È risaputo come lo sport sia il luogo prediletto dagli insegnanti di
scienze motorie per il loro “tempo libero” in veste di volontari o dilettanti,
per applicare i loro sogni sportivi facendo gli allenatori o i collaboratori di
società sportive. Ovviamene quelli che hanno una competenza al di sopra della
media sono di certo dei professionisti dello sport e non penseranno a
entrare nella Scuola statale, se non come a una valida possibilità di
raggiungere una minima pensione, senza dover per forza allenare fino all’età di
Matusalemme. Fra queste due figure vi è poi quella che non vede l’ora di
inserire nella scuola in cui è destinato la propria disciplina, con il secondo
e legittimo fine di aumentare le fila della popolazione del proprio sport.
Questa introduzione ci porta a fare alcune riflessioni obbligatorie a
sfondo schermistico.
In primo luogo negli ultimi 7 anni (dal 2015 ad oggi) la separazione tra
i titoli validi per l’insegnamento della scherma (quelli rilasciati
dell’Accademia Nazionale di Scherma) e le Licenze sportive CONI (quelle
rilasciate dalla FIS), non hanno creato la necessaria preparazione a inserirsi
come insegnanti scolastici per lo meno di scuola primaria, mediante una
proposta di qualità presso il Ministero. Non è certo questo il luogo dove
fornire consulenze gratuite su cosa e come fare per approfittare di questa
importantissima situazione lavorativa.
In secondo, al contrario di quanto si possa immaginare, i Licei sportivi
e le Facoltà di scienze motorie in convenzione con l’ANS queste occasioni
sapranno coglierle molto bene e molti passi sono stati fatti in tal senso.
In terzo luogo, ci consta ammettere che la nostra amata disciplina
sportiva, cioè la scherma in quanto movimento, sia immobile (oltre che divisa).
Infatti in questi anni, soprattutto con la pausa forzata legata alla pandemia,
non ha saputo rinnovarsi, nemmeno creando un ipotetico “giocosport”
accattivante, da inserire nelle scuole e tale da far rinascere l’interesse almeno
per quelli che un tempo erano i celebri “Giochi della gioventù”, oggi chiamati
“Giochi sportivi studenteschi” dove la Scuola primaria non sembra essere
presente.
La separazione tra sport e scuola sembra dolorosamente alquanto marcata.
Chi vive nella scuola può vederlo da solo, e anche all’interno dello sport, in
particolare del nostro sport, tale ferita non ha giovato. Oggi, invece di fare
tesoro del passato, cioè quando gli insegnanti di educazione fisica furono
forgiati e trasformati in maestri di scherma, tanto che alcuni divennero grandi
maestri forse anche grazie alla loro cultura sportiva generale, si è arrivati
all’impoverimento prima della cultura schermistica e quindi tecnica e infine
sportiva. Al che mi preme ricordare che tutto lo sport è una risorsa.
Una diversa visione avrebbe fatto bene, se non benissimo a tutta la
categoria magistrale, all’associazionismo sportivo in generale, e a tutto il
nostro sport nazionale così debole nei numeri e nella pratica, che deve farci
riflettere su molti, se non moltissimi aspetti.
Ora, con il senno di poi, dobbiamo iniziare ad ammettere che sarebbe
stato meglio essere uniti, anziché divisi, e questo per il bene di tutto il
movimento schermistico, della Scuola, e dell’Italia.
M° Emilio Basile
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