Nel pomeriggio di oggi
sono previste alla Camera dei Deputati le dichiarazioni di voto e la votazione
finale sul provvedimento A.C. 3960 A, meglio noto come il disegno di legge “in
materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del CONI e delle
Federazioni sportive nazionali”.
Il disegno di legge
originario, prevedeva un limite molto ridotto (soltanto due) al rinnovo dei
mandati; limite rafforzato dalla disposizione transitoria che escludeva ogni
possibilità di ricandidatura per coloro che avessero già esaurito il doppio
mandato alla data di entrata in vigore della legge.
Nel passaggio in
Commissione Senato lo spirito riformista è andato parzialmente scemando e si è
raggiunto un compromesso, fortemente voluto dal CONI, che innalza il limite dei
mandati a tre e salva presidenti & co. in carica da almeno tre mandati
consentendogli, “se eletti”, ancora un ultimo incarico. Tale previsione si
applica non più soltanto ai Presidenti del CONI e delle federazioni ma anche a tutti
i componenti gli organi del CONI (con esclusione dei membri italiani del CIO) e
delle sue strutture territoriali e ai membri degli organi direttivi di FSN, EPS,
DSA, CIP, FSP, DSP e delle rispettive strutture territoriali.
Gli statuti delle
Federazioni e delle Discipline associate potranno, tuttavia, prevedere un
limite di rieleggibilità inferiore, salvo quanto previsto dalla disciplina
transitoria. Il che tradotto in parole povere vuol dire che le Assemblee potranno
pure scegliere di limitare ad uno solo il numero dei mandati da svolgere, ma
questo non escluderà la possibilità per i “dinosauri” oggi ancora al comando di
rimanere in corsa per il mandato “della staffa”. Sempre però che superino lo
sbarramento del 55% dei voti.
Gli Statuti di Federazioni
e Discipline associate dovranno poi “prevedere le procedure per le elezioni del
presidente e dei membri degli organi direttivi e promuovere le pari opportunità
tra uomini e donne”.
Nonostante i numerosi
emendamenti e l’impegno profuso da diversi parlamentari, non ultima l’On.
Vezzali che ha fatto un lungo intervento in tal senso, le disposizioni sulla
parità di genere si esauriscono a questa stiracchiata previsione che in sé significa
molto poco. Quindi, a meno che le Assemblee non riescano, con buona volontà, a
creare dei meccanismi reali che consentano la partecipazione non minoritaria
delle donne alla governance dello sport, la parità di genere continuerà a
rimanere soltanto un ritornello da campagna elettorale politically correct.
A chiudere l’esiguo
drappello di novità, la disposizione in materia di esercizio di voto in
assemblea che impone l’adozione di meccanismi atti ad evitare le concentrazioni
di deleghe nelle mani di un solo partecipante.
L’adeguamento degli
statuti dovrà avvenire entro quattro mesi dalla data di approvazione delle
modifiche statutarie del CONI, il quale a propria volta ha a disposizione
quattro mesi dall’entrata in vigore della legge per modificare il proprio
statuto.
Superato tale termine,
il CONI, previa diffida, nominerà un commissario ad
acta che avrà sessanta giorni per provvedere. Il che significa che la nomina
del commissario potrà avvenire soltanto qualora sia inutilmente ispirato anche
l’ulteriore termine assegnato con la diffida.
Facendo un rapido
calcolo, le Federazioni hanno a propria disposizione circa otto mesi (diffida a
parte) per adeguare i propri statuti alle nuove disposizioni. E, considerato,
che le norme da cambiare sono davvero poche ed hanno un contenuto prettamente
politico c’è tutto il tempo per evitare di lasciare ad un commissario ad acta
compiti che sono di competenza esclusiva dell’assemblea.
A parte, infatti, che
i commissari si pagano con denaro pubblico ed hanno la fastidiosa tendenza a
lasciarsi dietro una scia di refusi che poi tocca correggere, sembra più giusto
che siano solo gli associati a decidere (gratuitamente) se i membri dei propri
organi direttivi possono rimanere in carica per meno di tre mandati consecutivi o se deve
essere assicurata o no, una data percentuale di presenze femminili negli organi
direttivi.
Tale decisione, infatti,
ha carattere meramente politico, cioè discrezionale, e come tale compete
unicamente agli affiliati, agli atleti ed ai tecnici.
Se il Consiglio
Federale vorrà organizzarsi, quindi ha tutto il tempo per avviare sin d’ora un
dibattito democratico e calendarizzare i tempi dell’Assemblea straordinaria;
tanto, qualunque siano le modifiche che saranno approvate, queste non
toccheranno né il presidente né i consiglieri attualmente in carica, che,
avendo già svolto tre mandati, ne potranno svolgere, comunque, uno soltanto (se
eletti).
Sempre che non ci sia
qualcuno che ha paura dell’Assemblea. O no?
A. Fileccia
ora pronobis
RispondiEliminaL'aritmetica non è il mio forte ma, se ho compreso bene, Scarso e compagni vedranno le olimpiadi del 2024 (e probabilmente anche quelle del 2020) solo in televisione. Sempreché l'inesorabile trascorrere del tempo non sia per loro ancora più infausto.
RispondiEliminaPREFETTO DEL IV PILASTRO
It's End Time
Eliminaahahhahhahhhahhhahhhahhhahhhahhahhhaaahhhahahhait is closer than you think!
Sbagli, i consiglieri federali, nonché i membri degli organi direttivi nazionali e territoriali possono svolgere un ulteriore mandato (2021-2024).Il Presidente potrà essere confermato se raggiunge alle votazioni una maggioranza non inferiore al 55 per cento dei votanti.
EliminaDeus lo volt
RispondiEliminaAnonimo del sublime
... ma chiaramente la legge contiene un refuso: manca l'indicazione che il sig. Scarso può essere presidente a vita...
RispondiEliminail consiglio federale sicuramente farà la correzione...
giurista poco convinto
Malpensanti sostengono che qualcuno ha già prenotato una ghiacciaia per farsi scongelare fra 100 anni e continuare imperterrito nel ruolo.
RispondiEliminaL'idea non mi convince molto; col progressivo surriscaldamento del nostro pianeta il rimedio potrebbe essere peggiore del male!
EliminaMale che vada,però, potrebbe finire in bella mostra al museo egizio con un toccante epitaffio:SONO QUI CONTRO LA MIA VOLONTÀ
EliminaMiyamoto Musashi
Sic transit gloria mundi!
RispondiEliminaAve atque vale.
Gaspare Fardella
Il provvedimento A.C. 3960 è stato approvato dalla Camera dei Deputati, senza alcuna modifica, ed inviato al Senato della Repubblica per la definitiva approvazione! Pertanto i Dirigenti non potranno svolgere più di tre mandati. Il provvedimento si applica sia a livello centrale che periferico. Ai presidenti in carica per il terzo mandato è consentito un ulteriore quadriennio, superando lo sbarramento del 55%. Il provvedimento dice anche che le Assemblee delle varie federazioni possono modificare lo statuto anche in forma restrittiva. Pertanto non vi è alcun dubbio e non vi è alcuna interpretazione del testo per capire che oltre i tre mandati non si potrà andare. E' altrettanto evidente che saranno le assemblee a deliberare sulle modifiche, per le quali, dal momento delle pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, vi è un tempo massimo di otto mesi (quattro per il CONI e quattro per le Federazioni) per convocare la riunione assembleare straordinaria, termine oltre il quale verrebbe nominato un commissario ad acta. Spero, anzi credo, che le società non vorranno farsi scippare ciò che è un loro sacrosanto diritto. Infine mi piace pensare che un fattivo contributo alla realizzazione della riforma sia attribuibile alla "PIAZZA".
RispondiEliminaSignor Ezio Rinaldi, sono un pensionato con dimestichezza nella scherma e nel diritto. Il 19 settembre 2017, l'Assemblea della Camera ha concluso l'esame dell'A.C. 3960, già approvato dal Senato, apportandovi alcune modifiche. Il testo torna ora all'esame del Senato, per l'approvazione definitiva della nuova disciplina dei limiti al numero dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), del Comitato italiano paralimpico (CIP), nonché dei rispettivi Federazioni sportive, Discipline sportive ed Enti di promozione sportiva. Il nuovo regime consentirà a tutti gli attuali Presidenti federali di fare un ulteriore mandato sino a Parigi 2024: sarà sufficiente raggiungere il 55% dei votanti.In Italia, le Federazioni sportive sono spesso oggetto di dispute e di analisi tese soprattutto a chiarirne la soggezione o meno alle discipline pubblicistiche, in considerazione dell’inserimento nell'Elenco delle Amministrazioni Pubbliche redatto annualmente dall'ISTAT. Diverse questioni sembrano oramai risolte in senso affermativo, con conseguente applicazione pacifica alle Federazioni della disciplina contenuta nel Codice degli Appalti e della correlata normativa in materia di obblighi sulla tracciabilità dei flussi finanziari; l’obbligo di fatturazione elettronica; la predisposizione del budget economico delle Amministrazioni pubbliche in contabilità civilistica; gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle P.A. e la pubblicazione dei procedimenti di scelta del contraente; l’attuazione del protocollo informatico; l’adesione alla piattaforma per la certificazione dei crediti. Da qui, pertanto, l’avversione delle Federazioni per il loro inserimento nell’Elenco ISTAT (la FIS vi è inserita stabilmente), che comporterebbe l’applicazione della Riforma Madia con i paletti per gli incarichi ai pensionati nella Pubblica amministrazione. In particolare, sarebbe vietato affidare ad ex lavoratori pubblici o privati in quiescenza “le cariche federali di Presidente e di Consigliere”. Indipendentemente dall'applicazione di questa disciplina, ci si domanda l’opportunità di avere come Presidente nel prossimo quadriennio un pensionato che ai Giochi Olimpici avrà già spento le fatidiche 78 candeline. L'Assemblea potrà pronunciarsi stabilendo che le cariche di presidenti e membri degli organi direttivi nazionali e territoriali della FIS non possono essere conferiti a soggetti collocati in quiescenza che hanno compiuto i 65 anni di età, rimanendo però ferma la possibilità di affidare queste cariche federali a soggetti che, pur collocati in quiescenza, non abbiano raggiunto i 65 anni di età.
RispondiEliminaCaro Amico, intanto bisognerà vedere se la FIS vorrà convocare l'Assemblea: glielo impone la legge, però potrebbe far trascorrere il tempo previsto per la convocazione del Congresso straordinario ed a quel punto il CONI gli nominerebbe un commissario ad acta, il quale apporterebbe solo quelle modifiche previste dalla legge, eludendo così possibili proposte della base, ancorché più restrittive. A mio avviso non è un problema di età o di pensionati, bensì di testa. Cioè, avere una mente aperta a 360° e sensibile alle richieste/necessità della base ed essere al passo con i tempi. E' un discorso molto complesso che non può essere affrontato in poche righe. La base devo solo cercare di non farsi defraudare, ancora una volta, del proprio diritto di esprimersi in merito alle modifiche statutarie. E' ormai da tempo che non ho fiducia nell'attuale dirigenza, pertanto non mi meraviglierei se decidessero di farsi nominare un commissario ad acta.
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