Come anticipato ecco la il mio pensiero sul 25 aprile.
La mia storia dice che non potrò
mai essere fascista poiché i miei natali risalgono al 1948, esattamente due
anni dopo la nascita della Repubblica italiana. Ho frequentato le scuole
elementari dal 1954 al 1958, studiando sui libri che avevano tra le proprie
pagine l’antifascismo come elemento principale di educazione storica e civica.
Ricordo che l’allora Partico Comunista Italiano non perdeva occasione per
mettersi in mostra ed in una di queste occasioni ci venne a prendere a scuola e
portati in strada per formare un corteo sulle note di “Bandiera rossa”. Da
bambino non mi resi conto della violenza alla quale venimmo sottoposti: cosa
c’entravano i bambini con la politica e con il PCI in particolare?
Tornando a casa feci delle
domande a mia madre, la quale da casalinga del sud poco si interessava ad
argomenti del genere ed allora andai da mio nonno, Cavaliere della Repubblica al
merito di Vittorio Veneto, al quale chiesi il perché ci vennero a prendere a
scuola ed egli mi rispose che chi comandava aveva un suo modo di fare e che la
risposta alle mie domande l’avrei avuta da grande. Però mi parlò brevemente del
periodo fascista e della guerra. Mi disse che la delinquenza era praticamente
inesistente ovvero le autorità riuscivano a tenerla sotto controllo. A questa
positività fece da contraltare il fatto vi era poca libertà, non si poteva
esprimere un dissenso e, quindi bisognava obbedire. Però egli riteneva che se
Mussolini non si fosse alleato con Hitler probabilmente mi avrebbe raccontato
un’altra storia.
Nel corso degli anni, in
particolare quelli che mi hanno visto professionalmente militare al servizio
della nazione, ebbi modo di confrontarmi con molti miei coetanei, in
particolare sull’atteggiamento dei comunisti, i quali non ammettevano idee
contrarie alle proprie e chiunque ne avesse veniva tacciato di fascismo o di
sostenitore del fascismo. Un comportamento che mi infastidiva non poco poiché
non ero comunista ma non avevo in alcun modo idee fasciste. Amavo ed amo la mia
libertà, ho rispettato e rispetto tutt’ora chi ha un pensiero politico diverso
dal mio ma non comprendo l’espressione del pensiero rosso.
Da militare ho giurato fedeltà
alla repubblica ed alla costituzione: mai e poi mai avrei mancato a tale
importante atto, sia per il rispetto dei miei avi che combatterono per la
libertà che per le forze armate, nelle quali ho prestato due volte il
giuramento: la prima da allievo sottufficiale e la seconda quando divenni
Ufficiale. Con l’uniforme addosso ho festeggiato per 45 anni il 25 aprile,
festa della liberazione ed in ossequio a ciò che tale data ha rappresentato,
rappresenta e rappresenterà, l’ho sempre considerata la mia festa e non sono
comunista. Il tempo mi ha portato a valutare tutte le posizioni e ad averne
rispetto, rifiutando la logica del pensiero unico e più avanti quella del
“politicamente corretto”. Pertanto, dopo aver votato persone di sinistra mi
sono convinto di essere stato tradito poiché il pensiero della sinistra sulla
democrazia andava contro il mio: liberista, democratico e rispettoso. Oggi una
parte della politica si duole che al governo ci sia la DESTRA, non il centro
destra ma il destra centro e non ho sentito una parola di
autocondanna, non una assunzione di responsabilità sul perché siamo arrivati a
questo. Affermano che gli attuali governanti siano incapaci e non sappiano governare
e che presto porteranno gli italiani al disastro. Paradossalmente voglio
convenire con questa loro analisi (!?) ed allora la domanda è: di chi è la
colpa? Chi ha governato negli ultimi 10/11 anni? E come mai il popolo, quello
che è andato a votare, ha dato il proprio consenso proprio alla DESTRA? Quella
destra tanto vituperata e vilipendiata da una certa parte radical chic che si
identifica in taluni personaggi, noti e meno noti, che sputano fango sol perché
la destra è legittimamente al governo votata ed eletta dagli italiani. A poco
vale rimarcare che a votare ci sia andato poco più del 50% degli italiani.
Anche qui una riflessione è d’obbligo, la disaffezione al voto è da attribuire
alla sinistra che ha governato, che non ha fatto una politica tale da portare
la gente alle urne. Pertanto chi è causa del suo male pianga sé stesso.
Tornando al 25 aprile, chi come
me riconosce che tale data abbia segnato la rinascita della Nazione e che sarà
portata a memoria futura come pilastro della libertà per la quale hanno
contribuito non solo i comunisti ma tutti coloro che si sono battuti e che per
essa hanno sacrificato la propria vita, non può che considerarla una pietra
miliare contro ogni sopruso. E chi pensa o ritiene che il fascismo possa
ritornare vive su un altro pianeta ed al tempo stesso si può assolutamente
affermare che l’Italia non sarà mai comunista.
Vi domanderete quale sia il nesso
di questo articolo con la “Piazza”, ebbene il nesso c’è poiché nello sport in
generale esprimere il proprio pensiero, divergente dalla governance, equivale,
bene che vada, ad essere emarginati se non perseguiti disciplinarmente. Il
messaggio che intendo inviare è che amare la libertà comporta qualche
sacrificio e qualche rinuncia, viceversa si sarà sottomessi e schiavi di chi
gestisce il potere. Con esso bisogna essere collaborativi ma decisi, senza mai
rinunciare al proprio pensiero ed alla propria identità.
VIVA IL 25 APRILE, VIVA LA
LIBERTA’
Ezio RINALDI
Nessun commento:
Posta un commento