Giovanni Rapisardi, in arte Jhonny Rapier, ha scritto questo interessantissimo articolo sulla fase schermistica e l’arbitraggio, autorizzandomi a riprenderlo e pubblicarlo su Piazza della Scherma. Lo ringrazio molto e spero che si apra un confronto ed un dibattito serio sulla tematica.
"L’arte vera è quella di colpire senza essere colpiti: ciò forma lo studio della scherma, e deve avere di mira chiunque affronti un avversario con l’arme in pugno. così la pensava anche Molière. Pur tuttavolta, nonostante i severi precetti schermistici informati alla finalità dell’arte, molti schermitori nel tirare di assalto si colpiscono contemporaneamente, perché osano attacchi od uscite in tempo che, nel caso vero, eviterebbero di certo per tema di essere colpiti entrambi, con conseguenze anche fatali. Perché tale differenza di condotta? Perché tanta confidenza nel giuoco? Per l’impunità del rischio! oggi, dolorosamente, assistiamo a prove schermistiche, nelle quali difficilmente si vedono svolgere: concetto di attacco, razionalità di difesa, opportunità di uscite in tempo, osservanza della misura. È giusto schermire in tal modo per poi mutare interamente se s’impugna una spada vera?" (Masaniello Parise - Scherma da Terreno - 1904)
Così scriveva Masaniello Parise, poco più di cento anni fa, ponendo un problema che rimane attuale, nelle molteplici gestioni e formule regolamentari delle prove schermistiche di ogni forma e natura.
Il problema del regolamento e della sua applicazione è attualissimo, non solo nella cosiddetta scherma olimpica, ma è proprio nell'ambito delle norme FIE che la degenerazione è più che evidente.
Da appassionati insegnanti di scherma le diatribe e discussioni tecniche sono all'ordine del giorno e per la verità sono anche uno dei piccoli piaceri da concedersi, ma è molto dura sopportare una sconfitta perché l'arbitro si inventa regole che non esistono, per poi dover trasformarsi in cinici, spiegando al proprio allievo che la scherma sportiva di oggi è come la vita, ovvero la legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali per la legge.
Se vogliamo analizzare le tre armi olimpiche alla luce delle regole e non delle mode troveremo che i principi enunciati da uno dei padri della scherma contemporanea italiana, e non solo da lui, sono andati bellamente a farsi benedire.
Ma c'è di peggio: nelle armi cosiddette "di convenzione" (termine di uso comune, ma errato, perché anche la spada ha la sua convenzione), fioretto e sciabola, quello che è andato a farsi benedire è proprio il regolamento FIE.
Citerò sempre e solo il regolamento FIE tradotto in italiano, reperibile dal sito FIS nella sezione dedicata al GSA (versione marzo 2014)
http://www.federscherma.it/…/13116-regolamento-tecnico…/file La convenzione schermistica, che governa il fioretto e la sciabola (artt. t.46 - t.60), nasce in origine con il suddetto obiettivo del "toccare senza essere toccati", risultato in teoria ottenibile solo con il rispetto della frase d’armi.
Posto che con l'elettrificazione anche di queste due armi (1956 fioretto e 1989 sciabola), il toccare senza essere toccati è realizzabile semplicemente accendendo una sola luce e annullando sempre il colpo doppio, si è voluto comunque mantenere la vecchia regola di scuola francese, in uso ai tempi in cui, per l'assenza di sufficienti protezioni, si imponeva il combattimento a turni, per evitare la pericolosità delle uscite in tempo. Vediamo queste regole e soprattutto vediamo come vengono ufficialmente disapplicate.
L'art. t.56 per il fioretto e t.75 per la sciabola spiega i criteri applicati per garantire il rispetto della frase d'armi: ne citerò solo una parte (altrimenti questo articolo diventerebbe una tesi di laurea).
t.56 Rispetto della frase d’arma (al fioretto)
(...) 2. Per giudicare la correttezza di un attacco, bisogna considerare che:
a) L’attacco semplice, diretto o indiretto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, la punta minacciante il bersaglio valido, preceda l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
b) L’attacco composto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando distendendo il braccio in occasione della prima finta, la punta minaccia il bersaglio valido, senza accorciare il braccio durante l’esecuzione dei movimenti successivi dell’attacco e l’inizio dell’azione d’affondo o della flèche.
c) L’attacco di passo avanti-affondo o di passo avanti e flèche è correttamente eseguito quando la distensione del braccio precede la fine del passo avanti e l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
d) Un’azione, semplice o composta, la marcia o le finte eseguite con il braccio raccorciato, non sono da considerarsi come un attacco, ma come una preparazione e pertanto sono esposte al pericolo di un’azione offensiva o difensiva/offensiva (vedi t.8.1/3) dell’avversario.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=keadQduTeT4 nessuno, nemmeno Valentina Vezzali, si oppone alla ricostruzione, eppure, Arianna Errigo avanza, tirando palesemente indietro il braccio, mentre Valentina tira in base all'art. t.56, punto 2. lettera d), che appunto descrive il concetto di "preparazione". La cosa è evidente, perché in un duello vero nessuno partirebbe come un treno a braccio indietro, a meno di voler provocare l'avversario a tirare per parare e rispondere oppure contrarre, tattica definita "marcia in controtempo".
t.75 Rispetto della frase d’arma (alla sciabola)
(...) 2. L’attacco è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, con la punta o con il taglio della lama che minaccia costantemente il bersaglio valido, precede l’inizio dell’affondo.
3. L’attacco con affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio al momento della prima finta (vedi art. t.77.1), precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
4. L’attacco per passo-avanti e affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede il passo-avanti ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio, nella presentazione corretta della prima finta (vedi t.77.1) è seguito dal passo-avanti, poi dall’affondo e il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana.(...)
Risulta a qualcuno che oggi l'attacco per passo-avanti e affondo sia eseguito distendendo il braccio prima del passo avanti? Giammai! Oggi gli arbitri sostengono che chi si muove contro l'avversario, a prescindere da come tiene più o meno disteso il braccio o più o meno rivolta l'arma verso il bersaglio, ha l'"iniziativa". Se fate una ricerca testuale nel suddetto regolamento, scoprirete che il termine "iniziativa" è citato 3 volte e non in riferimento all'iniziativa del tiratore, ma a quella dell'arbitro, per tutt'altri motivi! Al contrario, nell'edizione italiana 1984 del Regolamento per le gare FIE, aggiornata al 1° luglio 1989, contenente le pagine introduttive del Congresso FIE di Alghero del 21 maggio 1983 e del "Raduno Arbitrale per il miglioramento della scherma di sciabola" del 17-19 novembre 1983 (Regole per la corretta applicazione del Regolamento), si trova il concetto di iniziativa applicata ai tiratori:
"Il tiratore è perfettamente libero di avanzare, per dei fini tattici di qualsiasi genere, con il braccio ripiegato, la lama verticale o spostata lateralmente in una posizione di invito, ma facendo ciò egli non avrà mai il diritto di vedersi attribuire la priorità offensiva. Lo schermitore che avanza o corre contro il suo avversario e che non sceglie il bersaglio che all'ultimo momento non deve essere considerato attaccante che a partire dal momento in cui porta una minaccia «effettiva» al suo avversario e sempre alla condizione che, nel frattempo, il suo avversario non abbia assunto l'iniziativa. È fondamentale ed assolutamente necessario che il giudice consideri l'azione offensiva iniziata solo quando uno dei due tiratori, non importa la posizione o del movimento delle gambe, porta realmente, distanza inclusa, una minaccia contro la superficie valida dell'opponente. Se si giudica altrimenti, si tradisce la convenzione e si crea uno squilibrio ingiusto ed insopportabile a detrimento del tiratore che vuole difendersi con l'arma a mezzo di una parata."
Non sembra che l'"iniziativa" di cui si parla in questo passo sia l'avanzata temeraria contro l'avversario, mantenendo una posizione di invito o comunque di assenza di minaccia con l'arma, anzi, tutto il contrario!
Altro grave malinteso è quello relativo all'arma in linea e alla cavazione in tempo: l'arma in linea è un atteggiamento, una posizione, non un'azione, quindi la priorità ad essa attribuita avviene solo se un tiratore, SENZA cercare ferro, attacca l'avversario in linea, colpendolo e contemporaneamente infilzandosi sulla sua sua punta. Al contrario, se l'attaccante esegue un movimento di ricerca del ferro (battuta o presa di ferro) e il ferro non lo trova, per una cavazione in tempo dell'avversario, perde la priorità (attacco no) e la ragione passa all'avversario, per un colpo di punta nel fioretto, di punta o taglio nella sciabola. L'art. t.60 (Giudizio - fioretto) comma 5, lettere a) e b) e t.80 (Giudizio - sciabola) comma 4, lettere a) e b)recitano:
(in caso di colpo doppio) l’attaccante è il solo toccato:
a) se, quando l’avversario è in linea (vedi t.10), l’attacco parte senza deviare il ferro avversario. Gli arbitri dovranno essere attenti che un lieve incontro del ferro non sia considerato sufficiente a deviare il ferro dell’avversario.
b) se cerca il ferro, non lo trova (per una cavazione in tempo) e continua l’attacco.
Notare che il punto b) non parla di ferro in linea da parte di chi esegue la cavazione in tempo, ma semplicemente di una qualsiasi ricerca del ferro da parte del cosiddetto attaccante. Non è assolutamente vero quindi che la linea debba essere mantenuta dopo la cavazione in tempo e tantomeno, nella sciabola, che il colpo debba essere portato solo di punta.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=nGearEu2PlU dal minuto 9:34.
Nonostante le giuste proteste di Occhiuzzi, l'arbitro ritiene di attribuire la stoccata a Szilagy, ma alla moviola è palese come quest'ultimo cerchi ferro, non lo trovi per una cavazione in tempo dell'avversario e continui l'attacco, tra l'altro piegando palesemente il braccio. Se, come dice l'arbitro, non c'era tempo schermistico, l'errore era comune e quindi la stoccata andava annullata.
Ora, al di là dei tecnicismi di scherma e di diritto, la questione è la seguente: in qualunque gioco, briscola compresa, ci sono delle regole e per ufficializzare qualunque evento sportivo tali regole devono essere scritte e applicate alla lettera. Se tali regole non piacciono, si cambiano, sempre per iscritto e se ne dà conoscenza universale. Se poi i partecipanti o i loro tecnici non vogliono documentarsi, problemi loro (nessuno può addurre come giustificazione l'ignoranza della legge, regola basilare di diritto), ma se ci sono regole scritte, o documenti esplicativi ufficiali, ad essi bisogna attenersi. Oggi, al contrario, è il delirio, l'interpretazione contro la regola che ha più valore della regola stessa e che non è scritta da nessuna parte, quindi l'arbitrarietà di giudizio allo stato puro.
In queste condizioni come è possibile impostare un insegnamento schermistico? Come si può assistere i propri allievi in gara? E soprattutto, come ci si può opporre efficacemente a tale degenerazione che ha portato la scherma, a non essere più scherma?
Una piccola nota anche per la spada: dare un punto a testa al colpo doppio significa dare convenienza al tiratore in vantaggio a cercarlo, sia per far passare il tempo, sia per avvicinarsi alla vittoria. In ogni caso lo spadista in vantaggio almeno una stoccata singola l'ha fatta, ma se fosse regola metterne almeno due, di vantaggio, e non poter più vincere 15-14 per un colpo doppio sarebbe l'ideale.
Facciamola facile: toccare senza essere toccati, a tutte le armi, una luce, un punto, due luci, niente punti e magari obbligo di due punti di differenza per vincere, tanto per non premiare i colpi di fortuna.
Forse così Masaniello e tutti i grandi Maestri della storia della scherma, che hanno sempre basato il loro insegnamento su questo semplice, ma fondamentale principio potranno finalmente riposare in pace.
Jhonny Rapier
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