Panorama di Gorizia |
Stanno per
avere termine i campionati italiani assoluti, i quali hanno detto molte cose
tra cui il sistema di svolgimento delle gare. Non mi soffermo sul lato tecnico
in quanto trattandosi di Campionati Italiani ritengo di non dover analizzare tale
aspetto. Certamente la standardizzazione della formula di gara per i cadetti,
giovani ed assoluti se da una parte si è rivelata estremamente positiva (tutti
sanno cosa li aspetta e come comportarsi), dall’altra si potrebbe parlare di
esasperata monotonia.
In passato,
un po' a tutti i livelli, si tirava con gironi, eliminazione diretta e
ripescaggi, formula che dava la possibilità agli atleti non solo di rimanere in
gara più a lungo, ma con il ripescaggio avere la possibilità di rimediare a
qualche défaillance.
Oggi vediamo
che le competizioni sono strutturate per fare gironi e diretta, con formula di gara
identica dai cadetti agli assoluti, con la conseguenza che gli atleti devono
percorrere molti chilometri per raggiungere il luogo di gara per poi effettuare
5 o 6 assalti e tornarsene a casa.
Le gare si
assomigliano talmente tanto che una vale l'altra, per cui, se si tratta di una
gara regionale, potremmo dire che si risolve in giornata: non senza sforzo, in
quanto generalmente le gare cominciano talmente presto che pare si debba andare
a caccia, più che a scherma; invece se è di ordine interregionale o zonale, o
peggio ancora nazionale, la faccenda si complica non poco.
Intanto gli
orari, poiché le fatidiche ore 09,00 del mattino per chi stanzia a pochi km dal luogo di gara non sono un problema, ma per chi deve percorrere più di 2 ore di
viaggio, non può far altro che pernottare dalla sera prima. Ovviamente lo
sforzo lo si fa se il gioco vale la candela, cioè se la gara vale la pena di
giocarla, e per quelli che si fanno 5-6 assalti e in taluni casi nemmeno la
diretta, voi capite, che l'orizzonte rimane lontano, e le gare di livello
nazionale viene voglia di non farle più. Si potrebbe obiettare che i numeri
delle adesioni agonistiche siano in aumento, ma i conti si fanno guardando anche
le potenziali adesioni ad ogni gara. Qualcuno ha anche lamentato che le competizioni
siano così strutturate perché devono essere comode per chi le organizza, presto
in pedana, presto si smonta, presto si pulisce, presto si va a casa, presto si
incassa, gli arbitri hanno la giornata comoda, lo staff non si perde in
lungaggini, cosicché la gara corta è comoda per tutti, tranne che per gli
atleti, molti dei quali per la modica cifra di 20€ + le spese di viaggio tirano
per una manciata di assalti e vanno a casa. Non era così anni addietro quando
il computer non esisteva, ma era chiaro che la gara era un momento comprensivo
di molteplici sfaccettature e garantiva il prezzo della trasferta (allora non
si pagava per fare le gare).
Avrete
certamente capito, che sarei più favorevole allo svolgimento di una gara che
desse maggiori soddisfazioni all’atleta, agli accompagnatori ed ai genitori,
non solo dal punto di vista risultato quanto da quello organizzativo e
strutturale (formula di gara e tasso di ammissione alla fase finale determinato
dal numero complessivo dei partecipanti alle fasi eliminatorie, uguale per
tutti).
La
situazione attuale non risponde appieno alle aspettative della base e se poi a
ciò aggiungiamo anche la insufficiente chiarezza dei comunicati della FIS, il
quadro diventa catastroficamente completo. A tal proposito riporto,
sinteticamente, un commento, riferito all’articolo “TRASPARENZA” apparso
proprio su questo blog:
“Articolo 5
"Disposizioni Attività Agonistica 2017/2018 : Formula di gara per i
Campionati Italiani assoluti, Giovani e Cadetti:
-
un turno di 6 gironi da 6 o 7 tiratori senza eliminati.
La
FIS ha emesso un comunicato con il quale informava che, causa un errore
rispetto a quanto deciso dal CF lo scorso anno, ci sarebbe stata una
percentuale di eliminati dopo i gironi. Poi si è corretta avvisando che, poiché
gli atleti sono stati avvertiti tardi e per giunta sul luogo di gara, per questi
campionati non si eliminava nessuno. Successivamente la Federazione ha reso
pubbliche le Disposizioni per l’attività agonistica e si scopre che per il
prossimo anno dopo i gironi non si elimina nessuno.
Il commento fa riferimento anche ad altre situazioni, ma è più che sufficiente quanto riportato nella sintesi per capire che ci sia un po’ di confusione. Ed ecco, allora l’esigenza di una vera e propria riforma impostata sulla chiarezza e sulle aspettative della base. Ma vorrà questa federazione tenerne conto? Sembra proprio di no.
Il commento fa riferimento anche ad altre situazioni, ma è più che sufficiente quanto riportato nella sintesi per capire che ci sia un po’ di confusione. Ed ecco, allora l’esigenza di una vera e propria riforma impostata sulla chiarezza e sulle aspettative della base. Ma vorrà questa federazione tenerne conto? Sembra proprio di no.
Intanto manifesto la mia
personale soddisfazione per il provvedimento del CIO di ammettere alle prossime
olimpiadi di Tokio 2020 tutte le armi della scherma, eliminando così quello
obbrobrio della turnazione delle gare a squadre.
Fabrizio ORSINI
Un articolo condivisibile dall'inizio alla fine, compresa la domanda finale con relativa risposta. Premetto che mi affianco ai complimenti per la decisione del CIO attendo solo di capire bene come funzionerà, parrebbe che le regole per la qualificazione siano ancora più restrittive.
RispondiEliminaAggiungo solo: le gare sono monotone e falsate. Con le finali a 40/42 atleti che spesso erano di meno, abbiamo gironi non omogenei e che falsano la realtà quando si è così pochi, infatti, 5 o 6 assalti danno una differenza stoccate notevolmente diversa a parità di vittorie e in pochi questa differenza falsa il tabellone di diretta. Diciamoci la verità con ranking di categoria che superano i 600 atleti fare finali a 39 non rappresenta neppure lo 0.6% dei partecipanti e riteniamo quindi che con 2 prove a distanza di 6mesi e una Coppa Italia da 'lotteria' ci dia i reali valori degli atleti che poi saranno i Campioni d'Italia? Ovviamente se guardiamo i risultati dei vincitori, si certo i 'professionisti' ci sono tutti e chi primeggia all'estero lo fa anche in Italia. Ma il nodo non sono i primi ma tutti gli altri che con la sola partecipazione acquisiscono un punteggio ranking così alto da poi stare tranquilli per un anno con gironi che li vedrà teste di serie, con autorizzazioni a gare all'Estero che danno punti ranking. Praticamente una finale di Categoria è come il "posto fisso". Vi sembra equo?
Il campionato italiano ad un numero ristretto ha una sua logica, che come tutte ha i suoi pro e i suoi contro. Non volendo per l'ennesima volta analizzare entrambe le facce della stessa medaglia, mi limito a dire che qualificare il 7% di atleti per una finale è certamente una selezione esagerata, specie se la stessa non ha una serie di gradini intermedi che portino nell'arco dell'anno ad avere questa finale così ristretta. Ma limitarsi come sempre al proprio interesse, alla cura del proprio orticello, non porta certamente benefici alla collettività. Se nonostante la durezza di questa tipologia organizzativa delle competizioni, si registrano comunque delle defezioni, forse non è aumentando i numeri che le si elimina. Qualcuno certamente non sarà venuto per motivi oggettivi, come un infortunio, ma qualcuno avrà anche rinunciato perchè ha valutato che il gioco non valeva la candela, e che non ritenendo di avere grandi chance di successo ha preferito rimanere a casa e risparmiare i soldi per magari disputare 2/3 garette private nelle vicinanze di casa. Non credo che aumentare i numeri di una singola gara possa risolvere questo problema. Capisco che lei possa conoscere qualche ragazzo che pur di andare alla finale di un campionato nazionale cadetti, giovani o assoluto, partirebbe da casa a piedi, ma per arrivare a questo volenteroso appassionato quanto dovremmo scendere di classifica? Pochi se ne accorgono ma più si scende nel ranking e più sale la passione. Questo perchè per continuare a girare l'Italia con l'aspettativa massima di riuscire ogni tanto a partecipare al primo assalto di diretta di passione bisogna averne tanta. Direi quasi da vendere. Ma per arrivare a buttare dentro questi ragazzi, che umanamente se lo meriterebbero eccome, occorrerebbe scendere parecchio e chi ci dice che poi "gli altri", quelli che entrerebbero anche loro con l'allargamento dei numeri, poi ci verrebbero? Penso che la Coppa Italia "Giovani" di fioretto e sciabola femminile, le gare nazionali meno partecipate della storia, siano di esempio. Formula creata apposta per qualificare atlete di un certo range di anni, che poi non si sono presentate alla finale.
RispondiEliminaAllora leggiamo bene questo articolo e quello che ci vuole dire, sennò si rischia di fare la figura di quello a cui si indica la luna ma riesce solo a vedere il dito.
Quello che va rinnovato non è il numero di partecipanti ad una singola gara, ma tutto il circuito, per come è concepito. Servono più gare e meno kilometri, e serve che queste gare sia meglio distribuite nell'arco dell'anno. Non è possibile fare una gara di qualificazione il 30 settembre per una gara che si terrà a metà giugno dell'anno dopo! l?attività U17 e U20 deve ricalcare quella del GPG con un circuito di gare regionali/interregionali e uno di gare nazionali prima della finale per il titolo. Occorre potenziare il circuito per gli Over20, che una volta usciti dai "Giovani" hanno 1 gara nazionale all'anno. Serve potenziare il circuito di gare regionali, la vera base di partenza per aumentare i numeri dei partecipanti ed arrivare al professionismo magistrale, così tanto auspicato ma così poco perseguito.
Questo articolo dice tante cose importanti, non vediamoci solo il nostro orticello, sarebbe veramente da miopi.
E' triste constatare che, pur essendo l'articolo qui postato molto interessante ed attuale, visto che affronta una sentita problematica, ben pochi interventi ci sono stati, quasi come se non interessasse a nessuno.
RispondiEliminaSembra essere passati, paradossalmente, dalla socialità del noi alla solitudine dell’io.
Cordialmente
Gaspare Fardella
Alla luce di tutto quello che si scrive e che si vede in gara e fuori, spero non sia rassegnazione alle politiche arroganti e strafottenti della FIS. E pure l'unico appello lo si fa non al presidente sceso dal cavallo delle tante poltrone ma non dal trono dove si è erto, ma a quei consiglieri che non hanno il coraggio di parlare e la correttezza politica di ascoltare la base. E tutto questo per cosa...
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