É appena partito il Gran Premio Giovanissimi (GPG) di Riccione, per l’edizione 2020-2021, e, nella sua decennale vita, mai era stato sospeso, ma come ovviamente tutti sanno, a causa dell’epidemia mondiale, l’edizione 2019-2020 non si è potuta svolgere e quella successiva è stata spostata da maggio a ottobre.
Negli anni passati i numeri del GPG sono sempre stati in
crescendo e di anno in anno era un termometro federale per capire come si
distribuivano gli schermitori sia nelle società che nelle gare in generale.
Talvolta si è registrata qualche flessione e in passato ne parlammo,
evidenziando come il meccanismo della gara stessa fosse incredibilmente
inspiegabile, specie per quelli che partendo da zone dell’Italia molto distanti
da Riccione, si trovavano a fare non più di cinque assalti nel girone e poi una
o al massimo due dirette. Troppo poco per un Gran Premio. Sempre dal blog si è
poi continuamente invocata una revisione della formula di gara, non solo nel massimo
campionato, ma anche nelle tappe regionali. Ma con Giorgio Scarso al comando
della FIS le cose non si sono mosse di un solo millimetro, ossequiando la
regola mai scritta del “si è sempre fatto così?”.
Anche in questa edizione le cose sono andate nella medesima direzione, tenuto conto che di traverso ci si è messo anche il protocollo sanitario, che ha limitato le pedane, l’accesso al luogo di gara, ristretto i controlli, e infine anche i numeri. I partecipanti quest’anno saranno infatti 2123, mentre pare che nella stagione pre-covid si attestavano su +/- di 3000. Considerata la situazione e i presupposti si può parlare di successo, come sempre d’altronde per una gara che è per tutti di particolare importanza. Però qualcuno ha storto il naso, in quanto le regole per far partecipare alla gara gli atleti, gli aventi diritto stentavano a raggiungere i 1800 e qualcuno ha provato a giustificare quei 300 in più, al solo fatto che qualcuno fa la doppia arma. Nulla di male, sia chiaro, meglio più che meno, ma, sempre qualche dubbioso, ha ulteriormente ipotizzato che le limitazioni per iscriversi alla gara, non siano state osservate scrupolosamente proprio per favorirne la partecipazione, cosa che mi trova anche abbastanza favorevole, visto e considerato tutto l’insieme. Ammetto però che se così è accaduto, forse sarebbe stato meglio saperlo in origine.
Personalmente non mi sarebbe dispiaciuto veder gareggiare tutti quegli atleti che per forza di cose hanno mancato la gara, sia nelle fasi di qualificazione che in quella finale, con un campionato parallelo che poteva cominciare benissimo in questa stagione. Un campionato speciale “una tantum”, che forse sistemava le cose in maniera definitiva, e che avrebbe potuto allungare il calendario di gara di questa stagione e sistemare l’albo del GPG senza lasciare scontento nessuno, specie gli Allievi e le Allieve di quell’anno.
Un’ultima nota va comunque ulteriormente fatta, ovvero quella che vede distanziate le pedane ben più degli anni passati per evitare possibili contagi, un dettaglio necessario che ha imposto alla FIS l’occupazione di ogni più piccolo angolo del palasport e del bocciodromo, costringendo gli stand a rinunciare a installarsi in un tendone esterno, che solo per problemi di costi/benefici non è stato allestito. Parlando con alcuni di loro ho saputo che a causa del covid si sono dovuti re-inventare il loro business, riprogrammando anche la loro presenza futura nelle gare. Staremo a vedere e forse si organizzeranno meglio sia i maestri che gli atleti, con maggiore anticipo, magari attivando le figure degli armieri di sala, che sono oltremodo necessari.
Forse il Covid non ha portato solo un virus letale, ma anche un vento di cambiamento che di certo andrà sfruttato per far gonfiare le vele e così percorrere una nuova rotta sportiva. Una di quelle che questo blog invoca dal 2012.
Fabrizio ORSINI
Anche in questa edizione le cose sono andate nella medesima direzione, tenuto conto che di traverso ci si è messo anche il protocollo sanitario, che ha limitato le pedane, l’accesso al luogo di gara, ristretto i controlli, e infine anche i numeri. I partecipanti quest’anno saranno infatti 2123, mentre pare che nella stagione pre-covid si attestavano su +/- di 3000. Considerata la situazione e i presupposti si può parlare di successo, come sempre d’altronde per una gara che è per tutti di particolare importanza. Però qualcuno ha storto il naso, in quanto le regole per far partecipare alla gara gli atleti, gli aventi diritto stentavano a raggiungere i 1800 e qualcuno ha provato a giustificare quei 300 in più, al solo fatto che qualcuno fa la doppia arma. Nulla di male, sia chiaro, meglio più che meno, ma, sempre qualche dubbioso, ha ulteriormente ipotizzato che le limitazioni per iscriversi alla gara, non siano state osservate scrupolosamente proprio per favorirne la partecipazione, cosa che mi trova anche abbastanza favorevole, visto e considerato tutto l’insieme. Ammetto però che se così è accaduto, forse sarebbe stato meglio saperlo in origine.
Personalmente non mi sarebbe dispiaciuto veder gareggiare tutti quegli atleti che per forza di cose hanno mancato la gara, sia nelle fasi di qualificazione che in quella finale, con un campionato parallelo che poteva cominciare benissimo in questa stagione. Un campionato speciale “una tantum”, che forse sistemava le cose in maniera definitiva, e che avrebbe potuto allungare il calendario di gara di questa stagione e sistemare l’albo del GPG senza lasciare scontento nessuno, specie gli Allievi e le Allieve di quell’anno.
Un’ultima nota va comunque ulteriormente fatta, ovvero quella che vede distanziate le pedane ben più degli anni passati per evitare possibili contagi, un dettaglio necessario che ha imposto alla FIS l’occupazione di ogni più piccolo angolo del palasport e del bocciodromo, costringendo gli stand a rinunciare a installarsi in un tendone esterno, che solo per problemi di costi/benefici non è stato allestito. Parlando con alcuni di loro ho saputo che a causa del covid si sono dovuti re-inventare il loro business, riprogrammando anche la loro presenza futura nelle gare. Staremo a vedere e forse si organizzeranno meglio sia i maestri che gli atleti, con maggiore anticipo, magari attivando le figure degli armieri di sala, che sono oltremodo necessari.
Forse il Covid non ha portato solo un virus letale, ma anche un vento di cambiamento che di certo andrà sfruttato per far gonfiare le vele e così percorrere una nuova rotta sportiva. Una di quelle che questo blog invoca dal 2012.
Fabrizio ORSINI
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