Da sx: BORTOLASO - CERIONI - ZOMPARELLI |
E così come è evidente che il successo di Choi è frutto di
un lavoro intenso e paziente, allo stesso modo appare lampante che Greg Koenig
abbia visto in Zomparelli non solo un valido collaboratore, ma anche uno dei
migliori conoscitori del fioretto italiano e della programmazione di un
campione.
È quindi inevitabile pensare che l’Italia sia una
inestinguibile fabbrica di talentuosi tecnici, i quali come al solito migrano
da questo paese che non permette di rendere il lavoro del maestro di scherma
una vera e propria professione, se non a un livello molto alto.
Parliamo quindi dei soliti problemi, anche se dalle parole
di Zomparelli non emerge solo la questione economica, sebbene in modo
estremamente velato, quanto il quello della soddisfazione professionale.
Se da un lato gli schermitori in Italia sono in lento
ricambio, non più di un paio per arma ogni quadriennio, in altre nazioni c’è
ben più movimento, anche se i numeri in quella nazione sono minori che in
Italia stessa. Basti pensare all’Estonia per la spada, o a Hong Kong per il
fioretto, ma gli esempi sono molti di più.
I risultati danno ragione all’Italia, dove vediamo che
risultano complesse le fasi di inglobamento e messa a regime dei nuovi atleti e
quindi del gruppo. Entrambi i metodi presentano pro e contro e preferisco non
spendermi più per uno che per l’altro, sebbene il pensiero vada in modo
naturale verso l’enorme numero di talenti schermistici che questo paese in
buona fede ha dovuto sacrificare in ossequio alla medaglia a tutti i costi.
Forse sarebbe stato più giusto avere qualche medaglia in meno, ma più campioni.
Fabrizio ORSINI
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