08 agosto 2025

IL PENSIERO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO DELLA F.I.S., Daniele GAROZZO, SUI MONDIALI DI SCHERMA GEORGIANI.

Daniele GAROZZO
intervista a cura di Fabrizio ORSINI.

Vicepresidente federale e Capodelegazione a Tbilisi Daniele Garozzo ci racconta del mondiale e della Federazione che sarà.

Rapida la voce, a tratti inarrestabile come i suoi attacchi in pedana, è così sicuro di sé che esordisce quasi senza porgli alcuna domanda.

È stato un ottimo mondiale. L’oro della Sciabola a squadre non era scontato, ed ha fatto emergere Luca Curatoli quale “uomo mondiale”.

Parlaci del tuo amato fioretto.

Un iniziale dispiacere per vedere l’eliminazione di un fiorettista dietro l’altro, e Choi che andava verso la finale, ha prodotto il giorno dopo una reazione adeguata. Da professionisti quali sono, i ragazzi hanno saputo dare tutto nella prova a squadre e il risultato si è visto. Va comunque detto che il livello mondiale del fioretto si è alzato, per cui il percorso verso la medaglia è sempre più impervio. Ingiusto non riconoscere che Choi era in grande forma. Però i campioni sanno rifarsi quando è il momento e si è visto.

Dopo la prima giornata, quando le medaglie individuali non sono arrivate, mentre si sperava il contrario, com’era lo spogliatoio?

Sereno. Magari rammaricato, ma nell’insieme sereno. Vanni ha saputo dare i giusti input.

E visto che tu hai vissuto l’era Cerioni, mentre ora c’è Vanni, che differenze puoi rimarcare?

Cerioni aveva molta esperienza e sapeva bene come gestire una situazione del genere, mantenendo la concentrazione del gruppo. Vanni, pur essendo nuovo nel ruolo di CT della nazionale maggiore, ha portato entusiasmo, nuove idee e soprattutto ha saputo resettare il gruppo con grande lucidità, proiettandolo subito verso la gara successiva. È stato bravo a non lasciarsi sopraffare dalla sconfitta, affrontando il momento in modo efficace e costruttivo. Mi sono piaciuti molto.

Il rinnovamento prima o poi doveva arrivare.

Esattamente. Ma questo avviene in maniera fisiologica a tutti i livelli, cosa che sta accadendo poco alla volta.

La prestazione delle donne è in qualche modo simmetrica, anche se hanno fatto meglio, con Anna Cristino che potremmo dire che è la rivelazione del mondiale?

Io preferisco dire che è diventata una delle punte di diamante della nazionale. Dall’inizio della stagione ha saputo collezionare una serie di podi in Coppa del mondo, poi all’Europeo a squadre, e infine nel mondiale. Diciamo che era nell’aria una prestazione di questo livello.

Le veterane sono sembrate più affaticate o mi sbaglio?

Succede che una gara possa andare storta. Arianna Errigo arrivava da undici medaglie individuali consecutive vinte ai mondiali. Se anche una gara va storta, ci può stare. Poi però nella gara a squadre si è comportata con una prestazione di qualità, e la medaglia è arrivata. Per Martina Batini va detto che ha incrociato una Lee Kiefer che era in grazia divina quel giorno e si è visto anche nella gara a squadre. Per Alice non è stata la giornata migliore, ma dopo tante prestazioni di alto livello, una gara sottotono può accadere, fa parte del percorso.

Parliamo della spada.

Provo personalmente un sincero dispiacere per non averli visti tornare con una medaglia al collo, ma resta intatto l’apprezzamento per il percorso che hanno fatto. Venivano da una grande stagione e l’ambizione di salire sul podio era legittima. Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo hanno mancato la semifinale davvero per un soffio, entrambe fuori per una sola stoccata: segno che il livello c’è ed è alto. Non parlerei affatto di una brutta gara, anzi.

Per quanto riguarda gli uomini, siamo soddisfatti, in particolare per Galassi, che ha confermato il suo stile atipico, coraggioso e imprevedibile, capace di mettere in difficoltà chiunque. La squadra c’è, il gruppo è sano e determinato: a loro va data piena fiducia e tempo per emergere.

Siamo stati abituati a vedere Di Veroli che chiudeva nelle gare a squadre, condividi la scelta tecnica?

La scelta tattica è di certo ragionata. Se Diego (Confalonieri ndr) ha schierato così la squadra, aveva i suoi buoni motivi.

Abbiamo visto Dario Chiadò seduto sugli spalti, scoprendo che lui avrebbe seguito le donne, mentre gli uomini erano in mano a Confalonieri, come per la sciabola, ma non in maniera ufficiale, cosa ci puoi dire?

È stato Dario, a voler dare a Confalonieri, in qualità di delegato tecnico della spada maschile, la possibilità di seguire da vicino la squadra: una decisione che personalmente ritengo del tutto corretta e coerente con il suo ruolo.

Guardando il medagliere, vi aspettavate questo risultato?

Quando andiamo in gara, l’obiettivo è sempre quello di vincere in tutte le armi, o comunque di restare stabilmente tra le nazioni di vertice. Guardando i risultati, possiamo dirci soddisfatti: abbiamo chiuso terzi nel medagliere, un piazzamento solido in un contesto internazionale sempre più competitivo.

Va anche detto che le medaglie d’oro degli Stati Uniti sono tutte arrivate dalla straordinaria Kiefer: senza di lei, la classifica finale avrebbe assunto contorni molto diversi.

L’Italia deve continuare ad avere l’ambizione di vincere il medagliere, e soprattutto la sicurezza – e anche un pizzico di sana arroganza – di poter puntare all’oro in ogni gara. È questa la mentalità che ci ha resi grandi, e che dobbiamo mantenere anche oggi, in un panorama in cui le medaglie sono sempre più distribuite e le nazioni protagoniste sempre più numerose.

Mi piacerebbe parlare delle strategie federali per aumentare i numeri della Sciabola, specie quella femminile, che conta cifre molto basse.

Io non parlerei della Sciabola soltanto, ma delle armi convenzionali che soffrono molto in tal senso. I nostri obiettivi sono di migliorare la cultura formativa dei maestri, portare avanti il progetto Scherma futura, che però sono tutte soluzioni a lunga scadenza, con percorsi molto lunghi. Se i CAF (Centri di allenamento federali ndr) nella spada hanno lavorato molto bene, nelle altre armi hanno fatto più fatica, vanno pertanto ripensati in qualche modo, studiando strategie appropriate, anche perché l’obiettivo è riuscire a mantenere in piedi queste due armi. Ma non è l’unica cosa di cui ci stiamo occupando, perché i problemi che sorgono con l’abbandono sono enormi. Fra l’ultimo anno GPG e i primi due anni cadetti, fra i 13 e 16 anni di età, il drop-out schermistico è enorme, se non preoccupante. Per questo, tra le tante strategie, stiamo studiando una nuova App per migliorare l’engagement di nuovi atleti e poter far seguire la scherma come si deve ai nuovi tesserati.

Cos’altro puoi dirci in merito?

Purtroppo ancora nulla, ma è un progetto che si farà, puoi starne certo.

Per le armi convenzionali però un ruolo lo hanno anche gli arbitri, cosa puoi dirci in merito?

In generale l’arbitraggio italiano è molto buono e di grande livello. Per la sciabola è addirittura intrinseco all’arma stessa, e fa parte di quel mondo in maniera risaputa. Quello dell’arbitraggio è comunque un settore che non mi preoccupa, proprio perché gli arbitri italiani sono in gamba, già come persone.

Avendo poi una consigliera esperta del settore sarete avvantaggiati, o no?

Daria Marchetti sta portando avanti un progetto per la formazione arbitrale molto interessante, che porterà di certo il frutto dovuto. Tutto il movimento arbitrale comunque deve sempre crescere e far arrivare all’apice i migliori nelle tre armi.

Vedo che ci sono molti progetti e molto entusiasmo, auguro quindi un buon lavoro a tutto il Consiglio federale.

Grazie, ne abbiamo bisogno.

06 agosto 2025

Anna CRISTINO - la rivelazione di Tbilisi: intervista ad Alessandro PUCCINI.

Intervista ad Alessandro Puccini - di Fabrizio ORSINI - 

È la rivelazione del mondiale di scherma di Tbilisi Anna Cristino, una storia singolare della scherma italiana.

Una rivelazione del fioretto femminile italiano, con un esordio in silenzio, e stoccata dopo stoccata, come all’Europeo, si è fatta notare finché è arrivata al podio. Sentiamo cosa ha da dire il suo maestro, Alessandro Puccini.

Alessandro PUCCINI
È una storia singolare che meriterebbe di essere conosciuta nella scherma, perché non ha vinto mai nulla. Né il GPG, o i nazionali cadette, ma nemmeno mondiali giovani o junior, anzi avrebbe voluto smettere qualche anno fa, ma poi è stata convinta a fare un ultimo tentativo dopo il quale è andata sempre di bene in meglio.

È la fiorettista della porta accanto?

È la fiorettista che aveva bisogno di costruire una sua scherma, di lavorare con i suoi tempi.

E alla Raggetti di Firenze ci è riuscita.

Sì siamo arrivati cinque anni fa e lì abbiamo trovato le condizioni ideali per esprimerci al meglio.

Una storia lunga.

Sì. ma se consideriamo che è giovane, nemmeno poi tanto. Comunque la costruzione dell’alteta è una faccenda lenta per un maestro di scherma, una sua peculiarità costruire l’allievo da quando è piccolo fino a farlo maturare nel momento giusto.

Quando hai visto il tabellone delle dirette cosa hai pensato?

Ero sereno. Livello alto, ma fattibile. Siamo rimasti lucidi e concentrati, studiando le avversarie che avremmo incontrato. Questo ha permesso di entrare in gara al meglio e quando si è in giornata nella scherma va tutto per il verso giusto.

Anna CRISTINO

La gara femminile arrivava dopo una prova dei maschi, purtroppo senza medaglie. Qual era il clima globale?

Bisogna precisare che la situazione contingente era minata da alcuni episodi significativi. Filippo (Macchi ndr) arrivava da un infortunio, Bianchi che era in grande forma non è riuscito a esprimersi al massimo, Marini che in qualche modo risentiva di alcuni cambi di abitudini, a valle del trasferimento a Roma, e Foconi che ha dovuto rinunciare al suo maestro Romagnoli, che attualmente è in Canada, hanno cambiato un pochino l’atmosfera globale. È comunque innegabile che il gruppo sia eccezionale, e lo ha dimostrato nella gara a squadre.

Molto carichi insomma.

Proprio così, e le donne non sono state da meno e anche un po’ investite da questo sentimento.

E com’è l’atmosfera nello spogliatoio femminile?

Molto buono direi, in quanto Anna e Martina (Favaretto ndr) c’è una buona intesa e stanno cercando di calcare le orme delle veterane Volpi ed Errigo.

Anche con il nuovo CT, Simone Vanni?

Direi ottimo. Nei collegiali sa infondere serenità e ha una buona presa sugli atleti che ne hanno stima.

Il passaggio fra Cerioni è stato importante credo.

Molto, anche perché Cerioni ha grande carisma e personalità, ma Simone non è da meno, pur mantenendo uno stile completamente diverso, grazie al quale sa infondere la giusta competitività e serenità allo stesso tempo. E comunque l’esperienza non manca. Sia da atleta, che nel periodo in cui è stato CT della paralimpica.

Ma torniamo alla gara di Anna Cristino.

Già, il tabellone. Dunque io avevo personalmente qualche cruccio, visto che avrebbe incontrato prima la Scruggs, e poi la canadese Harvey, ma poiché ha iniziato l’assalto con la dovuta concentrazione già dai primi colpi, ho avuto la percezione immediata che ce l’avrebbe fatta. Scherma pulita, idee chiare, determinazione adeguate. Nulla da dire.

Poi però la Ranvier…

Contro la francese c’è stato un calo di prestazione da parte di Anna e cercheremo di valutarne le cause. Va detto che la Ranvier ha fatto un gran bell’assalto. A proposito di questo mi chiedo se da parte della Ranvier fosse preparata quella cosa che fa nel rimettere la botta dopo aver mandato in parata l’avversaria. A tratti sembrava che le venisse spontanea, non come se fosse preparata. Di certo riguarderò bene i video per capire meglio e non farci trovare sguarniti, nell’insieme l’abbiamo vista maggiormente dotata di colpi diversi dai soliti, con una scherma in generale più varia o se vogliamo meno prevedibile del solito.

Nella prova a squadre Anna si è distinta comunque.

Esatto e credo che sia merito anche di Simone Vanni, che le ha dato fiducia nel darle l’assalto di chiusura nella finalina del terzo e quarto posto. Non è cosa da poco.

Tutto il contrario! Tuttavia le più esperte si sono espresse al di sotto delle proprie capacità, o mi sbaglio?

a sx Anna CRISTINO, a dx Alessandro PUCCINI

Sono entrambe fortissime e spetta solo a loro raccogliere le forze e proseguire dando il massimo, così come solo loro sanno fare.

Parliamo adesso di Martina Batini.

Bè la gioia è stata pari alla rabbia quando non è riuscita a qualificarsi per la semifinale. Partiamo però dall’inizio, cioè dal fatto che il rischio che si potesse incrociare con la Cristino che era piuttosto alto, poi il sorteggio le ha messe bene nel tabellone, e a quel punto la probabilità di raggiungere le prime quattro, era tangibile. Poi però qualcosa si è inceppata.

Eppure sembra rinata, schermisticamente parlando.

Per la verità due anni fa ha terminato il ranking in terza posizione, e ha conquistato il Campionato europeo individuale. Sia al mondiale di Molano che a quello di Tiblisi si è fermata ai piedi del podio e le è mancato il guizzo finale, ma è sempre stata fra le prime del mondo.

Due atlete al mondiale non sono poche per un maestro, come vi allenate?

Facciamo continui collegiali accordandoci con gli atleti di alto livello presenti nella zona, in modo da essere presenti sempre tutti assieme in sedi diverse.

Un sistema che sarebbe bello approfondire. Grazie per la tua disponibilità.

Grazie a te per questa intervista

04 agosto 2025

Gigi TARANTINO, BADZAZE E UN MONDIALE FANTASTICO - Intervista all'ex Campione del mondo ed olimpionico di sciabola.

di Fabrizio Orsini
Di rientro da Tiblisi, dopo il grande successo della vittoria di Sandro Badzaze abbiamo intervistato Gigi Tarantino, allenatore del georgiano.
Gigi TARANTINO

Complimenti per il grande successo!
- Grazie.

Te lo aspettavi?
- Diciamo che giocando in casa, Sandro era molto motivato. Dopo le olimpiadi di Parigi, dove i risultati non erano arrivati era molto scoraggiato, a quel punto mi ha chiamato. Veniva infatti da un periodo di allenamento con Christian Bauer, che però non aveva sortito il risultato sperato, per questo voleva cambiare. Purtroppo anche con me l’allenamento non è stato costante, perché siccome mi trovo in Kuwait, doveva trovare il metodo ottimale per allenarsi, ma soprattutto la costanza, che è la formula più efficace per ottenere il risultato voluto.

Quando avete cominciato come lo hai trovato?
- Poco motivato, e sovrappeso. Le prime gare sono andate maluccio e fino a gennaio il lavoro è stato complesso. A Padova ha terminato il suo periodo negativo, a quel punto ha deciso di lavorare con severità e soprattutto costanza, così da poter raggiungere i risultati che desideravamo.

Quale realtà schermistica c’è in Kuwait?
- È praticamente un hobby. Non esiste un vero movimento di qualità. La nazione è piccola e i club sono pochi, e anche gli schermitori superano di poco il centinaio. Quelli di alto livello poi non arrivano a dieci. Anche l’atleta kuwaitiano che alleno e che a livello internazionale ha dimostrato di potersela cavare a livello di U23, al mondiale non è resentato, preferendo una meritata vacanza.

Paese che vai…
- Esatto. Qui lavoriamo con soddisfazione con il materiale che c’è, ma le regole e la mentalità sono queste.

Però le soddisfazioni riesci a togliertele lo stesso.
- Proprio così.

Qual è il futuro di Badzaze a questo punto?
- È difficile a dirsi. L’obiettivo è Los Angeles 2028, pertanto se riuscirà ad allenarsi con continuità, e mantenere il ranking buono, alle olimpiadi ci potrà andare, e poi vedremo.
Sandro BADZAZE


Parli di continuità, vorresti spiegare meglio il metodo di lavoro?
- Sandro viene a Kuwait city per un periodi di venti/ventidue giorni, poi ritorna a casa per alcune settimane, e questo non consente di programmare il lavoro come si conviene, anche perché come già detto gli sciabolatori kuwaitiani sono pochi e il livello non è alto. Poi non ha amici, né la famiglia, il che non lo invoglia a restare per periodi più lunghi. Però fissato l’obiettivo, si è impegnato maggiormente e il risultato si è visto.

Allarghiamo lo sguardo sul mondiale italiano, ti va di dire come è andata?
- Parliamo della sciabola allora.

Sì.

- Per prima cosa devo dire che ammiro da sempre Andrea Terenzio, e non mi sbagliavo. Ho visto una nazionale maschile dominante, con atleti che prima del suo arrivo andavano in gara timorosi, mentre questa volta li ho visti concentrati e più forti tecnicamente, ma soprattutto mentalmente. Anche se in pochi mesi Andrea è riuscito a costruire una nuova mentalità dal carattere dominante. A lui va dato merito del lavoro fatto e soprattutto di esserci riuscito in breve tempo. E da qui a Los Angeles può solo migliorare.

Le donne però hanno fatto più fatica.
- Va detto che da sempre la sciabola italiana è maschile, il movimento alla base è scarno e anzi fino a qualche anno fa le donne nella sciabola non esistevano proprio. Il lavoro va quindi calibrato sulle attuali, ma vanno anche reclutate le nuove e sperimentate in gara. Il lavoro che farà Aquili va valutato sul quadriennio, e siccome siamo all’inizio gli va dato tempo.

Se pensiamo alla generazione passata, con Bianco, Mazzocca, Vecchi, Gregorio…
- Dovremmo riuscire a raggiungere quel livello, e magari anche a superarlo. Scouting, allenamento, lavoro di club. Però va distinta l’attività strategica del CT da quello federale. Il CT deve lavorare per la qualificazione olimpica, mentre la Federazione deve lavorare più sui numeri alla base, favorendo un allargamento globale, così da avere alla lunga più scelta. Ma quest’ultimo lavoro dura almeno dieci anni, mentre l’impegno del CT è breve e poi deve essere specifico.

A cosa ti riferisci?
- Parlo in generale e non mi riferisco a nessuno, ma per me il CT deve essere un lavoro a tempo pieno, non può essere condiviso con altri impegni, famiglia a parte.

Quindi se un CT è diviso con altri lavori, ha meno tempo da dedicare alla Nazionale.
- È logico, anzi matematico, ma se uno ci riesce magari è doppiamente bravo.

Ma magari i compensi non sempre soddisfano l’impegno.
- Al contrario. Credo che la FIS paghi bene un lavoro che regala così grandi soddisfazioni.

Torniamo alla formula di allenamento, visto che parlavi di continuità e di centralità.
- È fondamentale. Per esempio in Italia il Centro federale è un fulcro importante dove lavorare a livello nazionale. Se Andrea Terenzio sta concentrando il lavoro a Bologna, al quale unisce ritiri mirati, questo è di certo parte del successo. Ovviamente deve essere un lavoro quotidiano, e anche corale. Stesso discorso vale per le donne e per le altre armi.

Dimmi qualcosa sulla sciabola a livello mondiale.
- Italia, Ungheria, Francia sono sempre al top, sia maschile che femminile, fatta eccezione per l’Italia delle donne. Gli Usa sono in difficoltà per via di Hitcock che non è stato presente, mentre la Francia sta lavorando benissimo. La Korea è scesa, ma solo per la mancanza di Oh Sandiuk, che è un fenomeno, il quale non appena rientrerà la rivedremo ad alti livelli, possiamo starne certi. E infine l’Egitto che è una nazione emergente. Va tenuta d’occhio, anche perché si stanno impegnando in tante direzioni, e sono la prima nazione nel loro continente. Il Giappone di certo fra un paio di anni sarà a un livello davvero importante, e nemmeno loro vanno tralasciati.

Mentre la Cina nonostante i grandi numeri nazionali, non emerge.
- È una questione di CT, ovvio. Se a livello nazionale sono forti, a quello internazionale gli manca qualcosa, per questo hanno ingaggiato CT stranieri validi che stanno facendo un lavoro mirato. Io in generale per il futuro, se penso a loro, non dormirei troppo tranquillo.

Comunque la Francia sta facendo passi da gigante.
- In generale sì, ed è merito della prima generazione dopo Bauer, che ha allevato svariati allenatori che ora stanno portando frutto, uno di questi è Arnaud Schneider, che con Bolade Apithy e Manon Brunet ha creato una accademia di eccellenza in Francia, dalla quale è uscito il Campione europeo Remi Garrigue.

L’Iran che aveva mostrato sciabolatori interessanti purtroppo…
- È sceso, ma era inevitabile, date le condizioni politiche del paese. Però se si risolveranno, sono certo che li rivedremo in alto.

Parliamo di arbitraggi nella sciabola. Cosa pensi e come affronti il problema.
- La sciabola è sempre stata vincolata agli arbitraggi. Fortunatamente gli arbitri che turnano a livello internazionale, tranne pochi casi, sono sempre gli stessi, pertanto sai che se fai un certo tipo di scherma, quel tal arbitro la stoccata non te la darà mai, e insistere è controproducente.

Ammetti quindi che la visione schermistica di un arbitro farà sempre la differenza in campo?
- Proprio così, ma è onestamente risaputo. Anche se è troppo influente, la realtà è questa. E non dimentichiamo che le polemiche in tal senso in quest’arma ci sono sempre state, anche prima dell’elettrificazione. È quindi importante che l’atleta sappia cambiare la propria scherma a seconda della situazione.

A meno che non avvenga una sorta di rivoluzione.
- La vedo poco probabile. (ride)

In generale però questo mondiale non mi sembra sia andato male.
- Come risultato globale sì, ma arma per arma credo che sia emerso in modo chiaro quali siano i reparti sui quali lavorare con più attenzione e impegno. La spada non ha portato a casa nessuna medaglia, quindi lì bisognerà lavorare, così come la già citata sciabola femminile, ma Aquili ha piena fiducia federale e da parte delle atlete, per cui si suppone che non farà fatica a trovare le soluzioni adatte.

Però se togli l’oro della sciabola, il risultato cambia molto, da terzi saremmo potuti scivolare quinti o sesti.
- Ecco, proprio lì sta la questione. Se si fosse mancato l’obiettivo, l’Italia sarebbe stata più in basso, mentre con un oro in più, magari nel fioretto maschile o femminile individuale, saremmo stati primi e con una sola medaglia.

Il raggio di vittoria di una medaglia si è praticamente ampliato e le nazioni che possono arrivare a podio sono sempre più.
- Esatto. Più competitività, più difficoltà, con un aumento della prestazione fisica. Non è per nulla facile, per questo bisogna allenarsi con costanza e molto lavoro.

È il motivo per il quale hai con te uno staff, anche nel tuo caso tutto italiano.
- Con me lavora Tommaso Dentico, e Francesco Aquili per la preparazione fisica, il quale si occupa anche di Sandro Badzaze e fra tutti ammetto che c’è ottima intesa.

Quanto ti fermerai in Kuwait?
- Per ora qui sono contento. Se poi arriveranno nuove proposte, potrei anche valutarle, ma qui sto molto bene.
Grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo per il lavoro che fai.
- Grazie a tutti voi.
 

02 agosto 2025

UN PASSO AVANTI RISPETTO ALL'OLIMPIADE

Intervista all'ex bicampione del modo di spada Paolo Pizzo
di Fabrizio Orsini

Abbiamo intervistato il bicampione del mondo di spada Paolo Pizzo SMC dell’Aeronautica Militare, di rientro dal ritiro di Scherma futura di Bardonecchia.

Paolo PIZZO
Ciao Paolo, sono certo che avrai seguito il mondiale a Tiblisi. Cosa ci puoi dire?

La prima cosa che mi viene in mente a caldo è che abbiamo alternato gare meravigliose ad altre in cui non tutto ha funzionato al meglio. La prossima stagione sarà cruciale per costruire ranking solidi in vista delle qualifiche olimpiche, di conseguenza ogni settore dovrà valutare i lati positivi e negativi della trasferta mondiale, così da apportare prontamente eventuali correttivi.

Invece a freddo cosa vedi?

A freddo tutto migliora decisamente. Se guardo il medagliere, l’Italia è terza, dietro Francia e USA, perciò non possiamo dire altro che il mondiale è andato bene, con un deciso passo avanti rispetto all’Olimpiade di Parigi. Siamo di nuovo lì, tra le nazioni leader del movimento schermistico a livello globale. Certo, riflettendo sulla mia amata spada, sono sicuro che nessuno degli atleti potrà dirsi soddisfatto al 100% della propria gara.

Da cosa sono dipese le difficoltà della spada secondo te? 

Premetto che il mio giudizio è esterno, e ha sempre i suoi limiti. In fondo però i miei ex colleghi e amici sono andati quasi tutti ad un passo dal podio. Forse è mancata un po' di freddezza nei momenti cruciali, quelli decisivi per andare a conquistare il titolo pesante del mondiale. Sappiamo bene che la squadra però sta lavorando agli ordini del ct Dario Chiadò e dei referenti Daniele Pantoni (femminile) e Diego Confalonieri (maschile) e dati i tempi, bisogna dare a tutti almeno un anno di lavoro continuativo per farsi un'idea dell'andamento generale. Ricordiamo che deve fare fede il nuovo quadriennio, che è cominciato con le gare positive andate già in archivio a Genova.

Non è un po’ troppo un anno?

Per certi versi sì, per altri no. La federazione si è storicamente contraddistinta per cambiamenti ai vertici delle squadre, a volte un pochino troppo lenti, sebbene progressivi, quindi un anno è fisiologico.  Con riferimento alle tre armi comunque, auspicherei un pizzico di coraggio in più nel dare fiducia ai giovani U23 ed U20, a partire dal circuito di Coppa del mondo assoluta individuale e a squadre.

Torniamo ai risultati, vorresti dire qualcosa in proposito?

La premessa doverosa è la valutazione dell'impatto che ha avuto il ritorno alle competizioni della nazionale russa (pur sotto bandiera neutrale), il che ovviamente alza notevolmente il livello tecnico.
La spada, ripeto, purtroppo è tornata senza nemmeno una medaglia, il che ovviamente fa male a tutti gli addetti ai lavori. I ragazzi sono stati eliminati dal Kazakistan, nazione con la quale negli ultimi anni abbiamo ingaggiato battaglie epiche.

Avversari tostissimi!

Anche fisicamente, per cui credetemi, il risultato ci sta tutto. Piuttosto mi soffermerei sul grosso rischio corso contro la Svezia nel match dei 32, assalto vinto con un vantaggio di solo due stoccate, situazione sempre molto rischiosa.

Cosa vorresti dire?

Che probabilmente non abbiamo espresso tutto il nostro potenziale, pur portando a casa il match.

C’è da lavorare quindi.

Sì, ma il margine è alto, per cui sono fiducioso.

Cosa mi dici invece del gruppo squadra.

Il mio parere è che fra gli spadisti ci sono almeno in 5-6 elementi che sono davvero forti, mentre fra gli avversari a livello tecnico attualmente soltanto il Giappone ha qualcosa in più. Pertanto, bisogna, oltre che banalmente voler migliorare il gruppo titolare, intervenire con decisione sulle seconde e terze linee. 

Su questo ci ritorneremo fra poco, ma cosa mi dici delle donne?

Dario conosceva già ognuna di loro. Nell’individuale si sono fermate sotto il podio, cioè ai quarti, per cui non mi va di dire che è stato un insuccesso totale. Il quarto posto a squadre invece racconta la verve di un gruppo che arriva sempre in fondo e non regala praticamente nulla a nessuno, senza dimenticare che siamo sempre la nazione da battere.  Anche per loro faccio lo stesso discorso, ovvero che vanno inserite le nuove leve rinnovando adesso, con esperimenti su esperimenti, cioè portando in gara il numero più alto possibile di atlete giovani.

Nelle altre armi invece?

Dunque partiamo dal fatto che “dove vinci: hai fatto, e dove perdi: devi capire”. Se hai ricevuto in eredità un giocattolo, bisogna capire se l’hai rotto oppure non lo hai fatto funzionare. In tal caso Andrea Terenzio, nella sciabola maschile ha fatto un ottimo lavoro innanzitutto con l'esperto Curatoli, che sembra godere di una seconda giovinezza. Lì è evidente che il lavoro su di lui ha prodotto un ottimo risultato.

E sulla squadra?

La squadra è stata spettacolare! Il lavoro dello staff ha pagato, è innegabile, ed è stato necessario per poter approfittare della caduta di Usa e Korea nel lato di tabellone degli azzurri.

Un pizzico di fortuna?

È ovvio che se l'occasione non la sai gestire, puoi sciupare tutto. Dopodiché con l'Ungheria i ragazzi hanno sfoderato una prestazione storica che rimarrà per sempre nella loro mente e nei nostri cuori.
Sulla sciabola femminile invece?

Certo le donne non hanno brillato. Purtroppo la Sciabola femminile sta vivendo un momentaccio e non vorrei essere nei panni di Andrea Aquili (CT della Sciabola femminile ndr).

Tu cosa faresti?

domanda da un milione di stoccate! In tutta onestà, se fossi al posto delle ragazze titolari mi metterei serenamente in discussione e valuterei ogni scelta possibile per tirarmi fuori dallo stallo di risultati attuale. Da troppo tempo si fatica a giungere più di una o due volte nelle migliori otto in Coppa assoluta, a livello individuale. Viene quindi naturale guardare verso le più giovani, pur mantenendo un elemento di esperienza.

Tanto vale provare quindi?

Ma non solo. Tornando alle valutazioni generali sulle tre armi, io sono dell’avviso che anche i più piccoli (già dal GPG) vadano sperimentati a un livello superiore se meritevoli di attenzione. È inutile perdere tempo se qualcuno vince tutte le gare in Italia a livello di GPG. Ci sono infatti dei nomi che meriterebbero di essere inseriti subito nei Cadetti.

Dici che se non li curi da subito, svanisce il desiderio di salire alla Nazionale maggiore?

Intendo dire soltanto che ammiro gli Usa che inseriscono la Campionessa mondiale cadetti di fioretto femminile in prima squadra titolare, riuscendo a vincere il Mondiale a squadre. Certo Jaelyn Liu è un fenomeno assoluto, di contro noi siamo un tantino conservativi a mio parere.

So che sei molto preso in tante direzioni e c’è molto di te in numerosi atleti.

Sì sto lavorando tanto e sono molto soddisfatto.

Ti auguro allora solo il meglio e uno splendido prosieguo di carriera.

Grazie e un saluto a tutto il mondo della scherma.

VERSIONE IN INGLESE

A step ahead of the Olympics
Interview with Paolo Pizzo
by Fabrizio Orsini

We interviewed two-time world épée champion Paolo Pizzo, SMC of the Italian Air Force, returning from the Scherma Futura training camp in Bardonecchia.

Hi Paolo, I'm sure you followed the World Championships in Tbilisi. What can you tell us?

The first thing that comes to mind right now is that we alternated between wonderful competitions and others where not everything went perfectly. Next season will be crucial for building solid rankings ahead of the Olympic qualifiers, so each sector will have to evaluate the positives and negatives of the World Championships so as to promptly make any necessary adjustments.

But what do you see now?

Everything is definitely improving. Looking at the medal table, Italy is third, behind France and the USA, so we can only say that the World Championships went well, a clear step forward from the Paris Olympics. We're back there, among the leading fencing nations globally. Of course, reflecting on my beloved épée, I'm sure none of the athletes will be 100% satisfied with their competition.

What do you think contributed to the epée's difficulties?

I'll start by saying that my opinion is external, and it always has its limits. Ultimately, however, my former colleagues and friends almost all came within a hair's breadth of the podium. Perhaps they lacked a bit of composure in the crucial moments, the ones that were decisive in winning the heavyweight world title. We know full well that the team is working under the guidance of coach Dario Chiadò and the representatives Daniele Pantoni (women's) and Diego Confalonieri (men's), and given the timeframe, everyone needs at least a year of continuous work to get a sense of the overall performance. Let's remember that the new four-year period, which began with the positive competitions already archived in Genoa, must be considered.

Isn't one year a bit too long?

In some ways, yes; in others, no. The federation has historically been known for changes at the top of its teams, sometimes a little too slow, though progressive, so a year is natural. Regarding the three weapons, however, I would hope for a little more courage in placing trust in the young U23 and U20 athletes, starting with the individual and team World Cup circuits.

Let's get back to the results. Is there anything you'd like to say about them?

The necessary premise is to evaluate the impact of the Russian national team's return to competition (albeit under a neutral flag), which obviously significantly raises the technical level.

The épée, I repeat, unfortunately returned without a single medal, which obviously hurts everyone involved. The boys were eliminated by Kazakhstan, a nation with which we've engaged in epic battles in recent years.

 

Very tough opponents!

Physically too, so believe me, the result was a fair one. Instead, I'd focus on the huge risk we took against Sweden in the 32-man match, a charge we won by only two hits, always a very risky situation.

What do you mean?

That we probably didn't reach our full potential, despite taking the match.

There's work to be done, then.

Yes, but the margin is high, so I'm confident.

What about the team?

My opinion is that among the fencers, there are at least 5-6 players who are truly strong, while among the opponents, technically speaking, only Japan currently has something more. Therefore, beyond simply wanting to improve the starting lineup, we need to make decisive changes to the second and third lines.

We'll return to this shortly, but what about the women?

Dario already knew each of them. In the individual event, they finished just below the podium, in the quarterfinals, so I don't want to say it was a total failure. The fourth-place team finish, however, speaks to the verve of a group that always reaches the final and gives virtually nothing away, without forgetting that we are always the nation to beat. I make the same point for them: that we need to bring in new talent by renewing ourselves now, experimenting with experimentation, that is, bringing as many young athletes as possible into the competition.

And what about the other events?

So let's start with the principle that "where you win: you've done it, and where you lose: you have to understand." If you've inherited a toy, you need to understand whether you've broken it or not made it work. In this case, Andrea Terenzio, in the men's saber, did an excellent job, especially with the experienced Curatoli, who seems to be enjoying a resurgence. There, it's clear that the work on him has produced excellent results.

And the team?

The team was spectacular! The staff's work paid off, that's undeniable, and it was necessary to take advantage of the US and Korea's defeat on the Azzurri's side of the draw.

A pinch of luck?

It's obvious that if you don't know how to handle an opportunity, you can ruin everything. Then, against Hungary, the boys delivered a historic performance that will forever remain in their minds and in our hearts.

And what about the women's saber?

The women certainly didn't shine. Unfortunately, the women's saber is going through a rough patch, and I wouldn't want to be in Andrea Aquili's (Women's Sabre Coach, ed.) shoes.

What would you do?

A million-point question! In all honesty, if I were in the shoes of the regular girls, I would calmly question myself and evaluate every possible option to get out of the current stalemate. For too long, it's been difficult to reach the top eight in the overall World Cup, individually. It's therefore natural to look towards the younger ones, while still maintaining an element of experience.

Is it worth trying then?

But not only that. Returning to the general assessments of the three weapons, I believe that even the youngest ones (starting at the GPG level) should be tested at a higher level if they're worthy of attention. There's no point wasting time if someone wins every competition in Italy at the GPG level. Indeed, there are some names that deserve to be included in the Cadets immediately.

Are you saying that if you don't pay attention to them immediately, their desire to make the senior national team will fade?

I'm just saying that I admire the US for adding the Cadet Women's Foil World Champion to the first team, managing to win the World Team Championship. Jaelyn Liu is certainly an absolute phenomenon, but we're a bit conservative in my opinion.

I know you're very busy in many directions, and there's a lot of you in many athletes.

Yes, I'm working hard and I'm very satisfied.

I wish you only the best and a wonderful continuation of your career.

Thank you and best wishes to the entire fencing world.

31 luglio 2025

CAMPIONATI DEL MONDO DI SCHERMA - TBILISI 22-30 LUGLIO 2025: luci ed ombre

Squadra sciabola maschile e a dx il CT Andrea TERENZIO 
Si sono appena conclusi i Campionati del mondo di scherma svoltisi a Tbilisi dal 22 al 30 luglio 2025 e la spedizione azzurra torna in patria con un bottino di 6 medaglie: 2 ori e 4 bronzi. Molto soddisfatto il Presidente Mazzone per quanto fatto in Georgia e credo che tutta l’Italia sportiva lo sia. Se nell’ultima giornata, con in pedana la spada maschile e la sciabola femminile, ci fosse stato l’acuto finale, preventivabile per i maschi, probabilmente parleremmo di trionfo con presumibile vittoria nella classifica per nazioni: così non è stato.

L'Italia chiude dunque la manifestazione con il luccichio degli ori delle squadre di fioretto maschile (25/o titolo mondiale della storia per questa specialità nei team event, firmato da Guillaume Bianchi, Alessio Foconi, Filippo Macchi e Tommaso Marini) e di sciabola maschile (un trionfo che mancava da dieci anni e porta il timbro di Luca Curatoli, Michele Gallo, Matteo Neri e Pietro Torre).

Per chi scrive, una menzione particolare per la fiorettista Anna CRISTINO, la quale alla prima partecipazione ad una competizione di livello mondiale consegue una prestigiosissima, e credo anche inaspettata, medaglia di bronzo; Martina FAVARETTO ha confermato quanto di buono ha fatto vedere nel corso degli ultimi tempi. Il fioretto, in generale, non ha mai deluso, ha sempre avuto ricambi appropriati per il mantenimento dell’arma ai massimi livelli.

squadra fioretto maschile

Il presidente federale si dichiara molto soddisfatto ritendendo, tra l’altro, che si sarebbe potuto vincere molto di più visto e considerato che, a suo dire, la squadra azzurra ha avuto 10 atleti tra i primi otto. Ha posto in evidenza che la scherma è sempre più globalizzata e quindi la concorrenza è fortissima. Conclude asserendo che nella classifica del medagliere sono entrate ben 16 nazioni e che l’Italia con le sue 6 medaglie si è posta allo stesso livello di Francia e Ungheria, anch’esse vincitrici di 6 allori.

Come dicevo prima, tutta la Nazione ha applaudito i risultati conseguiti, confermando la grande credibilità che la scherma ha presso gli sportivi di casa nostra. Ma è tutto oro quel che luccica? Non proprio e lo sanno anche i dirigenti federali. Nel procedere con una analisi più dettagliata comincio con le pagelle:

a dx Dario CHIADO'
·    SCIABOLA MASCHILE:            9;

    ·         FIORETTO MASCHILE:            8,5;    

    ·        FIORETTO FEMMINILE           8

    ·         SPADA MASCHILE                   4,5;

    ·         SPADA FEMMINILE                 5;

    ·         SCIABOLA FEMMINILE           3.

La media voto porta ad un totale di 6,33. Il voto (8) che il vice Presidente Vicario, ha assegnato alla spedizione azzurra, è condivisibile solo per Fioretto e Sciabola maschile. Ma questa è solo la mia opinione.

Anna CRISTINO

Ci sono due cose che mi hanno particolarmente colpito in senso negativo: la prima riguarda il nuovo canale TV delle FIS e la seconda il settore tecnico della spada. Per la prima mi sono già espresso in un precedente articolo nel quale esprimevo un giudizio molto positivo sulla iniziativa federale, giudizio che confermo tutt’ora, ma negativo per come è stato annunciato e per il fallimento della mancata diretta delle fasi preliminari; per la seconda, da lontano, ho potuto notare una certa distonia nella gestione dell’arma. Infatti il CT Chiadò è stato fotografato in tribuna quindi distante dalle pedane, come se la gara degli spadisti non lo riguardasse. Voci di corridoio riferiscono che egli segue la spada femminile mentre per la maschile è stata data delega a Confalonieri, domanda: ma Chiadò è un CT a 360° o è dimezzato? Credo che la situazione sia un po’ ingarbugliata. Sempre le solite voci ritengono che ci siano delle turbolenze e visto che i ct sono tra i pochi ruoli federali che percepiscono soldi veri, ci si contende per arrivare a quel ruolo. Tutti pettegolezzi ma un proverbio recita che quando il popolo mormora la verità non è lontana: staremo a vedere.

Martina FAVARETTO

Vorrei anche porre l’accento su alcune considerazioni fatte sui social all’indomani della vittoria degli sciabolatori. In particolare è stato scritto del grande ed efficace lavoro svolto in soli sei mesi dall’attuale CT Andrea Terenzio portando l’arma sul tetto del mondo, considerazione che condivido ma che sta a significare il fallimento di chi non ha conseguito medaglie.

A mio avviso e sempre nell’ottica di contribuire al miglioramento del nostro sport e della organizzazione federale, credo che un po’ di sobrietà non guasti: meno reel e più attenzione alle cose pratiche, in questo caso verso il settore tecnico e la comunicazione.

Ezio RINALDI 

29 luglio 2025

TBILISI - CAMPIONATI DEL MONDO DI SCHERMA: Medaglia d'oro per l'Italia nella sciabola maschile a squadre.

L’Italia della sciabola maschile conquista un meritatissimo oro mondiale, frutto non solo del talento individuale ma di un lavoro tecnico e organizzativo finalmente coerente e lungimirante.
In finale contro l’Ungheria, gli azzurri hanno anche saputo approfittare di una scelta tattica avversaria: il CT magiaro ha schierato Iliasz al posto del più esperto Szatmari, e proprio su Iliasz l’Italia ha costruito il vantaggio decisivo. Una gestione attenta, lucida, che ha mostrato maturità schermistica e consapevolezza tattica.
Come sempre nelle gare a squadre, Luca Curatoli si è confermato un trascinatore assoluto. La sua capacità di reggere la pressione, dettare i ritmi e guidare i compagni nei momenti delicati è ormai una certezza. Una leadership tecnica e mentale che rappresenta un riferimento per tutto il gruppo.
Ma il vero punto di svolta è stato l’allenamento condiviso e continuativo tra Gallo, Torre e Neri a Bologna, sotto la guida del ct Terenzio, così come fece intelligentemente con la nazionale ucraina. 
Non si è trattato di un semplice periodo collegiale, ma di un percorso strutturato che ha dato finalmente corpo all’idea, da sempre sostenuta da chi vive la scherma in profondità,  che i più forti debbano allenarsi insieme ogni giorno. Non saltuariamente, non “quando capita”, ma in un ambiente tecnico stabile, competitivo.
Il risultato è stato visibile in pedana: sincronia, intesa, capacità di gestire i cambi e coprire i momenti critici in modo collettivo.
Un gruppo che ha funzionato da squadra, perché ha lavorato come squadra.
Ecco perché questa vittoria rappresenta anche una conferma strategica:
l’Italia ha bisogno di un centro tecnico permanente per la sciabola, dove gli atleti di vertice possano allenarsi fianco a fianco ogni giorno, seguiti da uno staff di alto livello.
Un centro fisso, meritocratico, orientato all’eccellenza, che possa servire non solo alla Nazionale maggiore ma anche a far crescere il ricambio, i giovani di prospettiva, gli sparring di qualità.
Un luogo dove il confronto elevi il livello tecnico di tutti. Ma sappiamo che sono scelte politiche.
L’oro di oggi non è frutto del caso, ma di un metodo. Un metodo che va riconosciuto, consolidato e reso stabile nel tempo.
L’Italia può restare ai vertici. Ma solo se sceglie con decisione la strada della qualità quotidiana.
E questa passa, inevitabilmente, da un centro tecnico fisso, strutturato e condiviso.
Michele BONSANTO 

26 luglio 2025

LA SCHERMA ITALIANA ESPORTATA ALL'ESTERO.

Da sx: BORTOLASO - CERIONI - ZOMPARELLI 
Fa sempre piacere vedere una storia di successo specie se il protagonista è un italiano. Mi riferisco alla interessante parabola di Maurizio Zomparelli di cui l’intervista ieri.

E così come è evidente che il successo di Choi è frutto di un lavoro intenso e paziente, allo stesso modo appare lampante che Greg Koenig abbia visto in Zomparelli non solo un valido collaboratore, ma anche uno dei migliori conoscitori del fioretto italiano e della programmazione di un campione.

È quindi inevitabile pensare che l’Italia sia una inestinguibile fabbrica di talentuosi tecnici, i quali come al solito migrano da questo paese che non permette di rendere il lavoro del maestro di scherma una vera e propria professione, se non a un livello molto alto.

Parliamo quindi dei soliti problemi, anche se dalle parole di Zomparelli non emerge solo la questione economica, sebbene in modo estremamente velato, quanto il quello della soddisfazione professionale.

Se da un lato gli schermitori in Italia sono in lento ricambio, non più di un paio per arma ogni quadriennio, in altre nazioni c’è ben più movimento, anche se i numeri in quella nazione sono minori che in Italia stessa. Basti pensare all’Estonia per la spada, o a Hong Kong per il fioretto, ma gli esempi sono molti di più.

I risultati danno ragione all’Italia, dove vediamo che risultano complesse le fasi di inglobamento e messa a regime dei nuovi atleti e quindi del gruppo. Entrambi i metodi presentano pro e contro e preferisco non spendermi più per uno che per l’altro, sebbene il pensiero vada in modo naturale verso l’enorme numero di talenti schermistici che questo paese in buona fede ha dovuto sacrificare in ossequio alla medaglia a tutti i costi. Forse sarebbe stato più giusto avere qualche medaglia in meno, ma più campioni.

Fabrizio ORSINI

24 luglio 2025

UNA SOLITA STORIA ITALIANA DI SUCCESSO

Maurizio ZOMPARELLI

Intervista a Maurizio Zomparelli

 di Fabrizio ORSINI

Ieri 23 luglio a Tiblisi in Georgia, la prima medaglia maschile nel campionato mondiale di scherma è stata quella del fioretto e non è stata messa al collo di un italiano, ma di un hongkonghese, che però di italiano ha molto, anzi moltissimo, perché a bordo pedana abbiamo visto Maurizio Zomparelli che abbiamo chiamato e intervistato per i lettori di PIAZZADELLASCHERMA.

Complimenti per il successo di ieri!

Grazie è stato bellissimo. Quando abbiamo visto il tabellone delle dirette, ci siamo detti che la gara era in salita, ma non ci siamo abbattuti. D’altra parte è un campionato mondiale, e pertanto sono tutti forti.

Sapevate che prima o poi un italiano o un francese lo avreste incrociato.

Esatto. Fa parte del gioco e ci eravamo preparati ad affrontare i migliori del mondo.

Un lavoro lungo quindi.

Dalla gara di Vancouver Rayan (Choi) era ventisettesimo del ranking. Subito dopo ha vinto il GP di Shanghai scalando al diciassettesimo posto e solo dopo aver vinto il Campionato asiatico è salito al decimo. Ma dopo la vittoria di ieri è schizzato al primo posto così da vincere anche la Coppa del mondo.

Una escalation formidabile.

Eh già.

Parlaci allora di come è iniziata la tua avventura nella scherma, dagli esordi e di come sei arrivato a Hong Kong.

Io sono bresciano, seppure la famiglia non lo sia. Sono stato formato schermisticamente dal maestro Nicoli, alla Forza e Costanza, passando per alcuni dei migliori schermitori e insegnanti del fioretto lombardo. Poi sono entrato nel circuito della nazionale stando nelle Fiamme Oro, e a quel punto ho cominciato a insegnare al CS Roma. Per qualche anno le cose sono andate bene, ma poi ho voluto provare a sperimentarmi in altre discipline sportive.

Come allenatore, giusto?

Come preparatore fisico. Ho lavorato con il rugby, con il volley e il basket, ma anche nell’automobilismo in particolare con la Ferrari nel settore endurance tipo Le Mans, pur mantenendo vivo il rapporto con alcuni grandi amici della scherma, fra i quali Stefano Cerioni. Ed è stato lui che nel 2004 diventò CT del fioretto italiano che pensò di chiamarmi come preparatore fisico della nazionale. Sono rimasto con lui fino all’olimpiade di Londra nel 2012 quando è andato in Russia ed è stato naturale per me seguirlo nella nuova avventura.

A quel punto le tue mansioni sono cambiate o sono rimaste le stesse?

In Russia ho cominciato a occuparmi non solo della preparazione fisica, ma anche dei cosiddetti infortunati, che andavano riportati a un livello ottimale e a fare anche le prime lezioni con atleti di qualità.

E quanto sei rimasto?

Sono rimasto fino all’olimpiade di Rio nel 2016 cioè fin quando Stefano, mi ha portato negli Stati Uniti, perché era stato ingaggiato per allenare Race Imboden e di riflesso Isaora Thibus, sua fidanzata.

E poi cosa è accaduto?

Greg Koenig, che conoscevo da tempo, aveva capito il mio ruolo accanto a Cerioni e poiché era stato ingaggiato dalla Federazione di Hong Kong voleva un collaboratore della mia esperienza e mi ha proposto di seguirlo, così ho accettato. È avvenuto nel 2020, prima dell’olimpiade di Tokyo.

Quando sei arrivato lì che realtà hai trovato?

Hong Kong è una città piccola per gli standard cinesi.

Stiamo parlando di alcuni milioni di abitanti, giusto?

Circa otto milioni.

Se pensiamo che la Lombardia ne conta dieci…

Rispetto alla realtà italiana è grande, ma per la Cina no. Dal punto di vista schermistico poi è ancora più piccola, anche rispetto all’Italia.

In che senso?

Nel senso che per un campionato assoluto di fioretto i partecipanti sono circa una settantina. Raggiungiamo il centinaio se vengono coinvolti i cadetti e i giovani. La base di reclutamento è scarna, ma grazie ai successi olimpici e mondiali, stiamo vedendo che la risposta della popolazione è interessante.

Come in Italia, allora.

Tutto il mondo è paese.

Quanti club ci sono a Hong Kong?

Questo non te lo so dire, ma i numeri ripeto sono in generale piuttosto bassi. Ogni sala scherma conta poche decine di schermitori, dai trenta ai cinquanta.

Ma nonostante questi numeri siete riusciti a raggiungere grandi risultati.

Dipende tutto dal lavoro che fai. Quanto dedichi all’atleta, quanto l’atleta si dedica, ma soprattutto non bisogna avere fretta di vincere. L’obiettivo quindi va pianificato e bisogna lavorarci con estrema serietà e pazienza. L’atleta deve avere fiducia negli allenatori, così come la federazione di appartenenza.

È tutto frutto di una grande squadra.

Esatto. Greg è il coordinatore di tutti i maestri perché non ci sono solo io a lavorare, ma c’è anche Giacomo Fanizza che si occupa del settore junior e cadetto, insegnando il metodo per passare da cadetti a senior. Siamo inoltre affiancati da altri due maestri cinesi.

Torniamo alla gara di ieri. Che gara vi aspettavate di fare?

Rayan aveva lavorato bene sia nel Campionato asiatico, che aveva vinto, che in Coppa del mondo, per cui noi sapevamo di avere messo in pedana un atleta forte. Sapevamo come già detto che tutti sono forti man mano che ci si avvicina alla finale.

Trovare gli italiani come vi ha fatto sentire?

Prima Guillaume Bianchi e poi Filippo Macchi non è stato per nulla facile. Specie con Macchi, che è stato un assalto con alti e bassi. Prima in vantaggio Rayan, poi Filippo, infine il pareggio dell’ultima stoccata.

Molto combattuto.

Sì, ma anche di grande livello, soprattutto perché una sola stoccata, quella finale, ha cambiato il senso della gara. Per entrambi.

E il fatto di trovare Kirill Borodachev, ti ha sorpreso?

No, per nulla. E anzi se posso permettermi di dire la mia sulla esclusione degli atleti russi e bielorussi, era ora che ritornassero in gara. La politica faccia il suo lavoro, ma lasciasse stare lo sport. Lo sport è lo sport.

Sono d’accordo e condivido in pieno la tua posizione.

Inoltre la presenza dei russi ha dato più valore ai campionati ed è giusto che sia così.

Passiamo adesso alla gara a squadre. Non ti chiedo un pronostico, perché rispetto il cosiddetto silenzio scaramantico sportivo pre gara, ma tu come la vedi?

Il problema si porrà quando, per entrare nei Top 4, con ogni probabilità dovremo incrociare gli USA. Una squadra non facile che è sempre stata ai vertici internazionali. A questa va aggiunta la presenza di Italia, Giappone, Russia e Korea, dove anche l’Egitto può in qualche modo fare la differenza.

E la squadra di Hong Kong?

La squadra conta, oltre che Rayan Choi, anche Cheung, già campione olimpico, e due giovani sui quali puntiamo molto, Chin You Leoung e Laurens Ng.

Di certo sarà una competizione di alto livello.

Imperdibile.

Veniamo adesso al futuro. Quanto resterai a Hong Kong?

Per ora non solo sto benissimo qui, ma anche la Federazione mi ha confermato fino al 2028 e visti i risultati, siamo davvero tutti molto felici e desiderosi di continuare. E poi per cambiare è necessario trovare le condizioni adatte nel posto dove si va. Se c’è una base solida per la formazione di maestri e atleti e del loro reclutamento sul territorio, allora il lavoro sulla nazionale ha un senso, ma se non c’è è difficile che io arrivi nella medesima veste che ricopro qui.

Magari un domani, quando sarà un vecchio maestro, che i successi li ha raggiunti, e il ritmo della nazionale maggiore non mi sarà più sostenibile, potrò andare in un luogo per fare quel lavoro di formazione di base che è necessario per poi ottenere dei risultati di livello. Ma per ora credo di poter dare molto in questo ruolo in cui sono. Per esempio ho amici che lavorano in Arabia, ma lì manca lo strato necessario per costruire il grande castello agonistico maggiore. È necessario quindi lavorare sulle fondamenta di questo sport, altrimenti è solo una grande fatica.

E ti piacerebbe tornare a lavorare in Italia?

(ride) Per ora l’Italia è il luogo delle mie vacanze e di lavoro non se ne parla. Il mio legame con la FIS era Stefano Cerioni, ma tolto lui, non penso ci sia posto per me. Resto suo debitore per ciò che mi ha trasmesso, assieme a Giulio e Tito Tomassini, oltre Nicoli, che per me sono i miei punti di riferimento per la mia formazione magistrale. Ma ripeto che qui a Hong Kong sto benissimo e sono felice, sia per i rapporti che ho instaurato, che per i risultati che stiamo ottenendo, quindi non ho nessuna intenzione di andare in nessun luogo se non quello dove sto lavorando ora.

Grazie per le tue parole e in bocca al lupo per la prossima gara.

Grazie a te per questa intervista e crepi il lupo!



 

 

23 luglio 2025

IL GIALLO DELLA DIRETTA DEI MONDIALI DI SCHERMA

Panorama di Tbilisi

Con l’inizio dei campionati del mondo di scherma la Federazione ha fatto un passo avanti in termini di comunicazione ed immagine del nostro sport. Infatti ha attivato il canale “ASSALTO” sulla piattaforma SPORTFACE, per accedere al quale, come accennato dal Vice Presidente GAROZZO, è necessario iscriversi con la propria e-mail e password. Niente di complicato, però è un ostacolo da superare e che dà l’impressione che non ci sia immediatezza nel fruire delle immagini. Altro problema è dato dal fatto che non ci sia la diretta ma che il tutto venga registrato e poi messo a disposizione dell’utente. Le immagini in diretta dell’evento le si hanno attraverso il canale della FIE, magari non specificatamente degli italiani, però a questo punto non era meglio la web TV della federscherma?

Mi chiedo: cosa succede tra la FIS, la Rai e la FIE in merito alla diretta streaming dei mondiali di Tbilisi in Georgia?

Nello scavare tra le notizie relative alla trasmissione della gara più attesa dell’anno, l'invio/ricezione di segnali audio e video via Interne appare come una specie di giallo in cui ufficialmente tutti scaricano il barile sul più vicino o lontano a seconda di come la si guardi.

Dapprima sembrava tutto facile e bello, come il sorriso del vicepresidente Fis, il quale con la maglia dell’Italia annunciava allegramente che il mondiale si sarebbe potuto vedere sul “nuovo” canale “Assalto” posizionato sulla piattaforma Sportface. Molti si sono iscritti e anche io l’ho fatto, ma la sorpresa è che la diretta non c’è, in quanto ogni filmato è tagliato, cucito e ritrasmesso in differita, cosa molto comoda per chi segue i propri beniamini, tutto l’opposto per chi vuole seguire la gara intera.

Mi sono attivato quindi per vedere la diretta sul solito FIE channel di YouTube, che negli anni ha sempre riservato un ottimo servizio e una facilità di fruizione, anche per chi non è molto esperto di web. La nuova sorpresa è stata quella di scoprire che il FIE channel non trasmetteva il mondiale, se non dal sito FIE, dal quale si viene rimbalzati, previa registrazione, login e via dicendo, su Fencinworldwide, ma in una nuova formula limitata a una regia ristretta a una sola diretta live.

Da chi si trova a Tbilisi arriva la notizia che è in qualche modo “colpa della Rai”, che ha chiesto l’oscuramento per i diritti di trasmissione, che per la cronaca saranno visibili su Raisport dalle ore 17.00 circa.

È un giallo all’italiana in salsa georgiana che non ci permetterà di vedere questo mondiale come gli anni passati, accontentandoci della telecronaca in inglese e solo per gli assalti che dal Fencingtv vengono trasmessi, senza poter saltare da una pedana all’altra come si faceva dal canale fencingworldwide o da YouTube.

Credo di poter dire che sia mancata la chiarezza a ogni livello, sia nelle federazioni che nel comitato organizzatore, alla cui cosa aggiungo che con tanta tecnologia si è pasticciato un pochino.

Non si prenda questo scritto come una critica, semplicemente rilievi costruttivi ad una eccellente iniziativa federale.

Ezio RINALDI