M° Antonio DI CIOLO |
Uno
dei più importanti maestri di scherma del Novecento, era nato a Pisa 86 anni
fa. Aveva cominciato la scherma con lo zio se non erro, ma poi con molta buona
volontà si era armato di pazienza e per qualche anno, a cavallo di una vespa,
andò a prendere lezione a Lucca da Oreste Puliti che viveva e operava lì da
dopo la guerra.
Era
diplomato ISEF e apparteneva alla scuola educativa montessoriana cosa che lo
pose sempre come un outsider sia nell’insegnamento della disciplina motoria
nelle scuole, che nella scherma, che pur essendo il suo secondo lavoro, era
come se fosse il primo, perché il più amato. “Mai domo” era il suo motto, che
aveva fatto stampare un po’ ovunque, grazie al figlio Enrico, che lo affiancò
quasi da subito seguendo le orme del padre.
La
casa di lavoro fu da subito il CUS Pisa, che poi divenne Pisascherma, e infine
nella palestra che porta il suo nome, cioè il Club scherma Pisa - Antonio Di
Ciolo. A lui si debbono una serie di leggende, come quella di essere stato
bocciato all’esame di maestro, causa forse della sua vis polemica tipicamente
toscana, che forse non piacque ai napoletani che lo esaminavano, e forse una
non eccessiva dote nel sapersi esprimere, che in un maestro come lui, per certi
versi era anche inutile. Ma diplomatosi nel 1960, seppe con il tempo non solo
diventare uno dei punti di riferimento del fioretto in Italia, in un’epoca in
cui i bravi maestri in quest’arma erano molti (Ezio Triccoli e Livio Di Rosa
per citarne solo due che potrebbero bastare), ma anche all’estero. Oggi infatti
decine di post sui social lo hanno visto protagonista di gesti di condoglianze
da ogni parte del mondo. E come avrebbe potuto essere il contrario?
Gli
atleti che sono usciti dalla sua lama, sono un numero notevole, Alessandro
Puccini, Simone Vanni e Salvatore Sanzo in primis, che di fatto hanno vinto
tutto. E poi una schiera di campioni minori che ricordarli tutti è piuttosto
difficile. E se Triccoli è ricordato come il Maestro delle donne, forse
Antonio, come è ricordato nella scherma al pari di Edoardo e Dario, potrebbe
essere definito come il Maestro degli uomini, in quanto non si trovano o
quasi campionesse nel suo lunghissimo palmarès di insegnante.
Ampia
anche schiera di maestri che da lui sono derivati, la lista è parecchio lunga e
complessa. Ancora più lunga però è quella che millantano d’essere suoi alllievi
e forse è sterminata quella dei maestri che avrebbero voluto essere allievi
suoi e poterlo anche raccontare. C’era infatti del carisma oltre che del
talento in quell’omino baffuto con gli occhi grandi che pareva non fare nulla in
pedana mentre dava lezione.
E
anche se non fu abile parlatore, c’è da dire che fu scrittore prolifico. Al suo
attivo sono da annoverare svariati libri, tutti più o meno originali, anche nei
titoli, non solo nei contenuti, che mostrano la fantasia e anche
l’anticonformismo che l’ha sempre contraddistinto, ultimo dei quali del 2019
“Non perdo nemmeno se mi battono”, che potremmo parafrasarlo per dire, “e ùn
scompaio nemmeno se mòjo”, perché la sua lingua non era l’italiano, ma ir
pisano.
A
tutta la famiglia, gli allievi e i collaboratori vanno le mie personali
condoglianze e quelle di tutta la scherma italiana.
Fabrizio
Orsini
Carissimi Alessandro, Enrico e Laura, vi giungano i sentimenti del mio più profondo cordoglio,
RispondiEliminaMi stringo fraternamente a voi in questo doloroso momento.
È scomparso un grande uomo e un grandissimo MAESTRO, ma sono certo che lassù continuerà a dare lezione anche agli angeli.
Gaspare Fardella
Senza voler strumentalizzare l'accaduto, mi incuriosisce come la Fis non sia riuscita a comporre un articolo originale per questo importante maestro (magari commissionandolo) e lo abbia dovuto copiare dal sito web quinewspisa.
RispondiEliminaI maestri, vedi articolo di M. FUMO ultimamente non sono una categoria protetta,anzi sono l'anello debole di una catena che speriamo non si spezzi.
Antonio ci dia una mano da lassù.
F. Orsini
Caro Fabrizio, ci ha lasciato uno dei più grandi, se non il più grande in assoluto. Sono profondamente addolorato. Ho avuto il piacere e l'onore di averlo ospite a casa mia, ho fatto lezione di fioretto con lui ed avevamo una profonda stima uno dell'altro. Potrei raccontare tante cose, però credo che il mondo schermistico conosca tutto di Antonio. Sono altresì convinto che presentandosi lassù abbia chiesto come erano messi con la scherma e se hanno una palestra per insegnare scherma.
RispondiEliminaAi suoi figli al fratello Alessandro giungano le più sentite condoglianze, dalla "Piazza" e mie personali.
R.I.P. Antonio
L' ho stimato e apprezzato moltissimo, le sue parole erano un raro esempio di efficacia espressiva, di chiarezza e di sana ironia. nei rapporti con i suoi atleti era un maestro, ma anche un fratello e un amico. Indimenticabile.
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