05 giugno 2022

DALL'ETNA AL MONTE BIANCO

Etna
Parafrasando il “Cuore” di De Amicisiana memoria si potrebbe dire dall’Etna al Monte Bianco. Infatti, nel giro di pochi giorni, la carovana schermistica ha percorso l’Italia per ben 1472 chilometri, dando seguito ad una pletora di competizioni compresse temporalmente, senza soluzione di continuità, e disseminate lungo tutta la penisola, isole comprese. Vorremmo complimentarci con coloro che ci hanno proposto quest’ultimo sforzo, soprattutto economico, dopo una stagione che ha oltremodo appesantito il calendario anche a causa degli effetti ritardanti del lockdown pandemico, laddove non ce ne sarebbe stato bisogno. Abbiamo contato, dal 28 di aprile ad oggi, ben 21 giorni di gara senza considerare quelli di trasferimento, ben oltre la metà di quelli a disposizione sul calendario! Mi sembra conveniente per un’attività sportiva che viene definita dilettantistica, tanto più per i “mister” o “coach” non militari vengono etichettati dalla stessa FIS “volontari” o “dilettanti”. Viaggi continui e costosi, talvolta per competizioni di modesto spessore e di pochi partecipanti, che si sono riflessi sulle finanze delle famiglie (in special modo dei non militari, i veri dilettanti di questo sport) e delle associazioni sportive, in particolare quelle piccole e medie, ancorché non adeguatamente attrezzate come agenzie di viaggio. Che dire poi dei tecnici, per non usare l’obsoleto e sconveniente termine caro al Presidente Mattarella, quello di “maestri”, che non hanno potuto svolgere il loro compito lasciando sguarnite le sale, provocando risentite lamentele degli atleti che non si sono sentiti adeguatamente seguiti.
Monte Bianco
Ma c’è una logica, un disegno, un significato, uno straccio di programma dietro questo “giro d’Italia” schermistico? La Federazione che abbiamo voluto e votato si è pienamente resa conto dei dissesti provocati nel fondamentale mondo di coloro che praticano lo sport per diletto, seppure nell’accezione agonistica, che traduce la possibilità di provarsi e di conoscere se stessi, formandosi ed educandosi alla vita e alle molteplici difficoltà che essa propone?
Probabilmente, senza esserne nemmeno pienamente consapevoli, sulla scia di quanto è andato maturando negli ultimi anni, allontanandosi dalla mission fondamentale dello sport che mira alla crescita delle persone, i nostri rappresentanti politici, i nostri consiglieri, sono sempre più sbilanciati nel delineare il profilo professionistico (che non coincide per forza con professionale) di quest’attività sportiva. La loro attenzione è sempre più rivolta alla formazione dei campioni, al loro sostegno (l’intervento militare o paramilitare nei confronti di circa centotrenta atleti, per non parlare dei “tecnici”, fa del nostro uno “sport di stato”, differentemente da quanto si verifica nella maggior parte delle altre nazioni), alle loro vittorie internazionali. Fin quando questo fa da traino, da specchietto per le allodole alla pratica sportiva ben venga ma quando diviene fine a se stesso provoca sconquassi anche prevedibili. La perdita di praticanti, la concorrenza sleale tra militari e civili, la migrazione dei nostri maestri, soprattutto giovani, all’estero e così via.E’ questa l’interpretazione e il grido d’allarme che preme sottolineare commentando un calendario discutibile per numero di gare e per la loro dislocazione geografica, in cui poco ci si sofferma sul significato e gli obiettivi dello sport nelle diverse epoche della vita e sulla sostenibilità da parte di atleti, famiglie, associazioni, e insegnanti che, al di fuori di un aiuto statale, vengono abbandonati a loro stessi.

3 commenti:

  1. Pare sempre più attuale ciò che amo sempre ripetere: meditate, gente, meditate!

    Cordialmente.
    Gaspare Gardella

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  2. E' una analisi cruda ma veritiera. Credo che la FIS debba veramente meditare prima di scegliere le sedi di gara. Non credo ci sia altro da aggiungere.

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  3. Mi riferisco ai soliti anonimi, non ho l'aspirazione ad essere seguito, piuttosto voglio essere sempre libero di manifestare apertamente il mio pensiero: condivisibile o meno.

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