Prendo
spunto per scrivere questo articolo da una
scambio di idee che alcuni giorni fa ho avuto con un carissimo amico ed ex compagno d lavoro (egli è ancora in servizio); tra le
chiacchiere che simpaticamente ed amabilmente si sono sviluppate si è parlato di colleghi più o meno
furbi o più svegli degli altri; di uno di questi il mio
interlocutore ne dava la definizione di un soggetto che nell’ambito
professionale agisce da indipendente. Ho provato a spiegare che molto
probabilmente il soggetto in questione si era creato una situazione lavorativa
che lo portava ad essere autonomo; che gli era stata data la possibilità di
gestire autonomamente il proprio lavoro, ma che comunque ne rispondeva alle
superiori autorità. In realtà il collega voleva dirmi che questa persona si fa
i cavoli suoi e nessuno gli dice niente. Ho provato a spiegare la differenza
tra autonomia ed indipendenza e si è subito accesa una discussione che si
sarebbe protratta a lungo se non avessi tagliato corto. Ecco allora che vorrei sottoporre alla vostra attenzione una breve ricerca svolta sulle citate definizioni, che ritengo interessante
non solo da un punto di vista culturale, ma esaustiva
nell’espressione più ampia dei due termini (autonomia – indipendenza).
AUTONOMIA
dal gr. αὐτονομία
In linea generale, con
l'espressione autonomia si vuole
indicare un definito grado di libertà e indipendenza di un soggetto
nell'esercizio di determinate attività politiche o giuridiche.
Il principio di autonomia
assume rilievo in relazione a soggetti in rapporto tra loro anche di
equiordinazione mentre l’indipendenza presume l’assenza di un tale rapporto e
l’attribuzione di funzioni da svolgere
senza condizionamenti.
In senso ampio, è la capacità e facoltà di governarsi e reggersi da sé, con leggi proprie. Con riferimento a Enti ed Organi dotati di autonomia, è il diritto di autodeterminarsi e amministrarsi liberamente nel quadro di un organismo più vasto, senza ingerenze altrui nella sfera di attività loro propria, sia pure sotto il controllo di organi che debbono garantire la legittimità dei loro atti; in particolare, con riferimento a enti pubblici si distinguono: una autonomia normativa, consistente nel diritto di emanare norme proprie; una autonomia finanziaria, come facoltà di stabilire da sé le entrate e le spese; una autonomia di bilancio, che comporta l’esistenza di un bilancio proprio; una autonomia di gestione, come facoltà di dirigere da sé la propria attività, almeno sotto l’aspetto tecnico. In filosofia, autonomia etica (o assol. autonomia), il potere del soggetto (privato o pubblico )di dare a sé stesso la propria legge.
Le persone giuridiche dotate
di autonomia sono tradizionalmente distinte in pubbliche e private: le
prime perseguono interessi pubblici, mentre le seconde perseguono interessi
di carattere privato. Le associazioni possono avere caratteristiche
e finalità di tipo culturale, assistenziale, ricreativo, sociale, ambientale, sportivo
ecc. In generale, si parla di associazione definendo un organismo unitario, formato
da almeno 2 o più soggetti, che viene considerato dall'ordinamento soggetto di
diritto, dotato di propria capacità e distinto dagli stessi individui che lo
compongono. L'elemento caratterizzante e più rilevante (sotto il profilo
socio-economico) dell'associazione è dato dall'autonomia patrimoniale perfetta
per quelle riconosciute ed imperfetta per quelle non riconosciute.
Autonomia patrimoniale perfetta significa che il patrimonio dei componenti è separato da quello dell'ente e che delle obbligazioni risponde sempre e soltanto il patrimonio dell'ente e non quello degli associati Autonomia patrimoniale imperfetta significa che alcune figure associative prevedono una responsabilità di alcuni o tutti partecipanti per i debiti dell'associazione.
Negli ordinamenti statali tra le
persone giuridiche private si annoverano le associazioni e le fondazioni
riconosciute nonché le società per azioni e le altre società commerciali dotate
di personalità giuridica
L’autonomia negoziale
L'autonomia è una specificazione
del più generale principio dell'autonomia privata: essa è il potere che
l'ordinamento riconosce ai privati di
autoregolamentare i propri interessi personali e patrimoniali mediante negozi giuridici
(art. 1322 c.c.).
Ha
un ampio significato, essa va intesa come libertà di concludere o meno il
contratto, scegliere la persona del contraente, stabilirne il contenuto e
concludere contratti atipici, che sono i contratti non previsti e regolati dalla
legge [Contratto]. Il principio dell'autonomia stabilito dall'art. 1322 c.c. in
altre parole, riconosce ai singoli una sfera di autonomia, entro la quale i
privati possono decidere autonomamente come regolare i propri interessi a mezzo
di negozi, coi quali l'ordinamento attribuisce ai singoli la facoltà di creare
nuove norme che vincolano le parti.
I limiti entro i quali
l’autonomia è riconosciuta dal nostro
ordinamento sono: il rispetto delle norme imperative, dell'ordine pubblico e
del buon costume.
L’autonomia patrimoniale
È l'autonomia del patrimonio di
una persona giuridica rispetto a quello dei suoi componenti.
Conseguentemente, i beni della
persona giuridica appartengono ad essa e non ai singoli partecipanti: ciò
significa che i creditori dei singoli partecipanti non possono rivalersi sul
patrimonio dell'ente.
L’autonomia politica pubblica
Costituisce la forma più alta
di autonomia ed indica la libertà di un Ente nell'individuazione e nella determinazione dei
fini (cd. scelte politiche) che la comunità sociale, dei cui interessi l'ente è
portatore, intende perseguire. Riferita agli Enti originari (Stato) tale forma
di autonomia è sinonimo di sovranità.
Con riferimento agli enti derivati (enti territoriali) indica il maggiore o
minore grado di autodeterminazione di cui godono tali enti.
Autorità indipendenti Soggetti o
enti pubblici, istituiti con legge e dotati di particolari competenze tecniche,
che esercitano in prevalenza funzioni amministrative, di regolamentazione e di
controllo in settori considerati tanto delicati (tutela della concorrenza, del
risparmio, della privacy, del pluralismo dell’informazione ecc.) da esigere una
peculiare posizione di autonomia e di indipendenza nei confronti del governo (e
del parlamento).
Nonostante non siano riconducibili
a un archetipo, o a un modello di carattere generale, le Autonomie presentano alcuni tratti comuni, come
l’autonomia organizzativa e regolamentare, che varia di intensità (solo alcune
sono dotate di personalità giuridica, per es. la Commissione di garanzia del
diritto di sciopero), e la potestà normativa, sanzionatoria e talvolta quasi
giurisdizionale (per es., nel caso dell’Autorità garante della concorrenza e
del mercato). Inoltre, esse sono caratterizzate da un regime particolare di
incompatibilità e da peculiari regole di garanzia, volte a evitare interferenze
di natura politica (per es., assicurando che l’incarico dei componenti abbia
una durata indipendente da quella della legislatura e riservando le procedure
di nomina dei vertici delle a. ora al parlamento ora al presidente della
Repubblica).
L'autonomia statutaria delle
Regioni ordinarie è riconosciuta dall'art. 123 Cost., così come novellato dalla
L. cost. 1/1999 che ha riconosciuto allo Statuto (approvato e modificato dal
Consiglio regionale con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti)
natura di vera e propria legge regionale. La riforma costituzionale approvata
con L. cost. 3/2001 ha lasciato inalterata la formulazione del vigente art. 123
Cost. salvo l'introduzione di un ultimo comma che prevede l'istituzione del Consiglio
delle autonomie locali.
CONCETTO FILOSOFICO
A partire da Kant, il concetto di
autonomia individuale rappresenta uno dei temi centrali della filosofia.
L’autonomia come auto-governo è, secondo Kant, una proprietà della volontà caratterizzata da due idee fondamentali: (1)
gli esseri razionali sono guidati da quei principi che derivano dall’esercizio
della ragione e (2) l’agire razionale è l’unica fonte dei principi normativi,
quindi dei principi morali.
Nonostante la concezione kantiana
sia stata rivisitata, ampliata ed anche aspramente criticata, rimane il più
importante punto di riferimento del dibattito sull’autonomia. La discussione
contemporanea è incentrata soprattutto sul concetto di “libertà” .
'Autonomia' significa facoltà di
darsi delle norme cui uniformare i propri comportamenti; 'eteronomia' significa
ricevere tali norme dall'esterno, in particolare da soggetti che detengano, o
ritengano di detenere, potere normativo .È questa una distinzione classica e
molto importante. In filosofia morale e giuridica il binomio
autonomia-eteronomia è stato spesso adottato come criterio decisivo per
distinguere fra morale e diritto: secondo Kant la norma morale promana dalla
coscienza di ognuno e possiede un motivo assoluto e categorico (il dovere per
il dovere), mentre la norma giuridica promana dall'esterno e possiede un motivo
empirico nonché ipotetico e strumentale (il mezzo per il fine: v. Kant, 1785 e
1797). In filosofia politica, e in scienza politica, un concetto centrale è
quello di autodeterminazione, cioè di autonomia normativa appartenente di fatto
o di diritto a popolazioni identificabili, che sono libere da interferenze
esterne o rivendicano tale libertà.
Ancora una volta è evidente che
le stesse parole vengono usate per designare concetti diversi o rapportandosi a
contesti diversi. Il fatto che la morale di un popolo consti di norme nate da
bisogni concreti avvertiti dalla generalità o da gruppi specifici, trasmesse
socialmente e mutevoli nel tempo, può condurre a definirla eteronoma se si
considera il processo formativo e, soprattutto, interpretativo e comunicativo
di tali norme; ma non impedisce che sia definita autonoma, se ci si concentra
invece sul processo di interiorizzazione, accettazione e obbedienza 'convinta'
dei membri di quel popolo. Il contratto è una forma di autonomia normativa se
si considerano i contraenti insieme, come un unicum; se invece si considerano i
contraenti separatamente e si analizza l'interazione contrattuale, ipotizzando,
ad esempio in chiave utilitaristica, che ciascuno tenda a massimizzare il
proprio interesse, si può ritenere che esso sia il frutto di reciproche
opposizioni e concessioni, cioè eteronomo. Altrettanto dicasi per
l'autodeterminazione di un popolo: si tratterà di autonomia se si considererà
quel popolo come un'unità in contrapposizione ad altri popoli e, invece, di
eteronomia se si considererà quel popolo nelle sue articolazioni e le sue norme
appariranno come frutto di un negoziato fra i suoi singoli membri o di
imposizione.
Ora trattiamo l’ INDIPENDENZA
L’indipendenza è la condizione di
chi o di ciò che è indipendente, riferito sia a stato o nazione, sia a persona,
sia a cose, fatti, ecc.:.; popoli che
lottano per la propria indipendenza.;
guerre dell’indipendenza italiana (e
prima, seconda, terza guerra d’i.), quelle combattute dagli Italiani e dai loro
alleati contro l’Austria durante il Risorgimento; guerre per l’i. americana;
dichiarazione d’i. americana, redatta da T. Jefferson e approvata il 4 luglio
1776; indipendenza di pensiero, di
opinioni; indipendenza di giudizio; indipendenza di un fatto da altri. Con riferimento a
persone singole, s’intende in genere la libertà da uno stato di soggezione,
anche economica, o una condizione non subordinata e comunque autonoma
Come si può notare c’è molto meno
materiale per definire l’indipendenza, e ciò ritengo dipenda dal fatto che da
sempre si è inteso l’indipendenza come una autonomia, ma sono due cose molto
diverse. Comunque mi sembra chiaro anche questo concetto, ancorchè enunciato in
poche righe.
Quindi in conclusione per autonomia
si intende «la capacità di governarsi da sé, sulla base di leggi proprie,
liberamente sancite»;
per indipendenza si intende
«la condizione di chi non dipende da altri» e presuppone l’assenza anche di un
rapporto di equiordinazione con altri soggetti e l’attribuzione di funzioni da
svolgere senza condizionamenti.
Ora vi chiederete: ”Come mai la
pubblicazione di questo articolo?” La risposta come potete immaginare è
semplice: ho voluto chiarire al mio amico ed ex compagno di lavoro, in forma
pubblica, i due concetti. Poi però si è fatta strada una domanda: può esserci
qualche analogia con il mondo schermistico? A voi la risposta.
Ezio RINALDI
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