Giovanni Rapisardi, in arte Jhonny Rapier, ha scritto questo interessantissimo articolo sulla fase schermistica e l’arbitraggio, autorizzandomi a riprenderlo e pubblicarlo su Piazza della Scherma. Lo ringrazio molto e spero che si apra un confronto ed un dibattito serio sulla tematica.
"L’arte vera è quella di colpire senza essere colpiti: ciò forma lo studio della scherma, e deve avere di mira chiunque affronti un avversario con l’arme in pugno. così la pensava anche Molière. Pur tuttavolta, nonostante i severi precetti schermistici informati alla finalità dell’arte, molti schermitori nel tirare di assalto si colpiscono contemporaneamente, perché osano attacchi od uscite in tempo che, nel caso vero, eviterebbero di certo per tema di essere colpiti entrambi, con conseguenze anche fatali. Perché tale differenza di condotta? Perché tanta confidenza nel giuoco? Per l’impunità del rischio! oggi, dolorosamente, assistiamo a prove schermistiche, nelle quali difficilmente si vedono svolgere: concetto di attacco, razionalità di difesa, opportunità di uscite in tempo, osservanza della misura. È giusto schermire in tal modo per poi mutare interamente se s’impugna una spada vera?" (Masaniello Parise - Scherma da Terreno - 1904)
Così scriveva Masaniello Parise, poco più di cento anni fa, ponendo un problema che rimane attuale, nelle molteplici gestioni e formule regolamentari delle prove schermistiche di ogni forma e natura.
Il problema del regolamento e della sua applicazione è attualissimo, non solo nella cosiddetta scherma olimpica, ma è proprio nell'ambito delle norme FIE che la degenerazione è più che evidente.
Da appassionati insegnanti di scherma le diatribe e discussioni tecniche sono all'ordine del giorno e per la verità sono anche uno dei piccoli piaceri da concedersi, ma è molto dura sopportare una sconfitta perché l'arbitro si inventa regole che non esistono, per poi dover trasformarsi in cinici, spiegando al proprio allievo che la scherma sportiva di oggi è come la vita, ovvero la legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali per la legge.
Se vogliamo analizzare le tre armi olimpiche alla luce delle regole e non delle mode troveremo che i principi enunciati da uno dei padri della scherma contemporanea italiana, e non solo da lui, sono andati bellamente a farsi benedire.
Ma c'è di peggio: nelle armi cosiddette "di convenzione" (termine di uso comune, ma errato, perché anche la spada ha la sua convenzione), fioretto e sciabola, quello che è andato a farsi benedire è proprio il regolamento FIE.
Citerò sempre e solo il regolamento FIE tradotto in italiano, reperibile dal sito FIS nella sezione dedicata al GSA (versione marzo 2014) http://www.federscherma.it/…/13116-regolamento-tecnico…/file
La convenzione schermistica, che governa il fioretto e la sciabola (artt. t.46 - t.60), nasce in origine con il suddetto obiettivo del "toccare senza essere toccati", risultato in teoria ottenibile solo con il rispetto della frase d’armi.
Posto che con l'elettrificazione anche di queste due armi (1956 fioretto e 1989 sciabola), il toccare senza essere toccati è realizzabile semplicemente accendendo una sola luce e annullando sempre il colpo doppio, si è voluto comunque mantenere la vecchia regola di scuola francese, in uso ai tempi in cui, per l'assenza di sufficienti protezioni, si imponeva il combattimento a turni, per evitare la pericolosità delle uscite in tempo. Vediamo queste regole e soprattutto vediamo come vengono ufficialmente disapplicate.
L'art. t.56 per il fioretto e t.75 per la sciabola spiega i criteri applicati per garantire il rispetto della frase d'armi: ne citerò solo una parte (altrimenti questo articolo diventerebbe una tesi di laurea).
t.56 Rispetto della frase d’arma (al fioretto)
(...) 2. Per giudicare la correttezza di un attacco, bisogna considerare che:
a) L’attacco semplice, diretto o indiretto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, la punta minacciante il bersaglio valido, preceda l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
b) L’attacco composto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando distendendo il braccio in occasione della prima finta, la punta minaccia il bersaglio valido, senza accorciare il braccio durante l’esecuzione dei movimenti successivi dell’attacco e l’inizio dell’azione d’affondo o della flèche.
c) L’attacco di passo avanti-affondo o di passo avanti e flèche è correttamente eseguito quando la distensione del braccio precede la fine del passo avanti e l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
d) Un’azione, semplice o composta, la marcia o le finte eseguite con il braccio raccorciato, non sono da considerarsi come un attacco, ma come una preparazione e pertanto sono esposte al pericolo di un’azione offensiva o difensiva/offensiva (vedi t.8.1/3) dell’avversario.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=keadQduTeT4
nessuno, nemmeno Valentina Vezzali, si oppone alla ricostruzione, eppure, Arianna Errigo avanza, tirando palesemente indietro il braccio, mentre Valentina tira in base all'art. t.56, punto 2. lettera d), che appunto descrive il concetto di "preparazione". La cosa è evidente, perché in un duello vero nessuno partirebbe come un treno a braccio indietro, a meno di voler provocare l'avversario a tirare per parare e rispondere oppure contrarre, tattica definita "marcia in controtempo".
t.75 Rispetto della frase d’arma (alla sciabola)
(...) 2. L’attacco è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, con la punta o con il taglio della lama che minaccia costantemente il bersaglio valido, precede l’inizio dell’affondo.
3. L’attacco con affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio al momento della prima finta (vedi art. t.77.1), precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
4. L’attacco per passo-avanti e affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede il passo-avanti ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio, nella presentazione corretta della prima finta (vedi t.77.1) è seguito dal passo-avanti, poi dall’affondo e il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana.(...)
Risulta a qualcuno che oggi l'attacco per passo-avanti e affondo sia eseguito distendendo il braccio prima del passo avanti? Giammai! Oggi gli arbitri sostengono che chi si muove contro l'avversario, a prescindere da come tiene più o meno disteso il braccio o più o meno rivolta l'arma verso il bersaglio, ha l'"iniziativa". Se fate una ricerca testuale nel suddetto regolamento, scoprirete che il termine "iniziativa" è citato 3 volte e non in riferimento all'iniziativa del tiratore, ma a quella dell'arbitro, per tutt'altri motivi! Al contrario, nell'edizione italiana 1984 del Regolamento per le gare FIE, aggiornata al 1° luglio 1989, contenente le pagine introduttive del Congresso FIE di Alghero del 21 maggio 1983 e del "Raduno Arbitrale per il miglioramento della scherma di sciabola" del 17-19 novembre 1983 (Regole per la corretta applicazione del Regolamento), si trova il concetto di iniziativa applicata ai tiratori:
"Il tiratore è perfettamente libero di avanzare, per dei fini tattici di qualsiasi genere, con il braccio ripiegato, la lama verticale o spostata lateralmente in una posizione di invito, ma facendo ciò egli non avrà mai il diritto di vedersi attribuire la priorità offensiva. Lo schermitore che avanza o corre contro il suo avversario e che non sceglie il bersaglio che all'ultimo momento non deve essere considerato attaccante che a partire dal momento in cui porta una minaccia «effettiva» al suo avversario e sempre alla condizione che, nel frattempo, il suo avversario non abbia assunto l'iniziativa. È fondamentale ed assolutamente necessario che il giudice consideri l'azione offensiva iniziata solo quando uno dei due tiratori, non importa la posizione o del movimento delle gambe, porta realmente, distanza inclusa, una minaccia contro la superficie valida dell'opponente. Se si giudica altrimenti, si tradisce la convenzione e si crea uno squilibrio ingiusto ed insopportabile a detrimento del tiratore che vuole difendersi con l'arma a mezzo di una parata."
Non sembra che l'"iniziativa" di cui si parla in questo passo sia l'avanzata temeraria contro l'avversario, mantenendo una posizione di invito o comunque di assenza di minaccia con l'arma, anzi, tutto il contrario!
Altro grave malinteso è quello relativo all'arma in linea e alla cavazione in tempo: l'arma in linea è un atteggiamento, una posizione, non un'azione, quindi la priorità ad essa attribuita avviene solo se un tiratore, SENZA cercare ferro, attacca l'avversario in linea, colpendolo e contemporaneamente infilzandosi sulla sua sua punta. Al contrario, se l'attaccante esegue un movimento di ricerca del ferro (battuta o presa di ferro) e il ferro non lo trova, per una cavazione in tempo dell'avversario, perde la priorità (attacco no) e la ragione passa all'avversario, per un colpo di punta nel fioretto, di punta o taglio nella sciabola. L'art. t.60 (Giudizio - fioretto) comma 5, lettere a) e b) e t.80 (Giudizio - sciabola) comma 4, lettere a) e b)recitano:
(in caso di colpo doppio) l’attaccante è il solo toccato:
a) se, quando l’avversario è in linea (vedi t.10), l’attacco parte senza deviare il ferro avversario. Gli arbitri dovranno essere attenti che un lieve incontro del ferro non sia considerato sufficiente a deviare il ferro dell’avversario.
b) se cerca il ferro, non lo trova (per una cavazione in tempo) e continua l’attacco.
Notare che il punto b) non parla di ferro in linea da parte di chi esegue la cavazione in tempo, ma semplicemente di una qualsiasi ricerca del ferro da parte del cosiddetto attaccante. Non è assolutamente vero quindi che la linea debba essere mantenuta dopo la cavazione in tempo e tantomeno, nella sciabola, che il colpo debba essere portato solo di punta.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=nGearEu2PlU
dal minuto 9:34.
Nonostante le giuste proteste di Occhiuzzi, l'arbitro ritiene di attribuire la stoccata a Szilagy, ma alla moviola è palese come quest'ultimo cerchi ferro, non lo trovi per una cavazione in tempo dell'avversario e continui l'attacco, tra l'altro piegando palesemente il braccio. Se, come dice l'arbitro, non c'era tempo schermistico, l'errore era comune e quindi la stoccata andava annullata.
Ora, al di là dei tecnicismi di scherma e di diritto, la questione è la seguente: in qualunque gioco, briscola compresa, ci sono delle regole e per ufficializzare qualunque evento sportivo tali regole devono essere scritte e applicate alla lettera. Se tali regole non piacciono, si cambiano, sempre per iscritto e se ne dà conoscenza universale. Se poi i partecipanti o i loro tecnici non vogliono documentarsi, problemi loro (nessuno può addurre come giustificazione l'ignoranza della legge, regola basilare di diritto), ma se ci sono regole scritte, o documenti esplicativi ufficiali, ad essi bisogna attenersi. Oggi, al contrario, è il delirio, l'interpretazione contro la regola che ha più valore della regola stessa e che non è scritta da nessuna parte, quindi l'arbitrarietà di giudizio allo stato puro.
In queste condizioni come è possibile impostare un insegnamento schermistico? Come si può assistere i propri allievi in gara? E soprattutto, come ci si può opporre efficacemente a tale degenerazione che ha portato la scherma, a non essere più scherma?
Una piccola nota anche per la spada: dare un punto a testa al colpo doppio significa dare convenienza al tiratore in vantaggio a cercarlo, sia per far passare il tempo, sia per avvicinarsi alla vittoria. In ogni caso lo spadista in vantaggio almeno una stoccata singola l'ha fatta, ma se fosse regola metterne almeno due, di vantaggio, e non poter più vincere 15-14 per un colpo doppio sarebbe l'ideale.
Facciamola facile: toccare senza essere toccati, a tutte le armi, una luce, un punto, due luci, niente punti e magari obbligo di due punti di differenza per vincere, tanto per non premiare i colpi di fortuna.
Forse così Masaniello e tutti i grandi Maestri della storia della scherma, che hanno sempre basato il loro insegnamento su questo semplice, ma fondamentale principio potranno finalmente riposare in pace.
Jhonny Rapier"
"L’arte vera è quella di colpire senza essere colpiti: ciò forma lo studio della scherma, e deve avere di mira chiunque affronti un avversario con l’arme in pugno. così la pensava anche Molière. Pur tuttavolta, nonostante i severi precetti schermistici informati alla finalità dell’arte, molti schermitori nel tirare di assalto si colpiscono contemporaneamente, perché osano attacchi od uscite in tempo che, nel caso vero, eviterebbero di certo per tema di essere colpiti entrambi, con conseguenze anche fatali. Perché tale differenza di condotta? Perché tanta confidenza nel giuoco? Per l’impunità del rischio! oggi, dolorosamente, assistiamo a prove schermistiche, nelle quali difficilmente si vedono svolgere: concetto di attacco, razionalità di difesa, opportunità di uscite in tempo, osservanza della misura. È giusto schermire in tal modo per poi mutare interamente se s’impugna una spada vera?" (Masaniello Parise - Scherma da Terreno - 1904)
Così scriveva Masaniello Parise, poco più di cento anni fa, ponendo un problema che rimane attuale, nelle molteplici gestioni e formule regolamentari delle prove schermistiche di ogni forma e natura.
Il problema del regolamento e della sua applicazione è attualissimo, non solo nella cosiddetta scherma olimpica, ma è proprio nell'ambito delle norme FIE che la degenerazione è più che evidente.
Da appassionati insegnanti di scherma le diatribe e discussioni tecniche sono all'ordine del giorno e per la verità sono anche uno dei piccoli piaceri da concedersi, ma è molto dura sopportare una sconfitta perché l'arbitro si inventa regole che non esistono, per poi dover trasformarsi in cinici, spiegando al proprio allievo che la scherma sportiva di oggi è come la vita, ovvero la legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali per la legge.
Se vogliamo analizzare le tre armi olimpiche alla luce delle regole e non delle mode troveremo che i principi enunciati da uno dei padri della scherma contemporanea italiana, e non solo da lui, sono andati bellamente a farsi benedire.
Ma c'è di peggio: nelle armi cosiddette "di convenzione" (termine di uso comune, ma errato, perché anche la spada ha la sua convenzione), fioretto e sciabola, quello che è andato a farsi benedire è proprio il regolamento FIE.
Citerò sempre e solo il regolamento FIE tradotto in italiano, reperibile dal sito FIS nella sezione dedicata al GSA (versione marzo 2014) http://www.federscherma.it/…/13116-regolamento-tecnico…/file
La convenzione schermistica, che governa il fioretto e la sciabola (artt. t.46 - t.60), nasce in origine con il suddetto obiettivo del "toccare senza essere toccati", risultato in teoria ottenibile solo con il rispetto della frase d’armi.
Posto che con l'elettrificazione anche di queste due armi (1956 fioretto e 1989 sciabola), il toccare senza essere toccati è realizzabile semplicemente accendendo una sola luce e annullando sempre il colpo doppio, si è voluto comunque mantenere la vecchia regola di scuola francese, in uso ai tempi in cui, per l'assenza di sufficienti protezioni, si imponeva il combattimento a turni, per evitare la pericolosità delle uscite in tempo. Vediamo queste regole e soprattutto vediamo come vengono ufficialmente disapplicate.
L'art. t.56 per il fioretto e t.75 per la sciabola spiega i criteri applicati per garantire il rispetto della frase d'armi: ne citerò solo una parte (altrimenti questo articolo diventerebbe una tesi di laurea).
t.56 Rispetto della frase d’arma (al fioretto)
(...) 2. Per giudicare la correttezza di un attacco, bisogna considerare che:
a) L’attacco semplice, diretto o indiretto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, la punta minacciante il bersaglio valido, preceda l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
b) L’attacco composto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando distendendo il braccio in occasione della prima finta, la punta minaccia il bersaglio valido, senza accorciare il braccio durante l’esecuzione dei movimenti successivi dell’attacco e l’inizio dell’azione d’affondo o della flèche.
c) L’attacco di passo avanti-affondo o di passo avanti e flèche è correttamente eseguito quando la distensione del braccio precede la fine del passo avanti e l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
d) Un’azione, semplice o composta, la marcia o le finte eseguite con il braccio raccorciato, non sono da considerarsi come un attacco, ma come una preparazione e pertanto sono esposte al pericolo di un’azione offensiva o difensiva/offensiva (vedi t.8.1/3) dell’avversario.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=keadQduTeT4
nessuno, nemmeno Valentina Vezzali, si oppone alla ricostruzione, eppure, Arianna Errigo avanza, tirando palesemente indietro il braccio, mentre Valentina tira in base all'art. t.56, punto 2. lettera d), che appunto descrive il concetto di "preparazione". La cosa è evidente, perché in un duello vero nessuno partirebbe come un treno a braccio indietro, a meno di voler provocare l'avversario a tirare per parare e rispondere oppure contrarre, tattica definita "marcia in controtempo".
t.75 Rispetto della frase d’arma (alla sciabola)
(...) 2. L’attacco è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, con la punta o con il taglio della lama che minaccia costantemente il bersaglio valido, precede l’inizio dell’affondo.
3. L’attacco con affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio al momento della prima finta (vedi art. t.77.1), precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
4. L’attacco per passo-avanti e affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede il passo-avanti ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio, nella presentazione corretta della prima finta (vedi t.77.1) è seguito dal passo-avanti, poi dall’affondo e il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana.(...)
Risulta a qualcuno che oggi l'attacco per passo-avanti e affondo sia eseguito distendendo il braccio prima del passo avanti? Giammai! Oggi gli arbitri sostengono che chi si muove contro l'avversario, a prescindere da come tiene più o meno disteso il braccio o più o meno rivolta l'arma verso il bersaglio, ha l'"iniziativa". Se fate una ricerca testuale nel suddetto regolamento, scoprirete che il termine "iniziativa" è citato 3 volte e non in riferimento all'iniziativa del tiratore, ma a quella dell'arbitro, per tutt'altri motivi! Al contrario, nell'edizione italiana 1984 del Regolamento per le gare FIE, aggiornata al 1° luglio 1989, contenente le pagine introduttive del Congresso FIE di Alghero del 21 maggio 1983 e del "Raduno Arbitrale per il miglioramento della scherma di sciabola" del 17-19 novembre 1983 (Regole per la corretta applicazione del Regolamento), si trova il concetto di iniziativa applicata ai tiratori:
"Il tiratore è perfettamente libero di avanzare, per dei fini tattici di qualsiasi genere, con il braccio ripiegato, la lama verticale o spostata lateralmente in una posizione di invito, ma facendo ciò egli non avrà mai il diritto di vedersi attribuire la priorità offensiva. Lo schermitore che avanza o corre contro il suo avversario e che non sceglie il bersaglio che all'ultimo momento non deve essere considerato attaccante che a partire dal momento in cui porta una minaccia «effettiva» al suo avversario e sempre alla condizione che, nel frattempo, il suo avversario non abbia assunto l'iniziativa. È fondamentale ed assolutamente necessario che il giudice consideri l'azione offensiva iniziata solo quando uno dei due tiratori, non importa la posizione o del movimento delle gambe, porta realmente, distanza inclusa, una minaccia contro la superficie valida dell'opponente. Se si giudica altrimenti, si tradisce la convenzione e si crea uno squilibrio ingiusto ed insopportabile a detrimento del tiratore che vuole difendersi con l'arma a mezzo di una parata."
Non sembra che l'"iniziativa" di cui si parla in questo passo sia l'avanzata temeraria contro l'avversario, mantenendo una posizione di invito o comunque di assenza di minaccia con l'arma, anzi, tutto il contrario!
Altro grave malinteso è quello relativo all'arma in linea e alla cavazione in tempo: l'arma in linea è un atteggiamento, una posizione, non un'azione, quindi la priorità ad essa attribuita avviene solo se un tiratore, SENZA cercare ferro, attacca l'avversario in linea, colpendolo e contemporaneamente infilzandosi sulla sua sua punta. Al contrario, se l'attaccante esegue un movimento di ricerca del ferro (battuta o presa di ferro) e il ferro non lo trova, per una cavazione in tempo dell'avversario, perde la priorità (attacco no) e la ragione passa all'avversario, per un colpo di punta nel fioretto, di punta o taglio nella sciabola. L'art. t.60 (Giudizio - fioretto) comma 5, lettere a) e b) e t.80 (Giudizio - sciabola) comma 4, lettere a) e b)recitano:
(in caso di colpo doppio) l’attaccante è il solo toccato:
a) se, quando l’avversario è in linea (vedi t.10), l’attacco parte senza deviare il ferro avversario. Gli arbitri dovranno essere attenti che un lieve incontro del ferro non sia considerato sufficiente a deviare il ferro dell’avversario.
b) se cerca il ferro, non lo trova (per una cavazione in tempo) e continua l’attacco.
Notare che il punto b) non parla di ferro in linea da parte di chi esegue la cavazione in tempo, ma semplicemente di una qualsiasi ricerca del ferro da parte del cosiddetto attaccante. Non è assolutamente vero quindi che la linea debba essere mantenuta dopo la cavazione in tempo e tantomeno, nella sciabola, che il colpo debba essere portato solo di punta.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=nGearEu2PlU
dal minuto 9:34.
Nonostante le giuste proteste di Occhiuzzi, l'arbitro ritiene di attribuire la stoccata a Szilagy, ma alla moviola è palese come quest'ultimo cerchi ferro, non lo trovi per una cavazione in tempo dell'avversario e continui l'attacco, tra l'altro piegando palesemente il braccio. Se, come dice l'arbitro, non c'era tempo schermistico, l'errore era comune e quindi la stoccata andava annullata.
Ora, al di là dei tecnicismi di scherma e di diritto, la questione è la seguente: in qualunque gioco, briscola compresa, ci sono delle regole e per ufficializzare qualunque evento sportivo tali regole devono essere scritte e applicate alla lettera. Se tali regole non piacciono, si cambiano, sempre per iscritto e se ne dà conoscenza universale. Se poi i partecipanti o i loro tecnici non vogliono documentarsi, problemi loro (nessuno può addurre come giustificazione l'ignoranza della legge, regola basilare di diritto), ma se ci sono regole scritte, o documenti esplicativi ufficiali, ad essi bisogna attenersi. Oggi, al contrario, è il delirio, l'interpretazione contro la regola che ha più valore della regola stessa e che non è scritta da nessuna parte, quindi l'arbitrarietà di giudizio allo stato puro.
In queste condizioni come è possibile impostare un insegnamento schermistico? Come si può assistere i propri allievi in gara? E soprattutto, come ci si può opporre efficacemente a tale degenerazione che ha portato la scherma, a non essere più scherma?
Una piccola nota anche per la spada: dare un punto a testa al colpo doppio significa dare convenienza al tiratore in vantaggio a cercarlo, sia per far passare il tempo, sia per avvicinarsi alla vittoria. In ogni caso lo spadista in vantaggio almeno una stoccata singola l'ha fatta, ma se fosse regola metterne almeno due, di vantaggio, e non poter più vincere 15-14 per un colpo doppio sarebbe l'ideale.
Facciamola facile: toccare senza essere toccati, a tutte le armi, una luce, un punto, due luci, niente punti e magari obbligo di due punti di differenza per vincere, tanto per non premiare i colpi di fortuna.
Forse così Masaniello e tutti i grandi Maestri della storia della scherma, che hanno sempre basato il loro insegnamento su questo semplice, ma fondamentale principio potranno finalmente riposare in pace.
Jhonny Rapier"
Mi giunge da un anonimo genitore il seguente post, il quale testimonia, come ancora una volta il settore arbitrale abbia bisogno di una efficace riforma. Mi spiace che l’anonimo genitore non abbia voluto firmarsi, forse teme che in una prossima gara, come egli stesso afferma, possa subire un qualche danno da parte della categoria. MI preme sottolineare che la classe arbitrale ha tra le sue fila elementi di assoluto valore, direi un consistente numero, quindi non farei di tutta un’erba un fascio. Ribadisco però l’assoluta necessità di una riforma. Sull’argomento sono stati impiegati fiumi di inchiostro, ma nulla si è mosso e nulla si muoverà. Voglio augurarmi che la futura dirigenza metta le mani sul settore, in modo proficuo.
RispondiElimina“La tematica dell’arbitraggio, e relativi problemi, fino a qualche ora fa pensavo fosse ad esclusivo appannaggio delle due armi convenzionali e completamente estranea alla spada, ma con mia grande meraviglia mi sono dovuto ricredere (come si dice: mal comune mezzo gaudio). Alle ultime qualificazioni Giovani tenutesi a Roma in questi giorni ho assistito, in qualità di genitore di uno sciabolatore, a molte decisioni arbitrali dubbie e, si spera, effettuate in buona fede. Quello che più mi ha colpito però, è avere constatato come anche nell’arma più facile da arbitrare, la spada, l’arbitro possa contro ogni evidenza, prendere una decisione completamente errata e determinare la vittoria (o la sconfitta) di un atleta. In particolare assistevo, da semplice spettatore (in attesa delle premiazioni di sciabola maschile) ad un assalto di spada femminile, credo per i 16, in cui le atlete erano, fra alti e bassi, arrivate al 13 pari. Ad un certo punto una delle due tira una flash portando il punteggio sul 14 pari, ma inaspettatamente l’arbitro (anzi, l’arbitra) toglie il punto all’atleta che l’aveva tirata e lo lascia all’altra, con la motivazione che al momento della partenza la ragazza aveva un piede alla fine della pedana. A nulla sono valse le proteste del maestro della ragazza in questione (mentre la maestra dell’altra ovviamente non aveva visto nulla) con la conseguenza che, subito dopo, con un altro colpo doppio, la vittoria viene consegnata alla ragazza portata in vantaggio dall’arbitro. Ora, io, come altri che assistevano per semplice curiosità, posso affermare senza ombra di dubbio, che la ragazza al momento della flash era all’interno della pedana di almeno un metro, ma nonostante tutto l’arbitro le ha tolto un punto importante, tanto più importante perché il match svolgeva al termine. Le dico francamente che come genitore mi sono sentito molto vicino al papà della ragazza in questione che, abbastanza alterato, stava facendo le sue rimostranze alla miope arbitra. So che l’arbitro ha sempre ragione, ce lo ripetono sempre a noi genitori, ma vede, per la prima volta e in un’arma che non mi appartiene, ho potuto constatare in modo obiettivo che in questo caso l’arbitro aveva sbagliato. Ma poi io mi chiedo, come si fa a sbagliare in un caso semplice come questo? Forse aveva ragione il padre
disperato che parlava di cattiva fede dell’arbitra (che fra l’altro, non capisco perché gli rideva in faccia). Comunque la mia domanda è questa: non crede che gli arbitri oltre a superare un esame tecnico debbano anche essere sottoposti a test psicologici?
Anonimo (non voglio inimicarmi la categoria arbitrale)”
Ezio RINALDI
Per par condicio non posso esimermi dal dare spazio ad una replica, sia pure, anche questa in anonimo. Credo con questa precisazione di chiudere l'argomento. Sono contrario all'anonimato e lo sarò sempre, perchè ciò che non capisco è cosa dovrebe farci paura: la ritorsione? Se i vostri figli sono forti non possono fare a meno di convocarli. Il problema è che non siete i soli, anche molti tecnici manifestano il loro malumore di nascosto e con questo modo di fare non si va molto lontato.
RispondiElimina"Salve, un amico ci fa arrivare una mail da un anonimo che vuole precisare qualcosa sull'accaduto, riferito all'intervento del suo ultimo scritto.
Inutile dire che non siamo a conoscenza della cosa se non confermarle, tramite amici, che gli unici genitori della sciabola, interessati alla premiazione, hanno assistito alla finale.
Comunque le giriamo la mail
"I'assalto al quale si fa riferimento è quello tra Antonella Fioredlisi del Club Schermistico Partenopeo (la società diretta dal CT della spada) e Sara Kowalcik della Giannone di Caserta (la società del consigliere federale Campofreda).
L'incontro è stato regolare e all'arbitro va fatto un plauso per essere stata una delle poche che con la massima precisione e attenzione ha ricostruito l'azione ed ha assegnato la stoccata ad una sola atleta, come prevede il regolamento. Dispiace che chi scrive si nasconde dietro la ricostruzione fatta da uno pseudo genitore della sciabola interessato alla premiazione, cioè un genitore di uno dei quattro atleti premiati, facilmente potranno smentire gli interessati. Da precisare anche che durante le finali di sciabola si svolgeva il tabellone per l'accesso alle prime 8 atlete. Si cita l'atteggiamento della maestra di Kowalcik, anche sua madre e non solo ex maestra della stessa Fiordelisi, ma quanto astio e poi cosa dovrebbe fare una maestra/madre se un arbitro con la massima sicurezza ricostruisce una azione? Lo zelante padre sostiene che l'arbitro lo abbia deriso, ero presente e non è così, forse un solo sorriso c'è stato ma di comprensione per l'atteggiamento 'fuori dalle righe' di un padre e quindi l'arbitro invece di prendere provvedimenti, previsti dal regolamento, ha avuto comprensione facendo finta di niente. Precisiamo che non è la prima volta che questo padre manifesta dissensi nei confronti degli arbitri e addebita a loro le sconfitte della figlia. Mi fa sorridere solo una cosa. Ma, il solerte padre che si scandalizza per qualche 'eventuale' ingiustizia subita, non ha proferito parola quando la figlia è stata convocata agli allenamenti 'azzurrini' della scorsa estate senza alcun merito se non quello di essersi tesserata per la società del CT""
Rispondo ad un arbitro che fa parte di quella categoria di persone in possesso di un coraggio da leone, tanto da non poter firmare un post a favore della categoria: non pubblico il suo commento ma dalla risposta capirà che mi rivolgo a lui.
RispondiEliminaJhonny Rapier, ha scritto un articolo sul problema del regolamento e della sua applicazione, in altre parole ha posto in discussione l'applicazione delle regogole sulla frase schermistica. Ci sono stati degli interventi più o meno aderenti alla tematica, tra i quali anche la testimonianza diretta di chi ha assistito ad un assalto di spada ritendo la condotta dell'arbitro non propriamente adeguata. Anche Io sono stato presente al bocciodromo ed ho raccolto lamentele più o meno fondate, quindi quando mi si scrive: "Signor Rinaldi...signor Rinaldi...mi cade sempre sulla trappola del sentito dire!!! " dico che il signore in questione è fuori strada e lo invito ad ascoltare bene ed in profondità i suoi stessi colleghi e lo faccia spogliandosi della spocchiosa, arrogante e presuntuosa difesa del proprio orticello. Non è nascondendo la verità che si cresce. Di norma sono indotto a credere che la verità stia sempre nel mezzo, pertanto il genitore avrà torto o ragione a seconda del proprio punto di vista.
Non credo ci sia molto altro da dire se non che Io sono qui e ci metto la mia faccia, ma tu, caro anonimo, che faccia hai?