15 giugno 2021

LA MOGLIE DI CESARE

Dopo avere letto l’articolo titolato “Conflitto di interessi”, non posso che essere d’accordo con l’autore, Ezio RINALDI, e con il pensiero espresso su FB dal collega Riccardo BONSIGNORE, riproposto interamente sul Blog.
Entrambi, infatti, hanno ragione: Riccardo, a sostenere che non è giusto gettare la croce addosso su di Erica, che non ha alcuna responsabilità nelle scelte di suo padre; ed Ezio, nel cercare di far capire a qualcuno che, nel caso de quo, vi sono indubbi aspetti di Interessi conflittuali, che riguardano il CT, Andrea CIPRESSA, fortemente coinvolto sotto molti punti di vista ed anche emotivamente.
L’unico punto su cui dissento è a proposito dell’invito a porvi rimedio, implicitamente formulato dall’amico Ezio all’attuale governance federale.
Infatti, se si considera che ci sono già stati altri precedenti, del tutto simili, nella spada e nessuno ha mai fatto nulla e che questo CF, per come è stato formato, composto e costituito, altro non è che un doppione, un duplicato, una copia, una replica, una fotocopia, un clone, una ripetizione, una riproposizione identica a quello di prima, che non ha mai ravvisato l’immanenza del problema (mi permetto di ricordare che lo stesso Azzi, nel segno della continuità con la sua guida e mentore, Scarso, ha sempre negato la sua esistenza, definendolo un “falso problema”), sono assolutamente certo che nessuna soluzione verrà non solo mai attuata, ma altresì nemmeno cercata e che l’andazzo non cambierà; con la conseguenza che, in un futuro ormai prossimo, anche la sciabola vivrà questa ambigua e, a tratti, iniqua situazione.
Pertanto, cari Ezio e Riccardo, anche se sono stati da voi chiaramente illustrati i principali e basilari elementi che caratterizzano tale figura, nonché opportunamente ed esattamente segnalata l’assoluta mancanza di regole chiare, precise ed obiettive, tali da rendere inattaccabile o, quanto meno, poco criticabile e dunque comprensibile l’operato del CT (debole, debolissima, quasi risibile ed insensata appare la motivazione delle 5 stoccate: forse ci si dimentica che, da parecchi lustri, il regolamento è cambiato, ora per vincere una competizione a squadre non si sommano più i singoli assalti dei tiratori, ma si riportano le stoccate da un assalto all’altro, fino ad arrivare a 45, stante l’adozione della formula a staffetta), da un lato, e a qualcuno (intero CF, con i 2 attuali Presidenti) di uscire brillantemente dall’imbarazzo, dall’altro, penso che sarà sempre completamente inutile appellarsi a leggi, norme, statuti, sentenze, provvedimenti giudiziali e quant’altro (d’altronde, il caso ANS docet) per sollecitare una soluzione a chi non vede, non sente, non avverte, non percepisce ed, anzi, addirittura nega l’esistenza di posizioni conflittuali: nulla verrà mai cambiato da chi è attualmente al potere.
Io, allora, se permettete, porrei la ricerca della soluzione sotto un’altra e differente visuale, quella della STORIA, la quale è - come a tutti, o quasi, noto - “MAGISTRA VITAE”, e vorrei citare un famoso episodio, accaduto nella Roma antica, narrato da Svetonio e Plutarco.
Nel 61 a.C., Pompea Silla, seconda moglie di Giulio Cesare, fu protagonista di un clamoroso scandalo. Tra la notte del 4 e del 5 dicembre, si festeggiavano i riti in onore della “Dea Bona”, nella casa di Cesare, all’epoca Pontefice Massimo e Pretore. I riti erano officiati da sole donne e agli uomini era severamente vietato partecipare.
Publio Clodio, un patrizio appartenente all’importante e famosa famiglia Claudia (la gens Claudia era contrapposta alla gens Iulia, di cui faceva parte Cesare), agitatore politico intelligente e ambizioso, si era travestito da donna, esattamente da suonatrice, per entrare nella casa di Cesare, incontrare di nascosto Pompea ed amoreggiare con lei, la quale da tempo sembra avesse ceduto alle sue lusinghe.
Nel corso delle celebrazioni, l’amante venne scoperto da un’ancella e cacciato di casa dalla madre di Cesare; il giorno dopo, in tutta Roma non si parlava d'altro.
La violazione del rito, oltre ad essere una forte provocazione contro il costume religioso, screditò enormemente Pompea.
Quindi, Clodio venne trascinato in Tribunale e Cesare, per difendere la propria dignità, ripudiò Pompea, chiedendo il divorzio.
Al processo, però, egli dichiarò di non conoscere Clodio e di non sapere delle sue malefatte, ma che, comunque, lui e Pompea non erano amanti. Quando i giudici gli chiesero perché allora volesse divorziare, egli rispose: "Perché la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".
In poche parole, sua moglie non solo doveva essere onesta, ma doveva anche sembrarlo.
Il motivo per cui ho voluto ricordare tale celebre episodio, che riguarda dei celeberrimi personaggi, è, a mio avviso, abbastanza semplice e suggestivo: nulla meglio di questo rende perfettamente l’idea che chi occupa posti di rilievo, o svolge importanti ruoli che interessano un’intera collettività, al di là di leggi, regolamenti, norme e disposizioni varie, conflitti veri, presunti o solo potenziali, dovrebbe sentire da sé e dentro se stesso il peso della responsabilità a lui affidata; con la conseguenza che, quando si presentino fatti simili, in grado gettare pesanti ombre sull’operato di qualcuno, costui sia capace di alzarsi dai banchi, prendere la parola e dire ad alta voce: "Sono estraneo a qualsiasi rapporto dubbio, oscuro o poco chiaro; ciononostante, mi dimetto dal ruolo che occupo, perché questo non può essere macchiato nemmeno dal pur minimo sospetto".
Tuttavia, ho il fondato timore che ciò è e resterà un mero sogno o, peggio, una pura fantasia, perché non vedo nessun Giulio Cesare all’orizzonte, nemmeno un surrogato.
Meditate, gente, meditate.
Gaspare Fardella
P.S.: Dimenticavo, nel 2004, l’allora candidato alla Presidenza, maresciallo Scarso, percorreva la penisola in lungo e largo, proclamando a gran voce: “Farò della FIS un palazzo di vetro e trasparente, affinché tutti possano vedere cosa succede all’interno”.
Bene: dopo 17 lunghi anni, i vetri non sono stati nemmeno ordinati, la sanatoria non è stata neppure chiesta, la costruzione è ancora abusiva.
Gaspare FARDELLA

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