13 settembre 2025

Andrea BORELLA e Francesca BORTOLOZZI dopo 20 anni lasciano la Comini. Andrea si consola con l’entrata nella Hall of fame della FIE.

Più che una intervista è una chiacchierata tra amici dalla quale emergono delusione ed orgoglio di un maestro, un uomo e un marito. Sono convinto che Andrea e Francesca andranno incontro ad altri successi e soddisfazioni e continueranno a contribuire al consolidamento del prestigio dell’Italia schermistica. IN BOCCA AL LUPO!

Ezio RINALDI

Andrea BORELLA
Intervista a cura di Fabrizio Orsini

Era già accaduto alcuni anni fa che la FIE aveva chiesto ad Andrea Borella il Curriculum di atleta. Lo scopo era forse farlo entrare nella Hall of fame della FIE, ma poi non era accaduto nulla. Quando poi alcune settimane fa era arrivata la medesima richiesta, Andrea aveva capito che forse i tempi erano maturi e infatti oggi sulla pagina Insta della FIE, troneggia la sua foto annunciando la notizia. È così che ci ha raccontato come tutto è accaduto con un interessante corollario di dettagli moto intriganti.

Come hai accolto la notizia?

Io ormai lo sapevo, perché la notizia è arrivata tramite lettera e ammetto che mi ha fatto un piacere enorme. E' un importantissimo riconoscimento che dedico e condivido con il mio caro Maestro Livio Di Rosa, senza di lui questo non sarebbe potuto accadere.

Francesca (Bortolozzi) tua moglie ne faceva già parte vero?

Francesca Bortolozzi

Sì. Lei lo era in quanto appartenente alla grande squadra di fioretto, quel “dream team” che vinse tutto per molti anni.

Bisognava pareggiare i conti quindi.

Noi in famiglia non sentivamo questo bisogno, ma era giusto in qualche modo che si colmasse la lacuna.

E la Federazione?

Ho chiamato per ringraziare perché di certo hanno avuto un ruolo in tutto questo, nella persona del Presidente Mazzone e del Vice Garozzo,

Questa notizia l'avete festeggiata in casa, e purtroppo non in palestra, non è così?

Un tornado. Dopo una stagione di continue tensioni, abbiamo avuto un'estate drammatica che ha demolito tutto quanto Francesca e io abbiamo costruito in venti anni lei e quindici anni io. Ricordo che quando Francesca arrivò alla Comini c'erano dodici atleti e siamo arrivati ad averne centoottanta. Pertanto quando in una drammatica riunione a luglio, il Consiglio Direttivo della società, senza alcun preavviso e senza propormi un progetto alternativo, mi ha sollevato dal ruolo di Direttore di sala e responsabile del settore fioretto nominando al posto mio il Maestro più giovane della società (Alberto Dei Rossi ndr) senza tenere conto di Francesca, abbiamo capito che il nostro ruolo non era più centrale e che si voleva svilire la nostra autorità all'interno della società. Ovviamente non convinti delle motivazioni che hanno portato a questo cambio, abbiamo deciso di rassegnare le dimissioni. Tutto questo al termine dell'ultima stagione agonistica dove sono stati raggiunti risultati eccezionali grazie a Davide Filippi che ha raggiunto il traguardo di entrare nel top 16 del ranking mondiale assoluto, Matilde Molinari oro agli Europei U20, argento ai campionati del Mondo U20, Marco Panazzolo argento agli Europei cadetti e oro a squadre, bronzo ai Mondiali cadetti, Nicolò Collini bronzo agli Europei cadetti e oro a squadre. A questi successi individuali va detto che le nostre due squadre di fioretto maschile e femminile sono rimaste i A1 nonostante molti altri nostri atleti fossero già nelle squadre dei Gruppi militari. Non parliamo degli ottimi piazzamenti negli U14. In soli venti anni abbiamo reso la Comini una delle società più importanti d'Europa. A valle di questa vicenda stiamo infatti ricevendo moltissimi messaggi di solidarietà e di conforto dall'Italia e dall'estero, molti ci hanno portato come esempio di società modello.

Lascia che ti chieda come vi state riorganizzando.

Francesca è stata contattata per aprire una sezione di fioretto presso la Petrarca scherma. Un gesto davvero importante e ammirevole. Ha scelto quindi di gettarsi totalmente in un nuovo progetto perché essendo padovana, era nata schermisticamente in Comini quando aveva dodici anni. Poi per necessità agonistica si spostò a Mestre dove siamo cresciuti come atleti e lì ha mosso i primi passi di insegnante, non appena diventai maestro. E siccome nacquero le nostre figlie i suoi primi guadagni venivano versati direttamente alla baby sitter per poter continuare a insegnare a Mestre, pur vivendo a Padova. Infine lasciammo Mestre per far ripartire la nostra storia in Comini. È per questo che per non pensare a tutto quello che è successo vuole guardare sempre e solo avanti, quindi ora è concentrata altrove e la capisco anche.

E tu?

Io preferirei prendermi del tempo per metabolizzare quanto accaduto. Da sportivo e da schermitore sono abituato a pensare che dietro di me ci siano gli amici, il gruppo, lo staff che ti supporta, che ti segue e ti protegge, mentre mi sono accorto che forse non era proprio così. Per cui sento che devo guardare avanti, ma essere più attento anche a quello che accade dietro alle mie spalle.

Suppongo però che ci siano state delle ragioni ufficiali?

Mah ho saputo che in una riunione con i soci del fioretto è stato detto che era il momento di rendere la società più moderna, più al passo con i tempi e soprattutto in linea con la gestione delle altre società, immagino che forse vogliano adottare uno stile più americano.

Visto che storicamente gli italiani “non vincono poi così tanto e anche voi, siete stati così poco capaci in termini di risultati...”

(ride) effettivamente sarebbe da capire questa nuova filosofia di lavoro.

Pensi che ti sostituiranno con un maestro americano?

(ride) credo che andrà il Maestro Omeri. E con lui potranno forse raggiungere l'obiettivo di avere una società più dinamica, moderna, con nuovi metodi di lavoro, che sono le ragioni che mi sono state dette a voce.

Si erano lamentati in molti per i vostri metodi?

Che io sappia no, ma si può immaginare che quando lavori in una sala con così tanti atleti c'è sempre qualcuno che mormora, soprattutto se non vengono ottenuti i risultati sperati e quindi diventa comodo scaricare le responsabilità sui Maestri. Per esperienza ho visto che nelle pieghe dei successi si annidano le invidie e le gelosie. Quello del Maestro di scherma è un lavoro artigianale fatto su misura, che non può essere meccanizzato, e non c'è un metodo che vada bene a tutti. Anzi il metodo è semmai cercare un sistema per allenare ognuno. Poi comunque il mio riferimento è e rimane il mio Maestro, Livio Di Rosa, un maestro, una persona che era centrale nella vita della palestra e degli atleti e ritengo che dovrebbe essere così anche adesso. Dico questo perché giorni fa ho sentito un dirigente che affermava "che la figura centrale di una società sportiva è il presidente, perché è il primo ad entrare in palestra e l'ultimo che ne esce".

Da lavoratore della pedana, mi sembra di poter dire che sia del tutto falso. Pur non negando il ruolo di ogni presidente di ogni sodalizio sportivo, chi bagna la pedana di sudore ogni giorno è di certo il maestro.

Guarda un maestro rimane tale per sempre, e sinceramente non amo molto la suddivisione in Istruttore di primo, secondo e terzo livello. Lo trovo anche un po' deprimente. Le parole vogliono dire molto, a volte anche più di quello che pensiamo. Alla fine sono anche disposto a pensare che sia giusto cambiare staff in una società, ma anche che vi sia un buon motivo per farlo.

Oltre a riposarti, quindi cosa farai?

Vorrei esplorare nuove possibilità, magari all'estero.

In Olanda?

Purtroppo no perché non ci sono le risorse economiche. La Federazione Olandese ha avuto fiducia in me e li ho formato maestri e strutturato tutto lo staff della nazionale, purtroppo ero troppo lontano logisticamente per portare avanti il progetto in prima persona. Per cui da poco ho lasciato l'incarico ma sono sicuro che i miei amici e colleghi sapranno continuare con successo il progetto. Per il momento ritengo di dover valutare le mie opzioni, poi vedremo. Resto comunque patrimonio della scherma italiana.

 Esarebbe più che giusto sfruttarti e non perderti.

Siamo abituati a vedervi assieme alle gare, tu e tua moglie, anche perché forse siete una delle poche se non l'unica coppia di maestri di scherma italiani uniti anche nella vita, sarà dura non vedervi assieme alle prossime gare.

Questa vicenda alla fine ci ha separati professionalmente, ma non ha distrutto né la grinta né la passione.

È di certo un nuovo inizio.

Che in parte è ancora misterioso e va quindi scoperto.

 

 

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