Così come ho ospitato in prima pagina la lettera del Prof. VULLO, altrettanto faccio con la risposta del Dott. FILECCIA.
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Gent.
Prof. Vullo,
innanzitutto
non posso che ringraziarla per aver trovato il coraggio di esternare e rendere
pubblico il suo pensiero senza alcuna remora ed alcun timore.
La premessa è importante considerato che il tema da
me sottoposto alla valutazione del Consiglio Federale non è certo nuovo
poiché, avendo approfondito la tematica che ci occupa, ho appreso che già
alcuni anni fa soggetti certamente più autorevoli del sottoscritto
avevano sollevato l’annosa questione che, solo oggi, sembra risolta
alla luce della presa di posizione manifestata dall’Organo Federale.
Tralasciando, in questa sede e solo per il momento, il giudizio sulla fondatezza o meno dell’interpretazione normativa esplicitata dai vertici della Federazione, mi preme evidenziare come dalla lettura di un breve commento, pubblicato dalla redazione di “SchermaonLine” il 9.01.2008 (http://www.schermaonline.org/ site/editoriale/un-silenzio-assordante.html) emerga chiaramente come il problema dell’incompatibilità arbitrale, tanto commentato e condiviso nella realtà schermistica associativa italiana (v. http://www.schermaonline.org/, strasfiguri in un vero e proprio tabù nel momento in cui si chieda di commentarlo in contraddittorio con quella che l’editorialista definisce << la massima autorità della F.I.S.>>. Pertanto La ringrazio ancora per aver avuto il coraggio di lasciar rasparire,
fin dalle prime righe del suo scritto, il suo particolare stato d’animo, risultando parecchio eloquente la descrizione che offre di se stesso definendosi <<...maestro che a fondo pedana, quando segue i suoi allievi, rumoreggia parecchio, tanto rumore appunto, per tutelare i suoi allievi su presunti errori arbitrali, (commessi non solo)in buona o ( ma anche) in cattiva fede>>.
Tralasciando, in questa sede e solo per il momento, il giudizio sulla fondatezza o meno dell’interpretazione normativa esplicitata dai vertici della Federazione, mi preme evidenziare come dalla lettura di un breve commento, pubblicato dalla redazione di “SchermaonLine” il 9.01.2008 (http://www.schermaonline.org/ site/editoriale/un-silenzio-assordante.html) emerga chiaramente come il problema dell’incompatibilità arbitrale, tanto commentato e condiviso nella realtà schermistica associativa italiana (v. http://www.schermaonline.org/, strasfiguri in un vero e proprio tabù nel momento in cui si chieda di commentarlo in contraddittorio con quella che l’editorialista definisce << la massima autorità della F.I.S.>>. Pertanto La ringrazio ancora per aver avuto il coraggio di lasciar rasparire,
fin dalle prime righe del suo scritto, il suo particolare stato d’animo, risultando parecchio eloquente la descrizione che offre di se stesso definendosi <<...maestro che a fondo pedana, quando segue i suoi allievi, rumoreggia parecchio, tanto rumore appunto, per tutelare i suoi allievi su presunti errori arbitrali, (commessi non solo)in buona o ( ma anche) in cattiva fede>>.
In effetti seppure Lei non mi conosce
personalmente, essendo uno fra centinaia di genitori che affollano i
palazzetti dello sport in occasione delle gare dei propri figli, io
conosco Lei per averla notata, fin dal primo giorno in cui ho avuto occasione
di accedervi, proprio a causa del suo eclatante rumoreggiare.
In quella occasione, ma anche nelle gare successive, non ho potuto fare a meno di stigmatizzare la sua condotta ritenendoLa semplicemente un’attaccabrighe, probabilmente a causa delle mia assoluta ignoranza tecnica.
In quella occasione, ma anche nelle gare successive, non ho potuto fare a meno di stigmatizzare la sua condotta ritenendoLa semplicemente un’attaccabrighe, probabilmente a causa delle mia assoluta ignoranza tecnica.
Alla luce della mia personale esperienza, purtroppo
maturata solo nell’anno appena trascorso, mi sento in dovere di rivedere
il mio originario giudizio dovendo interpretare, oggi, la sua riottosa condotta
come effetto di un più profondo malessere, sviluppato a causa di una prassi del
settore arbitrale che
certamente disorienta.
La scherma purtroppo è uno sport che per sua stessa
natura rimette nelle mani di un arbitro la più ampia discrezionalità di
giudizio. Tuttavia, sebbene chiunque troverebbe bizzarro che il “Collina” di
turno partecipasse al campionato anche in veste di allenatore, ciò è
paradossalmente ritenuto del tutto normale nell’ambito della scherma.
Fatta questa premessa, mi sembra che Lei mi
accusi di “dire e non dire”, ma soprattutto di non “avere detto” o meglio di
non aver sollevato il problema a tempo debito, restando complice di una
situazione che avrei dovuto denunciare fin dall’inizio. Devo darle ancora una
volta ragione, precisando, però, che all’
inizio la questione mi aveva coinvolto molto poco come genitore, dato che i miei figli praticamente non gareggiavano, uno a causa dell’età e l’altro per l’insufficiente grado di preparazione; mentre nell’anno 2012 solo il più grande dei due, finalmente convocato, è stato affidato all’Istruttore in forza alla medesima società.
Diversamente, quando, con un altro gruppo di genitori ho deciso di fondare Accademia Scherma Palermo: ci sono rimasto dal 14 gennaio al 13 marzo 2013, il tempo di toccare con mano l’insostenibile incongruenza di un contesto associativo caratterizzato soltanto dall’irreversibile dissenso alla mia ferma intenzione di risolverla. Sicché non potendo più condividere la situazione che avevo, mio malgrado, contribuito a creare, al termine dell'anno agonistico ho portato via anche i miei figli.
inizio la questione mi aveva coinvolto molto poco come genitore, dato che i miei figli praticamente non gareggiavano, uno a causa dell’età e l’altro per l’insufficiente grado di preparazione; mentre nell’anno 2012 solo il più grande dei due, finalmente convocato, è stato affidato all’Istruttore in forza alla medesima società.
Diversamente, quando, con un altro gruppo di genitori ho deciso di fondare Accademia Scherma Palermo: ci sono rimasto dal 14 gennaio al 13 marzo 2013, il tempo di toccare con mano l’insostenibile incongruenza di un contesto associativo caratterizzato soltanto dall’irreversibile dissenso alla mia ferma intenzione di risolverla. Sicché non potendo più condividere la situazione che avevo, mio malgrado, contribuito a creare, al termine dell'anno agonistico ho portato via anche i miei figli.
Il ricorso al Consiglio Federale, ex post,
costituisce uno degli ultimi tentativi per chiarire efinitivamente una
delicatissima questione che, a mio parere, non poteva restare sospesa.
Detto questo, ribadisco di non pretendere di avere
ragione, errori ne commettiamo tutti, l’importante è saperli riconoscere quanto
prima possibile, avere il coraggio di ammetterli e tentare di porvi rimedio. Io
ci sto provando con umiltà e decisione.
Dall’esperienza di quei due mesi, dubbi me ne sono
sorti molti, alcuni li ho già sottoposti alla valutazione del Consiglio
Federale. Quella che ho diffuso è l’unica risposta sin qui ottenuta, ma
resto in paziente attesa delle altre.
Cordiali saluti
Dott. Antonello Fileccia
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