19 novembre 2023

GARE ITALIANE

Si parla tanto di competizioni, ma non di formule per rinnovare le grandi gare italiane. Su questo blog si sono spese molte parole per demolire la formula dei “girone e a casa”, cui segue l’altra un po’ più felice dei “girone-diretta e a casa”. Altre formule di gara per di più private si stanno facendo strada, ma sono solo embrionali e non pare che la Federazione voglia sperimentarne di nuove.

Per la verità sarebbe interessante aprire un tavolo di discussione per migliorare questo settore, proprio per non avere in casa solo gare costruite con la medesima formula, che per moltissimi atleti è una forma di ripetizione oramai poco stimolante, mentre per altri è molto congeniale. Le antiche gare con due turni di gironi, e i ripescati, con tabellone della diretta solo dai 64 o dai 32 in poi, sono ricordi del passato. Anche gare con gironi fino alla finale sono ridotte a memorie archeologiche sepolte nella storia della scherma. I maestri di una certa età e anche atleti che queste formule le hanno sperimentate di persona, talvolta le rimpiangono.

Proviamo a fare quindi una riflessione per migliorare il senso della gara.

Se guardiamo le ultime gare di qualificazione, è evidente un dato, ovvero i migliori di ogni girone passano il turno con tutte vittorie o quasi. Vi risparmio la statistica che potrebbe essere molto noiosa, ma solo in rari casi ci sono gironi in cui la testa di serie (cioè il più forte del girone su base ranking) non ha ottenuto tutte vittorie, o peggio non si è qualificato.

Facciamo quindi una riflessione e propongo che almeno una gara del circuito nazionale sia strutturata come ora vi dirò.

I primi 24-36 del ranking iscritti alla gara non fanno i gironi, ma si posizionano direttamente nel tabellone della diretta. Tutti gli altri iscritti devono classificarsi, ma senza eliminazione al girone. In questo modo il girone è più leggero e i meno forti tirano per lo meno nella fase iniziale con avversari più abbordabili.

In questo modo si eliminano dai 3 ai 5 gironi, diminuendo la durata di gara, cosa evidentemente molto comoda ad atleti e organizzatori, migliorando però la fase preliminare e quella successiva. Gli eliminati corrispondono alle teste di serie che sono già al tabellone della diretta.

Per le gare con meno iscritti, sostengo calorosamente l’idea di fare gironi di qualificazione e gironi della finale con eventuale spareggio. I ragazzi tirano di più, specie in certe armi che come si sa sono al lumicino per numero di iscritti e la gara acquista più valore dal punto di vista dell’impegno.

Pur non incoraggiando una formula del genere per tutte le gare, propongo che ve ne siano di diverse fra loro, così come sono apparse le gare a squadre Lei-lui, o miste a 4, con due schermitrici e due schermitori, interessanti, ma con pochi numeri e sporadiche. Così da stimolare l’idea che la gara sportiva, specie di scherma, sia un luogo di incontro, non ultima anche una sorta di marathone fleuret, cui candido Milano come città per ospitare una maratona spada, e magari Roma o Napoli per una maratona sciabola.

Fabrizio Orsini

5 commenti:

  1. Parte prima
    Esaminerei lo sviluppo storico delle formule di gara ed i fattori che ne hanno determinato mano a mano la scelta. Negli anni ‘60 e primi ‘70 le gare si svolgevano interamente con girone all’italiana: il numero dei partecipanti era tale da rendere possibile tale formula in relazione ovviamente alla durata dell’evento agonistico. In talune situazioni regionali o di specialità i gironi all’italiana consentivano di “far durare” la gara per un tempo apprezzabile. A parte il primo turno, le competizioni venivano svolte con gironi di sei tiratori, con la flessibilità di far qualificare i primi tre o quattro a seconda dell’impostazione che si voleva dare alla durata della competizione. Purtroppo talvolta si è evidenziata la piaga degli antisportivi “passaggi di vittoria”, per cui per un paio di anni vennero fatti disputare gironi a quattro partecipanti con assalti in contemporanea su pedane distanti, tali da non poter conoscerne in tempo reale il reciproco esito. Poi negli anni successivi il numero degli iscritti è iniziato a crescere in modo esponenziale e talvolta i gironi terminavano a sera inoltrata per riprendere nelle prime ore della mattinata dopo. E’ comunque da tener conto che il lavoro della direzione di torneo era affidato solo a capacità amanuensi, non potendo ancora contare sulla velocità dei programmi computerizzati; per cui molto tempo era consumato per la compilazione dei gironi. E’ anche da ricordare che, non potendo ancora attingere ad una oggettiva classifica di ranking, i gironi del primo turno venivano compilati in base alla “fama” di qualcuno rispetto ad un altro. Si cominciò quindi a filtrare la massa dei partecipanti tramite un sistema di “qualificazioni” a carattere regionale o interregionale in modo tale da contenere i numeri della cosiddetta fase finale. Questo, probabilmente per motivi di disponibilità economica, è stato il modo di organizzare per anni il Campionato Studentesco di fioretto: solo il campione provinciale poteva partecipare agli interregionali e solo una parte dei classificati di questa poteva finalmente adire la finale nazionale. Ad un certo punto si è dovuto giocoforza ricorrere quindi alla drastica eliminazione diretta: dopo la formazione di un primo turno all’italiana basato sul merito oggettivo del ranking, i dati di merito derivanti dalla prestazione nei singoli assalti vengono utilizzati per la compilazione del cartellone dell’eliminazione diretta: il migliore con il peggiore, il secondo con il penultimo e così via.
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    Stefano GARDENTTI

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  2. Parte seconda
    Nota tecnica: tra l’altro è facilmente intuibile come la novità della formula abbia avuto un notevole impatto sulla prestazione dello schermitore, soprattutto nell’ottica della sua preparazione atletica, della tattica e della strategia d’assalto, tenuto conto che il traguardo delle cinque stoccate originali veniva addirittura triplicato. Due ultime precisazioni: la prima, c’era l’ambito torneo dei 18 spadisti che ogni anno venivano personalmente invitati ad Heinheim – la seconda, chi vinceva i Giochi Olimpici aveva il fattore difficoltà legato al fatto che le gare si svolgevano notoriamente solo ogni quattro anni; chi vinceva invece il titolo di Campione del mondo lo poteva fare ogni tre anni consecutivi, ma, mentre ai Giochi partecipavano solo tre rappresentanti per nazione, ai Mondiali i rappresentanti erano ben cinque. Quindi dove la maggior gloria?! Questa è, spero completa, la storia delle formule di gara ad oggi. Credo che importante sia la distinzione tra gare deputate ad assegnare un titolo di Campione e invece altre gare, tipo torneo. Le prime dovrebbero, a mio parere, consentire la più ampia partecipazione possibile in tutta la filiera partecipativa (ad esempio in alcuni anni il titolo veniva assegnato con la sommatoria dei punteggi conseguiti su due delle tre prove disputate), affinché il titolo di campione di un qualcosa venga appunto conquistato dal più oggettivamente meritevole. Le seconde invece potrebbero essere utilizzate come gare – pilota in cui sperimentare nuove formule, andando, appunto come si auspica nell’articolo di presentazione, nella direzione di una maggiore possibilità di poter “guerreggiare” più a lungo e magari di avere almeno una possibilità per rimediare agli errori commessi in prima battuta (ad esempio un repechage). La fossilizzazione della formula di gara, comunque, senz’altro non giova alla buona visibilità del movimento; tutti quindi siamo chiamati a contribuire ad una sua possibile evoluzione.
    Stefano GARDENTI

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    1. Grazie per la tua disamina.
      Ritengo che oltre ad aprire un tavolo per sfruttare il grande numero di gare e quindi la possibilità di sperimentare le formule, credo che si possano anche aprire tavoli di discussione su altri argomenti.
      Lascio al lettore la possibilità di immaginarli. Questi tavoli si potrebbero aprire a livello regionale e poi mettere assieme a livello nazionale.
      Insomma una federazione più partecipata sarebbe molto più interessante di quella che finora è stata, molto centrata sul portare avanti lo stesso schema senza cambiare nulla.
      Per me invece è fondamentale sperimentare, se non altro per eventualmente anche confermare che quanto si fa già va bene.
      F. Orsini

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  3. Buongiorno, ma provare a valutare due o più campionati paralleli dove si possa retrocedere o avanzare in base al punteggio ottenuto a fine anno?
    Tipo.. un campionato principale dove ci sono I vari campioni italiani/europei/mondiali e i primi 40 o 50 del ranking nazionale, un secondo campionato con i tiratori dal 40°/50° posto al "x" dove se fai risultato "sali di categoria" al posto di altri che nel campionato principale hanno fatto un annata sotto tono e al massimo un terzo campionato che prenda i bassi di ranking e che a fine anno hanno la stessa possibilità degli altri di andare nel campionato successivo.
    Certo, potrebbero esserci tiratori che "storcerebbero il naso" se dovessero subire una retrocessione ma la colpa sarebbe solo loro che non hanno lavorato bene.
    Forse in questo modo ci potrebbero essere più possibilità per tutti e più voglia di partecipare sapendo che combatti con tuoi pari e che a fine anno potresti essere premiato con una promozione

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