Dopo questa prima parte della
stagione agonistica, confrontandomi alle gare con parecchi miei colleghi, ho
dovuto registrare anche quest'anno una certa parte di insoddisfazione avverso i
giudizi degli arbitri, in particolare nelle gare di fioretto che sono quelle
che frequento in maniera quasi esclusiva.
Il problema che maggiormente ho
rilevato è stato certamente la carenza di giudizio su alcune tipologie di
azione, tipiche dell'arma del fioretto, da parte dei giudici che provengono dal
settore della sciabola.
Molto spesso le azioni composte
vengono ricostruite come "primo attacco a vuoto e poi la rimessa",
dando così ragione all'atleta che si limita a "tirare dentro"
all'avversario, senza cercare una qualche azione in tempo. Questo perché la
finta non viene percepita come tale, e più efficacemente è fatta più alte sono
le probabilità di una ricostruzione negativa.
Altra problema gli "attacchi
sulla preparazione", che troppo spesso noi tecnici vediamo attribuiti ad
atleti che indietreggiano, contro ogni logica che vuole che un attacco sia
portato avanzando verso l'avversario, e non indietreggiando sotto il suo
incalzare.
Una questione più generale, e qui
mi devo rammaricare nell'ammettere che è diffusa anche tra arbitri notoriamente
specialisti del fioretto, è la conoscenza a volte confusa del regolamento.
Soprattutto su regole che magari cambiano con una certa frequenza, come per
esempio la questione della passività, ma non solo. Questo denota in alcuni un
certo pressapochismo nell'affrontare l'aggiornamento, che porta poi a
situazioni in pedana che, se non corrette dal direttorio, possono esporre il
fianco a opposizioni tecniche. In quanto non si tratta di giudizi su azioni, ma
bensì di regole che si devono solo applicare.
Penso che il giudizio sul GSA
italiano non possa che essere complessivamente eccellente, ma questo non
significa che non si possa migliorare qualcosina, al fine di venire incontro
alle richieste sia della classe magistrale che degli atleti stessi, che spesso
essendo molto giovani percepiscono l'errore dell'arbitro come un torto
personale, che può anche pregiudicare la sua permanenza nella sala di scherma
in futuro.
Per esempio si potrebbe pensare
ad una serie di "licenze" da dare ai nostri presidenti di giuria, non
più legate a due sole fasce nazionali quali "aspirante arbitro" ed
"arbitro nazionale", ma bensì su specializzazioni e livelli. Un primo
livello potrebbe essere il GPG, per poi passare al circuito Under20 e quindi
agli Open, suddividendoli anche per arma. Quindi si potrebbe avere un arbitro
di primo livello in spada e sciabola e di secondo in fioretto, e cosìvia.
Rendendo anche più semplice il compito a chi deve convocare i presidenti per le
varie gare, pescando da un bacino selezionato ad hoc per ogni livello di
competizione. Ogni due anni (almeno) si dovrebbe fare una revisione di queste
licenze, tramite un semplice test, al fine di avere sempre un gruppo aggiornato
e pronto ad giudicare secondo le ultime modifiche regolamentari.
Naturalmente queste sono solo
proposte, anche buttate giù in maniera grezza e superficiale, ma che potrebbero
offrire uno spunto di discussione per magari creare un proposta maggiormente
articolata per coadiuvare la Federazione ed il GSA nella gestione delle future
competizioni.
Paolo CUCCU
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