Daniele GAROZZO |
Vicepresidente federale e
Capodelegazione a Tbilisi Daniele Garozzo ci racconta del mondiale e della
Federazione che sarà.
Rapida la voce, a tratti
inarrestabile come i suoi attacchi in pedana, è così sicuro di sé che esordisce
quasi senza porgli alcuna domanda.
È stato un ottimo
mondiale. L’oro della Sciabola a squadre non era scontato, ed ha fatto emergere
Luca Curatoli quale “uomo mondiale”.
Parlaci del tuo amato
fioretto.
Un iniziale
dispiacere per vedere l’eliminazione di un fiorettista dietro l’altro, e Choi
che andava verso la finale, ha prodotto il giorno dopo una reazione adeguata.
Da professionisti quali sono, i ragazzi hanno saputo dare tutto nella prova a
squadre e il risultato si è visto. Va comunque detto che il livello mondiale
del fioretto si è alzato, per cui il percorso verso la medaglia è sempre più
impervio. Ingiusto non riconoscere che Choi era in grande forma. Però i
campioni sanno rifarsi quando è il momento e si è visto.
Dopo la prima giornata, quando
le medaglie individuali non sono arrivate, mentre si sperava il contrario,
com’era lo spogliatoio?
Sereno.
Magari rammaricato, ma nell’insieme sereno. Vanni ha saputo dare i giusti
input.
E visto che tu hai vissuto
l’era Cerioni, mentre ora c’è Vanni, che differenze puoi rimarcare?
Cerioni
aveva molta esperienza e sapeva bene come gestire una situazione del genere,
mantenendo la concentrazione del gruppo. Vanni, pur essendo nuovo nel ruolo di
CT della nazionale maggiore, ha portato entusiasmo, nuove idee e soprattutto ha
saputo resettare il gruppo con grande lucidità, proiettandolo subito verso la
gara successiva. È stato bravo a non lasciarsi sopraffare dalla sconfitta,
affrontando il momento in modo efficace e costruttivo. Mi sono piaciuti molto.
Il rinnovamento prima o poi
doveva arrivare.
Esattamente.
Ma questo avviene in maniera fisiologica a tutti i livelli, cosa che sta
accadendo poco alla volta.
La prestazione delle donne è
in qualche modo simmetrica, anche se hanno fatto meglio, con Anna Cristino che
potremmo dire che è la rivelazione del mondiale?
Io
preferisco dire che è diventata una delle punte di diamante della nazionale.
Dall’inizio della stagione ha saputo collezionare una serie di podi in Coppa
del mondo, poi all’Europeo a squadre, e infine nel mondiale. Diciamo che era
nell’aria una prestazione di questo livello.
Le veterane sono sembrate più
affaticate o mi sbaglio?
Succede che
una gara possa andare storta. Arianna Errigo arrivava da undici medaglie
individuali consecutive vinte ai mondiali. Se anche una gara va storta, ci può
stare. Poi però nella gara a squadre si è comportata con una prestazione di
qualità, e la medaglia è arrivata. Per Martina Batini va detto che ha
incrociato una Lee Kiefer che era in grazia divina quel giorno e si è visto
anche nella gara a squadre. Per Alice non è stata la giornata migliore, ma dopo
tante prestazioni di alto livello, una gara sottotono può accadere, fa parte
del percorso.
Parliamo della spada.
Provo
personalmente un sincero dispiacere per non averli visti tornare con una
medaglia al collo, ma resta intatto l’apprezzamento per il percorso che hanno
fatto. Venivano da una grande stagione e l’ambizione di salire sul podio era
legittima. Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo hanno mancato la semifinale
davvero per un soffio, entrambe fuori per una sola stoccata: segno che il
livello c’è ed è alto. Non parlerei affatto di una brutta gara, anzi.
Per quanto
riguarda gli uomini, siamo soddisfatti, in particolare per Galassi, che ha
confermato il suo stile atipico, coraggioso e imprevedibile, capace di mettere
in difficoltà chiunque. La squadra c’è, il gruppo è sano e determinato: a loro
va data piena fiducia e tempo per emergere.
Siamo stati abituati a vedere
Di Veroli che chiudeva nelle gare a squadre, condividi la scelta tecnica?
La scelta
tattica è di certo ragionata. Se Diego (Confalonieri ndr) ha schierato così la
squadra, aveva i suoi buoni motivi.
Abbiamo visto Dario Chiadò
seduto sugli spalti, scoprendo che lui avrebbe seguito le donne, mentre gli
uomini erano in mano a Confalonieri, come per la sciabola, ma non in maniera
ufficiale, cosa ci puoi dire?
È stato
Dario, a voler dare a Confalonieri, in qualità di delegato tecnico della spada
maschile, la possibilità di seguire da vicino la squadra: una decisione che personalmente
ritengo del tutto corretta e coerente con il suo ruolo.
Guardando il medagliere, vi
aspettavate questo risultato?
Quando andiamo in gara,
l’obiettivo è sempre quello di vincere in tutte le armi, o comunque di restare
stabilmente tra le nazioni di vertice. Guardando i risultati, possiamo dirci
soddisfatti: abbiamo chiuso terzi nel medagliere, un piazzamento solido in un
contesto internazionale sempre più competitivo.
Va anche detto che le medaglie
d’oro degli Stati Uniti sono tutte arrivate dalla straordinaria Kiefer: senza
di lei, la classifica finale avrebbe assunto contorni molto diversi.
L’Italia
deve continuare ad avere l’ambizione di vincere il medagliere, e soprattutto la
sicurezza – e anche un pizzico di sana arroganza – di poter puntare all’oro in
ogni gara. È questa la mentalità che ci ha resi grandi, e che dobbiamo
mantenere anche oggi, in un panorama in cui le medaglie sono sempre più
distribuite e le nazioni protagoniste sempre più numerose.
Mi piacerebbe parlare delle
strategie federali per aumentare i numeri della Sciabola, specie quella
femminile, che conta cifre molto basse.
Io non
parlerei della Sciabola soltanto, ma delle armi convenzionali che soffrono
molto in tal senso. I nostri obiettivi sono di migliorare la cultura formativa
dei maestri, portare avanti il progetto Scherma futura, che però sono tutte
soluzioni a lunga scadenza, con percorsi molto lunghi. Se i CAF (Centri di
allenamento federali ndr) nella spada hanno lavorato molto bene, nelle altre
armi hanno fatto più fatica, vanno pertanto ripensati in qualche modo,
studiando strategie appropriate, anche perché l’obiettivo è riuscire a
mantenere in piedi queste due armi. Ma non è l’unica cosa di cui ci stiamo
occupando, perché i problemi che sorgono con l’abbandono sono enormi. Fra
l’ultimo anno GPG e i primi due anni cadetti, fra i 13 e 16 anni di età, il
drop-out schermistico è enorme, se non preoccupante. Per questo, tra le tante
strategie, stiamo studiando una nuova App per migliorare l’engagement di nuovi
atleti e poter far seguire la scherma come si deve ai nuovi tesserati.
Cos’altro puoi dirci in
merito?
Purtroppo
ancora nulla, ma è un progetto che si farà, puoi starne certo.
Per le armi convenzionali però
un ruolo lo hanno anche gli arbitri, cosa puoi dirci in merito?
In generale
l’arbitraggio italiano è molto buono e di grande livello. Per la sciabola è
addirittura intrinseco all’arma stessa, e fa parte di quel mondo in maniera
risaputa. Quello dell’arbitraggio è comunque un settore che non mi preoccupa,
proprio perché gli arbitri italiani sono in gamba, già come persone.
Avendo poi una consigliera
esperta del settore sarete avvantaggiati, o no?
Daria
Marchetti sta portando avanti un progetto per la formazione arbitrale molto
interessante, che porterà di certo il frutto dovuto. Tutto il movimento
arbitrale comunque deve sempre crescere e far arrivare all’apice i migliori
nelle tre armi.
Vedo che ci sono molti
progetti e molto entusiasmo, auguro quindi un buon lavoro a tutto il Consiglio
federale.
Grazie, ne abbiamo bisogno.
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