Il periodo illuministico della scherma sportiva
potrei identificarlo con l’era Nostiniana, la quale ebbe come obiettivo
primario il recupero e la rivalutazione della attività agonistica e quindi il
conseguimento della vittoria nelle varie competizioni internazionali. Prima di
quel periodo la scherma italiana aveva vissuto una lunga fase di cupezza.
L’azione del Presidentissimo Nostini si sviluppò attraverso l’invenzione del
Gran Premio Giovanissimi, manifestazione riservata al vivaio della scherma
italiana e poi con il trittico relativo ai volumi sulla sciabola, fioretto e
spada, con i quali intese dare un trattato che, volendo fare un paragone
scolastico, avesse le stesse funzioni che per le lingue hanno la grammatica e
la sintassi. Certamente quei volumi, di cui conservo gelosamente delle copie e
sui quali ho studiato durante i corsi per istruttori di scherma in quel di
Zocca, oggi potrebbero non rappresentare l’ideale della scherma moderna, tant’è
che alcuni tra i maestri più rappresentativi, a cominciare dall’ex Presidente
dell’AIMS, M° Giovanni TORAN, hanno cercato di migliorarne il linguaggio e la
tecnica con concetti più attuali. Però certamente possono ancora rappresentare
l’ABC dello studio schermistico.
Nostini, lungimirante dirigente, pur in una
diversità di impostazione schermistica tra le diverse correnti, ha anticipato
il concetto di difformità di pensiero in un contesto di assoluta democrazia.
Per averne una idea più chiara basta rileggersi le splendide prefazioni ai tre
volumi.
Credo di poter affermare che l’illuminismo
della scherma olimpica Italiana, inteso come periodo di ricrescita, sia stato
un momento di sviluppo dell’arte schermista, che un grande uomo di sport ci ha
lasciato in eredità.
Il rinascimento, credo possa appartenere al
periodo diblasiano, durante il quale, la scherma italiana ha cominciato a
dettare legge sulle diverse pedane internazionali culminatosi, a mio avviso,
con le otto medaglie vinte all’Olimpiade di Pechino 2008. Dal quadriennio 2005/2008
il Presidente Scarso ha preso in mano la gestione federale, quindi i risultati
ottenuti nella competizione cinese dovrebbero appartenergli, ma come egli
stesso ha affermato in un suo editoriale, la vecchia dirigenza gli aveva fatto
trovare una programmazione fino al 2008, quindi quelle medaglie sono figlie
della gestione precedente, di cui, peraltro, sia Io che lui ne facevamo parte.
Durante la gestione del dirigente padovano molto fu dedicato alla attività
agonistica ed ai corsi arbitrali: i risultati devo dire furono piuttosto buoni
viste le olimpiadi del 2004 (strascichi di Nostini). Non c’è stato un lascito
significativo ma certamente furono migliorate diverse situazioni.
Sui libri di storia si è studiato anche l’oscurantismo, termine
esplicitamente dispregiativo nato all'incirca nel XIII secolo in antitesi all'illuminismo. Viene utilizzato da correnti di
pensiero che si autodefiniscono progressiste per
indicare l'atteggiamento culturale proprio di chi si schiera contro una visione
dinamica della cultura ed una
diffusione del pensiero e della ricerca scientifica e intellettuale in qualunque campo del sapere.
In tale accezione il
termine viene usato ancor oggi per connotare negativamente concetti che
sembrano negare la libertà di pensiero e la libertà dell'individuo contro credenze o
imposizioni ideologiche.
Viene definita oscurantista una persona che presenta e mantiene un'attitudine negativa del sapere, come rifiutare di riconoscere vere delle cose che si ritengono palesementi incontrovertibili, come ad esempio negare l'evoluzione. In questo senso Io stesso potrei essere definito oscurantista perché, a detta di alcuni, mi ostinerei a non voler riconoscere la situazione attuale ovvero a volerla ribaltare. Molti, devo ammetterlo, affermano che personalizzi troppo le mie azioni e soprattutto che nutra un sentimento di ostilità nei confronti di chi oggi detiene lo scettro. Sommessamente rappresento che in me non esiste tale sentimento, pertanto riconoscendo la legittimità dell’attuale leaderchip non posso e non voglio rinunciare al mio essere, con tutte le implicazioni che questo comporta. Personalmente non mi definisco oscurantista o progressista bensì una persona innamorata di un certo mondo che può essere migliorato attraverso un rinnovamento di elementi stantii, e non mi riferisco certo solo al vertice federale ma anche a quei settori collaterali, i quali, attraverso tale vertice, tendono a conservare lo status quo per non perdere la poltrona. Ed è per questo che oggi, a causa degli eventi descritti negli ultimi post, prevale in me sempre più la convinzione che quello attuale sia un periodo tendente soprattutto all'autoconservazione del gruppo dirigente rispetto al quale qualunque pensiero volto alla prospettiva di un cambiamento rischia di essere tacciato come reazionario.
Ezio RINALDI
Viene definita oscurantista una persona che presenta e mantiene un'attitudine negativa del sapere, come rifiutare di riconoscere vere delle cose che si ritengono palesementi incontrovertibili, come ad esempio negare l'evoluzione. In questo senso Io stesso potrei essere definito oscurantista perché, a detta di alcuni, mi ostinerei a non voler riconoscere la situazione attuale ovvero a volerla ribaltare. Molti, devo ammetterlo, affermano che personalizzi troppo le mie azioni e soprattutto che nutra un sentimento di ostilità nei confronti di chi oggi detiene lo scettro. Sommessamente rappresento che in me non esiste tale sentimento, pertanto riconoscendo la legittimità dell’attuale leaderchip non posso e non voglio rinunciare al mio essere, con tutte le implicazioni che questo comporta. Personalmente non mi definisco oscurantista o progressista bensì una persona innamorata di un certo mondo che può essere migliorato attraverso un rinnovamento di elementi stantii, e non mi riferisco certo solo al vertice federale ma anche a quei settori collaterali, i quali, attraverso tale vertice, tendono a conservare lo status quo per non perdere la poltrona. Ed è per questo che oggi, a causa degli eventi descritti negli ultimi post, prevale in me sempre più la convinzione che quello attuale sia un periodo tendente soprattutto all'autoconservazione del gruppo dirigente rispetto al quale qualunque pensiero volto alla prospettiva di un cambiamento rischia di essere tacciato come reazionario.
Ezio RINALDI
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