14 ottobre 2021

ALLENAMENTI COLLEGIALI: convocazioni e cambi di società. E' tutto normale?

Si è svolto da poco, come ampiamente pubblicizzato dai media, il primo allenamento di sciabola femminile assoluti diretto dal nuovo CT, Luigi Tarantino. In bella mostra compaiono anche i probabili componenti del nuovo staff tecnico.
In sincronia (casuale o causale?) con quest’evento alcune atlete d’interesse nazionale si sono trasferite, o sarebbero in procinto di farlo, da alcuni club ad altri. In particolare un prestigioso ed antico club di Roma sarebbe la società più svantaggiata, subendo la perdita di due forti elementi da poco lì approdati, a favore di club che si fregiano della direzione tecnica di maestri che farebbero parte dello staff del nuovo CT.
Si vocifera anche che tra le società privilegiate ci sia quella presso cui ha lavorato, fino a poche settimane fa, il neo CT. Il caso più eclatante riguarda un’atleta laziale che all’inizio della scorsa stagione agonistica aveva deciso d’iscriversi per la società romana, affidata alle cure del tecnico di detto club. Evidentemente la cura non ha dato i suoi frutti tanto che, tempo un anno e un  mese, la stessa atleta opta per un’altra sistemazione e per un’altra casacca dopo un peregrinare continuo negli ultimi anni della sua carriera. La situazione non è dissimile da quella di altre atlete il cui girovagare, forse, è stato negli ultimi tre anni meno frenetico.
Sorgono spontanee alcune domande legate all’evidente insoddisfazione di queste, ma forse anche di altri sciabolatori e sciabolatrici. A cosa è dovuto questo “tourbillon”? E’ un evento fortuito? E’ legato all’imperizia o alla caduta in disgrazia di club e di allenatori da cui si prendono le distanze? Traduce le incertezze, le insicurezze, il disorientamento, la scarsa personalità degli atleti in questione? Riflette un suggerimento, sebbene soltanto sussurrato, da parte di qualcuno? Ci si sistema in grandi club, potenti, ben organizzati e politicamente “ammanigliati” che rappresentano dei forti attrattori anche in relazione a “specchietti per le allodole”? Si imboccano scorciatoie che possano favorire, oltre i propri meriti, un futuro successo?
Domande ancora più importanti riguardano il destino dell’arma bitagliente in Italia, che ha numeri sparuti, soprattutto in ambito femminile, e pochi club che la praticano, per di più non uniformemente distribuiti nel nostro stivale. Il fenomeno di cui si parla (trasferimenti di atleti) è d’incentivo alla crescita della specialità nelle periferie e alla sua diffusione sul territorio? Va in direzione di una centralizzazione degli allenamenti lasciando poco spazio, meriti o alternative alle società che vogliano praticarla o intraprenderla? Sono stimolanti per il piccolo artigianato che ancora produce atleti? Non sarebbe il caso di regolamentare meglio l’attività al fine di promuovere un vero sviluppo della disciplina della sciabola?
Volendo risalire a un ventennio fa l’allora CT della sciabola Christian Bauer impose la centralizzazione, con il trasferimento a Roma degli atleti che volevano tentare la carriera sportiva di alto livello, assicurando però la permanenza, seppure formale, al club e ai maestri di provenienza.
E non sarebbe di stimolo, per club e maestri, convocare in modo meritocratico nelle competizioni internazionali e agli allenamenti nazionali i tecnici degli atleti partecipanti, seppure a turno e non in tutti gli eventi? Ciò darebbe la possibilità ai maestri di osservare i propri atleti in situazioni significative in modo che al ritorno in palestra sappiano su quali aspetti lavorare e aggiornarsi permanentemente.
Come dimostrano i fatti da cui partono le nostre considerazioni c’è bisogno di prendere decisioni di politica sportiva che possano garantire la più ampia diffusione della pratica della sciabola e regolamentare un settore che, lasciato a se stesso, rischia di concentrare su pochi club e pochi tecnici il movimento disincentivandone la crescita.
Sarebbe oltremodo interessante  la convocazione di un seminario per una discussione seria e profonda sulle tematiche in titolo.
Ezio RINALDI
 

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