19 dicembre 2024

NULLA DI NUOVO ALL'ORIZZONTE

La campagna elettorale procede a passi svelti verso il suo momento finale, quello celebrativo delle votazioni, e fino a questo momento - con mio sommo rammarico - non posso, purtroppo, che affermare: “nulla di nuovo all’orizzonte!”

Stiamo, infatti, assistendo al riemergere, in maniera convulsa e frenetica, di una “vecchia politica”, al ritorno cioè di quel malinconico e triste modo di far “politica”, assolutamente mortificante ed inelegante, che non ha per reale obiettivo la crescita e lo sviluppo di un gruppo o una collettività o comunità di persone, bensì il raggiungimento di traguardi individuali, al solo fine di appagare il proprio ego e la propria personale ambizione: occupare quella “particolare poltrona”.

Una politica ampiamente umiliante, perché caratterizzata da prebende e promesse, da incarichi e avvicendamenti, che, in prossimità del voto, aumentavano a dismisura e che ha visto il suo apice negli scorsi quattro lustri.

Vale appena il caso di ricordare che tale modus operandi è stato mandato al macero, o, se preferite, in discarica, da Azzi, il quale ha rivolto tutti i suoi sforzi a prediligere attitudini, abilità, meriti e capacità, piuttosto che cartellini da mettere sulle poltroncine o sulle targhe premio.

Sembrava definitivamente finito il “mercatino” dove proposta e adesione, domanda e offerta si incontravano e si accordavano, alla stregua del Paese dei balocchi della storia di Pinocchio, dove - come è noto - l’unico che ci guadagnava era l’imbonitore!

Anche oggi, purtroppo, vediamo, anzi, assistiamo, da vicino e da lontano, a quelle stesse metodiche e a quelle stesse azioni che ritenevamo essere state abbandonate, per questo - a costo di essere ripetitivo - dico ancora una volta: niente di nuovo all’orizzonte; anzi, sembra ci sia un peggioramento.

Ciò (il peggioramento) lo si evince non soltanto dallo sbandieramento di promesse talmente enormi ed imponenti che appare del tutto evidente che queste difficilmente potranno essere mantenute, se non in toto almeno in gran parte, ma soprattutto dalla provenienza di taluni “endorsement”, pienamente rivelatori della identità del propugnatore, il quale, a dispetto di quanto da lui sempre sostenuto (rotazione, limiti di mandato, trasparenza, decentramento), poco o nulla ha veramente realizzato.

La conferma di tale assunto la si coglie dal seguente semplice episodio, evidente anche ai più distratti: nel 2012 fu votato un presidente; costui venne riconfermato nel 2016, e successivamente, nel 2020, indicò Azzi, già vice presidente, quale suo naturale sostituto, sostenendone candidatura ed elezione; oggi, appunto in stridente contraddizione con quanto prima affermato, sembrerebbe, ma sono voci che circolano da tanto tempo e che io per primo posi in evidenza sul blog, che quel soggetto stia supportando e suggerendo un diverso candidato.

Alcuni parrebbero non comprenderne il motivo, malgrado questo sia a tutti ben chiaro ed è da ravvisarsi sul suo naturale allontanamento, allora imposto per legge ma dal medesimo non digerito del tutto, tanto che ha cercato, in vari - ma vani - modi, di “tornare in sella” ad agitare il vessillo del comando; forse, poiché il tentativo di rientro/ritorno non è stato visto di buon occhio dai vertici federali, che hanno posto una certa resistenza, egli appoggia altri soggetti, sperando/affidandosi alla loro benevolenza e riconoscenza.

Difficile poter sostenere che all’orizzonte appaia un “nuovo che avanza”, ben potendosi invece affermare l’assoluto contrario: si avvista all'orizzonte un molto probabile “totale ritorno al passato”.

E ciò vale tanto per i soggetti che si affacciano nell’agone, quanto per i superati e vecchi metodi posti in essere, nello sforzo di esibire, mostrare, quasi ostentare, per non dire millantare, un consenso in verità non ancora raggiunto.

Infatti, da una certa parte, si asserisce il possesso di così tanti sostegni e voti, da far pensare che il risultato sia già acquisito; ed, allora, mi domando: “perché chiedere le deleghe?”, se il passato, sotto mentite spoglie, ha già vinto?

Peraltro, ad ulteriore conferma della vetustà dei metodi usati, è opportuno rammentare che proprio la “richiesta della delega” rappresenta un segno distintivo di un vecchio stile elettorale, antidemocratico, appartenuto ad un tempo passato, del quale francamente siamo tutti un po’ stanchi: ciò vale per tutti.

Non posso fare a meno di rilevare - con grande dispiacere - come la lealtà ed il buon gusto, facilmente rilevabili nei comportamenti di Azzi, specialmente in quest’ultimo difficile triennio olimpico, siano visti come dei disvalori e cedano il passo a quel vecchio criterio, appunto appartenente, come peculiare segno distintivo, a quel passato che tenta di ritornare.

Al momento, dunque, niente di moderno all’orizzonte; siamo di fronte alla vecchia politica fatta di prebende, promesse in prossimità del voto; stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale per il rinnovo delle cariche federali e sembra proprio che, rispetto al passato, nulla sia cambiato: le stesse metodiche e le stesse azioni, pertanto - come già detto - niente di moderno all’orizzonte.

Qualche sostenitore del candidato presidente, dr. MAZZONE, sostiene che debba vincere a tutti i costi. Un po’ di classe non guasterebbe. Naturalmente certuni potrebbero farmi notare che in politica vale tutto, ma qui siamo in campo sportivo dove valori come lealtà franchezza e correttezza dovrebbero farla da padrone.

In conclusione, vorrei che l’elettorato facesse le proprie scelte sulla base di conoscenze, esperienze ed affidabilità e non su pressioni di questo o quello: sia libero e scevro da condizionamenti: il movimento scherma non ha bisogno di salti nel buio.

Ezio RINALDI

1 commento:

  1. Più di una persona non condivide il contenuto del mio articolo: c è chi lo ha fatto pubblicamente e chi in privato. Ringrazio queste persone per la loro franchezza: é quello che ammiro di più in una persona. Capisco la loro divergenza, ma come sempre esprimo apertamente ciò che penso e non pretendo di essere condiviso. Attendo che anche altri si esprimano.

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