Nel post “Procedimenti disciplinari” del 14 ottobre scorso si è narrato
dell’udienza nella quale il Tribunale Federale FIS ha trattato e deciso i
procedimenti disciplinari avviati dal Procuratore Federale nei confronti del
Presidente dell’associazione Sala d’Armi Trinacria, dott. Seminara, e del presidente del GSA, Pietro Ingargiola. Posizioni
antagoniste che sebbene generate da un’unica vicenda, concernente fatti
indissolubilmente connessi, sono state processate separatamente.
In quel post il sig.
Rinaldi ha rimandato ogni valutazione alla lettura delle motivazioni delle due
decisioni.
Qualche giorno fa ho avuto modo di apprendere le motivazioni
che hanno indotto i giudici a ritenere il dott. Seminara assolutamente estraneo ai fatti per i quali era stato
denunciato dal Presidente di Accademia Scherma Palermo, Daniele Zangla, e
dall’Ingargiola.
Non altrettanto mi è stato consentito in merito all’assoluzione
dell’Ingargiola in quanto gli organi Federali, a dispetto della natura pubblica
delle decisioni e delle relative motivazioni, (principio espressamente sancito dal
vigente Regolamento di Giustizia), hanno inibito l’accesso agli atti.
Sennonché, trovarsi davanti due decisioni assolutive che
riguardano posizioni irrimediabilmente conflittuali (anche in ragione dei danni
di natura patrimoniale subiti dal dott. Seminara) costituisce un
incomprensibile paradosso.
Nel caso di specie l’atteggiamento dei giudici federali resta
un fatto davvero singolare. Se pensiamo a cosa si aspettano due litiganti quando
sono davanti ad un giudice, sicuramente la risposta è “avere Giustizia”!.
La Giustizia è stata sempre rappresentata da una spada che divide il torto dalla
ragione.
Quindi, il giudizio del tribunale federale, che ha riconosciuto le ragione di entrambi le
parti, ha sostanzialmente violato le aspettative dei contendenti ed anche il
senso comune e la logica classica, la quale ci dice che se tutti hanno ragione
non si è più in grado di decidere nulla, e i contrasti continueranno a
perpetuarsi.
Le due sentenze del Tribunale Federale hanno rotto lo schema
mentale tipico, (aggirando il sistema che conosce soltanto, come unica modalità
di gestione di un conflitto, l’attribuzione dei torti e delle ragioni), per
effetto di una decisione paradossale ed imprevedibile: quella di un giudice che dà ragione a tutti!
In questo modo sono state disattese le aspettative non solo
dei litiganti, ma anche del pubblico.
I litiganti pretendono che qualcuno dirima la loro
controversia e vengano riconosciute le
loro ragioni; il pubblico attende una decisione autorevole, pretendendo che
venga prospettata una netta separazione dei torti dalle ragioni, e nel momento
in cui la ragione viene data a tutti ne resta disorientato, perdendo fiducia in
un certo tipo di giustizia, delle cui decisioni
non è, neppure, ammesso a conoscere i percorsi logico-argomentativi.
Forse, per il superamento di tale incongruenza sarebbe stato opportuno,
per i vertici Federali, ossequiare il principio fissato dal Regolamento di
Giustizia e rendere pubblica la motivazione che ha mandato assolto anche il
Presidente del GSA Pietro Ingargiola.
Infatti, solo nel caso in cui ne fosse resa pubblica la motivazione,
l’assunto che “tutti hanno ragione”, (e che le posizioni difensive dei
contendenti erano entrambi meritevoli di accoglimento), avrebbe la possibilità di
potere essere condiviso da qualcuno.
Rimanendo ignote le motivazione ne rimane frustrata anche la
possibilità di una condivisione del merito.
E il diniego di accesso, opposto fino ad oggi dalla
Federazione, non aiuta di certo a
comprendere le logiche che stanno dietro le decisioni del Tribunale Federale.
Un’altra occasione in cui il lodevole “principio di
trasparenza” viene sacrificato
sull’altare di una inspiegabile riservatezza che non fa che gettare ulteriori
ombre sulla vicenda e sul ruolo di alcuni esponenti federali.
Nelle more di un auspicabile ripensamento da parte dei
vertici della Fis, riproduco di seguito il motivo sostanziale dell’assoluzione
del dott. Seminara nel quale si affermano come “ non adeguatamente provati, in
quanto privi di riscontri obbiettivi, i fatti violativi portati a conoscenza
soprattutto da Daniele Zangla e da altri soggetti in posizione di evidente
conflittualità con le parti convenute e, soprattutto portatori di un interesse
antagonista in quanto appartenenti ad un affiliato concorrente”.
A mio parere, - benché il tribunale abbia “dimenticato” di
valutare alcune prove offerte dalla difesa a riprova delle “modalità” con cui è
stata condotta l’attività di indagine -, tale asserzione è sufficientemente
esaustiva ed eloquente da non necessitare di ulteriori commenti, e ciascuno può trarne le logiche conclusioni.
In ogni caso la storia ci insegna che le vicende, ancorché sembrano
avere concluso il loro ciclo, continuano a trascinarsi fino a quando non intervenga
una decisione che assesti un taglio netto e definitivo!
Antonello Fileccia
Quando presenziai ai due processi mi feci un' idea circa i procedimenti disciplinari trattati: Salviamo capra e cavoli! L'analisi del dott. Fileccia conferma questo mio pensiero ed ora anche io mi pongo la domanda: "perché la FIS non pubblica sul proprio sito le motivazioni delle sentenze relative ai processi sportivi?".
RispondiEliminaGent. sig. Rinaldi, immagino che la domanda da lei posta sul perché la FIS non intenda dare contezza delle motivazioni delle decisioni giudiziali sia una domanda retorica.
EliminaMi permetto di suggerire al Presidente Scarso di emulare, ad esempio, quanto fanno in FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO dove, in ossequio al principio di trasparenza, le sentenze vengono pubblicate integralmente, senza nessuna remora o ragione di riservatezza.
Penso, ad esempio, che possa per questo ritenersi esemplare il caso della sentenza di condanna del presidente CONI, dott. Malagò, la cui integrale motivazione è accessibile a tutti sul sito FIN al seguente indirizzo internet: “ http://www.federnuoto.it/federazione/federazione-news/item/34827-comm-disciplinare-malag%C3%B2-inibito-16-mesi.html”
cordiali saluti
Antonello Fileccia
Questi alcuni commenti tratti da facebook:
RispondiEliminaGIOACCHINO MAURIZIO SEMINARA:
Utile lettura, esplicativa delle reali dinamiche e delle effettive capacità politiche nonchè " di indirizzo" che alcuni soggetti sono in condizione di poter esercitare all'interno e dall' interno della Federazione Italiana Scherma .
GIOACCHINO MAURIZIO SEMINARA:
Mi auguro che si abbia il coraggio ed il buon senso di non lasciare che rimanga lettera morta quello che si ebbe l'ardire di definire, mero esercizio di stile, attendo ,con tanta speranza ma poca fiducia, che qualcuno ci spieghi.
FABRIZIO ORSINI:
Cioè se uno riesce a crackare il sistema, fa quello che vuole, come fino a poco tempo fa, quando con una mail ci dissero che le iscrizioni alle gare nazionali eseguite sul posto di gara, non si potevano più fare...chi era riuscito a intrufolarsi nella falla, aveva approfittato della imperfezione del sito o del regolamento, o di entrambi spargendo la voce, fino a metterlo in crisi.
Ovvio che il sistema perfetto è sempre quello più semplice, con un garante irreprensibile.
Buon lavoro a chi dovrà sciogliere i rebus
Gent. sig. Rinaldi, trascorsi alcuni giorni dalla pubblicazione di questo post ho creduto che l’inerzia della Federazione potesse essere supplita dall’iniziativa personale del Presidente del GSA, il quale, considerato il prestigioso ruolo rivestito in seno alla FIS, dovrebbe avere tutto l’interesse a far conoscere al pubblico i motivi per cui il Tribunale federale non lo ha ritenuto responsabile dei fatti addebitatigli dalla Procuratore Tomassini. E credo che tale circostanza possa essere soddisfatta direttamente dall'interesato solo rendendo pubblica, anche su questo blog, la sentenza della sua assoluzione.
RispondiEliminaChissà perché, però, più passa il tempo più mi convinco che tale legittima e lodevole iniziativa, incomprensibilmente, non verrà mai intrapresa.
Antonello Fileccia
Egr. dott. FILECCIA, sarebbe auspicabile la pubblicazione integrale delle sentenze anche in virtù del fatto che per adire le vie della giustizia sportiva la FIS incamera qualche euro(!?), ergo: è cosa buona e giusta informare la base delle sentenze emesse. Peraltro se ciò avvenisse si fornirebbe ai delegati uno strumento di cultura disciplinare che, se opportunamente utilizzato, potrebbe evitare tante dispute.
EliminaEzio RINALDI