Da “Il Fatto Quotidiano” online riporto un passaggio dell’articolo “Riforma dello sport: parità di genere, questa utopia. Quante inutili
passerelle” di Luisa RIZZITELLI,
redatto in data 13.01.2021 e che potrete trovare in forma integrale al seguente
indirizzo:
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/ 2021/01/13/iforma-dello-sport-parita-di-genere-questa-utopia-quante-inutili-passerelle/6064334/
“Un altro punto dolente, esposto da Assist in
audizione, riguarda l’abuso che in Italia facciamo dei gruppi sportivi
militari. Non c’è un solo Azzurro a Azzurra medagliata agli ultimi Giochi
Olimpici invernali che non appartenga ai corpi militari. Una schiera ormai
enorme di atleti e atlete degli sport individuali trova assunzioni, tutele, tredicesima
e quattordicesima, tutela della maternità e pensione in un unico posto: lo
sport in divisa. Un’anomalia tutta italiana che costa circa 36 milioni di euro
di soldi pubblici e che ora, per parità doverosa, includerà anche gli atleti e
le atlete paralimpici. In pratica lo Stato italiano ha scelto di
istituzionalizzare un’eccezione: ha scelto la militarizzazione dello sport
individuale italiano e forse, a breve, anche quello dello sport di squadra.
Carabinieri, finanzieri, donne e uomini dell’Esercito, della Polizia
Penitenziaria, della Polizia di Stato, tutti e tutte accolti nell’unico vero
sistema di tutele che lo Sport italiano è capace di offrire ai suoi talenti.
Per noi di Assist una “distorsione di comodo”, un escamotage che depaupera le
associazioni sportive dilettantistiche e costringe a una gara fratricida i
pochi fortunati a caccia di un contratto, una stabilità, un futuro
tutelato."
Ho voluto estrapolare il tratto dell’articolo che
maggiormente ci interessa, avendo trattato l’argomento in diverse occasioni a
mia firma e a firma di altri autorevoli personaggi del mondo scherma dalle
colonne della “Piazza”.
Devo necessariamente fare una premessa, ho servito lo
Stato per 16 anni nell’ambito dello sport militare, quindi lungi da me ogni
qualsivoglia idea demagogica sulla utilità, efficienza, organizzazione e
socialità del settore. In tal senso sono fermamente convito che lo sport
militare sia un bene irrinunciabile per poter competere a livello mondiale, quindi
per me è difficile commentare. Però una riforma si
rende necessaria e non tanto nella esistenza e finalità dei gruppi in divisa
quanto nei rapporti con il CONI e conseguentemente con le federazioni. Rivedrei
il quadro normativo per l’arruolamento degli atleti, la loro gestione, il loro impiego
futuro, i rapporti con le società di provenienza e l’impiego delle risorse
umane (tecniche) presso le federazioni.
Il
Governo, per il tramite del Ministro Spadafora, sta provando ad apportare
significative modiche alle attuali normative, soprattutto a
correggere/integrare le riforme approvate con l’ex Ministro Giorgetti. Sembra
però di trovarci di fronte ad un percorso ad ostacoli ed i nuovi correttivi
appaiono come una perfetta “cattiva pratica”. Francamente la riforma Giorgetti
per me è andata oltre i limiti di indipendenza dello sport dalla politica e
volendone parlare ci vorrebbero giorni di discussioni. Quella del Ministro
Spadafora, in un quadro generale, mi appare più equilibrata, ma rimangono i
problemi di fondo e cioè gli arruolamenti, la gestione degli atleti, il loro
futuro, i rapporti con i club e l’utilizzo dei tecnici in ambito federale.
Il
tema è molto sentito ed una soluzione si rende necessaria trovarla. Troppo
tempo si è perso e l’orizzonte è ancora molto lontano, soprattutto in contesti
come quello attuale in cui viviamo un continuo stato d’ansia e di paura per gli
effetti che la pandemia covid19 ha provocato, sta provocando e che provocherà
in termini economici e di salute. Pertanto, al momento non mi aspetto una
soluzione in tempi brevi, ben altri problemi dovranno essere risolti. Però da
inguaribile ottimista sono certo che arriveremo alla meta.
Ezio
RINALDI
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