14 giugno 2016

L'insostenibilità economica del calendario gare

“Egregio signor Rinaldi, nel ringraziarla per aver pubblicato il mio piccolo commento, sono di nuovo costretto ad inviarle una mail. E’ stato appena varato il calendario anche se pur provvisorio ma di sicuro definitivo per le scelte delle sedi di gara, per rappresentarle che ancora una volta che le gare di G.P.G.. u. 14, sono previste: fioretto 3/3 al nord, spada 2/3 al nord e solo 1 al centro (Caserta), per fare continuare lo sport che piace a mia figlia devo decidere se continuare ad assecondarla oppure fargli cambiare sport, non si possono spendere in media €. 6.000,00 solo per le trasferte essendo tutte al nord.
Appare inconcepibile che le maggiori spese debbano essere sostenute da chi vuole praticare scherma ma purtroppo è isolano.
Un caloroso saluto
Vito Giuliano

Carlentini (SR)”

Il Signor Vito GIULIANO manifesta tutto il suo disagio per l'insostenibilità dei costi inerenti le trasferte per la prossima stagione agonistica, ed ha tutta la mia comprensione, avendo affrontato tali spese per tre figlie che hanno praticato il nostro splendido sport. Non intendo, però, strumentalizzare il suo scritto, ma mi auguro che le sue parole sensibilizzino chi di dovere e nel contempo gli rappresento che la FIS prevede un contributo per le spese di viaggio degli atleti isolani partecipanti alle gare nazionali sul continente. Tale contributo viene elargito alla società di appartenenza: informazioni più dettagliate le potrà ottenere rivolgendosi al Comitato Regionale Siculo nella persona del suo Presidente Sebastiano MANZONI.
Ezio RINALDI

10 commenti:

  1. Da facebook:
    "Paolo Filalete Cuccu: Siamo alla solita diatriba sul posizionamento delle gare. Se si fanno al nord allora, giustamente, protestano al sud. Se inverti le sedi, giustamente, si arrabbiano gli altri, Farle tutte al centro significa che chi abita la non spende più nulla mentre gli altri spendono tutti. E tutti, giustamente, si arrabbiano. L'Italia è lunga, e non possiamo accorciarla. Da nord a sud c'è tanta strada, manche chi abita a Torino e si trova le gare al nord, ma dall'altra parte, si spara in media 1000km a gara, e tutti in macchina perchè spesso le gare sono in paesini improbabili dove non ci si arriva con altri mezzi.
    Allora il vero problema non può essere la distanza, perchè il paese è questo e nessun presidente o candidato tale potrà mai cambiare la geografia comprimendolo :)
    Forse il problema è il rapporto : costo/gara. Andare dall'altra parte dell'Italia, in qualsiasi direzione, per il 30% significa fare 5-6 assalti a 5 stoccate, per il restante 50% giusto una diretta in più (spesso molto rapida). Allora mi piacerebbe che mi spiegassero il senso di questo.
    Dire che in certe aree geografiche non si possono fare gare locali perchè al massimo si metterebbero assieme 10 iscritti mi fa quantomeno sorridere. Con 10-12 iscritti quanti assalti si farebbero? 5-6 per chi esce nel girone, 1 in più per chi arriva alla prima diretta e non la supera.
    Quindi qualcuno più savio di me mi spiega che differenza c'è tra il partecipare ad una gara dall'altra parte del paese? solo per dire che eravamo "mille e mille"? Una differenza c'è, con una attività locale i costi diventano irrisori, gli assalti sono gli stessi, ma a parità di condizioni un ragazzo arriva ad una posizione meno umiliante, e forse i genitori non si porrebbero più il dilemma del fare o non fare continuare il proprio figlio. I 10-12 l'anno dopo diventano 18-20, perchè non si perdono per strada (e per una federazione significa sul piano nazionale il raddoppio dei tesserati) quelli che si stufano di andare dall'altra parte dell'Italia per arrivare 200°.
    Poi è giusto fare anche fasi nazionali, ma per i più forti e meritevoli, non per tutti che non ha più molto significato. Ed in ogni caso, visto che qualcuno potrà sempre dire che in ogni caso ci sarà un 200° classificato, gli rispondo che un conto è esserlo in una gara secca, in un conto è arrivarci dopo avere superato delle gare locali dove il ragazzo risulterebbe una dei più bravi, e darebbe così un significato alla sua stagione."

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  2. Vorrei aggiungere qualche parola in più al mio pensiero telematico, visto oltretutto che sono l'unico a parlare. Oramai mi sembra di stare nel periodo del terrore francese, chi osa anche solo tossire.......zac! via la testa.
    Ma io nel mio immenso narcisismo mi pregio di pensare che quello che metto per scritto è così lapalissianamente ovvio che non solo non vale la pena controbattere, ma proprio non ci sono argomenti (ahahahahahahahah, spero sia stata colta la velata ironia).
    Le "coppette", le "medagliette", il "piazzamentino" hanno un valore altissimo, che va ben oltre quello simbolico del premio in se.
    Per un ragazzo vedere dare una trasformazione concreta la suo lavoro, al suo impegno. Pane con cui nutrire il suo entusiasmo.
    Saliamo di numero, anche se non proporzionalmente alla visibilità televisiva che negli ultimi anni la scherma ha visto crescere parecchio, ma chiediamoci anche quanti ne perdiamo per strada ogni anno.
    Dire che è sempre colpa del ragazzo, della famiglia, del maestro, della società, di internet mi pare comunque uno scarica-barile.
    Certo, sono tutte cause assolutamente vere, ma molto spesso sono solo l'ultima causa, la prima, quella su cui concentrarsi, si cerca sempre di non vederla.
    Se così fosse allora ne deriverebbe che abbiamo una federazione perfetta, che tutto quello che fa è giusto ed ha sempre successo. Ma sappiamo bene che non è così, e anno dopo anno le lamentele che si sentono (sui luoghi di gara ovviamente, dove c'è la garanzia dell'anonimato) sono sempre le stesse.
    Non che le stesse alla fine non arrivino anche agli orecchi di chi decide, prove ne è i correttivi che di anno in anno vengono apportati al calendario. E a tale proposito mi complimento con chi ha deciso di estendere la Coppa Italia anche ai Giovani, dando così una seconda chance a tutti quei ragazzi che altrimenti vedrebbero la stagione conclusa a gennaio.
    Ma si può fare di più, prima di tutto capire che non ha più molto costrutto continuare ad applicare correttivi anche una tipologia di attività agonistica impostata 50 anni fa, quando in Italia a fare scherma erano un decimo di quelli attuali, che le società erano un decimo di quelle attuali e che fare 2 se non addirittura 3 armi se non era una norma era quasi una prassi.
    Dovremmo cominciare anche a guardare a casa degli altri, ma non con la spocchia di chi pensa di sapere tutto, ma con l'umiltà di chi sa che da tutti c'è sempre da imparare qualcosa.
    I maestri civili prima, e le società civili a seguire devono cominciare a domandarsi se vogliono diventare "grandi" o restare eternamente dilettanti.
    Per diventare grandi servono i numeri, larghi numeri, e questi non potranno mai essere raggiunti se per prima cosa non c'è una politica promozionale coordinata dalla federazione, e non tutto lasciato alla esclusiva buona volontà delle realtà locali, come di fatto è oggi.
    La federazione a fronte dei 250euro di affiliazione che chiede deve essere pronta anche a fornire qualcosa, in termini di lavoro, formazione e progettualità sul territorio nazionale. E questo a cominciare proprio dalla strutturazione dell'attività agonistica, che è di fatto il primo impatto che hanno i nuovi tesserati con il nostro mondo.
    Se i Maestri civili vogliono uno stipendio, uno vero non quelle paghette simboliche che il 90% riceve a fronte di un lavoro iper-professionale, servono nuove visioni dello sport.
    Intendiamoci, nuove per noi, altrove sono prassi consolidata.
    Per capire cosa intendo vi consiglio, per chi frequenta i social, do vedere il video postato dal circolo di Mestre sui recenti campionati nazionali francesi assoluti. Si tratta di un match di semifinale a squadre di fioretto maschile, ma voi tralasciate la parte tecnica e gustatevi il contorno. Poi guardate un analogo filmato dei nostri recenti assoluti.
    Qualcuno mi scriva le differenze che nota.
    Forse per quello in Francia i Maestri riescono ad avere uno stipendio. Uno vero.

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  3. Da facebook il commento di Michele Bonsanto:
    In Italia ci sono troppe gare e solo chi ha la possibilità economica andrà avanti, gli atleti smettono di fare scherma soprattutto per questo motivo, per cui evitate di definire la scherma uno sport per tutti perché non lo è!!

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    1. Da facebook, Paolo CUCCU:
      Verissimo. Arrivati ad un certo punto, per fare il salto di qualità serve non rimanere indietro rispetto agli altri soprattutto sul piano dell'esperienza internazionale. Per cui chi non ha una famiglia alle spalle che possa permettersi di finanziare per almeno 4 anni l'attività internazionale del figlio/a è costretto ad abbandonare i suoi sogni di gloria. Stiamo tornando agli anni '50 quando la nazionale era formata da chi si poteva permettere economicamente di starci.

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    2. Da facebook, Michele Bonsanto:
      Vengo da una famiglia molto modesta, oggi, mi sarei fermato al primo anno cadetto

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    3. DA facebook, Paolo CUCCU:
      Come purtroppo tanti, basta guardare gli iscritti ad una gara nazionale cadetti ed una giovani. Se le seconde non fossero rimpolpate dai qualificati della prima avremmo numeri veramente miseri. Ma qualcuno dice ad ogni occasione che siamo tanti, siamo belli e va tutto bene madama la marchesa

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    4. Da facebook, Michele BONSANTO:
      Troppe gare creano l'effetto opposto...

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  4. Da facebook, Dino CANNAS:
    L idea di fare gare di qualificazione locali low cost, magari fatte nelle sale da scherma visti i numeri bassi, è una esigenza giustissima.

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  5. LO HANNO CAPITO TUTTI. Il Blog lo disse in tempi non sospetti il perché a livello giovanile si vincesse tanto, perchè gli altri non investono come noi a quei livelli. Ma gli altri vanno ai Giochi Olimpici e i cambiamenti avvengono a suon di risultati, non di politica.
    DI ENRICO DI CIOLO
    Senti ganzo cosa scrive Obry a proposito della crescita del movimento di spada in Francia:
    "Ci sono alcuni giovani interessanti, ma noi sappiamo che il passaggio agli Assoluti non sarà così semplice e che quindi non è scontato che ottimi risultati tra i Giovani si realizzino poi automaticamente nella categoria più elevata. Contrariamente a quello che succede in altre nazioni, come l’Italia, noi non vogliamo formare i nostri giovani per vincere subito tra i Cadetti e i Giovani: crediamo infatti che il passaggio agli Assoluti sia più semplice se già nelle categorie giovanili abituiamo i nostri ragazzi a ragionare nell’ottica degli Assoluti. Il tempo di crescere e di sviluppare la propria formazione è fondamentale e può essere ricavato solo in quel momento preciso della carriera. È meglio avere pazienza e raccogliere grandi risultati con il tempo che chiedere tutto e subito e rischiare di non preparare adeguatamente i nostri ragazzi."
    Penso che abbia ragione, che dovremmo fare qualcosa per evitare di considerare "vecchi" i diciottenni che non hanno ancora fatto duemila gare di coppa del mondo!

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