05 ottobre 2020

PECUNIA NON OLET….. MA NEMMENO IL VOTO

Da sx: m° AUGUGLIARO, dr. SCISCIOLO, sig. RINALDI 
Pecunia non olet è una famosa espressione latina che Svetonio attribuisce all’imperatore romano Vespasiano, rimproverato dal figlio Tito di aver messo una tassa sull’urina raccolta nelle latrine gestite dai privati (centesima venalium).
L’episodio narrato dallo storico riferisce che Tito, in segno di sfida al padre, avrebbe lanciato delle monete in una di tali latrine, e questi, dopo averle raccolte e avvicinatele al naso, avrebbe pronunciato le fatidiche parole. La frase, la cui traduzione letterale è «Il denaro non ha odore» (ma, in questo caso, sarebbe meglio dire “non puzza”), sta a significare appunto che "il denaro è sempre denaro", nel senso che, qualunque sia la sua provenienza, questa comunque non darebbe alcuna connotazione positiva o negativa al denaro stesso.
C’è ancora da dire che questa storica espressione, già verso la metà degli anni 60, venne opportunamente modificata dal mondo della politica in ”Voto non olet” e, perciò, sapientemente adottata in quell’ambiente, anche in ossequio al ben noto assunto che “la politica è l’arte del compromesso”, ma permettendomi in proposito di osservare che il “compromesso” è - a mio avviso - l’arte di dividere una torta in modo tale che ognuno creda di averne la fetta più grande.
Ora, molti si chiederanno perché dico questo? Perché ho disturbato Svetonio, Vespasiano, Tito e i politici contemporanei?
Presto detto.
Come tutti ricorderanno, tanti anni fa, Ezio Rinaldi ebbe il merito di “inventarsi” il blog PIAZZA SCHERMA, che sarebbe dovuto essere un semplice luogo virtuale di incontro, dove tutti gli appassionati di scherma avrebbero potuto scambiare, in piena libertà, le proprie idee ed opinioni e confrontarsi su temi di interesse generale, finalizzati al miglioramento del nostro sport, sia da un punto di vista squisitamente tecnico-agonistico, sia da quello prettamente gestionale-politico. Poco per volta, questa “piazza virtuale” è cresciuta in contenuti, argomenti, dibattiti, consensi e soprattutto soggetti habitué, tanto da diventare, specialmente per quest’ultimi, un vero e proprio centro di interessi e di “aggregazione”, che portò taluni assidui e validi frequentatori a coltivare l’idea di costituire un gruppo, composto da persone capaci, abili, competenti ed esperte, da proporre alle prossime elezioni federali, come alternativa all’attuale dirigenza.
Fu così che nacque “ITALIA SCHERMA”. Ottima idea ed ottima iniziativa, certamente apprezzabile e condivisibile, se non fosse stato per il fatto che i rispettivi fondatori (tutti) ed i relativi possibili candidati (tutti), forse più preoccupati dei “fantasmi del passato”, che di alcuni “santoni”, “guru” o “gran sacerdoti” del presente, dimentichi del loro “natale”, si sono adoperati a tenere le distanze non solo dal blog, ma altresì dal suo gestore e dal sottoscritto, a cui il primo è legato da una lunga ed atavica amicizia, colpevoli di avere molti nemici e di avere ormai fatto il loro tempo: insomma e in poche parole, di non godere più delle simpatie di gran parte dell’elettorato, pur riconoscendoci un certo consenso. 
Ora che ci stiamo, a grandi passi, avvicinando al tanto auspicato momento elettorale per il rinnovo delle cariche federali, si avverte la fibrillazione che pervade tutti i candidati, impegnati alla ricerca/caccia/raccolta dei voti necessari per raggiungere un sufficiente consenso, da un lato, e la grande attenzione che mettono questi a cercare di non perdere quello che ritengono già acquisito, dall’altro. Addirittura, alcuni dei candidati proposti da ITALIA SCHERMA, per rafforzare il concetto del forte distacco dalla “PIAZZA” e dal sottoscritto, si sono anche lasciati andare in telefonate da Milano a Catania, passando per Bologna e Foggia, nel corso delle quali si sono sforzati di sostenere di non averci come loro “supporters”, di non far parte di una loro eventuale lista e di essere persino anche pronti a rinunciare sia alla candidatura che al sostegno.
La cosa, che peraltro si commenta da sola, oltre ad apparire irriguardosa nei confronti di chi, lasciatemelo dire, ha dato tantissimo a questo sport, risulta immotivata ed incomprensibile oltre che offensiva, se solo si ponesse mente al fatto che il titolare del blog e lo scrivente, comunque, godono di un certo favore e di un sicuro seguito, grande o piccolo che sia, e hanno sempre dichiarato di:
- volere solo il rinnovamento dei vertici FIS; 
- non avere ambizioni personali, né mire elettorali; 
- non essere interessati ad alcuna posizione o incarico federale; 
- non aspirare ad alcuna carica e/o mansione; 
- applaudire solo e soltanto ad alcune scelte operate da “ITALIA SCHERMA”, quali: la candidatura di Michele Maffei alla Presidenza FIS e del Prof. Costamagna, del Prof. Basile e del Dr. Scisciolo al consiglio federale. Ora, se appaiono chiare ed evidenti le rispettive posizioni di PIAZZA SCHERMA, da un canto, e di SCHERMA ITALIA, dall’altro (nessun sostegno della prima verso la seconda, eccettuato qualche nominativo di tutto rispetto, già dichiarato in tempi non sospetti), non è dato capire il motivo per cui qualcuno si affanni a voler rimarcare una distanza che, di fatto, è già una concreta realtà per evidenti diversità concettuali su alcune decisioni assunte unilateralmente, fin dai primi passi di ITALIA SCHERMA. Anche se per un certo periodo si è viaggiati su binari paralleli.
Ma qui entra in gioco quanto ho detto sopra, sulla capacità della “politica” nell’utilizzare l’arte del “compromesso”, volta al conseguimento di quel consenso elettorale, che, alla fine, in termini di voti - come dicevano i latini - “non puzza”. 
Alcuni autorevoli rappresentanti di ITALIA SCHERMA sanno benissimo che la competizione per il cambio al vertice federale sarà durissima e che i loro candidati avranno bisogno del sostegno e, quindi, dei voti di TUTTI, nessuno escluso.
Orbene, in considerazione del fatto che la “PIAZZZA” è data per depositaria di un certo consenso, al quale contribuisco con le mie forze, e che l’appoggio - di cui i competitor alla lista avversa non possono, a mio avviso, sicuramente fare a meno - potrebbe essere determinante, ben potendo far pendere dalla loro parte il piatto della bilancia, sulla scorta, appunto, che il voto “non olet”, si sforzano di presentarsi agli occhi degli elettori come lontani e non interessati al sostegno di due abietti soggetti, forieri di sciagure e disgrazie, salvo poi, in gran segreto, al buio e sottovoce, cercarli per tentare di convincerli a stare con loro, uniti e compatti, ma senza mai palesarsi, perché altrimenti, se risultasse un possibile “inquinamento” di costoro, l’elettorato potrebbe subire una sensibile riduzione numerica. 
Ora, a parte il fatto che un simile comportamento lo trovo incoerente e contradditorio, inaccettabile e da prima Repubblica, oltre che visibilmente irriguardoso nei confronti dell’intero elettorato, a cui non puoi dire corbellerie, già fin dall’inizio, spacciandole per verità assolute (se cominci così, poi, una volta eletto, cosa sari capace di fare?), è chiaro che, da quel lato, si vorrebbe fare ricorso ad un appello di facciata, perché, come disse qualcuno (che non era Machiavelli), il fine giustifica i mezzi, e perché, si sa, il voto, come la vil pecunia, non olet, ma solo se è a tuo favore. Ma se vinci così, che cambia? Niente, appunto, del cambiamento ne riparliamo.
Giovanni AUGUGLIARO
P.S.: La vera frase di Machiavelli è: "Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai ne riportano vergogna."

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