M° Alberto COLTORTI |
Come sottolineato da Fardella i tempi
cambiano ma il modo di gestire il settore è rimasto più o meno invariato.
La vera, epocale novità è stata il
passaggio da un commissario unico a più responsabili d'arma. Come questi
fossero scelti, in base a quali esigenze, competenze e curriculum, non è dato
saperlo. L'unico dato certo, ad oggi, è che si debba trattare di ex atleti
ancora in forze a corpi dello stato o militari. Sarebbe importante sapere il
perché di questa costante.
Indipendentemente dal fatto se i diversi
CT debbano avere formazione, curriculum e competenze specifiche per il ruolo
che ricoprono, penso che la loro scelta debba dipendere da un motivo
fondamentale, cioè se gli atleti d'interesse nazionale debbano essere formati e
allenati centralmente, dalla federazione, oppure se questo ruolo debba essere
svolto dalle società.
In assenza di un qualsivoglia progetto e
nella completa assenza di direttive il Commissario Tecnico diventa un piccolo
ras l'esercizio del cui potere dipende soprattutto dal suo buon senso. In
quest'ottica osserviamo situazioni anomale dove si associano conflitti
d'interesse, nepotismi, selezione di atleti e tecnici indipendenti dal loro
valore e così via.
Senza volersi addentrare in situazioni
particolari penso che un direttivo federale debba avere una precisa idea,
caratterizzarsi per una determinata politica sportiva in mancanza della quale
tutto diventa aleatorio tanto che i risultati della gestione, in qualsiasi
campo, soprattutto in quello tecnico, sono frutto del caso.
Alberto Coltorti
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