28 novembre 2024

CONGRESSO FIE: forse non tutti hanno capito che...

Aliser USMANOV
Usmanov si ricandida, e in contrapposizione a lui c’è un algido svedese, uno di quelli che in maniera teorica può apparire agli occhi di tutti: bianco, biondo, alto, con gli occhi azzurri, longilineo, educato, elegante e che non si mette nemmeno le dita nel naso da quanto è perfetto.
Va da sé che certe testate informative penseranno che sia il candidato ideale alla FIE perché l’uzbeko, questa è la cittadinanza di Uzmanov, benché sia naturalizzato russo, è tarchiato, pingue, che pare un personaggio dei cartoni di Hayao Miyazaki, cosa ancora peggiore ha un fottìo di soldi ed è amico del cattivone per eccellenza, cioè il pessimo Vladimir Putin, che è come dire che è Ivan il terribile 33°, visto che il 32° era un feroce mastino di fantozziana memoria.
Eqquindi!? Avrebbe detto il buon Antonio Di Ciolo? Lo scenario è davanti ai nostri occhi, il sipario è aperto, e stanno per essere pronunciate le prime battute dei personaggi sul palco. Della trama che vedremo dipanarsi, possiamo solo immaginare i tratti salienti. Come già annunciato in precedenti articoli, la guerra in Ukraina dovrebbe terminare a breve, sempre se il vecchio Joe dalla Casa Bianca non vorrà far scatenare una guerra di proporzioni più ampie. E poiché in molti casi in cui la politica ha combinato i suoi pastrocchi, lo sport è stata la nave rompighiaccio per favorire il ritorno alla normalità, è probabile che i passi di Uzmanov nella FIE non siano da vedersi come un semplice riappropriarsi del potere sportivo ante guerra, quanto un ripristino degli equilibri geopolitici in generale e delle buone relazioni internazionali. Non si spiegherebbero infatti le ragioni di tanto attaccamento da parte di un uomo così ricco e potente, per una cosa così insignificante in rapporto a interessi monetari e geo-economici cui è abituato. Lo capirei per un parvenu, uno con un 740 misero e poche aspirazioni nella vita, uno che se tornasse a casa non potrebbe fare di meglio che guardare i cantieri in atto nel proprio quartiere.
Quale sarà a questo punto il ruolo dell’Italia?
È fondamentale capire che l’Italia schermistica è un partner di primaria importanza, e per un numero abbastanza grande di ragioni. La scelta di Paolo Azzi di far parte del bureau della FIE è quindi una mossa ben studiata, anche perché Giorgio Scarso con apposita mail a suo tempo inviata ad Azzi, chiedeva di candidarsi al posto dello svedese. L’intreccio si infittisce se si sa che per candidarsi alla presidenza FIE è necessario essere sostenuti con atto formale, dalla Federazione di appartenenza.
Ebbene poiché Giorgio Scarso chiese il sostegno alla presidenza FIE quando la campagna elettorale di Luigi Mazzone era già iniziata, il presidente FIS Paolo Azzi, non solo sapeva tutti i retroscena federali italiani, ma anche che Uzmanov era ritornato sulle scene in grande spolvero e con un gran numero di voti già caricati nella sua Maybach dalle maniglie d’oro.
Conveniva quindi per la FIS candidare un “suo uomo”, sapendo che avrebbe perso e che per i successivi quattro anni sarebbe stata una Federazione fuori del bureau FIE?
Il lettore più ingenuo, quello che ama le storie romantiche, che pensa alla politica come l’avventura del viaggio dell’eroe, il quale, avendo tutti contro, si mette in marcia e alla fine del suo bel trip, vince. Queste storie miei cari lettori sono faccende hollywoodiane. La politica ha ben altre sfaccettature e la FIS non può restare al margine per accontentare il capriccio di qualcuno.
E il viaggio dell’eroe di cui parliamo, nella realtà, è sempre più somigliante all’avventura di Brancaleone, nel bene e nel male, cioè è più un ritratto neorealista, che una satira grottesca degli eroi di sempre, non solo del passato.
Facciamo quindi anche una seconda e ultima congettura, maligna e dietrologica, cosicché anche i miei detrattori potranno dire finalmente e a ben ragione che sono fazioso e inutilmente capzioso.
Tengo per me un aneddoto avvenuto tre anni fa e che può dirsi la scaturigine della discesa in campo di Luigi Mazzone. Da quell’episodio cominciò la lunga progettazione elettorale che stiamo vivendo, per non far rieleggere nel 2024 il ben educato, misurato e mite, Paolo Azzi.
Colui che si mise al tavolo per progettare questa campagna, aveva l’ambizione audace non solo di impedire ad Azzi di far continuare il suo incarico nel quadriennio ‘24-’28, ma anche di rendere vano il suo ruolo in FIE, cioè di non farlo arrivare a nessuna carica internazionale. Perciò l’idea di chiedergli di sostenere la candidatura di Scarso alla FIE, era necessaria, se non basilare. Quella persona che concepì l’ammainamento dell’amministrazione Azzi, era consapevole che Scarso sarebbe stato un candidato perdente, ma come conseguenza avrebbe posizionato la FIS in un ruolo marginale dell’attività internazionale. Era la ricetta perfetta per demolire in tutto la figura di Azzi, il quale sarebbe stato percepito come un fallimento in Italia, in FIE e al Comex. Game, set, partita.
Ma come per Bilbo Baggins, l’anello del potere cadde dalle mani di Gollum, in quelle della meno probabile delle persone, che in questo caso è Paolo Azzi, il quale disse un deciso “no!” al sostegno di Giorgio Scarso alla presidenza FIE, cosa che avrebbe relegato l’Italia a quattro anni di oblio internazionale.
Sarebbe stato un suicidio pienamente assistito, perché forse il teorema dietro questo papocchio internazionale era: “muoia Sansone con tutti i filistei”.
Ah già, ma tutto questo al lettore del pianeta degli ingenui, non interessa. A lui forse interessa solo l’orbita del candidato che si fa paladino e portavoce di un messaggio chiaro: “siamo il cambiamento”, una cosa che forse non tutti sanno che… è per niente vera.
Fabrizio ORSINI

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