08 luglio 2021

AMIS: convocazioni e ranking.

Immagine di repertorio
Ringrazio il mio carissimo amico Luca per avermi citato nel suo articolo sull'AMIS.
Sono d'accordo con Lui su tutto, ma con una importante precisazione.
Premettiamo che ho molto titolo per scrivere dell'AMIS in quanto ho dato il mio contributo alla sua crescita negli anni migliori combattendo in mille consigli direttivi e rappresentando con il sudore e a volte con il sangue le centinaia di associati che mi avevano eletto come primo tra i consiglieri (perfino più votato della Gardini e ai tempi era un'impresa non da poco) in modo sempre fedele e coerente, impegnandomi a fondo per realizzare tutte le promesse elettorali fatte insieme al mio gruppo.
Sono stati gli anni belli dell'AMIS, gli anni in cui agli europei individuali vi erano le convocazioni e la consegna del materiale d'ordinanza, gli anni in cui le medaglie europee e mondiali avevano dei rimborsi (oggi tra gli associati i rimborsi li ha solo il presidente, che devo dire ha tutelato i diritti connessi alla sua carica in modo magistrale mentre forse di più avrebbe potuto fare per noi comuni mortali, e all'occorrenza un'amica reporter faidate), gli anni in cui i convocati erano selezionati sulla base di meriti rigorosamente oggettivi, ossia sul ranking puro, gli anni in cui il presidente non si sognava di sparare una proposta in CD se prima non era ragionata e discussa collegialmente valutandone attentamente la portata e le conseguenze, gli anni in cui non si consentiva che la cassa avesse avanzi rilevanti perchè i soldi dovevano essere spesi tutti al servizio degli associati entro l'anno agonistico, gli anni in cui le assemblee elettive si tenevano con precisione svizzera, gli anni in cui i COL dovevano rispettare certi requisiti minimi per ottenere le assegnazione delle prove, gli anni in cui si decise che il titolo italiano doveva essere ufficiale FIS, gli anni in cui anche al di fuori delle gare noi consiglieri e il presidente (il mitico Nando) ci riunivamo fuori città a spese nostre per fare funzionare le cose e molto altro.
Se tutto ciò è potuto avvenire per un briciolo è merito anche mio, consentitemi di dirlo perchè ne vado orgoglioso.
Oggi soffro nel vedere che tutte le conquiste faticosamente fatte sono progressivamente in fase di disfacimento e di tutto il lavoro svolto in passato resta ben poco.
Non è in discussione la stima e l'amicizia personale verso Leonardo e verso il CD, ma il metodo e la ratio con cui costoro hanno affrontato e stanno affrontando i problemi da 5 anni a questa parte (troppi, le elezioni per il rinnovo delle cariche avrebbero dovuto essere fatte al più tardi a Bressanone), la qualità delle persone non si discute.
Ma torniamo a bomba.
Luca ipotizza che il ranking (per quel poco che dopo le recenti modifiche ai criteri di convocazione può ormai valere) è divenuto poco oggettivo in quanto falsato dal punteggio dei campionati italiani a causa di un loro coefficiente troppo elevato.
Secondo me, invece, i campionati italiani (la gara delle gare) meritano un coefficiente più alto e per quanto mi riguarda potrebbero valere anche come gara unica (alla stregua di trials con mentalità americana di pura meritocrazia) per fare le convocazioni rigidamente ancorate alle posizioni in classifica.
Chi è in gamba ai campionati italiani si farà trovare pronto e presente e chi non ce la farà è giusto che stia a casa e continui a divertirsi come può con le prove.
In fondo siamo masters, non ci giochiamo la carriera, non abbiamo interessi di alcun genere, siamo qui per divertirci per mandare avanti il nostro movimento e per premiare chi si impegna e in pedana dimostra il suo valore.
Fa ridere (o piangere) l'idea di tornare a fare beghe perchè il CD senza alcuna ratio ha deciso di fare stabilire a dei referenti d'arma (che individualmente sono amici e persone rispettabilissime, intendiamoci) metà almeno delle convocazioni sulla base delle loro idee personali e, all'occorrenza, delle loro amicizie e simpatie o antipatie, senza prima neppure assicurarsi del minimo sindacale, ossia che detti referenti siano realmente in grado di svolgere il loro lavoro, ossia essere effettivamente presenti non dico a tutte le prove, ma ad almeno alcune e, come minimo, ai campionati italiani.
Cosa che proprio quest'anno con la delibera di marzo del CD in direzione maggiormente discrezionale non è avvenuta!
Non è rispettoso.
Non è meritocratico.
Non è logico.
Non è giusto.
Invito il CD a ritirare immediatamente la delibera n. 5/21 del 11.03.2021 in quanto i referenti d'arma sono stati sempre assenti e non hanno elementi per potere effettuare valutazioni discrezionali per le convocazioni.
A questo punto, che sia la FIS a gestire i master come categoria alla stregua di cadetti e giovani, che sia la FIS a prendere in mano la Nazionale, che dia a questa Nazionale oggi di volontari e pellegrini votati al sacrificio economico una dignità e che se debbano esserci uno o più CT (ne prenderei atto con dolore essendo un convinto sostenitore del ranking puro) almeno siano professionisti in grado di dare la dovuta attenzione agli schermitori e non invece dopolavoristi più assenti che presenti.
Riccardo BONSIGNORE

1 commento:

  1. Le considerazioni esposte prima da Luca Giovangiacomo e poi da Riccardo Bonsignore, anche senza voler entrare nel merito delle proposte, mi inducono ad una considerazione che ritengo cruciale.
    C’è chi sostiene che lo sport sia l’ultima isola di meritocrazia. Magari avesse ragione! Ma così non è, e penso che siano in molti a condividere questa opinione: non si può andare oltre, però, senza mettere in dubbio l’onestà intellettuale o la buona volontà di alcuni. I processi alle intenzioni non si possono fare. Dovrebbero bastare le regole, che purtroppo lasciano spesso uno spazio troppo largo all’interpretazione, e quindi all’arbitrio.
    Si contrappongono, a volte, due esigenze: quella delle medaglie, per cui le scelte devono tener conto di tanti fattori, possono a volte essere dolorose, e incidono sulle disponibilità economiche della Federazione, legate ai contributi che da quelle medaglie anche dipendono. E quelle educative, che dovrebbero far dipendere le scelte solo da fattori assolutamente obiettivi, fortuna inclusa.
    Questa richiesta obiettività, lo riconosco, è una pura utopia. Forse solo la spada permette di andarci un tantino più vicino. Ma le disponibilità economiche, le possibilità di allenamento, sono già di per sé fattori talmente discriminanti, che l’obiettivo di una reale meritocrazia resta davvero tanto lontano.
    Eppure si vorrebbe – vorrei – che fosse ancora possibile coltivare l’illusione di poter contare principalmente sul merito e sull’impegno personale.
    Sono due le categorie per cui questo desiderio mi sembra giusto, educativo, non dannoso per le future scelte federali, e quindi imprescindibile: quelle dei più giovani, e quelle dei più anziani. I cadetti, quindi, che si affacciano alle prime gare internazionali, e i Master, figli di un Dio minore, che pagano tutto di tasca propria.
    Giancarlo Toràn

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