A mio modesto parere, tuttavia, “l’arruolamento” dei Giudici rappresenta il problema di più difficile soluzione. Il sistema peggiore è quello (oggi praticato) della nomina diretta da parte del Consiglio federale, in quanto, specialmente nelle piccole federazioni, la “vicinanza” (diciamo così) tra il CdA federale e i giudici è piuttosto pericolosa. Una alternativa potrebbe essere un ritorno al passato con l’elezione degli Organi di Giustizia, ma anche in questo caso non ci sarebbe la certezza di una selezione corretta in quanto i meccanismi elettorali, così come vengono attuati in concreto in ambito federale (l’esperienza insegna!), potrebbero risultare inquinati: la squadra del candidato alla Presidenza potrebbe essere tentata di ricercare aspiranti da proporre all’assemblea; potrebbe trattarsi, si vuol dire, di candidati che, in qualche modo, siano (o appaiano) troppo vicini alla nuova dirigenza.
Per introdurre un criterio di almeno parziale oggettività, si potrebbero, a mio parere, stabilire in via generale e costante, innanzitutto, i requisiti per essere ammessi nella rosa dei “papabili” (es. professori universitari, magistrati con adeguata anzianità, avvocati con almeno 10 anni di professione) e poi stabilire una sorta di graduazione dei titoli (es. pubblicazioni rilevanti, docenza o esperienza nel settore del diritto sportivo, specifici percorsi professionali ecc.), in modo da caratterizzare la selezione come qualcosa di abbastanza simile a un concorso per titoli.
Fatte queste considerazioni di carattere generale, sgombero il campo da possibili strumentalizzazioni; pertanto sia chiaro che non ho alcun motivo di dubitare della onestà intellettuale e della effettiva indipendenza di giudizio di queste persone. Tranne una, le altre mi sono sconosciute. Però dai nomi dei componenti nominati emerge una marcata caratterizzazione “cittadina” degli Organi di Giustizia e ciò non fa una bella impressione, talché si ha la sensazione che si siano voluti premiare l’appartenenza e i legami personali, piuttosto che l’indipendenza dei futuri giudici.
Ezio RINALDI