Dal quotidiano "LA NUOVA" di Venezia e Mestre, riporto l'articolo a firma di Simone BIANCHI, del 31 agosto 2020. Non c'è bisogno di alcun commento se non che i maestri italiani si fanno onore e si fanno apprezzare nel mondo per il lavoro che svolgono. Credo fermamente che i nostri migliori tecnici debbano rientrare in Italia ed auspico che la nuova FIS possa riuscirci. Intanto al Maestro Massimo OMERI i complimenti della "PIAZZA" con l'auspicio di sempre maggiori successi.
Ezio RINALDI31 agosto 2020
29 agosto 2020
LA PERCENTUALE DIMENTICATA
Ciao Ezio, con la pubblicazione dell’articolo “PUNTEGGI
PER ATTIVITA' AGONISTICA: le proposte del Maestro BERTACCHINI” ho ripreso
con piacere a scrivere ed a esporre le mie riflessioni sul tuo Blog. Ho
apprezzato molto la scelta sull’anonimato, che mi sembra sia stata quasi
obbligata.
Questa volta intervengo su un argomento che speravo fosse
chiaro alla FIS e che è oggetto di critiche bipartisan, da molti anni. Mi
riferisco all’uso della percentuale per stabilire i numeri dei qualificati alle
competizioni. La FIS da sempre usa numeri fissi e che poi si concretizzano,
nella loro assurdità, nella Coppa Italia, dove i 16 posti rappresentavano il 4%
nella spada Maschile e quasi il 20% nelle altre armi.
Adesso invece, nel valutare il nuovo regolamento Agonistico
per la stagione prossima, chiamata di transizione, si evincono alcune
criticità. Prima tra tutte quella che fa riferimento ai qualificati alle prove
nazionali di Coppa Italia Assolute, Giovani e Cadetti. Il Regolamento prevede,
si numeri diversi tra le diverse armi, ma rappresentano circa il 10% del
Ranking di ogni categoria, molto ridotto considerando il movimento agonistico.
Capiamo l’esigenza Covid per il distanziamento e il non affollamento delle
palestre, ma forse ci sono numerose soluzioni per far si che l’unica gara
nazionale per questi atleti, sia anche accessibile. Consideriamo che gli atleti
IN saranno ammessi, poi c’è la qualificazione di un atleta per Regione, con
numeri che in alcune Regioni rappresentano meno del 10% dei partecipanti.
La cosa che però stride con ogni ragionamento è che i
Campionati Italiani vedranno, nelle diverse categorie, sempre 42 atleti
partecipanti e che si qualificheranno solo ed esclusivamente dalla Coppa
Italia, fatta eccezione per gli atleti d’Élite. Facendo due calcoli, nella
sciabola con un buon girone si è qualificati anche perdendo alla prima diretta.
Nella spada non basta una diretta. Rendiamoci conto della incongruenza di tutto
ciò. Per la Coppa Italia i numeri tengono in considerazione la base di
partecipanti, in modo ridotto, ma almeno una differenziazione si fa, mentre alla
Finale si va sempre e comunque a numeri fissi.
Altra cosa che richiama l’attenzione è la novità che vede la
creazione di una ‘casta’ per gli atleti d’Interesse Nazionale, che negli ultimi
20anni sono stati sempre dimenticati e trattati senza alcun privilegio, anzi
spesso si è chiesta la pubblicazione dei nomi. Quest’anno, quello più
complesso, hanno invece un vantaggio enorme: sono già qualificati alla Coppa
Italia in ogni categoria alla quale possono accedere. Questo prima cosa risulta
essere una novità assoluta, seconda cosa priva di un confronto gli atleti in
uno sport dove da sempre abbiamo avuto la dimostrazione che mai niente e
nessuno è dato per scontato. Non dimentichiamo che negli anni, nomi illustri
non hanno conquistato la qualificazione alle prove regionali o sono usciti al
primo turno alle gare nazionali. Nella sciabola da alcuni anni, per garantire i
numeri alla prova nazionale assoluta, abbiamo annullato la qualificazione di
zona, adesso invece lavoriamo su numeri ristretti, privilegi non coincidenti
con le forze in campo e fermiamo anche la crescita del movimento in alcune
regioni dove da qualche anno si investe.
Le Liste Federali non sono il Ranking, che anche se menomato
dalla mancanza di gare, da una sorta di valore in campo. Le liste hanno criteri
diversi e comprendono atleti di varie età che si troveranno così già in Coppa
Italia nella quale con una sola diretta, conquisteranno la finale. Non
dimenticando il criterio del Ranking e l’enorme vantaggio che questi avranno
nella stagione post olimpica, dove avranno punti a gare di coefficiente
superiore per le quali hanno avuto accesso diretto.
Massima comprensione per la gestione e stesura di un
Regolamento in un momento così delicato come quello dell’era ‘pandemia’, ma
forse la FIS bene avrebbe fatto ad attendere ancora qualche mese per decidere e
soprattutto, magari, ascoltare qualche spunto sulla possibilità di gestire le
gare in ambienti più ampi e magari anche in più giorni, pur di consentire un
maggiore e migliore confronto e dare una parvenza di normalità alle
competizioni ed alle classifiche.
Infatti, ho avuto modo nei mesi di lockdown di fare alcune
concrete proposte, ma ovviamente la FIS è sorda ad ogni proposta e soluzione.
Mi dispiace perché chiunque mi conosce sa bene che io sono una persona concreta
e prima di parlare valuto sempre le mie idee nella loro realizzazione.
Ripeto le mie sono idee sono tali, ma mi dispiace che non ci
sia una valutazione reale e un confronto affinché si possano presentare
soluzioni che aiutino le società a non perdere allievi e garantire la
sopravvivenza. Tutti i maggiori esperti di Economia precisano sempre come i
contributi economici a pioggia, siano un palliativo all’agonia, ma la soluzione
è sempre e solo nelle politiche adottate per contrastare il fenomeno.
Massimo BERTACCHINI
25 agosto 2020
PUNTEGGI PER ATTIVITA' AGONISTICA: le proposte del Maestro BERTACCHINI
Maestro Massimo BERTACCHINI |
Cari amici, vorrei richiamare
l’attenzione sul comunicato FIS del 30/6 e 41/20 del 5 agosto, riguardante
l’assegnazione dei punti classifica Gran Premio Italia 2019-20. Il documento è
una sorta di “Rivisitazione delle Modalità di Calcolo dei Punteggi” per
l'assegnazione stessa dei punti e conseguentemente dei contributi. Il tutto
dovrebbe tener conto dello stop anticipato della Stagione Agonistica.
1. G.p.G.:
in pratica per l’assegnazione dei punti (contributi), prendono in considerazione
solo le prove di Vercelli Sp.; Lucca Sc.; La Spezia F., quindi applicando una
norma retroattiva su di un programma gare che prevedeva una finale Nazionale a
fine stagione (Riccione). Verificando le pre-iscrizioni a Riccione 2019 (3215)
e confrontandole con quelle delle tre prove in questione (2566) il risultato
parla chiaro “-649 atleti”, ovvero -20%. Ciò è giustamente determinato da una
pianificazione della stagione agonistica in funzione di una finale che prevede
delle prove di qualificazione (o meglio selezione), che danno priorità alle
prove interregionali a discapito di quelle Nazionali (non a caso la sola
partecipazione alle prove Nazionali non autorizza la partecipazione alla finale
stessa) Quindi penalizzando tutti coloro che puntando ad una qualificazione
interregionali, non hanno di certo partecipato alle tre prove in questione,
visti anche gli alti costi di trasferta.
2. ASSOLUTI:
concorrono alla formazione delle classifiche esclusivamente il Campionato
Italiano U. 23 e la I° prova Open, oltre ai partecipanti alle prove di
qualificazione Regionale, anche qui assegnare i punteggi riducendo una stagione
agonistica, che prevede almeno 6 prove di qualificazione e dei Campionati a Sq.
(punteggi in egual misura a tutte le iscritte) a due singole gare è un’operazione
a dir poco stravagante. Per non parlare di quelle società che avevano atleti
impegnati in prove internazionali, su convocazione federale e per i quali il
punteggio è assente o meglio sostituito dalla corrispondente gara dell'anno
precedente
3. SENIORES:
forse la categoria Master, è quella che in proporzione ha subito meno iniquità,
infatti erano già state disputate 4 prove su 6
4.
PARALIMPICI:
qui addirittura solo 1 prova su 4, ingiustizia garantita
Prima di scrivere in pubblico, come mia
abitudine, ho posto la stessa domanda a qualche esponente della Federazione e
della Commissione. Mi hanno risposto che era l’unica soluzione possibile. Non
mi piace criticare, ma proporre, faccio solo una considerazione, forse se non
avessimo avuto fretta di essere i primi a cancellare l’attività, i primi a
proporre le nuove regole e i primi a valutare i punteggi: le idee sarebbero
venute e soprattutto avrebbero avuto una maturazione e una capacità di critica,
superiore.
Come ho già detto sono una persona propositiva ed ho
fatto alle persone su dette, come lo faccio adesso, le mie proposte, che
avrebbero dato un maggiore rispetto a tutti e non pesato su chi, per ovvi
motivi di costi e di logistica, concentra l’attività proprio da Febbraio a
Giugno:
- Determinare la media dei punteggi degli ultimi tre anni di ogni Club, per chi ha meno di tre anni di affiliazione la media sarà in base agli anni di affiliazione;
- Sommare i punteggi acquisiti nell'annata 2019-20 e 2020-21, visto che anche la stessa sarà incompiuta.
Le mie due proposte, diverse proprio per
dare un argomento di valutazione e discussione, rispettano comunque quello che
una Società ha fatto nella sua storia e non in 2 gare o comunque valuta
diversamente la prossima stagione non lasciandola “sola” considerando anche che
gli atleti IN sono già nelle prove nazionali e quindi i loro punteggi non sono
garantiti dai loro risultati ma da una appartenenza ad un gruppo selezionato da
una persona.
Massimo BERTACCHINI
18 agosto 2020
IL MIO SETTORE TECNICO: riflessioni ed appello di Mario CASTRUCCI
Mario CASTRUCCI |
Il notissimo presidente della S.S. Lazio Scherma Ariccia, Mario CASTRUCCI, ha voluto manifestare il proprio pensiero sul tema in trattazione, in particolare condividendo quanto espresso dai Maestri Toran, Coltorti e dall'avv. FARDELLA.
Ho ritenuto che il suo contributo, ancorchè qualificato, meritasse la prima pagina poichè ci dimostra quanto sia sentito e quanto stia a cuore il settore tecnico della FIS.
Ezio RINALDI
"Condivido quanto scritto dai bravissimi Maestri Toran e Coltorti e in special
modo quanto l'Avv. Fardella a suggerito, molto meno il commento sul nome del
"Grande Presidente Renzo Nostini".
Per una giusta valutazione dell'opera di
Nostini, andrebbe rammentato cosa il grande Presidente aveva trovato al suo
insediamento, equiparandolo a quanto ci ha lasciato.
Purtroppo dalla sua
dipartita dalla "Valle di lacrime", non è iniziato quanto descritto nel blog dai
due eminenti Maestri e da quanto pubblicato dall'Avv. Gaspare Farfella tramite
questo
questo blog.
Condivido i suggerimenti che essi hanno pubblicato,
anche se hanno dimenticato, che prima degli atleti, dei tecnici, deve esistere
una società sportiva che possa riunire, innanzi tutto
i dirigenti che debbono
formano una solida base per una piramide, in cui sopra vanno sovrapposti
nell'ordine i tecnici, gli atleti, la federazione, il presidente, i membri del
Consiglio Federale ecc. ecc.
E purtroppo, dal dopo Nostini, mai nessun
Presidente della Federscherma ha mai messo in essere una politica atta al
potenziamento delle società schermistiche, povere nel 1979, anno del mio
ingresso nel mondo della scherma italiana, ed oggi ancor più povere di allora.
Società non in grado di poter corrispondere un giusto compenso all'opera dei
Maestri e degli Istruttori, società che non hanno possibilità di poter
gratificare con dei rimborsi le spese di una lama, ne tanto meno un rimborso per
una trasferta, magari terminata con un successo a nessun suo allievo.
Se
qualcuno "Lassù ci ama" faccia in modo che chi sarà il prossimo Presidente nel
nuovo tri o quadriennio, pensi innanzitutto prima alle società e poi al
resto.
Mario Castrucci"
13 agosto 2020
IL MIO SETTORE TECNICO: il pensiero di Alberto COLTORTI
M° Alberto COLTORTI |
Come sottolineato da Fardella i tempi
cambiano ma il modo di gestire il settore è rimasto più o meno invariato.
La vera, epocale novità è stata il
passaggio da un commissario unico a più responsabili d'arma. Come questi
fossero scelti, in base a quali esigenze, competenze e curriculum, non è dato
saperlo. L'unico dato certo, ad oggi, è che si debba trattare di ex atleti
ancora in forze a corpi dello stato o militari. Sarebbe importante sapere il
perché di questa costante.
Indipendentemente dal fatto se i diversi
CT debbano avere formazione, curriculum e competenze specifiche per il ruolo
che ricoprono, penso che la loro scelta debba dipendere da un motivo
fondamentale, cioè se gli atleti d'interesse nazionale debbano essere formati e
allenati centralmente, dalla federazione, oppure se questo ruolo debba essere
svolto dalle società.
In assenza di un qualsivoglia progetto e
nella completa assenza di direttive il Commissario Tecnico diventa un piccolo
ras l'esercizio del cui potere dipende soprattutto dal suo buon senso. In
quest'ottica osserviamo situazioni anomale dove si associano conflitti
d'interesse, nepotismi, selezione di atleti e tecnici indipendenti dal loro
valore e così via.
Senza volersi addentrare in situazioni
particolari penso che un direttivo federale debba avere una precisa idea,
caratterizzarsi per una determinata politica sportiva in mancanza della quale
tutto diventa aleatorio tanto che i risultati della gestione, in qualsiasi
campo, soprattutto in quello tecnico, sono frutto del caso.
Alberto Coltorti
09 agosto 2020
IL MIO SETTORE TECNICO: alcune riflessioni.
In questi anni tanto si è detto del settore tecnico, ma poche le
proposte concrete per una riforma del settore. Il mio pensiero è che intanto deve
cambiare nella FIS la cultura. In altri termini, si devono superare una serie
di concezioni oramai sorpassate – molte delle quali risalgono sostanzialmente
all’epoca Nostini-Fini – riguardanti non solo la struttura organizzativa e
operativa del Settore Tecnico, ma la vita di tutta la federazione nonché
l’approccio stesso con cui si guarda alla scherma in Italia.
In parole povere, l’idea che la scherma azzurra possa rappresentare in
eterno un’eccellenza nella panoramica internazionale rappresenta una pericolosa
illusione, alimentata finora dalla straordinaria capacità di alcuni maestri
italiani nello sfornare schermitori di talento. Ora, tutto ciò non basta più.
Innanzitutto,
sta progressivamente aumentando il numero delle nazioni che riescono ad
esprimere atleti competitivi in questo sport, in virtù di una crescita tecnica
e organizzativa che coinvolge poco alla volta paesi di tutti i continenti,
dall’Asia, al Sudamerica alla stessa Africa.
Alcuni di essi, inoltre, sono caratterizzati da una grande tradizione
olimpica e, dunque, da una solida cultura sportiva – come gli USA, il Giappone,
la Cina, la Corea – il cui livello schermistico è salito da diversi anni a
dismisura, di pari passo con il miglioramento dei sistemi di selezione dei
talenti e con lo sviluppo di metodologie di allenamento sempre più avanzate, le
quali trovano peraltro terreno fertile nella mentalità e nelle capacità applicative degli atleti di
quei paesi, storicamente ben disposti a sostenere nel corso della preparazione
carichi di lavoro del tutto inusuali per la mentalità italiana.
In ultima analisi, va sottolineato come avere del talento, possedere un bagaglio tecnico-tattico di prim’ordine, essere dotati di un fisico naturalmente prestante, siano componenti che non consentono più di primeggiare in prospettive a medio-lungo termine, senza un’attenzione speciale per lo sviluppo e l’incremento delle qualità fisiche indispensabili nella scherma moderna di alto livello: senza, insomma, la messa in atto di modelli di preparazione adeguati e idonei.
In ultima analisi, va sottolineato come avere del talento, possedere un bagaglio tecnico-tattico di prim’ordine, essere dotati di un fisico naturalmente prestante, siano componenti che non consentono più di primeggiare in prospettive a medio-lungo termine, senza un’attenzione speciale per lo sviluppo e l’incremento delle qualità fisiche indispensabili nella scherma moderna di alto livello: senza, insomma, la messa in atto di modelli di preparazione adeguati e idonei.
Per l’esperienza che mi accompagna, tutto ciò, a mio avviso, può essere
realizzato solo modificando in modo radicale la struttura e la cultura stessa
del settore tecnico, che tuttora è incentrata su una figura onnipotente –
quella del cosiddetto CT – alla quale si attribuiscono una serie troppo
complessa e di fatto confusa di competenze, che vanno dalla selezione degli
atleti per allenamenti e gare, alla gestione di un budget, alla responsabilità
tecnica complessiva di un’arma in chiave di sviluppo e di formazione.
La stessa cultura parte dal presupposto che il CT debba essere quasi
invariabilmente un ex schermitore di livello o tuttalpiù un ex arbitro
internazionale, perché si è sempre ritenuto che solo chi abbia svolto un
determinato tipo di attività possa possedere le competenze tecniche
indispensabili per gestire un settore ma, diciamolo, soprattutto per coltivare alcuni
rapporti internazionali ritenuti necessari per la conduzione di una gara in
campo europeo e mondiale.
Ciò di sicuro risponde a una logica, che tuttavia va considerata del
tutto superata, in quanto le scelte dei responsabili tecnici dovrebbero essere
basate sul possesso di requisiti ben più professionali e qualificanti.
In particolare, un responsabile tecnico dovrebbe avere:
- capacità manageriale di gestione di un
budget (caratterizzato da denaro in massima parte di provenienza pubblica)
ma, in particolare, delle risorse umane;
- capacità di lavorare in equipe e in tal
senso di favorire l’espressione migliore delle qualità individuali nonché
la crescita professionale di tutti i singoli presenti nel gruppo;
- particolare competenza in campo sportivo –
sancita da profonde e specifiche conoscenze – anche sotto il profilo
biologico-scientifico;
- curriculum adeguato e all’altezza degli
investimenti di denaro pubblico che un incarico tecnico così concepito
comporta.
Nella difficoltà di reperire un professionista in possesso dei
requisiti appena elencati, l’opzione più interessante potrebbe basarsi
sulla attribuzione di una serie di responsabilità più strettamente manageriali a
una figura di adeguata caratura ed esperienza, la quale dovrebbe essere supportata
nel lavoro prettamente tecnico da
maestri responsabili d’arma, cui verrebbe attribuita la facoltà di effettuare
le scelte relative alle convocazioni per allenamenti e gare, ma anche quella di
gestire tutte le incombenze tecniche nel corso delle competizioni.
In altri termini, la scherma italiana è matura per un modello
organizzativo del tutto sovrapponibile a quello di tutti i grandi club
professionistici di calcio, basket, ecc. : modello caratterizzato dalla
presenza di un general manager, di un direttore sportivo e di tre
allenatori-maestri-selezionatori in senso stretto.
Ezio RINALDI
04 agosto 2020
Trattativa FIS/ANS e Statuto federale
Mi sono riletto il nuovo Statuto Federale,
in particolar modo l'art.1 comma 10, 11 e 12, dai quali si evincono
facilmente i veri intenti federali. La parte che riguarda l'ANS non è stata
concordata tra le due fazioni bensì redatta dal Commissario ad acta. E fin qui
è tutto legittimo, ciò che non riesco a spiegarmi, visto che c'era una trattativa
in atto tra FIS ed Accademia, è il mancato invio all'ANS dello statuto
approvato dal Commissario prima che fosse approvato dalla Giunta del CONI. E sì
che il documento è stato licenziato in data 20 maggio 2020 e sottoposto alla
ratifica del CONI il 2 luglio 2020. In questo lasso di tempo vi è stato il
silenzio assoluto. Non mi si venga a dire che la FIS non ne sapesse niente, non
mi si venga dire che se anche la FIS lo avesse avuto per tempo lo statuto, (e
lo ha avuto per tempo!), prima della sua ratifica, era opportuno che nessuno ne
sapesse niente, per evitare polemiche ed intromissioni non opportune: vi era
una trattativa in atto e credo fosse corretto che l'Accademia ne avesse avuto
copia per un esame preventivo e per eventuali interventi correttivi e
migliorativi per la parte che interessava sia la FIS che l'Accademia.
Come è ben noto la trattativa tra i due
enti si è interrotta e pare che possano essere intraprese iniziative importanti
per l'applicazione integrale delle varie sentenze (TAR e CdS) e la
rimodulazione dell'art.1 dello statuto federale.
Al momento non vado oltre ma mi sembra
quanto mai opportuno rinfrescare la memoria ai distratti con la nota
esplicativa pubblicata a suo tempo dal dottor FUMO, sul sito dell'Accademia
Nazionale di Scherma. Il dottor FUMO, già presidente della 5^ Sezione della
Suprema Corte di Cassazione, nella nota espone una interpretazione giuridico
legale delle varie sentenze che hanno dato conferma della legittimazione
dell'ente partenopeo circa le competenze inerenti al rilascio del diploma di
Maestro di Scherma.
Ezio RINALDI
02 agosto 2020
ATTIVITA' AGONISTICA ANNO UNO
Abbiamo finalmente tutti gli
elementi per cominciare a lavorare sulla prossima stagione agonistica, avendo
la Federazione licenziato gli ultimi documenti che servivano. Sapevamo già
dalle linee guida fornite dalle disposizioni per l’attività della prossima
stagione, che sarebbe stata una annata particolare, ma mai ci saremmo aspettati
una proposta non solo al ribasso, ma addirittura in contrasto con tutto il
lavoro di sviluppo fatto sul territorio negli ultimi anni. Con questa
distribuzione degli atleti qualificati si rischia seriamente di compromettere
anni di investimenti e lavoro svolto dalle singole società, e molto spesso
questo significa dai singoli tecnici, per sviluppare determinate armi che in
quello specifico territorio sono magari scomparse, o per diminuire le
drammatiche percentuali di abbandono della scherma in particolari fasce d’età,
che da anni hanno uno stagnante il numero di affiliati e di partecipanti alle
competizioni.
Sono stati affrontati malamente i
temi più importanti dell’attività agonistica, a cominciare dall’abbandono con
percentuali altissime degli atleti che passano dalla categoria “Allievi” del
Gran Premio Giovanissimi al primo anno da Cadetto. Uno dei motivi è sempre
stato quello della difficoltà di emergere immediatamente, essendo inseriti in
una categoria che prevede tre anni di permanenza, in una fase della crescita in
cui anche solo un anno di differenza può determinare tali livelli di sviluppo
fisico da azzerare le differenze tecniche.
Personalmente, ma sono certo che
sia un pensiero condiviso da moltissimi, non capisco quale possa essere la
filosofia, la ratio del ragionamento, che possa portare a cogitare il numero di
1 atleta qualificato per una regione. Reputo che questo numero non sia nemmeno
giustificabile in termini di esasperato e fanatico pensiero agonistico, appare
veramente come un provvedimento mortificante. Anni di lavoro e di investimenti
economici e lavorativi che si vedono vaporizzare non da una crisi sanitaria, ma
da una miope visione di quella che dovrebbe essere la mission di una
federazione sportiva. Quello che tutti ci auguriamo è che l’eventuale esigenza
di contingentare anche i numeri del Gran Premio Giovanissimi, non porti allo
stesso risultato, sarebbe una bomba atomica sull’attività degli affiliati.
A questo punto della narrazione
siamo arrivati al famoso “facciamo un passo indietro nella vicenda”, e lo
faccio citando l’articolo 1 dello statuto, di qualsiasi statuto federale, visto
che sul tema si sono sprecati fiumi di inchiostro e parole, ma mai nessuno
questo punto la ha mai messo in discussione:
“1. La Federazione Italiana
Scherma (F.I.S.), fondata il 3 giugno 1909 come Federazione Schermistica
Italiana, è costituita da tutte le Società, Associazioni Dilettantistiche e
Gruppi Sportivi da essa affiliati o aggregati che, senza fini di lucro, hanno
lo scopo di praticare, promuovere, sviluppare e diffondere la disciplina della
scherma in tutte le sue forme”
Io e tantissimi altri, vorremmo
capire come sia possibile “praticare, promuovere, sviluppare” la scherma se si
limita ad 1 solo atleta, in una intera regione, la possibilità di concludere la
stagione. Molto spesso mi chiedo se qualcuno si prende mai la briga di
rileggere per intero un documento prima di licenziarlo, o se magari si eseguono
delle simulazioni per capire dove si andrà a parare. Qualcuno ha pensato che se
un atleta vince le prime due prove di qualificazione, e là dove il livello non
è eccelso può benissimo capitare, la terza prova risulterebbe del tutto
superflua ai fini della qualificazione? Che una stagione che comincia a fine
novembre è già terminata a gennaio? Ma poi mettete anche il devastante effetto
psicologico sui ragazzi, ancora prima di cominciare una stagione monca, dove
non avranno nemmeno le garette che ogni anno permettono più o meno a tutti di
portare a casa qualcosa, il minimo per motivarsi ad andare in palestra e magari
riscriversi l’anno dopo, noi gli diremo che soltanto 1 potrà accedere non al
campionato italiano, quelli ancora meno, anche soltanto a quella che per molti
sarà l’unica gara nazionale della stagione. Come invitarli ad iscriversi ad
altro sport.
Il ragionamento avrebbe dovuto
seguire una linea di principio molto semplice, che da una parte garantisse il
sacrosanto diritto alla partecipazione ed alla sana competizione, e che
dall’altro premiasse i meriti delle regione schermisticamente più evolute e
partecipate. Una base di qualificati minima pari a 3 per ogni regione, che
considerando che con gli accorpamenti ne abbiamo 18, si trattava di 54 atleti. Il
numero di posti necessario per arrivare alla quota prevista per ogni singola
arma sarebbe stato ridistribuito con criteri di piazzamenti e numeri. Da 1 a 3
non c’è una differenza da poco, vuole dire giocarsi tutte e tre le prove di
qualificazione, ampliando esponenzialmente la platea dei potenziali interessati
alla qualificazione, significa dare una stagione a tutti.
Gravissimo che sulla questione
“gare a squadre” ci sia stata una resa senza condizioni. Nemmeno si è voluto
provare a trovare una formula per dare ai ragazzi la possibilità di giocarsi
questo momento aggregativo che sentono tantissimo, e spesso aspettano tutto
l’anno. Si poteva tentare una qualifica regionale e poi la relativa gara
nazionale. Qui si che sarebbe stato accettabile 1 qualificato per regione. Con
18 comitati regionali, si trattava di massimo 72 ragazzini per gara da gestire
nella fase nazionale, non certo un numero impossibile. Li stesso per gli atleti
più grandi, e non mi si dica che mancano le risorse economiche. Con tutto quello
che la Federazione ha risparmiato nella scorsa stagione, e quello che non
spenderà nella prossima, tutto manca meno che le risorse.
Concludo invitando la Federazione
e ritirare il Comunicato Attività Sportiva 40/20 del 31 luglio 2020, e di
riproporlo rettificando i numeri dei qualificati alla Coppa Italia delle varie
categorie, nonché al ripensamento di una qualche attività a squadre, alla luce
dell’esigenza di salvaguardare il lavoro e gli investimenti degli affiliati
nello sviluppo della pratica della scherma anche in una stagione
particolarmente difficile come la prossima.
n.b. Qualcuno ha capito se i
Cadetti concorrono anche nella categoria Giovani?
Paolo CUCCU
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