05 novembre 2023

OMAGGIO AL MAESTRO EZIO TRICCOLI

Alberto PROIETTI MOSCA
Particolarmente interessante il commento di Alberto PROIETTI MOSCA, pubblicato su facebook, sulla figura del Maestro Ezio TRICCOLI e ricevuta l'autorizzazione dell'autore lo pubblico sulla "Piazza", certo di una maggiore diffusione anche a livello internazionale.
" Venerdi 27 ottobre ho assistito con molto piacere alla proiezione, presso il teatro Pergolesi di Jesi, del cortometraggio “Ultima stoccata” dedicato alla vita del maestro di scherma Ezio Triccoli, capostipite della scuola schermistica jesina. Mentre scorrevano le immagini venivo sempre più coinvolto poiché mi sentivo di essere stato il ”regista” di una parte della vita reale raccontata nel film a partire dal 1976 quando ricoprivo, all’interno del Club Scherma Jesi, la carica di vice presidente e la successiva elezione nel 1980 a presidente, carica che ho ricoperto fino al 2021.

Nel libro “Le lame dell’imperatore” scritto da Alessandro Vespignani per raccontare la storia del Club Scherma Jesi a pag. 54 si legge: “Quando, nel 1973 si taglia il nastro della palestra, sul labaro spiccano già 10 medaglie d’oro. E’ il frutto del lavoro collettivo coordinato da Triccoli e Magini. Due personaggi che segnano la storia della scherma Jesina pur non trovando un punto d’incontro, tra di loro si instaura un rapporto burrascoso caratterizzato da litigi. E’ stato lo scontro tra due caratteri fortissimi e vincenti che all’inizio si sono attratti e successivamente respinti, spiega Angelo Romagnoli, per uno come Triccoli, che aveva creato tutto dal nulla, non era facile accettare indirizzi e decisioni sulla gestione della società. Dall’altra parte Magini agiva secondo le sue convinzioni. In sostanza fu un problema di ruoli.”

Ad inasprire ulteriormente i rapporti tra i due ci fu la decisione del CONI di nominare Magini direttore dell’impianto assegnandogli due maestri di scherma: Luigi Novelli e Giulio Tomassini, unitamente alla somma di cinque milioni annui per cinque anni per la gestione dell’impianto. Una cosa mal digerita dal maestro Triccoli poiché veniva ad aumentare il potere decisionale di Magini che tra l’altro non accettava le sue continue interferenze.

“Il nostro rapporto, racconta Lamberto Magini, non è stato facile e ad un certo punto è stato impossibile.” Infatti nel 1978 rassegna le dimissioni da presidente chiedendo chiaramente al Consiglio Direttivo di scegliere tra lui e Triccoli. Una decisione difficile da prendere. Io, che stimavo ed apprezzavo il lavoro di entrambi, riuscii a fargli ritirare le dimissioni promettendo che tutto si sarebbe risolto nelle elezioni della società previste per il 1980, sperando nel frattempo di riuscire a ricomporre il loro rapporto. Magini rimaneva nell’idea che per una società sportiva di provincia, quale era Jesi, avere fatto partecipare tre atlete alle olimpiadi era un risultato più che appagante. Triccoli, invece, sosteneva che era sicuro di poter far vincere ai suoi atleti una medaglia olimpica. Nei due anni precedenti le elezioni le cose non migliorarono anzi peggiorarono creando un forte disagio ed una spaccatura anche all’interno della società. Magini nel frattempo si era attivato per far trasferire, dalla Scuola Militare di Educazione Fisica di Orvieto (SMEF) all’aeroporto di Falconara, il maestro Barbarossa con il proposito, nell’eventualità che fosse stato riconfermato alla presidenza del club, di fargli prendere il posto del maestro Triccoli. Si era giunti in prossimità del rinnovo delle cariche sociali ma non si riusciva a trovare alcun candidato per la presidenza. Come ricorda Gianni Goffi, uno dei primi allievi del maestro Triccoli ed ancora socio del club, il presidente della Federazione Italiana Scherma, Renzo Nostini, unitamente al segretario Stefanini si precipitarono a Jesi per contattare personalmente i membri del C.D. ed alcuni personaggi di spicco della scherma locale, tra cui anche lui, per vedere di trovare un candidato alla presidenza ma con esito negativo. Io avevo espresso le mie perplessità a candidarmi per rispetto a Magini ma ero anche attratto dalle capacità tecniche del maestro Triccoli e dalla determinazione con cui le sosteneva. Nello stesso tempo ero consapevole che una riconferma di Magini significava per il Club Scherma Jesi perdere il maestro Triccoli. Prima di sciogliere la riserva parlai con il maestro Triccoli, il quale era visibilmente preoccupato per la situazione che si stava creando. Gli dissi chiaramente che la mia candidatura era per riconfermare lui come maestro a condizioni che tra noi ci doveva essere la massima collaborazione ma con una netta divisione dei ruoli, lui si doveva occupare della parte tecnica ed io della parte gestionale, senza nessuna interferenza. Lui mi diede la più ampia assicurazione ed io mi candidai con la certezza di essere eletto poiché potevo contare sui voti di coloro che frequentavano i corsi di ginnastica serale, tenuti da Mario Mimmotti, che erano tesserati come soci. Magini, da gentiluomo quale era, si ritirò in buon ordine ed il maestro Barbarossa andò ad insegnare presso il club scherma Ancona. Come ho detto la sera della proiezione al sindaco Fiordelmondo, se Proietti nel 1980 non avesse fatta quella scelta sicuramente Triccoli, data la sua bravura, avrebbe ottenuti gli stessi risultati ma in altra società e con altri atleti e forse questa sera i festeggiamenti invece di farli a Jesi si sarebbero fatti ad Ancona oppure a Senigallia. Ma di tutto quello che ha fatto Proietti per la città di Jesi né questa né le altre amministrazioni comunali ne hanno mai tenuto conto.

Alberto PROIETTI MOSCA"

Brevissima biografia del Maestro Ezio TRICCOLI, tratta dal Comitato regionale FIS delle Marche.

 

Maestro Ezio TRICCOLI
Tutto iniziò in Sudafrica durante la II guerra mondiale. Il sergente maggiore Triccoli è prigioniero nel campo di concentramento di Zonderwater. Ed è proprio lì che, durante la detenzione, apprende i primi rudimenti della scherma da un sottufficiale inglese.
Ne resta rapito. Costruisce lame e maschere con tutto ciò che il deserto e l’aspra vita di prigioniero può offrire.

E sogna. Sogna di tornare a Jesi e fondare una scuola di scherma.

Nel 1947, al ritorno nella sua città natale, inizia ad insegnare scherma su invito di due studenti. Un anno dopo nasce il Gruppo schermistico jesino. Triccoli avvicina alla scherma i primi ragazzi. Non ha però il titolo professionale di maestro, che conseguirà solo nel 1962 all’Accademia di Napoli. Lievitano intanto gli atleti e gli impegni, mentre la scherma jesina comincia ad imporsi nel panorama nazionale e internazionale.

Triccoli apporta una vera rivoluzione nella scherma. Supera una visione classica della postura e dei movimenti in pedana. Triccoli introduce delle vere e proprie “eresie”, nella posizione del polso, nelle cosiddette “abbreviature” dei movimenti classici studiate anatomicamente per garantire maggiore velocità ed efficacia, passando per lo zigzagare in pedana e per i colpi imprevedibili di Stefano Cerioni, colui che Triccoli designerà come suo erede al Club scherma.

Lo stile, secondo Triccoli, non può contrastare con l’efficacia atletica:

«Io non sacrificherò mai una caratteristica personale, un movimento naturale, un atteggiamento di gara imprevisto di un atleta con il pretesto che non risponde ai canoni».

Per il maestro non è stato un percorso facile. Triccoli e i suoi campioni hanno dovuto combattere contro forti pregiudizi. A cavallo tra anni ’80 e ’90 molti tecnici storcevano il naso davanti al modo di fare scherma di Stefano Cerioni e Giovanna Trillini. Si diceva che vincessero (e vincono) più per rabbia competitiva che per tecnica. Nulla di più falso per Maria Cristina Triccoli: «Mio padre sapeva che in quei due combattenti della pedana la tecnica era talmente acquisita, così automatizzata, da non essere più visibile».

Gli anni intanto passano. Jesi diventa sinonimo di fioretto e i suoi talenti continuano a snocciolare successi. I riflettori sulla scherma si accendono però solo ogni quattro anni per le Olimpiadi. E loro, i campioni, non sfuggono mai all’appuntamento con questo ristretto cono di luce.

Nel 1992 Jesi attribuisce a Triccoli la cittadinanza onoraria della città. È ormai anziano, ma non perde occasione per stare accanto ai suoi atleti nella palestra di via Solazzi. Fino all’ultimo giorno va in pedana a fare lezione. Ezio Triccoli muore 80 anni, pochi mesi prima delle Olimpiadi di Atlanta.

Il Palazzetto dello Sport di Jesi è oggi intitolato alla memoria di quest’uomo schivo che ha introdotto la scherma in città quasi per caso e ha lasciato in eredità la più alta concentrazione di medaglie della storia di questo sport.

Ezio RINALDI

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