La questione dei maestri non penso sia solo una faccenda di
diplomi e di quale ente sia migliore di un altro, per erogare dei titoli, cosa
peraltro molto importante, cui purtroppo non si è trovato ancora un accordo finale
che abbia reso tutte le parti coinvolte pienamente soddisfatte.
Credo invece che vi sia una questione ben più importante del
nemmeno tanto semplice titolo di maestro, parlo dei soldi, quelli che ora lo
Stato ci chiede di dichiarare, secondo metodi e regole vigenti, senza tuttavia
capire le problematiche dello sport italiano. Vediamo nel dettaglio.
Per poter esercitare la professione di maestro o allenatore
sportivo si potrà optare per una delle quattro possibili soluzioni lavorative:
1) lavorare gratis, cioè come volontario non retribuito;
2) aprire P. IVA e agire secondo un regime professionale con
relativa fattura a scadenze concordate;
3) essere assunti dalla società sportiva, quali dipendenti,
con contratti di Co.Co.Co., o Part-time;
4) operare in regime di prestazione occasionale.
I più esperti potranno correggermi o integrare quanto detto
con riferimenti di legge e tecniche contabili che non sono mia materia.ì e se
vi sono errori chiedo venia.
Di queste quattro possibilità possiamo estrarne due, cioè la
2 e la 3, che ci fanno riflettere parecchio in quanto pongono il focus sulla
professione vera e propria. Questi due punti fanno emergere quali siano i veri
lavoratori sportivi, separandoli dai cosiddetti dilettanti, o dopolavoristi (lo
dico senza spregio, sia ben chiaro) i quali possono permettersi di guadagnare
poco o nulla facendo gli allenatori.
È di certo una conquista, che, come già detto in un articolo
precedente, contiene i bonus (dell’aver riconosciuto come tale il lavoro
di allenatore sportivo), ma anche i malus (fiscali, gestionali,
burocratici con costi aggiuntivi per quanto riguarda i contributi assicurativi
previdenziali).
Sia ben inteso, che con questi malus gli allenatori
potranno ritirarsi a una certa età con una pensione, che sarà pagata (credo in
maniera piuttosto cara) dagli atleti/famiglie degli sportivi. Ripeto è una
grande conquista, ma sappiamo bene che ci sono sport e sport, cioè sport che
possono permettersi aumenti di costi degli allenatori grazie al grande numero
di praticanti, e sport che faranno di certo fatica. La scherma è uno di questi
sport.
A costo di ripetermi mi chiedo ancora una volta dov’erano i
rappresentanti federali e sportivi di questi sport minori, quando si
discutevano le riforme.
Ma veniamo ai soldi e parliamo non solo di quelli delle
società, o delle famiglie, che dovranno sborsare, ma quelli dei maestri.
Per prima cosa i contributi, qualsiasi essi saranno,
verranno versati nelle Casse previdenziali del soggetto ricevente. Se
l’istituto sarà l’INPS o l’ENPALS le cose saranno facili, ma per gli altri
servirà un ricongiungimento a fine carriera o per lo meno chiarimenti in merito
per evitare che i contributi versati vengano persi definitivamente, in quanto
parrebbe che se si è iscritti a un ente diverso dai sopracitati, (sottolineo
parrebbe) i contributi potrebbero (e sottolineo potrebbero) essere persi se non
si raggiungono i minimi versati e che credo ammontino ad almeno 10 anni di
contribuzione.
Detto questo, mi chiedo se esistano associazioni di
categoria. La categoria in questione è “l’allenatore sportivo”, e non mi pare
che si sia trovato un soggetto per farlo sedere al tavolo al fine di delineare
i problemi con lo Stato e le istituzioni coinvolte. La risposta è retorica
quanto la domanda: ovviamente no. A quel fatidico appuntamento (che non c’è mai
stato! Sia detto a chiare lettere) i rappresentanti degli allenatori, non
c’erano, nonostante la riforma avesse una brandizzazione di classe: Valentina
Vezzali.
Eppure gli allenatori sono parecchi in Italia, possibile che
non vi sia un referente nazionale? In questa Italia delle poltrone, sempre
pronta a farne sorgere di nuove, possibile che nessuno si sia preso la briga di
dire: “lo faccio io”? Né la CISL né una UIL, e nemmeno una CGL, eppure senza
allenatori, lo sport non si mette in marcia. Forse gli allenatori non portano
voti, perché le ASD, sono enti a-partitici e a-politici? Eh già, proprio così
mi sa.
Nella scherma però un’ente di riferimento c’era, cioè
l’AIMS, che oggi parrebbe più interessata a rilasciare i diplomi di maestro,
già appannaggio dell’ANS, con la quale ha ingaggiato assieme alla FIS una
inspiegabile diatriba non ancora sedata, perdendo di vista quello che a Roma si
stava costruendo, nemmeno tanto in silenzio. Eppure il ruolo sindacale a mio modesto
avviso sembrerebbe ben più prestigioso che fare l’insegnante in un corso
formativo per aspiranti istruttori, ma magari posso anche ammettere che non sia
così per tutti quanti.
Perciò mi chiedo se non sia meglio rimettere tutto a posto
com’era prima, fra AIMS FIS e ANS, facendo una seduta programmatica, in cui si
stabiliscono ruoli, obiettivi e soprattutto meccanismi virtuosi che possano
portare a un sostegno dell’anello più debole della catena schermistica e più in
generale sportiva, che è quella degli allenatori. Eh sì, credo che sia un
argomento delicato, importante e non derogabile che esorto a mettere sul tavolo
da parte di questi tre enti, e magari a dialogare con altre Federazioni,
provando a ispirarsi ai maestri di sci, e le guide alpine, che invece l’albo
professionale lo hanno e sono di certo più avanti.
In conclusione cito quanto fecero gli italiani a Vienna
all’inizio del Novecento, quando Barbasetti, Franceschinis e Della Santa,
assieme ai maestri austriaci, fondarono l’Accademia dell’arte della scherma, il
cui obiettivo era quello di organizzare un torneo annuale per raccogliere fondi
da far confluire nelle casse dell’Associazione per sostenere i maestri di
scherma in pensione e quelli in malattia (ma anche le vedove e gli orfani!).
Furono profetici, e non nego che l’idea è altamente interessante e declinabile
in altre forme nel nostro tempo, per sostenere o integrare quella cassa
previdenziale di quei tanti maestri che hanno deciso di rischiare su sé stessi
e sulla professione e fare solo il maestro di scherma. Io sono uno di quelli.
Fabrizio Orsini
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