17 gennaio 2021

RIFORMA DELLO SPORT: i Gruppi sportivi in divisa

Da “Il Fatto Quotidiano” online riporto un passaggio dell’articolo “Riforma dello sport: parità di genere, questa utopia. Quante inutili passerelle” di Luisa RIZZITELLI, redatto in data 13.01.2021 e che potrete trovare in forma integrale al seguente indirizzo:
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/ 2021/01/13/iforma-dello-sport-parita-di-genere-questa-utopia-quante-inutili-passerelle/6064334/
“Un altro punto dolente, esposto da Assist in audizione, riguarda l’abuso che in Italia facciamo dei gruppi sportivi militari. Non c’è un solo Azzurro a Azzurra medagliata agli ultimi Giochi Olimpici invernali che non appartenga ai corpi militari. Una schiera ormai enorme di atleti e atlete degli sport individuali trova assunzioni, tutele, tredicesima e quattordicesima, tutela della maternità e pensione in un unico posto: lo sport in divisa. Un’anomalia tutta italiana che costa circa 36 milioni di euro di soldi pubblici e che ora, per parità doverosa, includerà anche gli atleti e le atlete paralimpici. In pratica lo Stato italiano ha scelto di istituzionalizzare un’eccezione: ha scelto la militarizzazione dello sport individuale italiano e forse, a breve, anche quello dello sport di squadra. Carabinieri, finanzieri, donne e uomini dell’Esercito, della Polizia Penitenziaria, della Polizia di Stato, tutti e tutte accolti nell’unico vero sistema di tutele che lo Sport italiano è capace di offrire ai suoi talenti. Per noi di Assist una “distorsione di comodo”, un escamotage che depaupera le associazioni sportive dilettantistiche e costringe a una gara fratricida i pochi fortunati a caccia di un contratto, una stabilità, un futuro tutelato."
Ho voluto estrapolare il tratto dell’articolo che maggiormente ci interessa, avendo trattato l’argomento in diverse occasioni a mia firma e a firma di altri autorevoli personaggi del mondo scherma dalle colonne della “Piazza”.
Devo necessariamente fare una premessa, ho servito lo Stato per 16 anni nell’ambito dello sport militare, quindi lungi da me ogni qualsivoglia idea demagogica sulla utilità, efficienza, organizzazione e socialità del settore. In tal senso sono fermamente convito che lo sport militare sia un bene irrinunciabile per poter competere a livello mondiale, quindi per me è difficile commentare. Però una riforma si rende necessaria e non tanto nella esistenza e finalità dei gruppi in divisa quanto nei rapporti con il CONI e conseguentemente con le federazioni. Rivedrei il quadro normativo per l’arruolamento degli atleti, la loro gestione, il loro impiego futuro, i rapporti con le società di provenienza e l’impiego delle risorse umane (tecniche) presso le federazioni.

Il Governo, per il tramite del Ministro Spadafora, sta provando ad apportare significative modiche alle attuali normative, soprattutto a correggere/integrare le riforme approvate con l’ex Ministro Giorgetti. Sembra però di trovarci di fronte ad un percorso ad ostacoli ed i nuovi correttivi appaiono come una perfetta “cattiva pratica”. Francamente la riforma Giorgetti per me è andata oltre i limiti di indipendenza dello sport dalla politica e volendone parlare ci vorrebbero giorni di discussioni. Quella del Ministro Spadafora, in un quadro generale, mi appare più equilibrata, ma rimangono i problemi di fondo e cioè gli arruolamenti, la gestione degli atleti, il loro futuro, i rapporti con i club e l’utilizzo dei tecnici in ambito federale.

Il tema è molto sentito ed una soluzione si rende necessaria trovarla. Troppo tempo si è perso e l’orizzonte è ancora molto lontano, soprattutto in contesti come quello attuale in cui viviamo un continuo stato d’ansia e di paura per gli effetti che la pandemia covid19 ha provocato, sta provocando e che provocherà in termini economici e di salute. Pertanto, al momento non mi aspetto una soluzione in tempi brevi, ben altri problemi dovranno essere risolti. Però da inguaribile ottimista sono certo che arriveremo alla meta.

Ezio RINALDI

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