08 agosto 2025

IL PENSIERO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO DELLA F.I.S., Daniele GAROZZO, SUI MONDIALI DI SCHERMA GEORGIANI.

Daniele GAROZZO
intervista a cura di Fabrizio ORSINI.

Vicepresidente federale e Capodelegazione a Tbilisi Daniele Garozzo ci racconta del mondiale e della Federazione che sarà.

Rapida la voce, a tratti inarrestabile come i suoi attacchi in pedana, è così sicuro di sé che esordisce quasi senza porgli alcuna domanda.

È stato un ottimo mondiale. L’oro della Sciabola a squadre non era scontato, ed ha fatto emergere Luca Curatoli quale “uomo mondiale”.

Parlaci del tuo amato fioretto.

Un iniziale dispiacere per vedere l’eliminazione di un fiorettista dietro l’altro, e Choi che andava verso la finale, ha prodotto il giorno dopo una reazione adeguata. Da professionisti quali sono, i ragazzi hanno saputo dare tutto nella prova a squadre e il risultato si è visto. Va comunque detto che il livello mondiale del fioretto si è alzato, per cui il percorso verso la medaglia è sempre più impervio. Ingiusto non riconoscere che Choi era in grande forma. Però i campioni sanno rifarsi quando è il momento e si è visto.

Dopo la prima giornata, quando le medaglie individuali non sono arrivate, mentre si sperava il contrario, com’era lo spogliatoio?

Sereno. Magari rammaricato, ma nell’insieme sereno. Vanni ha saputo dare i giusti input.

E visto che tu hai vissuto l’era Cerioni, mentre ora c’è Vanni, che differenze puoi rimarcare?

Cerioni aveva molta esperienza e sapeva bene come gestire una situazione del genere, mantenendo la concentrazione del gruppo. Vanni, pur essendo nuovo nel ruolo di CT della nazionale maggiore, ha portato entusiasmo, nuove idee e soprattutto ha saputo resettare il gruppo con grande lucidità, proiettandolo subito verso la gara successiva. È stato bravo a non lasciarsi sopraffare dalla sconfitta, affrontando il momento in modo efficace e costruttivo. Mi sono piaciuti molto.

Il rinnovamento prima o poi doveva arrivare.

Esattamente. Ma questo avviene in maniera fisiologica a tutti i livelli, cosa che sta accadendo poco alla volta.

La prestazione delle donne è in qualche modo simmetrica, anche se hanno fatto meglio, con Anna Cristino che potremmo dire che è la rivelazione del mondiale?

Io preferisco dire che è diventata una delle punte di diamante della nazionale. Dall’inizio della stagione ha saputo collezionare una serie di podi in Coppa del mondo, poi all’Europeo a squadre, e infine nel mondiale. Diciamo che era nell’aria una prestazione di questo livello.

Le veterane sono sembrate più affaticate o mi sbaglio?

Succede che una gara possa andare storta. Arianna Errigo arrivava da undici medaglie individuali consecutive vinte ai mondiali. Se anche una gara va storta, ci può stare. Poi però nella gara a squadre si è comportata con una prestazione di qualità, e la medaglia è arrivata. Per Martina Batini va detto che ha incrociato una Lee Kiefer che era in grazia divina quel giorno e si è visto anche nella gara a squadre. Per Alice non è stata la giornata migliore, ma dopo tante prestazioni di alto livello, una gara sottotono può accadere, fa parte del percorso.

Parliamo della spada.

Provo personalmente un sincero dispiacere per non averli visti tornare con una medaglia al collo, ma resta intatto l’apprezzamento per il percorso che hanno fatto. Venivano da una grande stagione e l’ambizione di salire sul podio era legittima. Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo hanno mancato la semifinale davvero per un soffio, entrambe fuori per una sola stoccata: segno che il livello c’è ed è alto. Non parlerei affatto di una brutta gara, anzi.

Per quanto riguarda gli uomini, siamo soddisfatti, in particolare per Galassi, che ha confermato il suo stile atipico, coraggioso e imprevedibile, capace di mettere in difficoltà chiunque. La squadra c’è, il gruppo è sano e determinato: a loro va data piena fiducia e tempo per emergere.

Siamo stati abituati a vedere Di Veroli che chiudeva nelle gare a squadre, condividi la scelta tecnica?

La scelta tattica è di certo ragionata. Se Diego (Confalonieri ndr) ha schierato così la squadra, aveva i suoi buoni motivi.

Abbiamo visto Dario Chiadò seduto sugli spalti, scoprendo che lui avrebbe seguito le donne, mentre gli uomini erano in mano a Confalonieri, come per la sciabola, ma non in maniera ufficiale, cosa ci puoi dire?

È stato Dario, a voler dare a Confalonieri, in qualità di delegato tecnico della spada maschile, la possibilità di seguire da vicino la squadra: una decisione che personalmente ritengo del tutto corretta e coerente con il suo ruolo.

Guardando il medagliere, vi aspettavate questo risultato?

Quando andiamo in gara, l’obiettivo è sempre quello di vincere in tutte le armi, o comunque di restare stabilmente tra le nazioni di vertice. Guardando i risultati, possiamo dirci soddisfatti: abbiamo chiuso terzi nel medagliere, un piazzamento solido in un contesto internazionale sempre più competitivo.

Va anche detto che le medaglie d’oro degli Stati Uniti sono tutte arrivate dalla straordinaria Kiefer: senza di lei, la classifica finale avrebbe assunto contorni molto diversi.

L’Italia deve continuare ad avere l’ambizione di vincere il medagliere, e soprattutto la sicurezza – e anche un pizzico di sana arroganza – di poter puntare all’oro in ogni gara. È questa la mentalità che ci ha resi grandi, e che dobbiamo mantenere anche oggi, in un panorama in cui le medaglie sono sempre più distribuite e le nazioni protagoniste sempre più numerose.

Mi piacerebbe parlare delle strategie federali per aumentare i numeri della Sciabola, specie quella femminile, che conta cifre molto basse.

Io non parlerei della Sciabola soltanto, ma delle armi convenzionali che soffrono molto in tal senso. I nostri obiettivi sono di migliorare la cultura formativa dei maestri, portare avanti il progetto Scherma futura, che però sono tutte soluzioni a lunga scadenza, con percorsi molto lunghi. Se i CAF (Centri di allenamento federali ndr) nella spada hanno lavorato molto bene, nelle altre armi hanno fatto più fatica, vanno pertanto ripensati in qualche modo, studiando strategie appropriate, anche perché l’obiettivo è riuscire a mantenere in piedi queste due armi. Ma non è l’unica cosa di cui ci stiamo occupando, perché i problemi che sorgono con l’abbandono sono enormi. Fra l’ultimo anno GPG e i primi due anni cadetti, fra i 13 e 16 anni di età, il drop-out schermistico è enorme, se non preoccupante. Per questo, tra le tante strategie, stiamo studiando una nuova App per migliorare l’engagement di nuovi atleti e poter far seguire la scherma come si deve ai nuovi tesserati.

Cos’altro puoi dirci in merito?

Purtroppo ancora nulla, ma è un progetto che si farà, puoi starne certo.

Per le armi convenzionali però un ruolo lo hanno anche gli arbitri, cosa puoi dirci in merito?

In generale l’arbitraggio italiano è molto buono e di grande livello. Per la sciabola è addirittura intrinseco all’arma stessa, e fa parte di quel mondo in maniera risaputa. Quello dell’arbitraggio è comunque un settore che non mi preoccupa, proprio perché gli arbitri italiani sono in gamba, già come persone.

Avendo poi una consigliera esperta del settore sarete avvantaggiati, o no?

Daria Marchetti sta portando avanti un progetto per la formazione arbitrale molto interessante, che porterà di certo il frutto dovuto. Tutto il movimento arbitrale comunque deve sempre crescere e far arrivare all’apice i migliori nelle tre armi.

Vedo che ci sono molti progetti e molto entusiasmo, auguro quindi un buon lavoro a tutto il Consiglio federale.

Grazie, ne abbiamo bisogno.

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