02 dicembre 2024

FAVOLE, SOGNI, SCIOCCHEZZE E SOLIDE REALTA'

Alfredo Linguini è il comico protagonista giovane e svampito di un film di animazione della Disney dal titolo Ratatouille. Nella storia la sua vicenda si divide fra lui, chef incapace di un importante ristorante parigino, e un topo appassionato di cucina. Un classico intreccio dal finale scontato, tranne che il ruolo di protagonista della storia se lo passano il topo e il povero Alfredo. Quest’ultimo infatti gliene combina di tutti i colori e se non fosse per il simpatico ratto, tutto andrebbe a scatafascio.

Infatti il piccolo roditore dal palato sopraffino riesce a comandare il corpo di Alfredo con maestria, muovendo le ciocche dei capelli dell’amico, nascondendosi sotto il cappello da chef, tanto che potremmo dire che il povero Linguini è un burattino nelle zampette del topo.

Il film finisce quando si scopre l’inganno, e come nelle migliori favole americane, ognuno trova la sua vocazione. Alfredo diventa un veloce cameriere che si muove sui pattini e il topo fa lo cuoco assieme alla morosa dell’amico in un bistrot romantico che ottiene successo grazie al ménage à trois.

Se non fosse una favola e non fosse servito per inaugurare Disneyland Paris, (una specie di cattedrale raccattasoldi nella pianura dell’Ile de France), avrei detto che il film è una vera schifezza. Ma essendosi sforzati di creare una storia più o meno moderna, senza dover attingere ai Fratelli Grimm o ad altri racconti popolari, non mi vergogno di dire che di americano c’è quel tanto che basta per farmelo disprezzare, tanto quanto invece me lo fa amare in virtù di quel poco di europeo che vi è stato infilato. Resta il fatto che di originalità come al solito ce n’è poca, e alla fine si capisce che è la solita operazione di marketing per fare soldi, e senza dare mai, o quasi, nessun messaggio profondo. L’obiettivo sembra infatti quello di poter vendere sempre la stessa acqua zuccherata addizionata di anidride carbonica, ma con una etichetta diversa. Un po’ come dire che alla fine la minestra servita è sempre la medesima, perché il cuoco non cambia mai. Ed è qui il punto: stesso menù, stesso cuoco.

So che è trita, ma come non sovvenire la frase di Tancredi ne Il Gattopardo, che diceva: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.”

Se quindi il teorema fosse questo, come faremmo a capire se le cose stanno cambiando davvero nella scherma? Se si è abituati a mangiare sempre la stessa zuppa, quando vi serviranno qualcosa di meglio, sarà inevitabile credere che le cose non vadano bene.

Ricordo a tal proposito un vecchio amico che fin da piccolo era stato abituato a mangiare polenta, tanto che per lui era il cibo più buono del mondo. Forse il problema era che non aveva conosciuto uno chef diverso. E, sempre forse, il secondo e più profondo dramma era che immaginare di mangiare cose differenti dalle solite lo avrebbe in qualche modo spaventato.

In fondo è un problema antico come l’umanità, se anche gli ebrei stanchi di mangiare gratis manna calata dal cielo e quaglie, sospiravano con nostalgia le cipolle d’Egitto. E forse (ah quanti ce ne sono!) è il sapore delle cipolle che un tempo si mangiavano nella scherma che è rimasto nella bocca di molti, anche perché Azzi non ha ancora servito quaglie a nessuno, prediligendo, sebbene centellinata, meritocrazia e competenza, come se fosse timida quanto lui, una manna calata dal cielo sul prato della scherma.

Non voglio cambiare discorso, ma proprio perché la politica sportiva è simile, ma non uguale a quella nazionale, il concetto di cambiamento avviene sempre per piccoli passaggi, molto ben controllati e attentamente vagliati. Infatti ieri si sono svolte le elezioni del Bureau della FIE e delle varie commissioni. I risultati apparivano sul megaschermo, con nomi e numero di voti.

Sebbene io sia dispiaciuto del fatto che Luigi Martillotti, arbitro giovane e lanciato, non sia entrato nella Commissione referee, non posso lamentarmi degli splendidi successi di Giuseppe Cafiero nella Commissione regolamenti, Gian Domenico Varallo Commissione SEMI, Antonio Fiore, in quella medica. Tutti e tre risultati al primo posto nelle votazioni, seguiti da Maurizio Randazzo, quarto nella Commissione legale. Un grande successo italiano e di Azzi, terzo nel gradimento del Bureau!

Ho poi fatto una riflessione pensando alla persona che esortava Azzi in modo moralistico, dicendo che avrebbe dovuto starsene fuori dal Bureau, ingaggiare una protesta, e schierarsi con lo Svedese antagonista di Uzmanov. Mi sono chiesto come avrebbe vissuto lui l’altamente probabile déblacle italiana nello stare fuori dal bureau e dalle varie commissioni e finanche vedere la sconfitta proiettata sullo schermo gigante. Avrebbe goduto, oppure si sarebbe sentito una schifezza?

Mi chiedo se questa persona che ha avuto il coraggio di alzare il ditino e dire la sua, con la presunta sapienza del politico navigato, e che sta saggiando per la prima volta la schermaglia delle azioni di palazzo, ben diverse da quelle delle pedane, come avrebbe reagito nel vedere i nomi degli italiani tagliati fuori dai giochi definitivamente? È spirito azzurro, o di altro colore?

Però lo voglio ringraziare, perché per la prima volta grazie al suo pipponcino anche poco sostanzioso, abbiamo assistito con trepidazione alle votazioni FIE, che nella scherma italiana da almeno un ventennio non sono fregate mai a nessuno e anzi, forse qualcuno sperava che l’Italia fallisse, per poter guadagnare terreno in patria, in quella che sarà ricordata come la campagna elettorale più becera della storia della FIS.

Invio a Paolo Azzi il miglior augurio di buon lavoro, assieme a tutti gli italiani che sono stati pienamente confermati, consapevole dell’importanza della nostra presenza nella scherma mondiale.

Fabrizio ORSINI

 

2 commenti:

  1. Ma chi era "questa persona che esortava Azzi in modo moralistico, dicendo che avrebbe dovuto starsene fuori dal Bureau"?
    C'è stata veramente o è frutto della vulcanica fantasia del mio amico Fabrizio?
    Certo che questo soggetto, se esiste davvero, ha dimostrato di capire poco o nulla dei movimenti politici nell'ambito FIE e del gradimento che l'attuale (e non la vecchia) FIS riscuote in campo internazionale.
    A meno che, la suddetta perla di rara saggezza sia stata dispensata, con consumata abilità, da un finto amico, che l'ha spacciata per verità assoluta: allora, è evidente che le intenzioni erano ben altre e non certo madreperlate.

    Cordialmente.
    Gaspare Fardella

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  2. Caro Gaspare, ho inventato tutto. Ti pare che esista qualcuno che voglia o sia "il male della scherma"?
    Nooo nella scherma siamo tutti buoni, nessuno pensa male, né agisce per proprio interesse, o per conservare la cadrega.
    Chi oggi resuscita non lo fa per salvare il mondo, ma per mantenere il potere.
    Un caro saluto
    Fabrizio Orsini

    P.S. giorni fa lo hanno visto aggirarsi per sostenere un certo gruppo di persone il cui nome di appartenenza ha le sue stesse iniziali. Di certo lo vedremo ancora, perché non resisterà a stare nell'ombra. Ama troppo apparire

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