02 giugno 2021

LA CONVENZIONE: è ancora utile?

Dr. Pasquale LA RAGIONE
E’ la prima volta che decido di fare due passi in “Piazza”, mi ci sono sempre affacciato, ma senza mai scendervi; l’altro giorno ho visto la proposta del maestro Sperlinga e, considerato che da atleta mi nutrivo di pane e convenzione, capirete il perché del mio interessamento.

Che soddisfazione mi dava vedere l’avversario franarmi addosso infilato dalla mia finta in tempo (finta di cavazione in tempo e cavazione, come contraria al suo controtempo). Mi direte “roba d’altri tempi”! Si, certo è cosí, qui peró, non si tratta né di nostalgia né di fare recriminazioni sul progressivo massacro della convenzione schermistica.

Quel che è certo è che tutto cambia, non sempre in meglio (vedi il clima, ad esempio) ma se è impossibile tornare indietro non è detto che non si possa intervenire per “aggiustare” il cambiamento.

Per molti sport, dove la tecnica aveva/ha un peso determinante, il cambiamento è stato “imposto” dall’allargamento della platea dei partecipanti i quali, non potendo competere con chi tecnicamente era superiore hanno dovuto far appello ad altre qualità, in genere fisiche, per superare il gap tecnico.

Quando i paesi dell’Africa hanno cominciato a giocare a calcio con le squadre europee non potevano certo competere in palleggio o dribbling, cosi hanno cominciato a correre e correndo molto, ma molto di più, hanno costretto gli altri ad adeguarsi.  Del resto è scontato che sia molto più semplice e veloce migliorare le proprie prestazioni fisiche che non acquisire quelle tecniche.

Nella scherma questo cambiamento ha avuto inizio in situazioni un po’ diverse.  Le nazioni che per prime hanno introdotto il professionismo di stato hanno potuto lavorare con i loro atleti anche su una preparazione fisica molto accurata, che, a parità di capacità tecniche, dava loro una maggiore continuità di rendimento. Poi un po’ alla volta tutti si sono adeguati e la prestazione fisica ha preso via, via il sopravvento. Quindi ci siamo ritrovati con un modo di tirare sempre più fisico e sempre più veloce fino al punto in cui, oggettivamente, è diventato sempre più difficile giudicare le stoccate; cosi, per dare una mano a chi toccava l’arduo compito, si sono cercate varie soluzioni che, gradualmente, hanno sacrificato tutto il sacrificabile e stravolto la convenzione, ma senza il coraggio di scriverlo! Chi attacca??  Chi parte per primo…con le gambe, meglio se anche con il braccio, e se la punta è per aria va bene lo stesso. Chi para ha diritto alla risposta??  Si, ma con i tempi che corrono, anzi con il tempo che scorre, devi farlo immediatamente prima che l’apparecchio ti chiuda il circuito e se nel frattempo la rimessa è arrivata prima ti becchi la stoccata.

Ma, se abbiamo detto che non è possibile tornare indietro, allora dobbiamo trovare qualcosa che migliori il presente/futuro. E qui che il coraggio diventa necessario: Aboliamo la convenzione!!!

Reintroduciamo la sciabola da terreno, senza convenzione come la spada, come propone Sperlinga.  Ad onor del vero, questa proposta, già da tempo e con grande convinzione, é stata portata avanti anche da Giovanni Rapisardi che, tra l’atro ha anche organizzato dei tornei sperimentali.

Personalmente non ho alcun dubbio che la “Sciabola” ne guadagnerebbe diventando più comprensibile e spettacolare. Sembra persino una facile previsione considerando la situazione attuale. Ma, parer mio, c’è qualcosa di più che può convincerci che questa sia una soluzione percorribile.

Ricordate com’era la spada una volta, quella che spesso era difficile da dirigere, dovendo vincere la noia e la sonnolenza di certi assalti.   Oggi invece è diventata l’arma più spettacolare. Eppure allora non c’era la convenzione come non c’e adesso. Come spiegarne il cambiamento?

Il motivo è lo stesso che ha portato alla fine della convenzione nelle altre due armi. La sempre più accentuata prestazione fisica ha portato la spada a questa rivoluzione a tutto vantaggio dello spettacolo ed addirittura ad una rivalutazione della tecnica.

Resta irrisolto il problema del fioretto, cosa ne facciamo? Il fioretto senza convenzione non esiste, non è un’arma da duello cioè da terreno, quindi può continuare a vivere solo riportandolo rigidamente all’interno della convenzione. E’ possibile? E poi, troveremo ancora chi si ricorda come si applica?

Pasquale LA RAGIONE

 

 

                                                        

1 commento:

  1. Togliere fioretto e sciabola non significa risolvere “il problema”, ma rimuoverlo.
    Come si rimuovono i rami secchi.
    Come buttare via il bambino con l’acqua sporca.
    Prima vediamo se si può buttare via solo l’acqua sporca, magari, con tentativi meno goffi di quelli che sono stati fatti negli ultimi anni (ogni volta mi viene in mente il russian box).
    Certo, finché ci saranno politici nelle varie federazioni nazionali e internazionali, e non cervelli di alto livello, per loro natura poco propensi a qualunque tipo di compromesso elettorale, sarà difficile.
    Ma prima di tutto bisognerebbe metterci d’accordo su quale sia “il problema”.
    Se questo è causato da regolamenti discutibili e da interpretazioni arbitrali contra legem, che rendono le armi convenzionali poco comprensibili e facilmente manovrabili in sede arbitrale e’ chiaramente perché c’è un interesse a mantenere questo status quo.
    Fare accordi politici e favorire questa o quella nazione o questo o quell’atleta nei momenti che contano inserendo l’arbitro giusto non è forse parte del sistema?
    Perché è esattamente su questo che occorre intervenire.
    E l’intervento (ammesso e non concesso che lo si voglia fare) non può essere gestito a livello nazionale, ma deve essere condotto direttamente dalla FIE.
    Se lo si vuole fare le soluzioni ci sono e voltarsi indietro guardando come erano le armi convenzionali potrebbe essere la giusta direzione.

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