Paolo AZZI |
Di ritorno da Tiblisi, in veste di Consigliere FIE, abbiamo intervistato Paolo Azzi.
Buongiorno
Paolo, come è andato questo mondiale?
Nel
complesso bene: il medagliere ci consolida sempre ai vertici della scherma
mondiale per cui, al di là di alcune medaglie mancate, ritengo che nell’insieme
sia andato bene. Poi, naturalmente, le valutazioni tecniche vanno fatte arma
per arma, gara per gara.
Che clima
c’era a Tiblisi dal punto di vista federale internazionale?
La lettera
aperta della Confederazione europea di scherma che si lamentava per
l’ammissione degli atleti AIN anche nelle prove a squadre (peraltro già
avvenuta in occasione degli ultimi mondiali giovani) ha inizialmente fatto
partire il tutto con un po’ di polemica. Il Presidente ad interim della FIE
Abdelmonaim el Hussein non ha preso la cosa di petto, perché ha voluto
approfondire scegliendo il dialogo, piuttosto che lo scontro. Ne è nato quindi
un dibattito, che poi è sfociato in una seconda lettera della Confederazione
europea in cui si ricalibravano gli intenti e i toni. La strada della
moderazione e del dialogo è sempre vincente e mi auguro che questo percorso,
appena iniziato, possa proseguire.
In molti
parlano degli atleti russi, che hanno finalmente partecipato a un Campionato
mondiale, vorresti aggiungere qualcosa dal tuo osservatorio?
Russi e
Bielorussi sono già rientrati da tempo nel circuito delle gare di Coppa del
mondo; il problema si poneva per la riammissione, ovviamente sotto bandiera
FIE, delle squadre, soprattutto in vista dell’Olimpiade di Los Angeles del
2028. Personalmente, pur consapevole che la decisione di riammettere le squadre
non è stata apprezzata dal CIO, la ritengo tuttavia ragionevole anche per fare
in modo di ricostituire, sin dall’inizio del quadriennio olimpico, un ranking
corrispondente ai reali valori tecnici in vista della qualifica per i Giochi di
Los Angeles 2028: tutti noi sappiamo quanto, nella scherma olimpica, la
qualifica a squadre sia determinante anche ai fini della composizione dei
tabelloni delle prove individuali. La questione era già stata ampiamente dibattuta
in ambito FIE e in qualche modo anche definita.
Alla fine
senza di loro forse alcune medaglie sarebbero state messe al collo di altri
atleti.
Kirill
Borodachev era già ampiamente conosciuto e accreditato, invece la Egorian, che
aveva smesso circa sei anni fa, è arrivata dritta all’oro. Ci ha sorpresi, forse
ha tirato con meno pressione rispetto ad altre e questo l’ha avvantaggiata; la
sua, comunque, resta una grande impresa sportiva.
Degli
italiani cosa vorresti dire?
Il discorso sarebbe lungo, visto
che, per forza di cose, tutti gli atleti che si sono cimentati provengono dalla
precedente gestione federale che io stesso presiedevo; questo vale, in
particolare, per gli esordienti, tra i quali emergono Cristino e Galassi, che
hanno disputato un mondiale da protagonisti.
A questo proposito, ci tengo a
dire che mi ha fatto particolarmente piacere rivedere Matteo Neri impegnato a
questi livelli, dopo due anni durissimi per lui.
Detto questo, la vittoria degli
sciabolatori, tornati all’oro dopo dieci anni, è molto importante e poco conta
che sia stata “agevolata” dalla precoce eliminazione di squadre che partivano
con i favori del pronostico: le occasioni vanno sfruttate e i ragazzi hanno
legittimato il titolo con una prestazione molto convincente nella finale contro
l’Ungheria (che, per parte sua, ha schierato una strana formazione, rinunciando
all’apporto di Szatmari).
Bello anche l’oro dei
fiorettisti, che hanno riscattato una prova individuale al di sotto delle
aspettative. Una vittoria importante, perché i nostri atleti sono riusciti a
ottenerla pur non esprimendo, Bianchi a parte, la loro scherma migliore.
Per il
resto, si è trattato del primo mondiale del quadriennio, e, come ho detto, le
valutazioni tecniche è bene che vengano fatte, a mente fredda, nelle sedi
opportune: la strada per Los Angeles è lunga e la concorrenza numerosa e
agguerrita.
In questa
edizione abbiamo visto anche la consegna dei premi in denaro, cosa ci puoi
dire?
È una novità
che la FIE ha voluto introdurre da quest’anno, stanziando risorse ed
elargendole ai primi tre classificati individuali e a squadre.
Sapevo
che erano stati dati anche in edizioni passate, non è così?
Si, in
passato erano stati assegnati dei premi in denaro, ma si trattava di somme
elargite direttamente da Alisher Usmanov, attraverso la sua fondazione. Questa
volta è diverso. I premi sono stati messi in palio direttamente dalla FIE con
risorse proprie.
E
continuerete?
Per quanto
riguarda i Campionati mondiali ritengo di sì, non per la Coppa del mondo.
E per le
gare Continentali?
È una
decisione che spetta alle singole Confederazioni. Per ora non credo ne daranno.
Si sta
profilando uno scenario simile a quello del tennis.
Il paragone
col tennis viene spontaneo, ma, come sappiamo bene, si tratta di due realtà
assolutamente non paragonabili dal punto di vista economico. Forse fra alcuni decenni si potrà dire di aver
costruito un modello nostro, sulla falsariga di quello, ma per ora è una cosa
molto lontana.
Abbiamo
visto un calendario strano, con giorni vuoti rispetto alle edizioni passate.
Un
esperimento non riuscito: l’intenzione era quella di concentrare i tempi di
permanenza delle singole specialità, sul modello di quanto avviene al mondiale
cadetti e giovani. A livello giovanile, però, le gare si svolgono in un solo
giorno, mentre a livello senior i giorni di gara sono due e questo,
inevitabilmente, crea delle sovrapposizioni poco sensate. Risultato: la
soluzione adottata ha ricevuto molte critiche e spero vivamente che verrà
abbandonata per le future edizioni.
Puoi
dirci qualcosa di più in merito al mondiale?
Avrei molte cose da dire, come
per esempio sui regolamenti. Si tratta di un capitolo importante.
Faccio due esempi: il primo
riguarda la comprensibilità del nostro sport per il grande pubblico. E’ chiaro
che il problema riguarda in prevalenza le armi convenzionali, ma mentre la
sciabola ha dalla sua la velocità delle azioni che la rende comunque
spettacolare, il fioretto, anche a causa degli attuali criteri di applicazione
del regolamento, rischia di offrire allo spettatore profano uno spettacolo
noioso oltreché incomprensibile.
Il secondo riguarda la sicurezza:
mi riferisco in particolare all’eccessiva tolleranza, da parte degli arbitri,
dei contatti fisici violenti, che si verificano ormai con una certa frequenza
sia per la prestanza fisica degli atleti, sia per l’importanza che lo scambio
ravvicinato riveste nella scherma moderna. L’anno scorso abbiamo registrato un
caso di lussazione della mandibola; a Tbilisi un atleta di alto livello è
finito in terapia intensiva per un forte trauma. Credo che sia giunto il
momento di intervenire con misure appropriate volte a prevenire il ripetersi di
situazioni simili, se non addirittura peggiori.
Vedo che
hai molto lavoro da fare in FIE
Dopo Los Angeles il programma
olimpico verrà ridiscusso e la scherma, a mio giudizio, dovrà farsi trovare
pronta, come già fu capace di fare prima dei giochi di Pechino. La
globalizzazione del nostro sport è un fatto di grande importanza, ma non basta;
lo stesso dicasi per la tradizione: nuovi sport più telegenici e seducenti si
affacciano ogni giorno e reclamano spazio. La scherma dovrà mostrarsi in grado
di raccogliere la sfida e di rinnovarsi pur senza rinnegare la sua tradizione.
Di questi
temi si parlerà alla conferenza dal titolo “Sviluppo globale della Scherma nel
mondo: problemi, soluzioni e innovazione” in programma a Tashkent il prossimo
30 agosto. Sarà l’occasione, spero, per avviare tutti insieme una seria
riflessione sul futuro del nostro sport.
Spero
quindi tramite te, di poter seguire di più le attività della Federazione
internazionale, a vantaggio di tutta la scherma italiana e non solo.
Grazie vi terrò aggiornati.
Bhe... a dire il vero, da questo articolo e da un confronto degli organici FIS, FIE ex altri enti/organismi internazionali emerge una singolare circostanza , quasi elevata a Sacro Principio, valevole per molti, tanti, ma non per tutti: si esce dalla porta ma si rientra dalla finestra.
RispondiEliminaCordialmente.
Gaspare Fardella