Ho rimurginato alcuni giorni prima di
decidere di scrivere le mie scuse alle donne in genere, alle schermitrici e, in
particolare, alle due ragazze coinvolte nel “Bucca gate”.M° Vito MANNO
Mi è capitato molte volte di
ascoltare pettegolezzi riguardanti personaggi illustri della scherma italiana,
da CT della nazionale ad arbitri da maestri a preparatori atletici. Non ho mai
avuto cognizione di causa e non ho mai dato credito a queste voci seppur
provenienti da diverse fonti. Chi riferiva queste illazioni lo faceva sempre con
un senso quasi di ammirazione nei confronti dei personaggi coinvolti giustificando
l'abuso di posizione dominante a seconda del numero di medaglie vinte in
qualità di …. Ammiravano la forte personalità del soggetto in causa e talvolta mi
è capitato di ascoltare anche frasi derisorie e offensive riferite alle
“vittime" (sempre consenzienti visto il fascino irresistibile del
personaggio di turno).
Il punto è questo: non sono mai
intervenuto in queste amichevoli chiacchierate per esprimere il mio disaccordo o
per condannare i comportamenti e gli episodi che venivano raccontati veri o
falsi che fossero. Ho assecondato i miei interlocutori pensando che non
facendolo sarei stato preso per bacchettone o per ingenuo o uno senza palle. Forse
avere una figlia ora ventenne e immaginarla in situazioni analoghe è stata la
molla che mi ha spinto a scrivere questo mea culpa .
In qualche modo sento di non aver fatto
o detto quello che avrei dovuto. Queste forme di machismo, a volte apprezzate
anche da alcune donne, non solo sono anacronistiche ma danneggiano fortemente
l'immagine di un mondo, quello della scherma, che dovrebbe cavalcare altri
valori intrinseci e largamente riconosciuti alla “noble art”.
Vito MANNO
Caro Vito, apprezzo molto ciò che hai scritto. Nel mondo della scherma il caso appare ancor più eclatante sia perché sia parla di in arbitro, sia perché questa disciplina si basa su valori, regole e sentimenti indissolubili che ne costituiscono la base portante. Principi che noi maestri trasmettiamo ai nostri allievi e spesso disattesi proprio da coloro che avrebbero il compito di farli rispettare. Il miglior insegnamento è dato dall’esempio e dobbiamo colpire e colpire forte laddove ciò non viene applicato.
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