20 agosto 2025

Il MONDIALE DELL’EX PRESIDENTE ED OGGI COMPONENTE DEL CONSIGLIO DELLA FIE Paolo AZZI: grandi premi e Russi e Bielorussi riammessi nelle gare a squadre

Paolo AZZI
Intervista a cura di Fabrizio ORSINI

Di ritorno da Tiblisi, in veste di Consigliere FIE, abbiamo intervistato Paolo Azzi.

Buongiorno Paolo, come è andato questo mondiale?

Nel complesso bene: il medagliere ci consolida sempre ai vertici della scherma mondiale per cui, al di là di alcune medaglie mancate, ritengo che nell’insieme sia andato bene. Poi, naturalmente, le valutazioni tecniche vanno fatte arma per arma, gara per gara.

Che clima c’era a Tiblisi dal punto di vista federale internazionale?

La lettera aperta della Confederazione europea di scherma che si lamentava per l’ammissione degli atleti AIN anche nelle prove a squadre (peraltro già avvenuta in occasione degli ultimi mondiali giovani) ha inizialmente fatto partire il tutto con un po’ di polemica. Il Presidente ad interim della FIE Abdelmonaim el Hussein non ha preso la cosa di petto, perché ha voluto approfondire scegliendo il dialogo, piuttosto che lo scontro. Ne è nato quindi un dibattito, che poi è sfociato in una seconda lettera della Confederazione europea in cui si ricalibravano gli intenti e i toni. La strada della moderazione e del dialogo è sempre vincente e mi auguro che questo percorso, appena iniziato, possa proseguire. 

In molti parlano degli atleti russi, che hanno finalmente partecipato a un Campionato mondiale, vorresti aggiungere qualcosa dal tuo osservatorio?

Russi e Bielorussi sono già rientrati da tempo nel circuito delle gare di Coppa del mondo; il problema si poneva per la riammissione, ovviamente sotto bandiera FIE, delle squadre, soprattutto in vista dell’Olimpiade di Los Angeles del 2028. Personalmente, pur consapevole che la decisione di riammettere le squadre non è stata apprezzata dal CIO, la ritengo tuttavia ragionevole anche per fare in modo di ricostituire, sin dall’inizio del quadriennio olimpico, un ranking corrispondente ai reali valori tecnici in vista della qualifica per i Giochi di Los Angeles 2028: tutti noi sappiamo quanto, nella scherma olimpica, la qualifica a squadre sia determinante anche ai fini della composizione dei tabelloni delle prove individuali. La questione era già stata ampiamente dibattuta in ambito FIE e in qualche modo anche definita.

Alla fine senza di loro forse alcune medaglie sarebbero state messe al collo di altri atleti.

Kirill Borodachev era già ampiamente conosciuto e accreditato, invece la Egorian, che aveva smesso circa sei anni fa, è arrivata dritta all’oro. Ci ha sorpresi, forse ha tirato con meno pressione rispetto ad altre e questo l’ha avvantaggiata; la sua, comunque, resta una grande impresa sportiva.

Degli italiani cosa vorresti dire?

Il discorso sarebbe lungo, visto che, per forza di cose, tutti gli atleti che si sono cimentati provengono dalla precedente gestione federale che io stesso presiedevo; questo vale, in particolare, per gli esordienti, tra i quali emergono Cristino e Galassi, che hanno disputato un mondiale da protagonisti.

A questo proposito, ci tengo a dire che mi ha fatto particolarmente piacere rivedere Matteo Neri impegnato a questi livelli, dopo due anni durissimi per lui.

Detto questo, la vittoria degli sciabolatori, tornati all’oro dopo dieci anni, è molto importante e poco conta che sia stata “agevolata” dalla precoce eliminazione di squadre che partivano con i favori del pronostico: le occasioni vanno sfruttate e i ragazzi hanno legittimato il titolo con una prestazione molto convincente nella finale contro l’Ungheria (che, per parte sua, ha schierato una strana formazione, rinunciando all’apporto di Szatmari).

Bello anche l’oro dei fiorettisti, che hanno riscattato una prova individuale al di sotto delle aspettative. Una vittoria importante, perché i nostri atleti sono riusciti a ottenerla pur non esprimendo, Bianchi a parte, la loro scherma migliore.

Per il resto, si è trattato del primo mondiale del quadriennio, e, come ho detto, le valutazioni tecniche è bene che vengano fatte, a mente fredda, nelle sedi opportune: la strada per Los Angeles è lunga e la concorrenza numerosa e agguerrita.

In questa edizione abbiamo visto anche la consegna dei premi in denaro, cosa ci puoi dire?

È una novità che la FIE ha voluto introdurre da quest’anno, stanziando risorse ed elargendole ai primi tre classificati individuali e a squadre.

Sapevo che erano stati dati anche in edizioni passate, non è così?

Si, in passato erano stati assegnati dei premi in denaro, ma si trattava di somme elargite direttamente da Alisher Usmanov, attraverso la sua fondazione. Questa volta è diverso. I premi sono stati messi in palio direttamente dalla FIE con risorse proprie.

E continuerete?

Per quanto riguarda i Campionati mondiali ritengo di sì, non per la Coppa del mondo.

E per le gare Continentali?

È una decisione che spetta alle singole Confederazioni. Per ora non credo ne daranno.

Si sta profilando uno scenario simile a quello del tennis.

Il paragone col tennis viene spontaneo, ma, come sappiamo bene, si tratta di due realtà assolutamente non paragonabili dal punto di vista economico.  Forse fra alcuni decenni si potrà dire di aver costruito un modello nostro, sulla falsariga di quello, ma per ora è una cosa molto lontana.

Abbiamo visto un calendario strano, con giorni vuoti rispetto alle edizioni passate.

Un esperimento non riuscito: l’intenzione era quella di concentrare i tempi di permanenza delle singole specialità, sul modello di quanto avviene al mondiale cadetti e giovani. A livello giovanile, però, le gare si svolgono in un solo giorno, mentre a livello senior i giorni di gara sono due e questo, inevitabilmente, crea delle sovrapposizioni poco sensate. Risultato: la soluzione adottata ha ricevuto molte critiche e spero vivamente che verrà abbandonata per le future edizioni.

Puoi dirci qualcosa di più in merito al mondiale?

Avrei molte cose da dire, come per esempio sui regolamenti. Si tratta di un capitolo importante.

Faccio due esempi: il primo riguarda la comprensibilità del nostro sport per il grande pubblico. E’ chiaro che il problema riguarda in prevalenza le armi convenzionali, ma mentre la sciabola ha dalla sua la velocità delle azioni che la rende comunque spettacolare, il fioretto, anche a causa degli attuali criteri di applicazione del regolamento, rischia di offrire allo spettatore profano uno spettacolo noioso oltreché incomprensibile.

Il secondo riguarda la sicurezza: mi riferisco in particolare all’eccessiva tolleranza, da parte degli arbitri, dei contatti fisici violenti, che si verificano ormai con una certa frequenza sia per la prestanza fisica degli atleti, sia per l’importanza che lo scambio ravvicinato riveste nella scherma moderna. L’anno scorso abbiamo registrato un caso di lussazione della mandibola; a Tbilisi un atleta di alto livello è finito in terapia intensiva per un forte trauma. Credo che sia giunto il momento di intervenire con misure appropriate volte a prevenire il ripetersi di situazioni simili, se non addirittura peggiori.

Vedo che hai molto lavoro da fare in FIE

Dopo Los Angeles il programma olimpico verrà ridiscusso e la scherma, a mio giudizio, dovrà farsi trovare pronta, come già fu capace di fare prima dei giochi di Pechino. La globalizzazione del nostro sport è un fatto di grande importanza, ma non basta; lo stesso dicasi per la tradizione: nuovi sport più telegenici e seducenti si affacciano ogni giorno e reclamano spazio. La scherma dovrà mostrarsi in grado di raccogliere la sfida e di rinnovarsi pur senza rinnegare la sua tradizione.

Di questi temi si parlerà alla conferenza dal titolo “Sviluppo globale della Scherma nel mondo: problemi, soluzioni e innovazione” in programma a Tashkent il prossimo 30 agosto. Sarà l’occasione, spero, per avviare tutti insieme una seria riflessione sul futuro del nostro sport.

Spero quindi tramite te, di poter seguire di più le attività della Federazione internazionale, a vantaggio di tutta la scherma italiana e non solo.

Grazie vi terrò aggiornati.


1 commento:

  1. Bhe... a dire il vero, da questo articolo e da un confronto degli organici FIS, FIE ex altri enti/organismi internazionali emerge una singolare circostanza , quasi elevata a Sacro Principio, valevole per molti, tanti, ma non per tutti: si esce dalla porta ma si rientra dalla finestra.

    Cordialmente.
    Gaspare Fardella

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