04 agosto 2025

Gigi TARANTINO, BADZAZE E UN MONDIALE FANTASTICO - Intervista all'ex Campione del mondo ed olimpionico di sciabola.

di Fabrizio Orsini
Di rientro da Tiblisi, dopo il grande successo della vittoria di Sandro Badzaze abbiamo intervistato Gigi Tarantino, allenatore del georgiano.
Gigi TARANTINO

Complimenti per il grande successo!
- Grazie.

Te lo aspettavi?
- Diciamo che giocando in casa, Sandro era molto motivato. Dopo le olimpiadi di Parigi, dove i risultati non erano arrivati era molto scoraggiato, a quel punto mi ha chiamato. Veniva infatti da un periodo di allenamento con Christian Bauer, che però non aveva sortito il risultato sperato, per questo voleva cambiare. Purtroppo anche con me l’allenamento non è stato costante, perché siccome mi trovo in Kuwait, doveva trovare il metodo ottimale per allenarsi, ma soprattutto la costanza, che è la formula più efficace per ottenere il risultato voluto.

Quando avete cominciato come lo hai trovato?
- Poco motivato, e sovrappeso. Le prime gare sono andate maluccio e fino a gennaio il lavoro è stato complesso. A Padova ha terminato il suo periodo negativo, a quel punto ha deciso di lavorare con severità e soprattutto costanza, così da poter raggiungere i risultati che desideravamo.

Quale realtà schermistica c’è in Kuwait?
- È praticamente un hobby. Non esiste un vero movimento di qualità. La nazione è piccola e i club sono pochi, e anche gli schermitori superano di poco il centinaio. Quelli di alto livello poi non arrivano a dieci. Anche l’atleta kuwaitiano che alleno e che a livello internazionale ha dimostrato di potersela cavare a livello di U23, al mondiale non è resentato, preferendo una meritata vacanza.

Paese che vai…
- Esatto. Qui lavoriamo con soddisfazione con il materiale che c’è, ma le regole e la mentalità sono queste.

Però le soddisfazioni riesci a togliertele lo stesso.
- Proprio così.

Qual è il futuro di Badzaze a questo punto?
- È difficile a dirsi. L’obiettivo è Los Angeles 2028, pertanto se riuscirà ad allenarsi con continuità, e mantenere il ranking buono, alle olimpiadi ci potrà andare, e poi vedremo.
Sandro BADZAZE


Parli di continuità, vorresti spiegare meglio il metodo di lavoro?
- Sandro viene a Kuwait city per un periodi di venti/ventidue giorni, poi ritorna a casa per alcune settimane, e questo non consente di programmare il lavoro come si conviene, anche perché come già detto gli sciabolatori kuwaitiani sono pochi e il livello non è alto. Poi non ha amici, né la famiglia, il che non lo invoglia a restare per periodi più lunghi. Però fissato l’obiettivo, si è impegnato maggiormente e il risultato si è visto.

Allarghiamo lo sguardo sul mondiale italiano, ti va di dire come è andata?
- Parliamo della sciabola allora.

Sì.

- Per prima cosa devo dire che ammiro da sempre Andrea Terenzio, e non mi sbagliavo. Ho visto una nazionale maschile dominante, con atleti che prima del suo arrivo andavano in gara timorosi, mentre questa volta li ho visti concentrati e più forti tecnicamente, ma soprattutto mentalmente. Anche se in pochi mesi Andrea è riuscito a costruire una nuova mentalità dal carattere dominante. A lui va dato merito del lavoro fatto e soprattutto di esserci riuscito in breve tempo. E da qui a Los Angeles può solo migliorare.

Le donne però hanno fatto più fatica.
- Va detto che da sempre la sciabola italiana è maschile, il movimento alla base è scarno e anzi fino a qualche anno fa le donne nella sciabola non esistevano proprio. Il lavoro va quindi calibrato sulle attuali, ma vanno anche reclutate le nuove e sperimentate in gara. Il lavoro che farà Aquili va valutato sul quadriennio, e siccome siamo all’inizio gli va dato tempo.

Se pensiamo alla generazione passata, con Bianco, Mazzocca, Vecchi, Gregorio…
- Dovremmo riuscire a raggiungere quel livello, e magari anche a superarlo. Scouting, allenamento, lavoro di club. Però va distinta l’attività strategica del CT da quello federale. Il CT deve lavorare per la qualificazione olimpica, mentre la Federazione deve lavorare più sui numeri alla base, favorendo un allargamento globale, così da avere alla lunga più scelta. Ma quest’ultimo lavoro dura almeno dieci anni, mentre l’impegno del CT è breve e poi deve essere specifico.

A cosa ti riferisci?
- Parlo in generale e non mi riferisco a nessuno, ma per me il CT deve essere un lavoro a tempo pieno, non può essere condiviso con altri impegni, famiglia a parte.

Quindi se un CT è diviso con altri lavori, ha meno tempo da dedicare alla Nazionale.
- È logico, anzi matematico, ma se uno ci riesce magari è doppiamente bravo.

Ma magari i compensi non sempre soddisfano l’impegno.
- Al contrario. Credo che la FIS paghi bene un lavoro che regala così grandi soddisfazioni.

Torniamo alla formula di allenamento, visto che parlavi di continuità e di centralità.
- È fondamentale. Per esempio in Italia il Centro federale è un fulcro importante dove lavorare a livello nazionale. Se Andrea Terenzio sta concentrando il lavoro a Bologna, al quale unisce ritiri mirati, questo è di certo parte del successo. Ovviamente deve essere un lavoro quotidiano, e anche corale. Stesso discorso vale per le donne e per le altre armi.

Dimmi qualcosa sulla sciabola a livello mondiale.
- Italia, Ungheria, Francia sono sempre al top, sia maschile che femminile, fatta eccezione per l’Italia delle donne. Gli Usa sono in difficoltà per via di Hitcock che non è stato presente, mentre la Francia sta lavorando benissimo. La Korea è scesa, ma solo per la mancanza di Oh Sandiuk, che è un fenomeno, il quale non appena rientrerà la rivedremo ad alti livelli, possiamo starne certi. E infine l’Egitto che è una nazione emergente. Va tenuta d’occhio, anche perché si stanno impegnando in tante direzioni, e sono la prima nazione nel loro continente. Il Giappone di certo fra un paio di anni sarà a un livello davvero importante, e nemmeno loro vanno tralasciati.

Mentre la Cina nonostante i grandi numeri nazionali, non emerge.
- È una questione di CT, ovvio. Se a livello nazionale sono forti, a quello internazionale gli manca qualcosa, per questo hanno ingaggiato CT stranieri validi che stanno facendo un lavoro mirato. Io in generale per il futuro, se penso a loro, non dormirei troppo tranquillo.

Comunque la Francia sta facendo passi da gigante.
- In generale sì, ed è merito della prima generazione dopo Bauer, che ha allevato svariati allenatori che ora stanno portando frutto, uno di questi è Arnaud Schneider, che con Bolade Apithy e Manon Brunet ha creato una accademia di eccellenza in Francia, dalla quale è uscito il Campione europeo Remi Garrigue.

L’Iran che aveva mostrato sciabolatori interessanti purtroppo…
- È sceso, ma era inevitabile, date le condizioni politiche del paese. Però se si risolveranno, sono certo che li rivedremo in alto.

Parliamo di arbitraggi nella sciabola. Cosa pensi e come affronti il problema.
- La sciabola è sempre stata vincolata agli arbitraggi. Fortunatamente gli arbitri che turnano a livello internazionale, tranne pochi casi, sono sempre gli stessi, pertanto sai che se fai un certo tipo di scherma, quel tal arbitro la stoccata non te la darà mai, e insistere è controproducente.

Ammetti quindi che la visione schermistica di un arbitro farà sempre la differenza in campo?
- Proprio così, ma è onestamente risaputo. Anche se è troppo influente, la realtà è questa. E non dimentichiamo che le polemiche in tal senso in quest’arma ci sono sempre state, anche prima dell’elettrificazione. È quindi importante che l’atleta sappia cambiare la propria scherma a seconda della situazione.

A meno che non avvenga una sorta di rivoluzione.
- La vedo poco probabile. (ride)

In generale però questo mondiale non mi sembra sia andato male.
- Come risultato globale sì, ma arma per arma credo che sia emerso in modo chiaro quali siano i reparti sui quali lavorare con più attenzione e impegno. La spada non ha portato a casa nessuna medaglia, quindi lì bisognerà lavorare, così come la già citata sciabola femminile, ma Aquili ha piena fiducia federale e da parte delle atlete, per cui si suppone che non farà fatica a trovare le soluzioni adatte.

Però se togli l’oro della sciabola, il risultato cambia molto, da terzi saremmo potuti scivolare quinti o sesti.
- Ecco, proprio lì sta la questione. Se si fosse mancato l’obiettivo, l’Italia sarebbe stata più in basso, mentre con un oro in più, magari nel fioretto maschile o femminile individuale, saremmo stati primi e con una sola medaglia.

Il raggio di vittoria di una medaglia si è praticamente ampliato e le nazioni che possono arrivare a podio sono sempre più.
- Esatto. Più competitività, più difficoltà, con un aumento della prestazione fisica. Non è per nulla facile, per questo bisogna allenarsi con costanza e molto lavoro.

È il motivo per il quale hai con te uno staff, anche nel tuo caso tutto italiano.
- Con me lavora Tommaso Dentico, e Francesco Aquili per la preparazione fisica, il quale si occupa anche di Sandro Badzaze e fra tutti ammetto che c’è ottima intesa.

Quanto ti fermerai in Kuwait?
- Per ora qui sono contento. Se poi arriveranno nuove proposte, potrei anche valutarle, ma qui sto molto bene.
Grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo per il lavoro che fai.
- Grazie a tutti voi.
 

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