28 maggio 2021

ANONIMI E COMMENTI E IL MARCHESE DEL GRILLO

La rimozione dell’articolo a firma di Fabrizio Orsini ha suscitato una serie di reazioni da parte dei soliti anonimi, i quali hanno la pretesa di voler imporre il loro pensiero sulle decisioni assunte dal Gruppo di redazione del Blog. Francamente non riesco a capire le pretese, forse sono tardo.
Uno di questi anonimi si definisce tale solo di facciata, poiché - a suo dire - sarebbe un mio amico, quello di tante battaglie, quello di sempre e che aspira a tornare a consumare un caffè con il sottoscritto. Non credo di avere amici di questo genere, non fosse altro perché i miei amici hanno l’abitudine di guardarmi negli occhi, soprattutto quando devono rimproverami di qualcosa. Questo “signore” (si fa per dire) afferma che tutti hanno capito la motivazione che avrebbe indotto Orsini a richiedere la rimozione dell’articolo, tranne il sottoscritto. Bene, se lo hanno capito non vedo la necessità di ribadirlo, quindi, se costui o costoro vogliono, possono farlo loro attraverso il blog, sempre che siano tanto audaci da firmarsi. Non vedo come io ne possa uscire male: mi è stata chiesta la rimozione dell’articolo e, al pari di tutti coloro che, nel passato, hanno fatto la stessa richiesta, ho aderito senza se e senza ma e, soprattutto, senza chiedere nulla. Inoltre, Orsini la faccia ce l’ha sempre messa, subendone le conseguenze in termini disciplinari, e la sua credibilità non è mai stata minimamente scalfita, neppure in tale circostanza.
Se nessuno mi crede non è un problema, semmai il contrario, io le fate (favole?) le lascio a chi di fesserie ne ha dette tante. Ricordo un film in cui Peppino DE FILIPPO interpretava il ruolo di Re Francischiello, sovrano del regno borbonico, il quale, per farsi applaudire dal popolo al proprio passaggio, faceva sguinzagliare i suoi servi affinché distribuissero un pacco di pasta al popolo plebeo: è chiara la metafora?
La PIAZZA ha dato ospitalità a chiunque l’abbia chiesta e non è connivente con nessuno: ognuno è libero di esprimersi e di dire ciò che vuole, sempre però che si mantenga all’interno del diritto di opinione e di pensiero e purché abbia la compiacenza ed il buon gusto di firmarsi. Non sono mai state profferite affermazioni offensive verso l’intelligenza di alcuno e trovo quanto mai strano che qualcuno possa sostenere di essere stato offeso. In tal senso mi piacerebbe appunto conoscere i destinatari di tali (del tutto presunte) invettive: giammai sono state rivolte insolenze e/o ingiurie ma solo e soltanto critiche che, seppur aspre, mai hanno travalicato il limite della decenza e del decoro.
In un commento, a firma di Gaspare FARDELLA, gli anonimi sono stati definiti “squallidi”. Capisco l’insofferenza a tale definizione, ma come giudichereste un soggetto che scrive avendo paura della sua stessa ombra? Che con il suo anonimato offende, questo si, e manca di rispetto a chi la faccia ce la mette sempre? Non credo che qualcuno li possa definire CORAGGIOSI.
Dirò di più, ho pregato gli anonimi di palesarsi esclusivamente con il sottoscritto, garantendo loro la massima riservatezza: tuttavia, il mio invito non è stato accolto; ora, secondo voi, non è questa una offesa?
Sempre per gli anonimi, finché restano tali, il sottoscritto non è tenuto ad alcun riguardo nei loro confronti, e conseguentemente è libero di far leggere il contenuto dei loro post a chiunque, in particolar modo al comitato di redazione ed agli avvocati.
Capita a tutti di dire cose senza senso, magari in un momento particolare della giornata o di fronte a situazioni inaspettate ed ingestibili, ed è sicuramente capitato anche a me, ma ho riconosciuto l’errore, sempre a testa alta.
Non devo, né voglio assumere la difesa dell’amico Gaspare, dato che egli è capacissimo di farlo da solo; però quando l'avvocato siciliano si rivolge agli anonimi in modo forte lo fa per rimarcare l'assoluta insipienza ed ignavia degli stessi ed ha tutto il mio sostegno. Peraltro, trattandosi appunto di anonimi, egli, a mio avviso, può utilizzare tutti i termini che ritiene adeguati alla fattispecie.
Il Blog appartiene a tutti coloro che hanno voglia di manifestare il proprio pensiero pubblicamente e questi hanno diritto di conoscere ciò che succede dietro le quinte, certamente non gli anonimi. Se qualcuno ritiene offensivo il linguaggio dell’avvocato gli faccia causa per diffamazione, oltraggio e quant’altro.
Concludo anticipando a tutti che sulla PIAZZA ci occuperemo ancora di Giustizia, Gruppo schermistico arbitrale, attività agonistica, regolamenti e codici etici; a tal ultimo riguardo, qualcuno mi potrebbe cortesemente dire quanto costa il Presidente Onorario, vista la sua costante, continua e assidua presenza ai campionati italiani assoluti?
Penso di non fare torto a nessuno dicendo che proprio egli, al fine di ottimizzare le risorse finanziarie, impose la calendarizzazione delle presenze sui luoghi di gara dei componenti il Consiglio direttivo.
Per caso, lo ha dimenticato o il marchese del grillo fa ancora scuola?
Ezio RINALDI
 

19 maggio 2021

RIMOZIONE ARTICOLO

 L'autore dell'articolo QUANDO NON SI CONTROLLA DIRETTAMENTE IL POTERE L'ELETTORATO FA IL SUO DOVERE , probabilmente colto da riflessioni - non certamente indotte - definite dai Latini "melius re perpensa", mi ha chiesto di cancellare il suo scritto. Senza  chiedergli il motivo di questa sua scelta, ho proceduto immediatamente all'afferente rimozione, a dimostrazione che in questa "Piazza" chiunque è libero di agire come vuole, di dire, scrivere e affermare ciò che meglio crede, l'importante è che ci metta la faccia e si firmi.

Ezio RINALDI

14 maggio 2021

LA PROPOSTA DEL MAESTRO GIANNI SPERLINGA


Da qualche tempo, ho preso in esame alcuni cambiamenti per modificare la scherma (sciabola e fioretto) attuale con lo scopo di renderla più comprensibile e appetibile al grosso pubblico, di solito incapace (non sempre per colpa sua) di apprezzarne le tecniche, le azioni, lo spettacolo. L’obbiettivo è quello di eliminare una delle cause principali della difficile lettura da parte del pubblico, ridurre, fino ad eliminarlo, l’handicap più grave: il fattore uomo, cioè l’arbitraggio, che spesso appare inintellegibile, illogico, incomprensibile, quasi misterioso, se non del tutto oscuro.

Per realizzare uno sport corretto, pulito, in cui vince chi merita, bisogna assolutamente eliminare qualunque discrezionalità della classe arbitrale, cancellando la convenzione. I numerosi tentativi, fatti da tantissimi maestri, hanno dimostrato che qualunque dialogo volto a modificare questo atteggiamento arbitrale attraverso un dialogo costruttivo, basato sulla buona volontà e la buona fede, è risultato ipocrita e non ha portato ad alcun cambiamento. Bisogna prenderne atto e metterci una pietra sopra. Ma andiamo per ordine. La novità principale, a mio avviso, può essere una sola: l’inserimento, tra le armi, della sciabola da terreno (o da duello). Questa novità si può applicare in tre modi diversi:

1) inserirla come 4^ arma;

2) sostituirla alla sciabola attuale;

3) lasciare, come armi olimpiche, solo la spada e la sciabola da terreno, dando spazio al fioretto e alla sciabola convenzionali come propedeutiche alle prime due, limitandone la pratica nel G.P.G., fino alla categoria Giovanissimi/e.

Al di là di questo compito di formazione, anche il fioretto, così com’è adesso, va eliminato! La sciabola, eliminata la convenzione e adottando il tempo della spada, può rimanere esattamente com’è adesso, con la variante che chi tocca per primo fa punto (si potrebbe annullare il colpo doppio). Così facendo, qualunque pubblico sarebbe in grado di capire quanto avviene in pedana, senza essere costretto a seguire le difficili e, il più delle volte, astruse ricostruzioni arbitrali. Gli assalti acquisterebbero in spettacolarità e gli atleti (tutti i praticanti) non sarebbero mortificati dagli arbitraggi (causa non ultima di abbandoni precoci) e si restituirebbe credibilità a tutta la scherma. Consolidando il fatto che le armi “vere” rimarrebbero due, come ho anticipato, si potrebbe studiare uno spazio in cui collocare il fioretto, che non può più essere quello inventato di volta in volta da un mondo arbitrale al quale (com’ è emerso con grande evidenza durante il recente “incontro” su Zoom) i maestri sono costretti (mi è sembrato consapevolmente) a sottomettersi. Tutti, alla fine, concordavano sul fatto che l’unico suggerimento da dare ai propri schermitori è quello di adattarsi di volta in volta al modo di arbitrare di quel particolare arbitro. Trovo inconcepibile, umiliante che la classe magistrale debba adattarsi a tale scelta che, comunque, rimane priva di effetti positivi poiché la “discrezionalità” degli arbitri rappresenta un veleno micidiale che non ha alcun antidoto valido.

Gianni SPERLINGA

11 maggio 2021

FATTI E MISFATTI

Nei giorni scorsi ho ricevuto questo accorato appello: “Salve buongiorno Sig. Ezio. Non so con chi parlare e solo ieri mi sono reso conto di questa cosa accaduta nella prova di qualificazione assoluti del Lazio. Sinceramente non so come spiegarmi ma le dico di andare a vedere la classifica dopo i gironi della spada maschile e si renderà conto che è stata tutta sballata. Ci sono degli errori madornali di posizionamento dopo i gironi, forse un errore del computer. Fatto sta, questa cosa si ripete anche nella gara femminile è nelle gare di fioretto e di sciabola. Dei giorni 1-2 maggio. La saluto e le auguro cordiali saluti.” 
Mi sono immediatamente attivato, girando a degli esperti i dati delle gare, al fine di fornire risposte esaustive all’appello rivoltomi. E’ bene chiarire subito che le competizioni hanno avuto uno svolgimento assolutamente regolare. Allora perché scrivere un articolo o, se volete, un pensiero sull’argomento? E’ presto detto. L’esame della documentazione ha posto in evidenza sostanzialmente tre cose:
a. Le classifiche, dopo i gironi eliminatori, presentavano molteplici errori, tanto da far supporre ad una alterazione ad arte delle competizioni; tuttavia, la collocazione degli atleti nel tabellone della diretta è risultata corretta. Evidentemente il Direttore di torneo ed il computerista, accortisi di tali errori, devono aver forzato il sistema gestione gare affinchè la compilazione dell’eliminazione diretta risultasse corretta. Perché non pubblicare la classifica corretta dopo i gironi?
b. Dagli atti della gara non si evidenzia da nessuna parte il nominativo del Direttore di torneo e quello del computerista;
c. Non è indicata la formula di gara. Una maggiore attenzione e meno superficialità avrebbe evitato, nel caso di specie, ed eviterebbe, per il futuro, agli atleti di nutrire dubbi e perplessità circa la correttezza dello svolgimento delle gare: ne viene meno l’autorevolezza dei conduttori responsabili. Anche sulla base di quanto sopra, ribadisco la necessità di una adeguata riforma del settore.
Altro argomento spinoso riguarda la Giustizia sportiva o, se volete, domestica (direi addomesticata). Infatti nei giorni scorsi si è dimesso un autorevole componente della Corte di Appello Federale, peraltro appena nominato. Indiscrezioni, voci di corridoio, rumors, malelingue - chiamatele come volete - riferiscono che tale autorevole personaggio, nella passata gestione, già facesse parte del Tribunale federale e che le sue dimissioni trarrebbero motivazione nella mancata promessa dell’assegnazione della Presidenza del Tribunale e non la nomina di “semplice” componente della Corte di Appello federale, quindi una mancata promessa ovvero una promessa non mantenuta.
Sinceramente mi auguro che siano tutte malelingue e pettegolezzi, ma, se così non fosse, non sarebbe chiaro il motivo per cui il Direttivo della FIS, o qualche suo pesantissimo componente, avrebbe dovuto promettere una cosa del genere. Purtroppo, questo non è l’unico interrogativo, perché ad esso se ne aggiunge un altro, visto che si sarebbe notato che il papà di uno schermidore, in odore di convocazione tra gli atleti della nazionale, sia essa junior che senior, sarebbe stato chiamato a far parte degli organi di Giustizia; ed allora – come diceva Lubrano – la domanda nasce spontanea: come sarebbe possibile ciò? Se il tutto rispondesse al vero (non so se lo sia) in mano a chi siamo? Sarebbe giusto affermare che la giustizia della Federazione è davvero libera, autonoma, indipendente e terza, o piuttosto avrebbero ragione coloro che sostengono che questa è non solo domestica, ma addirittura addomesticata?
Come a tutti noto, nella recente assemblea, il presidente uscente è stato proclamato Onorario. Ma quali sono i suoi compiti? Quali sono le normative che ne regolano l’attività? Qual è il costo che la collettività dovrà sostenere per tale carica, che – ricordo – è solo ONORIFICA. Appare giusto, esatto e corretto che il soggetto che riveste detta carica, in quanto Presidente Onorario, abbia preteso uno spazio per sé nell’ufficio del Presidente FIS? Le domande sono assolutamente lecite, perché riguardano aspetti fondamentali della vita federale, quali: i possibili costi, gli ambiti di competenza, la sfera d’azione, l’eventuale sua partecipazione alle assise consiliari ed assembleari, le decisioni assunte, le supposte (quasi inevitabili) influenze in momenti decisionali.
Ora, senza nulla dire che tutto ciò non sembra essere consacrato e/o previsto da alcuna norma (ma mi potrei anche sbagliare), le solite malelingue riferiscono di un evidente disagio da parte di altri soggetti, forse anche del Presidente FIS, e che a costoro il neo Presidente Onorario avrebbe risposto che era nei patti pre elettorali e che egli avrebbe continuato ad essere operativo fino a dopo le olimpiadi di Tokio: conseguentemente, e di fatto, quindi, il medesimo continuerebbe ad agire in qualità di Presidente FIS, rappresentando la stessa federazione presso le varie istituzioni, sia sportive che amministrative, sia locali, che nazionali o internazionali.
Inutile dire che ciò contrasterebbe con qualunque basilare e semplice norma civilistica, perché oltre al fatto che aggirerebbe ad arte la norma che limita i mandati, creerebbe una illecita e non prevista estensione della legale rappresentanza della FIS, la quale spetta e compete, come tutti sanno - o dovrebbero sapere - solo ed esclusivamente al Presidente eletto, non a quello onorario e nominato. E poi, se così fosse - ma non ci voglio credere - AZZI chi è e cosa fa? Il prestanome o il portavoce di altri? Egli è a conoscenza che solo lui risponde degli atti federali in tutte le sedi, sia politicamente che legalmente? Mi auguro veramente che siano solo malelingue, tese a screditare il buon nome della federazione. Me se così non fosse, la FIS da chi sarebbe governata?
Infine, la disputa nelle varie sedi (tribunali-Consiglio di Stato) tra FIS ed ANS pare non sia destinata ad avere la parola FINE. Infatti, mentre l’ANS cerca in tutti i modi di stabilire un dialogo sulla base delle sentenze pronunciate, la federazione, da una parte, sembra accogliere la volontà di ragionare sulle rispettive competenze, dall’altra, e subito dopo una riunione - evidentemente tra sordi - pubblica il regolamento sulla Scuola Magistrale Federale, Regolamento, peraltro, zoppicante in molteplici punti. Il messaggio che la federazione fa passare è il seguente: noi siamo la FIS e facciamo quel che ci pare, voi siete l’ANS e ve la prendete nel secchio. Il Marchese del Grillo docet.
Cari amici nulla è mutato, il vero cambiamento deve ancora arrivare: arriverà mai?
Ezio RINALDI

06 maggio 2021

IL SOGNO E LA REALTA'

Nella mia carriera di arbitro non mi era mai capitato di raccogliere le confidenze di un atleta, quelle di cui non si parla con nessuno. Probabilmente devo aver trasmesso molta fiducia se sono stato destinatario ed al tempo stesso depositario delle confessioni di un ragazzo praticante l’arma della sciabola.
Forse a molti addetti ai lavori lo scrivere di dette confidenze non farà piacere ma credo che redigere un pezzo che possa in qualche modo alleviare le delusioni e le amarezze di un ragazzo innamorato del suo sport preferito sia giusto.
Come dicevo, ho avuto la possibilità’ di parlare con un atleta, praticante la sciabola, del cammino intrapreso oramai 5 anni fa, proiettato alla partecipazione all’evento sportivo più importante per un atleta agonista e cioè le Olimpiadi, in particolare quelle di Tokyo. La conversazione è stata caratterizzata da un racconto amaro su alcuni episodi e dinamiche di cui questo atleta si è ritrovato talune volte vittima ed altre, oserei dire, complice. Certo è che se quel che mi ha detto fosse vero, pur sapendo che ogni atleta, in presenza di insuccessi o mancati conseguimenti di traguardi prefissati, ha la sua verità, c’è da domandarsi se il nostro sport, a livello mondiale, non debba passare attraverso dei cambiamenti radicali specie nell’arma di appartenenza di questo ragazzo.
Mi dice Alan (nome di fantasia per garantire l’anonimato al ragazzo) che partecipare ad una Olimpiade è stato il suo sogno fin da bambino. “Non dico tornare con una medaglia al collo ma almeno entrare nella storia del mio Paese. E c’era uno sport che per me incarnava i principi di nobiltà, di etica e di valore sportivo: la scherma.” Poi cresciuto, come atleta e come uomo Alan ha scoperto che anche il nostro sport è stato qualche volta protagonista in negativo. L’esempio più famoso di disonestà avvenne nel 1976 da parte del pentatleta ucraino Boris Onishchenko, oramai prossimo alla soglia dei 40 anni, consapevole di avere a sua disposizione l’ultima opportunità di conquistare l’oro olimpico individuale. Opposto al britannico Adrian Parker, il 38enne maggiore dell’Armata Rossa s’impose con una stoccata che però fece sorgere dei dubbi al più esperto Fox, chiamato ad incrociare le spade subito dopo con Onishchenko, in quanto la luce sembrò essersi accesa senza che Parker fosse stato toccato. Un legittimo dubbio che divenne una certezza.
Ad Onishchenko venne consegnata un’altra spada così da poter proseguire nel torneo, nel mentre la sua veniva esaminata dagli ispettori e, a distanza di un’ora, il verdetto fu implacabile. All’altezza dell’impugnatura, difatti, l’arma del sovietico conteneva un pulsante che, ogni volta che veniva premuto, trasmetteva un impulso elettronico che assegnava la stoccata all’argento olimpico di Monaco di Baviera, e le conseguenze non poterono essere altre che l’espulsione dal torneo.
Mi racconta Alan, invece, che rimase “colpito dalla storia dell’americano Peter Westbrook che dai sobborghi d’America riuscì a conquistare delle medaglie olimpiche affidandosi ad un maestro ungherese, consapevole, come me, che affidarsi ad un allenatore di provenienza da uno dei Paesi con maggiore storia schermistica potesse aiutarlo, non solo a migliorare la tecnica ma anche a capire meglio cosa succedesse durante la spiegazione della stoccata da parte dei 4 giudici in un momento in cui non c’era l’apparecchio elettrico ad assegnare la stoccata e dove la soggettività la faceva da padrone”. “Sono rimasto esterrefatto” – mi dice Alan – “al racconto di Matyas Szabo, contro cui ho tirato molte volte in Coppa del Mondo, che parlando del padre in una intervista, disse che vinse un assalto contro un nord-coreano 10 a 4 quando avrebbe dovuto perderlo 10 a 2 solo perché aveva degli amici russi (arbitri?)”.
E non vi dico l’amarezza dipinta sul volto di Alan nel raccontarmi queste cose. A questo proposito ho trovato in rete anche un racconto di un certo James Williams (UK), sciabolatore anche lui, che raccontava che doveva colpire davvero forte per far sì che i giudici gli dessero una stoccata a favore. “Comunque non mi sono fatto intimorire da questi episodi, li ho considerati come eccezionali” – dice Alan – “Io volevo andare alle Olimpiadi e mi sono allenato tanto, quattro anni di continui sacrifici per raggiungere questo sogno che addirittura si è prolungato di un anno a causa del Covid. Lo sapevo che non sarebbe stato facile, solo i migliori arrivano a quella mèta. Io vengo da un Paese dove la scherma è davvero uno sport minore.” Per raggiungere il suo obiettivo Alan ha investito anche risorse economiche personali ingaggiando un maestro Europeo, un po’ come fece Westbrook, perché “la scherma è nata lì e sicuramente i maestri europei sono i più bravi ed i più accreditati”. Eppure il suo percorso si è reso ancora più difficile perché la sciabola si è rivelata come l’arma più complicata di tutte, forse a causa della sempre più difficile ricostruzione delle stoccate da parte dell’arbitro dove anche il video, alle volte, sembra quasi peggiorare l’analisi della stoccata stessa. “Ho dovuto combattere anche contro l’arbitro oltre che contro il mio avversario! Lo so che adesso mi dirai che è facile incolpare sempre l’arbitro eppure avere l’arbitro dalla propria parte è importante per avere un piccolo vantaggio, anche solo in termini di sicurezza mentale”.
Mi viene da dire, però, che molte delle stoccate di sciabola in un match sono così al limite che è anche difficile riuscire a provare che un arbitro stia davvero imbrogliando. A questo proposito v’invito a cercare su YouTube l’assalto tra Paskov(BUL) e Honeybone(UK) per la qualificazione a Rio 2016 che ha sollevato molti dubbi. “Io non ho mai voluto cercare scorciatoie per raggiungere la qualifica olimpica” – continua Alan nel suo racconto – “però ho pensato che con il mio maestro a fondo pedana, visto il suo palmarès, avrei potuto contare anche su una certa sudditanza psicologica. Sudditanza che di certo gli arbitri non avevano mai avuto con il mio precedente maestro, sconosciuto ai più. Il mio maestro ha anche una lunga carriera arbitrale internazionale alle spalle e, l’ho provato sulla mia pelle, qualche stoccata dubbia mi è stata giudicata a favore grazie a qualche suo intervento anche perché alcuni arbitri sono suoi vecchi colleghi”. Questa volta però Alan non ha potuto nemmeno contare sul curriculum del proprio maestro. “Con l’avvento del COVID era rimasta una sola prova di Coppa del Mondo a darmi la possibilità di staccare il pass olimpico. L’avevamo preparata bene, la prima dopo quasi un anno di stop. Pur tirando contro un atleta di un Paese che già sapeva che non si sarebbe qualificato, e che avrei anche potuto ricompensare in qualche modo alla fine del match, non sono riuscito a portare a casa il risultato”.
Così Alan ha riposto tutte le sue speranze nella qualificazione di zona “ma non è servito a nulla essere bravo, essermi allenato, avere al mio fianco un maestro ed ex arbitro eccezionale. Ho perso contro un atleta molto meno accreditato di me solo perché l’arbitro, stavolta, era dalla sua parte e non dalla mia”. Qualcuno penserà che Alan abbia perso giustamente, che le sue siano solo illazioni, o che meritasse di perdere dato che lui stesso aveva cercato di sfruttare un sistema fatto di conoscenze, di sudditanze psicologiche volute o non volute, cercate e non. Forse Alan avrebbe dovuto fare come Williams dell’Inghilterra per avere una botta a favore, o magari come Szabo… alla fine la versione più forte di Alan è forse rimasta vittima dello stesso sistema cui lui aveva affidato le sue speranze, i suoi sogni! Naturalmente da ex arbitro ho cercato, e forse ci sono riuscito, di far capire ad Alan che gli arbitri sono tutti in buona fede e quando sbagliano non lo fanno consapevolmente, anche se da addetto ai lavori devo rilevare che, qualche volta gli errori più evidenti fagocitano dubbi e perplessità, però lascio ai lettori l’onere di una disamina scevra da coinvolgimenti personali.
Certo non si può negare che talvolta prevalgano le simpatie, sia per l’atleta che per le società, ma ritengo di poter affermare che siano episodi rarissimi.
Al fine di eliminare qualsiasi problematica e qualsiasi illazione che andrebbe ingiustamente a discapito di un intero settore, auspico una riforma che porti ad una indipendenza dalla FIS, un po’ come nel calcio con l’AIA (Associazione Arbitri Italiani), che consenta agli operatori di liberarsi da eventuali condizionamenti.
Luca GIOVANGIACOMO

04 maggio 2021

REDAZIONE

Sono lieto di presentare ai lettori e frequentatori della “PIAZZA” l’entrata nel “Gruppo di Redazione” del blog di due autentiche e prestigiose figure del movimento schermistico. Collaboreranno, secondo le loro conoscenze, cooperando con i loro scritti al fine di fornire notizie ed informazioni su varie tematiche. Al pari degli altri componenti, persone che hanno deciso di sostenere il blog con lo scopo di informare ma soprattutto di dialogare su vari argomenti del mondo schermistico.

Ezio RINALDI

Avv. Riccardo BONSIGNORE ZANGHI

BONSIGNORE ZANGHI Riccardo

Siciliano di Catania, padovano di adozione. Avvocato patrocinante in cassazione e presso le magistrature superiori, spadista master, ex vice presidente dell’AMIS attualmente presidente del collegio dei Probiviri dell’AMIS






Ten. Col. Luca GIOVANGIACOMO
Luca GIOVANGIACOMO

Nato a Rieti nel 1978 ma Livornese di fatto. Ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di Ten. Colonnello, arbitro e atleta master

Attualmente, presta servizio presso la NATO in Belgio. Appassionato di sport collabora saltuariamente con il webmagazine anygivensunady.it dove scrive principalmente di pallavolo, sci e scherma.