tappa di coppa del mondo a Tauber,
proprio a causa della riammissione dei russi e bielorussi (https://www.tagesanzeiger.ch/das-dilemma-ist-gross-soll-russland-an-olympia-teilnehmen-duerfen-456709740199).
La Federazione Svizzera ha preso anch’essa posizione contro la decisione della
FIE e, mi risulta che altri paesi ne seguiranno l’esempio e non solo nella scherma
ma anche in altri sport.
La
federazione Ukraina l’ha presa molto male e sta valutando la non partecipazione
alle olimpiadi di Parigi; il malumore, per ora, è stato esternato da una delle
atlete di prestigio, Olga Kharlan, fidanzata dell'azzurro Gigi
Samele e da un anno stabilmente in Italia, che ha attaccato la decisione della
FIE: "Questo è quello che sento in questo momento. La decisione del
Congresso della Federazione Internazionale di permettere a russi e belorussi di
competere su tutte le competizioni durante la brutale guerra nella mia terra
natia, Ucraina, mi ha aperto un vuoto dentro. Dicono "gli atleti non sono
responsabili", "sport fuori dalla politica", "siamo tutti
una famiglia e dobbiamo vivere in pace" per i loro scopi egoistici. Questa
opinione crolla nel momento in cui sulla tua casa, la tua terra cadono le
bombe, quando devi andare in prima linea e proteggere la tua famiglia. Queste
persone non capiranno mai finché non accadrà a loro. Saremo sempre per la
giustizia. Saremo sempre forti. Perché sappiamo la verità. E un giorno sarà
luce e vittoria. E forse un giorno crederò di nuovo in un mondo migliore".
Come non essere d’accordo?
Una “guerra senza gli spari”: è così che nel 1945 George Orwell descrisse le competizioni sportive
internazionali. Quella di Orwell è una provocazione che non tiene in adeguata
considerazione le opportunità offerte dalle manifestazioni sportive in termini
di diplomazia e distensione tra paesi. E tuttavia non c’è dubbio che le grandi
competizioni sportive basate sulla partecipazione di rappresentative nazionali
– dai Giochi olimpici ai Mondiali di calcio – sono anche un’occasione
di confronto, competizione e perfino scontro simbolico tra i paesi. La
performance sportiva viene identificata con quella della nazione tout
court – e quindi ampiamente strumentalizzata per scopi politici, nei
paesi autoritari e non solo.
Come già ampiamente avvenuto nell’Unione
Sovietica, l’uso politico dello sport è stato un tratto distintivo della Russia
di Vladimir Putin. Per dirla con il Presidente russo, le vittorie sportive
contribuiscono a rafforzare “il patriottismo nel paese e il prestigio della nazione all’estero”.
Su una
cosa Bach e Putin sembrano convergere: una narrazione tutta incentrata sulla
presunta “neutralità” dello sport. Al contrario, la vicenda delle sanzioni
contro lo sport russo sembra confermare come sport e politica internazionale
tendano a intrecciarsi in maniera strutturale e, pertanto la
neutralità, proprio in casi come questo, non c’entra niente; c‘entra, invece,
il business ed in nome di questo DIO vengono sacrificati tutti i
sacrosanti pilastri che sorreggono l’universale mondo della pace.
Avrei
voglia di scrivere ancora tante cose ma capisco che alla fine vi annoierei.
Ezio
RINALDI