06 gennaio 2025

IDEE E PROGETTI: il pensiero di Andrea CIPRESSA

Dalla pagina facebook di Andrea CIPRESSA riporto il suo pensiero, che ritengo particolarmente significativo e condivisibile. Certamente non tutti la penseranno come lui, ma sono sicuro che in tanti si porranno le stesse domande. Intanto BUONA BEFANA A TUTTI.
Ezio RINALDI
"𝐁𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐢 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐢𝐝𝐞𝐞 𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐢, 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐟𝐮𝐦𝐨.
Nonostante secondo me non si siano mai superati i limiti dell’educazione e del reciproco rispetto, ho letto su Facebook i commenti di qualcuno, tra il pubblico schermistico, che si è lamentato per i toni più accesi del dibattito politico, nel corso delle ultime settimane.
Mi verrebbe da domandare a queste persone così sensibili, che benevolmente definirei “teneroni”: in che mondo vivete, se vi turbate solo per qualche scambio un po’ più infervorato, tra l’altro innescato e del tutto giustificato dalla rivelazione di un’evidente mancanza di trasparenza in una delle due frange?
Va da sé, comunque, che esprimere in modo garbato e costruttivo delle osservazioni e porre delle domande a un gruppo politico, oltre che essere un diritto degli elettori, è anche un’operazione che richiede un approccio critico e razionale.
Coerentemente con questo principio democratico, voglio quindi esporre qualche considerazione.
Un primo aspetto problematico che suscita la mia perplessità, in quanto non è stato mai sottolineato da alcuno mentre, viceversa, andrebbe a mio avviso tenuto in un’adeguata considerazione, riguarda l’esperienza specifica maturata dai vari candidati nel ruolo di dirigente di una federazione sportiva.
Nel nostro caso, insomma, se vogliamo dimenticare per un attimo il ben noto “convitato di pietra” di cui si è abbondantemente parlato nelle scorse settimane e, di conseguenza, considerare solo l’aspirante alla presidenza Mazzone e i suoi compagni di cordata, va rimarcato che nessuna di queste persone ha mai svolto in passato un’attività dirigenziale all’interno del Consiglio Direttivo della FIS: questo, sinceramente, rappresenta un loro punto debole, perché la cosiddetta “gavetta”, più che un valore aggiunto è, direi, un requisito fondamentale, quasi una “conditio sine qua non” nell’approccio a questo delicato impegno, che non può prescindere da una conoscenza approfondita di una serie di meccanismi e di dinamiche.
Un secondo aspetto, che mi sta particolarmente a cuore, riguarda l’evidenza che Generazione Scherma si è finora limitata essenzialmente all’individuazione di una serie di problemi che secondo i suoi esponenti affliggono la FIS, formulando un giudizio totalmente negativo dell’ultima gestione di Azzi: colpevole tra l’altro, secondo i suoi avversari, di aver pedissequamente proseguito l’attività di un predecessore che però, guarda caso, rappresenta proprio una delle personalità che più sostiene Mazzone & C., in virtù di quel termine, “endorsement”, che è stato utilizzato solo per mascherare un appoggio politico estremamente concreto e non certo solo teorico.
Il tutto, insomma, appare un po’ ingarbugliato e incoerente.
Generazione Scherma, per di più dà quasi per scontata la propria capacità di trovare le varie soluzioni ai presunti problemi citati, facendo addirittura intendere che queste soluzioni sono già pronte e prendendo perfino l’impegno con gli elettori di tradurle in realtà.
Peccato che, però, non ne abbiamo ancora letta una che fosse articolata e dettagliata e che non si limitasse a dei proclami un po’ evanescenti.
In sostanza, perciò, questo gruppo politico ha finora presentato molte promesse, ma non ci ha mai spiegato come realizzarle.
Secondo me, invece, è innegabile che le soluzioni senza dei piani particolareggiati siano solo slogan e che le proposte senza dettagli spesso nascondono soltanto superficialità o intenti populisti.
Di fronte a certe promesse, insomma, gli interrogativi che sorgono spontanei sono soprattutto tre:
1. Quali sono le tappe previste per raggiungere i vari obiettivi profilati?
2. Sono stati considerati i rischi o gli ostacoli principali?
3. Quali risorse finanzieranno i progetti (sempre se i progetti ci sono)?
Le risposte sia alla prima domanda, sia alla seconda, non sono mai state illustrate e, di fatto, le esternazioni propagandistiche di Mazzone & C. si sono sempre mantenute sul filo di una generica elencazione di idee, che in certi casi somigliano molto ai sogni: quindi, questa carenza rappresenta a mio avviso un loro grosso punto a sfavore, perché rimanda a una volontà di affascinare l’elettorato, senza presentargli qualcosa di concretamente fattibile.
Per quanto riguarda la terza questione, che forse è la più sentita dai Presidenti delle società schermistiche, da parte di un gruppo che si ripromette di realizzare cambiamenti epocali (e inevitabilmente costosi), avrei avuto piacere di leggere da qualche parte un’approfondita e obiettiva analisi del contesto economico o amministrativo della FIS, in chiave di bilancio, di vincoli legali e di reperimento di risorse esterne, proprio al fine di confrontare le promesse con i dati reali nonché, soprattutto, di capire se lo scenario avveniristico immaginato dagli avversari di Azzi sia utopico (come io personalmente ritengo) o, viceversa, attuabile.
Un’altra considerazione riguarda l’idea, prospettata da Mazzone, di riportare la scherma nei palasport, i quali presentano degli evidenti limiti di capienza. Si tratta di un’ipotesi che, invece di andare nella direzione di un allargamento del numero degli atleti presenti alle fasi finali delle gare, otterrebbe esattamente l’effetto opposto: ridurlo. Lo scopo di Paolo Azzi, nel portare la scherma in luoghi ben più vasti e accoglienti in termini di pubblico, è proprio quello di non penalizzare gli atleti, in particolare quelli della spada e, ovviamente, le rispettive società.
Al cospetto di tutte le perplessità che ho citato, pertanto, preferisco sostenere un dirigente sportivo, Paolo Azzi, che per lo meno non ha mai cercato di prospettare futuri mirabolanti o irrealizzabili ma, mantenendo i piedi per terra, ha inanellato negli ultimi tre anni alcuni indubitabili risultati, tra i quali cito solo i seguenti:
la ricomposizione dell’annosa diatriba con l’Accademia di Napoli;
• la conquista di cinque medaglie olimpiche e di un numero enorme di medaglie nelle ultime due edizioni dei Mondiali;
• l’elezione di un cospicuo numero dei nostri rappresentanti in seno alla Confederazione Europea e alla FIE;
• la creazione del Centro Studi e Ricerche della FIS;
• l’aumento dei contributi alle società, dimostrando di avere a cuore il bene della componente più profonda ed essenziale del nostro movimento.
Concludo con un’ultima riflessione.
Volutamente, non ho messo nella lista quello che forse è stato per me il maggior merito di Paolo Azzi: avere la forza di viaggiare da solo e di decidere di testa propria, smentendo i timori di coloro i quali erano convinti che, al momento della sua elezione, in federazione sarebbe stato approntato un altro ufficio, dal quale sarebbero partite la maggior parte delle indicazioni, delle scelte, delle direttive e dei comandi. Si è trattato di una scelta impegnativa, molto difficile anche sul piano umano, che peraltro lui sapeva bene che avrebbe potuto portargli delle fastidiose conseguenze. E oggi, guarda caso, se non dessi per scontata l’intelligenza degli elettori e la loro capacità di intuire certi pericoli, il tentativo seppur attentamente mascherato di rilanciare quella prospettiva si profilerebbe di nuovo all’orizzonte."
 

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