Come è noto, sono
stati individuati e nominati i componenti della Giustizia Federale. In totale
21 elementi. Tutte persone con un notevole curriculum, quindi in possesso dei
necessari requisiti per assolvere all’incarico. Qualcosa però non mi quadra.
Prima di
proseguire vale la pena porre in evidenza quale sia il ruolo della Giustizia
Sportiva: assicurare agli affiliati e agli iscritti equilibrio e rispetto,
nella scrupolosa osservanza di statuto e regolamenti. Vi chiederete il motivo
della mia precisazione, ebbene, in più di qualche circostanza, la Giustizia
federale ha agito, in taluni processi, in modo un po’ discutibile. Da quello
che ho potuto vedere negli ultimi 4 decenni, i problemi più gravi della
Giustizia sportiva sono riconducibili a due filoni: la normativa e la scelta
dei soggetti giudicanti (nonché la formazione dei collegi). Per la prima
problematica, credo che andrebbero riscritti i codici, introducendo, almeno in
linea tendenziale, la tipicità degli addebiti disciplinari, ciò per evitare che
l’addebito di violazione dei principi di lealtà, correttezza ecc. possa essere
utilizzata per perseguitare (più che per perseguire) le persone sgradite ai
vertici federali.
A mio modesto parere, tuttavia, “l’arruolamento” dei Giudici rappresenta il problema di più difficile soluzione. Il sistema peggiore è quello (oggi praticato) della nomina diretta da parte del Consiglio federale, in quanto, specialmente nelle piccole federazioni, la “vicinanza” (diciamo così) tra il CdA federale e i giudici è piuttosto pericolosa. Una alternativa potrebbe essere un ritorno al passato con l’elezione degli Organi di Giustizia, ma anche in questo caso non ci sarebbe la certezza di una selezione corretta in quanto i meccanismi elettorali, così come vengono attuati in concreto in ambito federale (l’esperienza insegna!), potrebbero risultare inquinati: la squadra del candidato alla Presidenza potrebbe essere tentata di ricercare aspiranti da proporre all’assemblea; potrebbe trattarsi, si vuol dire, di candidati che, in qualche modo, siano (o appaiano) troppo vicini alla nuova dirigenza.
Per introdurre un criterio di almeno parziale oggettività, si potrebbero, a mio parere, stabilire in via generale e costante, innanzitutto, i requisiti per essere ammessi nella rosa dei “papabili” (es. professori universitari, magistrati con adeguata anzianità, avvocati con almeno 10 anni di professione) e poi stabilire una sorta di graduazione dei titoli (es. pubblicazioni rilevanti, docenza o esperienza nel settore del diritto sportivo, specifici percorsi professionali ecc.), in modo da caratterizzare la selezione come qualcosa di abbastanza simile a un concorso per titoli.
Fatte queste considerazioni di carattere generale, sgombero il campo da possibili strumentalizzazioni; pertanto sia chiaro che non ho alcun motivo di dubitare della onestà intellettuale e della effettiva indipendenza di giudizio di queste persone. Tranne una, le altre mi sono sconosciute. Però dai nomi dei componenti nominati emerge una marcata caratterizzazione “cittadina” degli Organi di Giustizia e ciò non fa una bella impressione, talché si ha la sensazione che si siano voluti premiare l’appartenenza e i legami personali, piuttosto che l’indipendenza dei futuri giudici.
A tal proposito mi
risulta che siano state presentate diverse domande, talune sembrerebbe
sollecitate da autorevoli dirigenti, per l’assunzione del ruolo anche di
“Procuratore federale”. Alcune di esse, corredate da un curriculum di altissimo
livello e connotate da provenienza regionale e cittadina al di sopra di ogni
sospetto, sono state però messe da parte e, sembrerebbe (il condizionale è
d’obbligo), che ciò sia avvenuto poiché non gradite ad attivi protagonisti
della campagna elettorale. Francamente, non so se sia vero, ma, se così dovesse
essere, quei dirigenti che hanno sollecitato la dichiarazione di disponibilità
ad assumere incarichi nella giustizia FIS da parte di chi ha rivestito ruoli di
vertice nell’ambito del potere giudiziario, hanno fatto una pessima figura sul
piano personale; si è persa, per altro (e ciò è quello che più rileva)
l’ennesima occasione per dimostrare quella trasparenza tanto sbandierata, ma
che è stata sacrificata - ancora una volta e a dispetto del propagandato
proposito di rinnovamento - sull’altare dei propri interessi o di quelli di
qualche occulto suggeritore.
Ezio RINALDI
Ezio RINALDI
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