Lo Scorso fine settimana si è disputata a Torino la prova di Gran Prix
del fioretto, sia maschile che femminile, giunta alla sua terza edizione.
Torino ha però una lunghissima tradizione di gare internazionali, che comincia
all’inizio degli anni ’50 con lo storico “Trofeo Martini”, che accompagnerà la
gara fino al 1979. Dall’anno successivo ci sarà prima il “Trofeo CRT” e quindi
i vari marchi “Lancia”, fino al 2002 quando la gara subirà una sospensione di
qualche anno. Si ritorna con la coppa del Mondo, e ancora con il marchio Lancia
nel 2008, quando però la gestione dell’evento non sarà più dello storico Club
Scherma Torino ma dell’Accademia Marchesa, che organizza adesso la
competizione. Unico GP FIE europeo, non solo italiano.
La gara femminile ha visto in pedana tante giovani promesse della
scherma italiana, è tra tutte quella che ha sicuramente brillato maggiormente è
stata la mestrina Martina Favarato, che a soli 16 anni ha conquistato un posto
tra le migliori otto della gara. E considerando che è stato il suo esordio in
una gara di Coppa del Mondo Assoluta direi che siamo nel campo dello
straordinario. A mia memoria, ad una età così verde ricordo solo fenomeni come
la Vaccaroni, la Trillini e la Vezzali riuscire a competere con le seniores a
questi livelli. Se la fanciulla, allenata da un grande campione come Mauro
Numa, saprà tenere la testa ben montata sulle spalle potrebbe anche ricalcarne
le orme, e garantirsi un futuro di successi e medaglie. Altra giovane promessa
della scherma azzurra è senz’altro Serena Rossini, classe ’99 anconetana
allenata da Giovanna Trillini. Non fosse stato per l’exploit della mestrina la
palma di sorpresa del giorno sarebbe stata sicuramente sua, che la gara l’ha
terninata soltanto un turno prima, quello del tabellone da 16. Da anni la
ragazza è ai vertici della categoria U20, questo risultato potrebbe essere il
suo primo passo importante per scalare anche la categoria assoluta. Detto delle
giovani promesse, giusto anche ricordare che davanti a loro hanno comunque la
corazzata che da cinque lustri si è accaparrata il copyright di “Dream Team del
fioretto”, e pare non abbia nessuna intenzione di appaltarlo ad altre. Se la
gara è stata vinta dalla fuoriclasse russa Deriglazova, a circondarla sul podio
c’erano tre italiane: la solita Volpi, la solita Errigo e la brava De Costanzo,
quest’ultima a dimostrare che in casa nostra se qualcuna toppa la singola gara
c’è sempre un’altra pronta a raccogliere la bandiera e portarla in alto.
Detto delle atlete giusto dire anche qualcosa dei maestri. Ora che è
ufficiale si può tranquillamente dire: ne abbiamo perso un altro. Questa gara è
stato l’esordio di Matteo Zennaro quale maestro della federazione canadese per
il fioretto femminile, e dal 3 gennaio sarà presso la Ohio State University ad
insegnare scherma agli americani. E non pare sarà l’unico, voci di parterre,
non confermate dai diretti interessati per cui evito di fare nomi, danno come
prossimi partenti altri due tecnici di pari livello. Io ho provato a fare il
ficcanaso e chiedere conferma ai diretti interessati, loro naturalmente hanno
seccamente negato….ma hanno anche chiesto di non dire nulla….chi vuole capire,
ha capito. Se poi consideriamo che alla gara c’erano Lorenzo Nini quale tecnico
della squadra austriaca, Andrea Magro per il Kuwait, Massimo Omeri con il
Qatar, Giovanni Bortolaso con le tedesche e almeno altri due che lavorano con
altre federazioni, il prossimo anno c’è il serio rischio che a fondo pedana si
parli quasi solo italiano. E ancora ci si domanda come mai da qualche tempo
vincano anche le altre…..
Domenica è stata la volta del fioretto maschile. Dalle qualificazioni
di venerdì sono usciti dei nomi di giovanissimi atleti che hanno già dimostrato
una certa dimestichezza con la scherma dei grandi, altri invece non hanno
superato lo scoglio delle qualificazioni. Al contrario delle ragazze, qui è
parso che qualcuno non fosse ancora pronto per il salto di categoria,
soprattutto chi quel salto lo ha dovuto fare doppio, passando da una scarsa
esperienza internazionale accumulata nella categoria U20 da cadetto, ad una
gara che richiederebbe ben altro approccio, e in un paio di casi anche ben
altro fisico. Un bravo se lo merita il lungagnone jesino Marini, che ha saputo
superare il girone di qualificazione ed eliminare due seniores per approdare al
tabellone principale. Eroe della domenica il ternano Foconi, allenato dal bravo
Filippo Romagnoli (tecnico anche di Elisa Vardaro), lo scorso anno uscì
vincitore questa volta resta sul podio, e non è poco visto il livello della
gara. Vince l’americano Massialas davanti al russo Safin. La sorpresona la
fanno però due carneadi che proprio non si potevano pronosticare: l’australiano
Douglas, che si ferma nei 16, e l’ivoriano Keryhuel 19° alla fine della gara.
Quest’ultimo ha impressionato positivamente per una scherma veloce e completa,
cosa che non ci si aspettava da un atleta assolutamente sconosciuto nel
circuito, tanto da creare non pochi punti interrogativi tra gli “addetti ai
lavori” in difficoltà a capire la sigla CIV a quale paese si associasse.
Non numeroso il pubblico presente, e qui non voglio addentrarmi in
analisi che dovrebbero fare esperti di marketing e comunicazione. Da cittadino
torinese posso solo dire che l’attenzione da parte dei media sull’evento è
stata abbastanza scarsa, il big match Napoli-Juventus ha fagocitato il 99%
dello spazio che TG sportivi e giornali avevano a disposizione per lo sport.
Come sempre la concorrenza con il calcio vede qualsiasi altro sport come
perdente. Trovo un esercizio di inutile leziosità cominciare a parlare del
tempo o del costo del biglietto. Quando la scherma era all’apice della
popolarità, ovvero quando in tv ci andavano di continuo i nostri atleti, mi
ricordo una nevicata clamorosa in pieno marzo e biglietti a pagamento, ma un palazzetto
comunque pieno.
Anche il palasport del parco Ruffini comincia a mostrare i suoi limiti
strutturali. Si tratta di un edificio costruito negli anni ’70 per ospitare
Pallavolo e Pallacanestro, mai studiato per altri eventi che alla struttura
devono adattarsi. Pessima visuale dagli spalti, specie spostandosi nella parte
superiore dei seggiolini blu. La struttura è ideale quando tutti si siedono e
ci rimangono per tutta la durata dell’evento, problematico quando c’è un
continuo via vai di spettatori, atleti, tecnici, staff, ecc.. ecc.. La pedana
blu poi, messa alle spalle dell’area destinata al riscaldamento, era la più
sacrificata, lontana da tutto. E dire che è stata la pedana dove hanno tirato
Cassarà, Garozzo e Foconi per tutta la gara, cioè quelli che magari gli
spettatori volevano vedere da vicino.
ATTENZIONE, questa non è una critica agli organizzatori, in quanto lo
stesso Michele Torella, presidente della società e del comitato organizzatore,
ha detto durante la conferenza stampa che occorre trovare una nuova
sistemazione per la gara, in quanto il palasport non è il massimo e crea molti
problemi.
Avendo visto i campionati del Mondo del 2006, oltre che le olimpiadi
invernali, posso affermare che la sistemazione ideale per “gli altri sport” sia
la struttura dell’Oval del Lingotto. Si potrebbero ricreare quelle tribune
uniche e le pedane rialzate che consentirebbero la massima fruizione da parte
del pubblico, oltre ad avere gli spazi adeguati per ospitare anche le pendane
necessarie per le qualificazioni del venerdì, mettendo tutta la gara in una
unica struttura, e non su due come avviene adesso. Certo, i costi sarebbero ben
altri rispetto al palasport e alla Sisport, ma qui dovrebbe intervenire con
tutto il suo peso politico una federazione che dovrebbe avere nel GP FIE di
Torino uno dei suoi fiori all’occhiello, da difendere con le unghie e con i
denti, anche a costo di dovere magari rivedere alcuni capitoli di spesa e
destinare qualche fondo alla gara.
Sempre approposito di federazione. Tra lo scarso pubblico ho
incontrato un solo altro presidente di club piemontese, e nessuno di quelli che
conosco delle regioni limitrofe. Un vero peccato, perché presente avevamo sia
il presidente Scarso che i consiglieri Azzi e Randazzo. Sarebbe stata un buona
occasione per usufruire di una delle tante sale disponibile nella struttura per
incontrare le società piemontesi, e magari rispondere a qualche domanda.
Paolo CUCCU
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