30 luglio 2024

DUE UOMINI, DUE CAMPIONI

Nelle gare individuali di scherma due atleti hanno suscitato la mia ammirazione, non che non l’avessi per tutti gli altri ma questi due di cui sto per parlarvi meritano una citazione particolare.

Luigi SAMELE

Luigi SAMELE  lo dovremo chiamare LG37, o forse è meglio LG4? 37 sono gli anni, mentre 4 le medaglie olimpiche, delle quali due consecutive nell'individuale che per un italiano nella sciabola non era ancora successo.
Ora, dopo Riva nel calcio e Villoresi nell'automobilismo, anche la scherma ha il suo Gigi nazionale. Quando 37 anni sembrano essere la fine di una carriera sportiva, la scherma è pronta a smentire gli stereotipi, e non è una cosa da poco.

Splendido il cammino fino al podio, venato di amara crudeltà, quando lo abbiamo visto fronteggiare e battere Luca Curatoli, per entrare in semifinale.

Traslucida invece la prova di campioni blasonatissimi e superfavoriti come Szilagy e Badzaze, a vantaggio dei quali sono emersi, negli altri rami del tabellone, i nordafricani Ferjani ed ElSissy, seguito da Amer.
Il Gigi nazionale, invece è stato l'unico europeo a tenere duro di fronte al coreano Oh, che è storicamente la sua bestia nera, e all'egiziano, portabandiera di un continente che anno dopo anno sta crescendo in questo sport, assieme al Giappone che è tra le rivelazioni di Parigi 2024.

Il cammino fino alla fine di questa olimpiade è però ancora lungo, e proprio come ha fatto il nostro Gigi, dobbiamo tenere duro fino alla fine e crederci il più possibile.

BRAVO GIGI, il tuo modo di essere va oltre ogni immaginazione: un esempio di atleta e di uomo. Tutto il mondo della scherma italiana ti abbraccia e ti ringrazia.

Filippo Macchi
Un grande argento di Filippo MACCHI, ma la 15^ stoccata è stata quella della vergogna.
Oggi (29.07.24) il fioretto ha dato il meglio di sé. In un panorama che ha innalzato il livello globale in quest'arma, oggi, più che nel fioretto femminile, abbiamo assistito a un visibile peggioramento degli arbitraggi.
Ricostruzioni dubbie, continui ritorni ai monitor grandi solo pochi pollici, e forse con risoluzioni appena sufficienti per veramente riuscire a distinguere nel dettaglio chi para e chi batte il ferro, ma anche atteggiamenti talvolta sufficienti, uno stile che è stato visto ampiamente e che ha regalato a Cheung un primato che avevano rincorso per decine di anni Romankov, Numa, Cerioni, Garozzo, ma che avevano raggiunto solo Nedo Nadi e Christian D'Oriola, ovvero due ori olimpici nel fioretto individuale.
Eppure Filippo Macchi non ha sbagliato nulla, anzi sulla terz'ultima stoccata si è visto bene che Cheung attaccava con il ferro, senza peraltro trovarlo e pur toccando veniva toccato a sua volta dall'italiano. L'arbitro di Taipei, capitale di Taiwan, non ha sempre mostrato perfetta lucidità durante lo svolgimento, al punto che anche in un'altra occasione, quando Macchi ha chiesto il video, l'arbitro è andato al tavolo e dopo una rapida (e non dico altro) occhiata ha confermato la stoccata per Cheung. Identica sorte per la penultima stoccata, che però a onor del vero era chiaramente tempo comune, non chiara invece l'ultima stoccata, che mostrava davvero una parata di Macchi, confondibile ben poco con una battuta di Cheung, ma forse nel "destino", così siamo costretti a chiamarlo, era scritto che un asiatico doveva arrivare dove dei geni del fioretto provavano da soli 68 anni a conseguire il prestigioso traguardo, tanto infatti distanzia Melbourne da Parigi.
È stata di certo una finale della vergogna, che merita di essere coperta dall'argento splendido di Filippo, che saprà di certo trovare il modo di riscattarsi, assieme a Tommaso Marini, sulla cui prestazione si sono spese parole di uguale dubbio arbitrale.

Pur in presenza di uno stato d’animo non certo felice (è un eufemismo) Filippo, a soli 22 anni ha saputo dare una lezione di stile, di sportività e di classe. Il nonno, il grande Carlo MACCHI, da lassù avrà guardato con fierezza ed orgoglio il nipotino che stava dominando il mondo, perché per noi lo ha dominato. Ci ha fatto palpitare ed emozionale ma la cosa che lo rende un grande l’ha fatta dopo la premiazione. La foto unita all’articolo ci dice tutto. Grazie Filippo, grazie davvero.

Fabrizio Orsini  

28 luglio 2024

CERIMONIA D'APERTURA A PARIGI 2024: occasione o provocazione?

Mi sia concesso di fare una riflessione sulla cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2024 a Parigi, dopo averci dormito un po’ su e aver raccolto qualche testimonianza, che mi ha lasciato molto indeciso se scrivere un pezzo pro o contro.

Da qualche tempo la Francia mostra segni di vero decadimento culturale. Non è né la Francia di Chirac, tantomeno quella di Mitterand, cioè una, indivisibile e grande. Si tratta di una scialbissima e mediocre imitazione che vale quanto il carisma del suo attuale presidente che molti chiamano Micron per sbeffeggiarlo, senza peraltro che lui si scomponga di un millimetro.

Quando ho cominciato a seguire il grande programma di rinnovamento architettonico che aveva investito Parigi per l’olimpade, ho gioito dentro di me, in quanto lo sforzo si è concentrato nello sfruttare appieno edifici già esistenti, ristrutturandoli a dovere per poter ottenere (si fa per dire) con il minimo sforzo, il massimo del risultato. Quando l’occhio è poi caduto sul Grand palais, rinnovato e messo a festa, ho pensato che la Francia e Parigi, avesse fatto davvero centro. Per non parlare dell’aver sfruttato Versailles per le gare di Dressage e del Completo. E che dire delle gare di ciclismo che si svolgono con la scenografia de Les Invalides, con la cupola d’oro? Mi batteva forte il cuore per tanta bellezza, chi non avrebbe voluto andare lì solo per guardare questi quadri in tanta meravigliosa cornice?

La cerimonia di apertura poi si presentava come la più provocatoria di sempre, in un teatro che non aveva eguali, la Senna, che però era senza palcoscenico… La cosa mi ha fatto cortocircuitare la mente pensando a cosa avrebbero mai prodotto i francesi in un luogo del genere. Avrebbero fatto arrivare Macron a bordo di una Due cavalli? Un esercito di ballerini e ballerine del Moulin Rouge avrebbero sfoggiato le sottane merlettate con il tricolore francese? Avrebbero proiettato su muri di acqua nebulizzata immagini di Manet, Seraut, facendo poi rivivere certi quadri celebri su grandi chiatte progettate appositamente sulle quali danzatori de l’Opera Garnier avrebbero espresso le loro migliori figurazioni? E che dire della celebre baguette e del croissant e dello champagne, e del camembert e del bordeaux? Avrebbero emulato la grande epopea del padre delle olimpiadi il Pierre mondiale, il barone de Cubertin, che con i suoi modestissimi baffetti sovvertì profeticamente le nazioni del mondo unendole in uno spirito di unità mai visto prima? Cioè quello sportivo? E che dire dei celebri chansonnier francesi, del passato e del presente, lo stile che tanto li ha distinti nella storia, tanto da spingere i Beatles nel mettere l’inizio della Marseillaise all’inizio della celebre “All you need is love”? E gli attori, i registi, i poeti, gli scrittori, i filosofi, cioè un universo che bastava solo scalfire per poter incendiare il mondo con una sola scintilla?  Ebbene nulla.

La cerimonia è stata una regata mediocre di barche, barchine e barchette, piene di festanti e improvvisati pseudo migranti ben vestiti, alcuni felici, altri meno, che venivano riversati al Trocadero, dove li attendeva l’orchestra e l’intruppato Comitato d’onore, contingentato su scomode sediacce, sulle quali si poteva vedere Monsieur le presidente, Thomas Bach, Mattarella, il re di Spagna, e moltissime altre persone, tutte come caramelle, con incarto trasparente in quanto pioveva peggio che a marzo. Gli organizzatori infatti davano per scontato un bel tempo che invece è stato impietoso dal primo all’ultimo minuto e oltre.

E lo spettacolo? Mediocre. Non un francese sembrava presente. Una colonna sonora disco in stile USA anni Settanta, cucita da un montaggio video che i presenti non hanno visto nemmeno sul telefonino. Isole di danzatori sparpagliati in vari punti del Lungo Senna con dubbie scenografie, come se fossero parvenu improvvisati, poco motivati e anche malvestiti. Il top è poi arrivato quando su di un ponte è stata agghindata la festa della moda, che ha sprigionato il meglio del travestitismo senza qualità, tanto che Le Figaro ha pensato bene di sottolineare come “l’episcopat français déplore, scene di derisione e burla del cristianesimo”, mentre nessuno dei giornalisti ha voluto prendere posizione contro la manifestazione, tanto che Le Monde ha celebrato la serata di ieri come “La migliore della storia, celebrata anche dalla migliore stampa del mondo” e fra queste compaiono La Repubblica e La Stampa, che ovviamente vi hanno letto tutte le componenti genetiche della politica sociale e culturale che promuovono da molto tempo: inclusione, abbattimento delle differenze gender, cultura di ogni singolo paese da cancellare e riformulare secondo nuovi schemi, la cui Francia è la paladina indiscutibile, perché se lo ha fatto lei, lo può ( o forse lo deve) fare chiunque.

Ossessiva la regia che non solo mostrava le sfilate di moda dei giovani stilisti, ma anche le loro bonarie e oramai solite, se non trite e ritrite provocazioni. E gli acrobati? Una kermesse instancabile di circensi da strada, funamboli che solcano l’aria appesi a un filo e altalenanti inchiodati a dei pali che oscillavano su uno dei tanti ponti ma senza un vero progetto narrativo. Che dire di un enigmatico personaggio mascherato, ispirato ad Assassin’s creed (forse è prevista l’uscita di un nuovo videogioco a tema), che attraversava i tetti di Parigi con la fiaccola in mano e si intrufolava ora in un edificio, ora in un altro, mostrando i suoi abitanti interni, uniche, misere, fiacche note francesi che non hanno saputo accontentare lo spettatore né quello pagante, che infatti non li ha visti, né quelli a casa, che hanno pensato fossero degli amouse bouche, cioè degli antipasti, cui però non è seguito il pranzo? Se una volta introdotto nel Louvre si vedevano i personaggi animarsi (una trovata originalissima e gustosa!) arrivati alla sala della Gioconda lo spettatore si accorgeva che era stata rubata, ma stavolta non da un povero imbianchino un po’ mentecatto italiano, ma dai Minions…

A concludere il grande melange, un cavallo meccanico montato su un catamarano a motore attraversava i 6 kilometri della Senna per scomparire vicino al Trocadero e trasformarsi in un cavallo vero, sul quale l’ennesimo figurante vestito come uno dei Rockets, portava la bandiera del CIO che è poi stata issata davanti alla platea di atleti che al suono dell’eroica orchestra (chissà gli strumenti!) ha ascoltato la miseranda confusione musicale, cui è seguita l’ennesima canzone disco. Forse, nella mente dell’organizzatore, tutto quello avrebbe dovuto scatenare la danza della balda gioventù presente, che però è rimasta a prendersi la pioggia al ritmo di musica, sperando che su instagram le cose potessero andare meglio. Numerosissimi gli atleti che hanno aperto lives temporanee per mostrare la loro esperienza.

Insomma una continua e incessante provocazione a cominciare dal fatto che le 163 imbarcazioni hanno sfilato dalla prima alla terza ora, dando a tutto lo spettacolo l’idea che fosse già tutto finito prima ancora di iniziare. Igor Cassina ha detto che è stato come sentire i picchi glicemici di un dolce, ora saliva ora scendeva. Noia ed entusiasmo intervallate da commenti e disorientamenti scenici senza alcuna via di scampo.

Cose belle però ce ne sono state? Ebbene sì! Lady Gaga, nel cantare “Mon truc en plume” cavallo di battaglia di Zizi Jeanmarie è stata brava a la folie! Pessima però scenografia, tempi e regia. Céline Dion è stata superlativa, in quattro minuti ha fatto dimenticare Edith Piaf al mondo intero, ma piazzata sul terrazzo della Tour Eiffel se la sono goduta solo quelli a casa. L’abito poi in georgette bianco era a dir poco fenomenale, e la firma di Dior e Maria Grazia Chiuri non è stata cosa da poco. Meno interessante la celebre Formidable di Charles Aznavour reniterpretata da Aya Nakamura, che sembrava la versione meno costosa e anche meno brava di Beyoncé, che si esibiva con la banda della Guardia repubblicana, evitando come la morte di fare spettacolo, tutta impalata com’era nel suo defilé verso la telecamera. Eppure usciva dall’Institut de France, la massima istituzione culturale del paese, che ospita le più grandi menti dell’Esagono.

Incomprensibile il tripode dove hanno acceso il fuoco olimpico, in quanto era una mongolfiera posta davanti al Louvre con un piatto alla base, sul quale è stato acceso il fuoco da un duo di celebri atleti francesi, dopo che almeno una decina di altri si sono passati la fiamma, non prima di averla trasportata di nuovo lungo la Senna dal Trocadero, da un poker di formidabili campioni stranieri quali Nadal, Carl Lewis, Nadia Comanechi, e Serena Williams. Un gesto così provinciale, che stupisce sia stato fatto dai francesi. Non avevano compatrioti di ugual valore da coinvolgere?

Il messaggio alla fine è molto chiaro. Siamo di fronte a un mondo che non ama la differenza fra popoli, anzi, proprio questa differenza viene vista come un disvalore, e pertanto deve essere livellata, piallata su basi scelte da altri. E questo è stato chiaro, anzi chiarissimo quando due giovani musicisti abbandonati su una zattera a motore, andavano alla deriva, ma in modo ben pilotato a distanza, cantavano in modo malinconico una versione poco originale e frusta dell’inno oramai assodato di una élite che spinge da dietro e vuol prendere il controllo della cultura, ovvero Imagine di John Lennon. Come se i Bohemien e gli esistenzialisti, e Sartre, e Bergson, e Piaget, non fossero stati a loro tempo dei fari del pensiero e della cultura, tanto da essere scalzati da una canzonetta orecchiabile.

Molti gli insoddisfatti, ma nessuno ha avuto il vero coraggio di cantare fuori dal coro, dicendo: “bocciati!”

una serata provocatoria che voleva tracciare una linea comportamentale che nulla ha a che fare con lo sport e l’olimpiade, che invece la distinzione fra uomo e donna la mette e molto bene, che impedisce in tutti i modi il travaso ideologico fra i sessi e separa con argomentazioni biologiche e chiare che uomo e donna sono molto diversi l’uno dall’altro. Per fortuna.

Fabrizio Orsini

25 luglio 2024

LA SQUADRA E GLI INDIRIZZI DEL PRESIDENTE Paolo AZZI

Paolo AZZI - Presidente F.I.S.

Riprendo dalla pagina facebook di Sebastiano MANZONI la presentazione della squadra e le linee essenziali per il prossimo quadriennio del presidente FIS Paolo AZZI.
"Parigi è alle porte, ma il futuro è oggi e la condivisione di un progetto, che riteniamo abbia dato tanto alla scherma italiana e molto altro possa e debba dare, ci fa sentire già dentro una nuova sfida, che ripartirà da un grande lavoro svolto, per crescere e migliorare ancora.

A modo nostro, senza troppa enfasi, con serietà, visione, passione e impegno incessante per la scherma.
La mia ricandidatura alla Presidenza della FIS avrà compagni di avventura straordinari, che garantiscono competenza, idee, fatti e amore per il nostro sport.
È la mia Squadra, che sono orgoglioso di annunciare.
RAPPRESENTANTI SOCIETÀ AFFILIATE:
-Alberto ANCARANI
-Guido DI GUIDA
-Sebastiano MANZONI
-Maurizio RANDAZZO
Tutti consiglieri in carica, dirigenti instancabili che rappresentano la continuità con il lavoro svolto, in grado di garantire un prezioso contributo di esperienza.
E con loro:
-Claudio FONTANA
-Maurizio NOVELLINI
-Rosanna PAGANO
Due presidenti di Comitati Regionali impostisi come “modelli di capacità” e una campionessa del mondo dall’entusiasmo contagioso, tre garanzie per vissuto e idee.
QUOTA TECNICI:
-Giovanna TRILLINI
Fuoriclasse da atleta, Maestra con l’iniziale maiuscola, già in questo quadriennio rappresentante esemplare della categoria dei Tecnici.
QUOTA ATLETI:
-Paolo PIZZO
Bi-campione del mondo, icona delle pedane, rappresentante in carica degli atleti italiani in Giunta CONI, che porta la sua capacità e la sua “Stoccata vincente”.
In quota Atleti, per l’eccezionale impegno speso e la competenza mostrata in questi anni, sarò felice anche di supportare la candidatura indipendente della campionessa paralimpica Rossana Pasquino.
Un grazie a chi ha mostrato apprezzamento per quanto fatto fino ad oggi e a chi sta contribuendo allo sviluppo di questo progetto sempre più solido e condiviso.
È solo l’inizio.
Racconteremo i risultati ottenuti, non solo quelli agonistici, e soprattutto come abbiamo intenzione e possibilità di andare avanti e ambire a nuovi traguardi, misurandoci con la realtà ma puntando il più in alto possibile.
Con il nostro stile.
Per TUTTA la scherma italiana."
Direi molto efficace e compresibile! Poche parole ma dirette ed anche gli intendimenti sono semplici ed immediati.
Una sola cosa non mi convince: la candidatura indipendente, perchè? Se proprio si ritiene che essere indipendente sia la strada giusta per proseguire il percorso federale allora bisogna farlo in maniera chiara ed inequivocabile, cioè porre la propria candidatura al di fuori di qualsiasi cordata: sarebbe stata la cosa più logica. Da indipendente non mi sarei schiererato con nessuno ed avrei presententato la candidatura in piena autonomia, cioè avrei chiesto direttamente i supporti senza l'ausilio o l'aiuto del Presidente AZZI.
Ho come l'impressione che non ci si voglia sporcare, ovvero non dispiacere a nessuno. Nel momento in cui si sceglie di far parte di una squadra e se ne condivida il programma, essere indipendente non ha nessun significato, anzi pone più di qualche dubbio.
Come ho sempre affermato, spero che AZZI venga riconfermato.
Ezio RINALDI


22 luglio 2024

GIOCHI DI PACE - L'anima delle olimpiadi e delle paralimpiadi


Mancava nel panorama letterario un libro che allo stesso tempo fosse una testimonianza personale sia dello sport che della pace e infatti per merito del Dicastero Vaticano per la comunicazione che è scaturito “Giochi di pace”, una collectanea di confessioni (è il caso di dirlo) sullo sport, la cui prefazione è di Papa Francesco.
Numerosissime le testimonianze da José Toentino de Mendonça Cardinale prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, passando per Andrea Abodi, Thomas Bach, Giovanni Malagò e Luca Pancalli, solo per citare i primi e più importanti esponenti delle istituzioni sportive mondiali e italiane. A questo vanno aggiunti sportivi di importante rilievo che forse solo il Vaticano poteva muovere. Nino Benvenuti, Jury Chechi, Nadia Comăneci, Marcell Jacobs, Francesco Moser, Jannik Sinner, Tommy Smith e molti molti altri per un totale di ottantadue testimonianze, cui vanno ricordate le quattro dei prossimi portabandiera italiani a Parigi 2024 Arianna Errigo, Gianmarco Tamberi, Ambra Sabatini e Luca Mazzone.
Questo lavoro però non sarebbe stato possibile se il curatore, Vincenzo Parrinello, non avesse messo assieme con dovizia e precisione tutte le testimonianze e ovviamente aggiungendo anche la sua, che dall’alto delle sue dieci olimpiadi da dirigente sportivo non manca di ricordare che: “Lo sport è soprattutto credere e vivere valori come amicizia, lealtà, tenacia, spirito di gruppo, sacrificio, rispetto, solidarietà, inclusione.” cui non dimentica di aggiungere che “Una parola forse li riassume tutti: fraternità. E la fraternità porta la pace.” che è il tema conduttore di tutte queste preziose testimonianze.
Oggi infatti più che mai questa parola è tanto pronunciata, per invocare una tregua alle ostilità che stanno colpendo molti luoghi del mondo, ma che purtroppo resta sordamente inascoltata. Non manca il Papa nella sua prefazione di ripeterlo: “Sì la mia speranza è che possa essere accolto l’appello per una tregua scaturita dal comune linguaggio popolare olimpico a tutti comprensibile a ogni latitudine. La mia speranza è che lo sport olimpico e paralimpico […] possa essere un originale canale diplomatico per saltare ostacoli apparentemente insormontabili.”, perché, non va dimenticato sono “beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati Figli di Dio” (Mt 5,9).
Importante anche l’annuncio, passato inosservato ai più, ma non agli addetti ai lavori, che il motto olimpico “Citius, altius, fortius” (Più veloce, più in alto, più forte) ideato dal padre domenicano francese Henri Dion agli albori della fondazione olimpica, sia stato ampliato di un nuovo aggettivo: Communiter, cioè Insieme. Avvenuto nel 2021, il CIO lo ha inserito perché connetteva la prestazione olimpica al celebre proverbio sportivo per antonomasia, ovvero “l’importante non è vincere, ma partecipare”. “Lo sport è un sempre nuovo Cantico delle creature che vedo abbracciato dalle mie encicliche Laudato sii e Fratelli tutti”, dice il Papa, che al termine della sua testimonianza si firma con il solo nome di Francesco.
Per i lettori di Piazzadellascherma è giusto evidenziare le testimonianze degli schermitori. Margherita Granbassi, oggi giornalista, regala un pezzo gustoso di personale confessione sui suoi sogni ed esperienze olimpiche, dove “rispetto, lealtà e fratellanza sono i cardini. Impegno e passione, vorrei aggiungere. [e] Chi nel suo percorso da atleta […] riesce a cogliere questi valori e a trasmetterli nel cammino della vita, avrà vinto due volte.”
Non manca Valentina Vezzali, sentitamente vicina al Papa, che cita più di una volta. “Lo sport è il linguaggio universale che unisce i popoli, che non conosce distinzione e differenze”, dice chiosando le parole di Francesco. Chiude la grande carrellata un pensiero sulla maternità di Arianna Errigo che è ritornata in gara per i mondiali di Milano nel luglio 2023, dopo soli quattro mesi dall’aver messo al mondo due gemelli, “una dimostrazione a me stessa e a tutte le donne, che si può essere madri e atlete di alto livello”, perché la vita, mi permetto di aggiungere io, non ostacola mai la felicità. E non c’è vita se non c’è pace, nei cuori e nei fatti.
Mi sia permesso citare che proprio alle olimpiadi di Berlino nel 1936, grazie agli immensi sforzi del CIO fu ottenuta una sorta di equità fra gli atleti, che purtroppo il nazifascismo inquinava con le sue leggi sulla razza ariana. Le attività diplomatiche sopra e sotterranee, garantirono uguaglianza di diritti fra razze e religioni, e furono gigantesche. A queste si aggiunsero anche numerose attività diplomatiche non ufficiali per conoscere e comprendere il fenomeno nazista che nessuno fino a quel momento aveva mai visto, se non da lontano. Per questo non è fatua la speranza del Papa di veder parlare i soggetti che sono responsabili del dialogo internazionale, in clima disteso e meno formale di quanto potrebbe essere un summit della pace.
L’auspicio di tutti è quello di vedere dei concreti passi in avanti, e una pronta fine di tutte le ostilità.

Fabrizio ORSINI

Titolo: Giochi di pace – L’anima delle olimpiadi e delle paralimpiadi
A cura di: Vincenzo Parrinello
Ed.: LEV – Libreria editrice vaticana – giugno 2024
Prezzo: 17,00€, acquistabile su tutte le piattaforme web.

18 luglio 2024

SCHERMA E A.I.: c’è ancora molto lavoro da fare.

Da alcuni giorni sto giocando con l’AI, anzi con ChatGPT 3.5, e oggi ho voluto mettere alla prova questa Intelligenza artificiale per capire la sua preparazione sulla scherma e sono arrivato alla conclusione che c’è ancora molto lavoro da fare.

Già sei mesi addietro avevo fatto un test per capire se funzionasse, e da dove prendesse le sue informazioni e gli chiesi se conosceva Eugenio Pini. Ne venne fuori un guazzabuglio sulla scherma che sembrava un temino ruffianello svolto da un ragazzo sveglio che voleva compiacere il professore, mettendo una raffica di frasette compiacenti. Siccome il profilo di Eugenio Pini è stato da me redatto per il Dizionario Biografico degli Italiani per conto dell’Enciclopedia Treccani, avevo pensato che sarebbe stato facile per ChatGPT, scopiazzare qualcosa, ma evidentemente non ci pensò.

Ho ripetuto l’operazione poco tempo fa e mi ha detto che Eugenio Pini è nato il 19 maggio 2000 a Roma e ha vinto i Giochi del mediterraneo nel 2022 e i Campionati nazionali. Peccato che nel database della FIS, precisamente su Scherma.me, il nome di Eugenio Pini non compaia. L’ho quindi sgridato e gli hi chiesto dove avesse preso le info, e mi ha risposto il seguente messaggio:

“Chiedo scusa per l'errore precedente. Non ho trovato informazioni specifiche su Eugenio Pini come schermidore attivo o competitivo. Le informazioni che ti ho fornito sono state erroneamente generalizzate e non corrispondono a una figura specifica nel mondo della scherma italiana. Se hai altre domande o se posso aiutarti con qualcos'altro, fammelo sapere!”

Interessante no? L’AI si è scusata per aver inventato tutto. Nemmeno un ragazzino colto con le mani nella marmellata sarebbe stato più furbo scoprendo che l’AI in questo caso non può viaggiare nel web e accedere a a siti specifici… attenzione quindi quando facciamo ricerche.

Incuriosito ho chiesto di dirmi quali fossero i migliori fiorettisti che avrebbero partecipato alle olimpiadi di Parigi 2024. ecco la prima lista:

“I primi dieci schermitori di fioretto più forti al mondo che parteciperanno alle Olimpiadi di Parigi 2024 includono alcuni dei migliori talenti internazionali. Ecco una lista di alcuni dei principali concorrenti, divisi tra uomini e donne, che rappresenteranno le loro nazioni a Parigi:

### Fioretto Maschile:
1. Alessio Foconi (Italia) - Campione del mondo e medaglia d'oro a Tokyo 2020.
2. Tommaso Marini (Italia) - Vincitore di diverse medaglie ai Campionati Europei e Mondiali.
3. Alexander Massialas (USA) - Medaglia d'argento a Rio 2016 e plurimedagliato ai Mondiali.
4. Nick Itkin (USA) - Medagliato ai Mondiali e atleta di punta degli Stati Uniti.
5. Daniele Garozzo (Italia) - Medaglia d'oro a Rio 2016.
6. Gerek Meinhardt (USA) - Esperto schermitore con varie medaglie mondiali.
7. Enzo Lefort (Francia) - Campione del mondo nel 2019.
8. Race Imboden (USA) - Plurimedagliato ai Mondiali e agli eventi del circuito mondiale.
9. Julien Mertine (Francia) - Parte della forte squadra francese di fioretto.
10. Mohamed Hamza (Egitto) - Giovane talento in ascesa nel panorama mondiale.

### Fioretto Femminile:
1. Alice Volpi (Italia) - Pluricampionessa mondiale e europea.
2. Arianna Errigo (Italia) - Medaglia d'argento a Londra 2012 e plurimedagliata mondiale.
3. Lee Kiefer (USA) - Medaglia d'oro a Tokyo 2020.
4. Ysaora Thibus (Francia) - Plurimedagliata ai Campionati Mondiali e Europei.
5. Martina Batini (Italia) - Medagliata europea e mondiale.
6. Larisa Korobeynikova (Russia) - Medagliata ai Mondiali e agli Europei.
7. Inna Deriglazova (Russia) - Medaglia d'oro a Rio 2016 e pluricampionessa mondiale.
8. Jacqueline Dubrovich (USA) - Plurimedagliata in competizioni internazionali.
9. Elisa Di Francisca (Italia) - Medaglia d'oro a Londra 2012 e pluricampionessa mondiale.
10. Camilla Mancini (Italia) - Giovane promessa con diverse medaglie nei circuiti mondiali.
Questi schermitori sono tra i migliori nel mondo del fioretto e saranno sicuramente protagonisti nelle competizioni olimpiche di Parigi 2024, dove cercheranno di aggiudicarsi le medaglie più prestigiose.”
Sinceramente mi sono messo a ridere, sia per la presenza dei russi, che degli assenti (Martina Favaretto, e Filippo Macchi), ma anche di personaggi che la scherma non la praticano più da qualche tempo, come Elisa Di Francisca.
Ho chiesto anche un pronostico su chi avrebbe vinto il fioretto a squadre maschile e femminile, e il risultato è stato un perfetto smarcamento, allora ho cambiato i parametri di richiesta e a quel punto ha detto che Italia, Francia e Russia sono le nazioni favorite. Nel dettaglio ecco la risposta:
“Le prime 8 squadre di fioretto maschile e femminile che parteciperanno alle Olimpiadi di Parigi 2024 possono variare nel corso delle qualificazioni e delle competizioni internazionali che si svolgeranno nei prossimi anni. Tuttavia, posso darti un'indicazione generale basata sulle potenze tradizionali di questo sport:

**Fioretto Maschile:**
1. Italia   
2. Francia 
3. Russia
4. Stati Uniti 
5. Cina         
6. Germania
7. Giappone  
8. Corea del Sud
(ndr, Cinque su otto, mancando come da notizia ufficiale: Canada, Egitto, e Polonia)

**Fioretto Femminile:**
1. Italia         
2. Russia
3. Francia      
4. Stati Uniti  
5. Cina            
6. Corea del Sud
7. Germania
8. Giappone     
(ndr Cinque su otto, un risultato direi appena sufficiente, visto che mancano Canada, Polonia ed Egitto)
Alla fine di questo gioco ammetto che sono rimasto un po’ deluso.
La versione di ChatGPT 4.0, a pagamento è forse molto più performante e, sempre forse, da chi la usa più di me, non dovrebbe comportarsi come un ragazzino maleducato che dice bugie.
Non dimenticate che mancano otto giorni all’inizio delle olimpiadi!
Stay tuned per tutte e dico tutte le prossime novità, anche con l’AI…

Fabrizio Orsini
 
 

15 luglio 2024

Paolo AZZI: presidente anonimo?

Come è noto, le Olimpiadi segnano la fine di un quadriennio e, conseguentemente, conducono tutto il mondo sportivo a quel momento “democratico” del rinnovo delle cariche federali.
E’ altrettanto noto che, tra i due momenti, si sviluppa, con più o meno vigore, e procede, con più o meno vitalità, la campagna elettorale, fatta di: programmi (solo verbali, tanto che poi restano – chissà perché – tutti inattuati), proclami e promesse (di cui, però, ne vengono realizzati solo pochi e per pochi), bilanci (in termini sia economici, che di “medagliere”) e resoconti (aventi, questi, una connotazione esclusivamente politica).
E’ su quest’ultimo aspetto che mi vorrei soffermare, perché è risaputo che l’unico vero argomento di discussione, con cui chi sta all’opposizione (o si candida in contrapposizione) può sperare di mettere in difficoltà l’avversario, che in quel momento detiene il potere, è rimproverargli di aver posto in essere una azione di governo senza costrutto, priva di senso, mancante di alcuna previsione di crescita futura, ma soprattutto di non aver lasciato nessun segno del suo passaggio e della sua presenza: in poche parole, è facile attaccare la più alta responsabilità politica affermando che la sua conduzione, e quindi la sua Presidenza, sia stata “ANONIMA”.
Ed è proprio questo ciò che sta accadendo: taluni (e fra questi anche qualche ex amico dell’attuale Presidente) disapprovano l’azione di Paolo AZZI, definendola appunto come ANONIMA, per nulla incisiva e quasi inesistente.
Tale definizione, a mio sommesso avviso, è assolutamente errata, sbagliata ed ingiusta, nonché da ritenere alla stregua di un mero flatus vocis, perché è di tutta evidenza che il termine è usato non solo impropriamente, ma addirittura in modo del tutto erroneo e fuori luogo, tanto da far, da un lato, emergere la completa irricorrenza di siffatta ipotesi e, dall’altro, risaltare la totale debolezza ed irrilevanza della critica mossa.
Forse chi ha usato tale colorita (ma poco, per lui, fortunata) espressione, probabilmente intendeva riferirsi ad una presunta mancanza di carisma nella figura del Presidente in carica, che avrebbe guidato la Federazione, in ogni circostanza e per ogni occasione, “giocando a nascondino”, senza mai aver acceso su di sé i riflettori per rimarcare la sua presenza, diversamente dal suo predecessore, sempre (forse troppo) presente e mai assente.
In buona sostanza, chi si spinge a definire la Presidenza AZZI “anonima”, non solo commette un grave errore lessicale, ma per di più mostra di non conoscere l’uomo, che ha volutamente scelto di dirigere/presiedere la FIS delegando, senza apparire direttamente, né mostrarsi ad ogni piè sospinto, ritenendo – in parole semplici ed elementari - che non c’è bisogno di far capire a tutti chi comanda.
Infatti, se chi è al vertice giudica che il team con cui sta lavorando è autonomo, competente ed affidabile, è senz’altro più appropriato, appagante e gratificante (soprattutto per i collaboratori) dirigere delegando, lasciando che i membri del team si assumano la responsabilità delle proprie azioni: questo approccio non può che favorire lo sviluppo di competenze e la reciproca e vicendevole fiducia tra i membri del team, aiutandoli a crescere e migliorare nel tempo.
 
Inoltre, tale pratica lavorativa è certamente più democratica e rappresenta una forma di leadership più inclusiva e partecipativa, perché, in questo modo, si permette agli altri membri del team – come si è sopra anticipato - di assumersi responsabilità e di contribuire attivamente alle decisioni e ai processi decisionali, in un favorevole clima collaborativo, con pieno senso di coinvolgimento da parte di tutti i membri della squadra, che possono così portare una maggiore diversità di idee e prospettive e contribuire ad una migliore qualità delle adottande decisioni; in definitiva, dirigere delegando può portare a una maggiore efficienza e ad un clima lavorativo più positivo e stimolante.
Mentre, dirigere in prima persona e direttamente, senza delegare alcuno, oltre ad essere – per me – sinonimo di autoritarismo, è senz'altro una forma antidemocratica di accentramento del potere e di controllo dei collaboratori, delle masse e dell'elettorato; inoltre, può portare a decisioni unilaterali, a mancanza di trasparenza e a una limitata partecipazione e rappresentanza delle varie voci all'interno di un gruppo o di una comunità.
La condivisione del potere è fondamentale per una democrazia sana e inclusiva, in cui le decisioni vengono prese in modo partecipativo, rispettando i diritti e le opinioni di tutti i membri della società.
È importante quindi trovare un equilibrio tra la leadership e la partecipazione collettiva che valorizzi le competenze e le idee di tutti i membri del team, favorisca la collaborazione e la comunicazione aperta, facilitando l’adozione di un clima di fiducia reciproca, a garanzia della pluralità delle voci che partecipano al processo decisionale, essendo risaputo che la delega di responsabilità ed il coinvolgimento di altri nella presa di decisioni non solo favorisce il senso di appartenenza, ma permette di sfruttare al meglio le competenze e le risorse dell’intero gruppo.
In conclusione, è importante ridimensionare l'ego personale e promuovere un approccio collaborativo e partecipativo, che favorisca la crescita e il benessere di tutti i soggetti coinvolti.
Questo è stato attuato e posto in essere nel passato quadriennio; non riconoscerlo o, addirittura, negarlo equivale ad essere in assoluta mala fede.
Meditate gente, meditate.
Cordialmente,
Gaspare FARDELLA

05 luglio 2024

CURIOSITA' SUL CALENDARIO GARE 2024/2025

È stato pubblicato il calendario della nuova stagione sportiva di scherma, e saltano all’occhio due curiosità, la prima è che dal giorno 31 agosto al 13 ottobre non vi siano gare di interesse regionale né nazionale, ma solo quelle internazionali, l’altra è che la 2^ prova regionale di spada è stata posizionata il 21-22 dicembre.

Per quanto riguarda la prima di queste due notizie, ricordo che le gare internazionali si svolgono lungo tutto l’arco dell’anno e, nonostante questo, i quattro fine settimana che ci vengono regalati ogni mese, sono occupati comunque da gare nazionali o regionali. È anche vero che anni fa, quando la prima gara di qualificazione regionale veniva messa a metà o alla fine di settembre io stesso mi lamentai perché il primo mese di stagione sportiva, era impiegato da un cospicuo numero di società per raccogliere le forze e tesserarsi alla Federazione.

Apprezzai moltissimo che la Federazione decise di spostare le gare al mese successivo, cosa che avvenne per molti anni, ma quest’anno abbiamo avuto l’effetto collaterale che confligge con una delle feste più importanti dell’anno, cioè il Natale, in quanto il fine settimana prima del 25 dicembre potrebbe essere un momento in cui molti italiani e schermitori si spostano per la celebre festività. La vedo quindi una data molto complicata e forse un po’ indigesta. A tal proposito propongo quindi l’ipotesi di farla coincidere con il fine settimana precedente, del 14-15 dicembre, data occupata dalla 3^ Prova del circuito Master Fioretto e sciabola, sempre che i Master non si offendano troppo. Dopotutto la prova correlata di spada master avviene la settimana prima e hanno a disposizione la bellezza di cinque prove, più la gara nazionale che per inciso si svolgerà a Catania dall’8 all’11 maggio 2025.

A valle di queste osservazioni suggerisco anche un cambiamento strutturale per la gestione delle date delle gare regionali di spada, ovvero che vengano delegate ai Comitati regionali, dando loro la possibilità di scegliere di organizzarle a prescindere dal calendario nazionale, purché entro le date stabilite dalle più importanti gare di livello nazionale.

Sappiamo bene infatti che in Lombardia i numeri sono elevati, e solo alcune regioni seguono a ruota con i numeri, ma in altre la medesima gara si svolge in una sola giornata anziché due, il che vuol dire che il margine di libertà è ampio.

Oltre a questo propongo anche la possibilità di scegliere a quale Campionato regionale iscriversi, proprio perché alcune regioni sono molto affollate di schermitori e altre ben più scariche, ma anche per agevolare ipotetici schermitori che per ragioni di studio o lavoro possono considerarsi fuorisede. A questo vorrei aggiungere la possibilità dare o prendere in prestito atleti per intere stagioni, così come avviene per la Federazione ginnastica italiana, consentendo alle società che non hanno abbastanza atleti in certe armi, di partecipare alle gare a squadre, e allo stesso tempo di non lasciare a casa atleti validi i quali pur essendo capaci, non sono abbastanza forti per entrare nella squadra della propria società di appartenenza.

Penso
che il regolamento agonistico della FIS possa benissimo essere rivalutato per il prossimo quadriennio sportivo, nel frattempo buona estate a tutti.

Fabrizio Orsini