26 luglio 2025

LA SCHERMA ITALIANA ESPORTATA ALL'ESTERO.

Da sx: BORTOLASO - CERIONI - ZOMPARELLI 
Fa sempre piacere vedere una storia di successo specie se il protagonista è un italiano. Mi riferisco alla interessante parabola di Maurizio Zomparelli di cui l’intervista ieri.

E così come è evidente che il successo di Choi è frutto di un lavoro intenso e paziente, allo stesso modo appare lampante che Greg Koenig abbia visto in Zomparelli non solo un valido collaboratore, ma anche uno dei migliori conoscitori del fioretto italiano e della programmazione di un campione.

È quindi inevitabile pensare che l’Italia sia una inestinguibile fabbrica di talentuosi tecnici, i quali come al solito migrano da questo paese che non permette di rendere il lavoro del maestro di scherma una vera e propria professione, se non a un livello molto alto.

Parliamo quindi dei soliti problemi, anche se dalle parole di Zomparelli non emerge solo la questione economica, sebbene in modo estremamente velato, quanto il quello della soddisfazione professionale.

Se da un lato gli schermitori in Italia sono in lento ricambio, non più di un paio per arma ogni quadriennio, in altre nazioni c’è ben più movimento, anche se i numeri in quella nazione sono minori che in Italia stessa. Basti pensare all’Estonia per la spada, o a Hong Kong per il fioretto, ma gli esempi sono molti di più.

I risultati danno ragione all’Italia, dove vediamo che risultano complesse le fasi di inglobamento e messa a regime dei nuovi atleti e quindi del gruppo. Entrambi i metodi presentano pro e contro e preferisco non spendermi più per uno che per l’altro, sebbene il pensiero vada in modo naturale verso l’enorme numero di talenti schermistici che questo paese in buona fede ha dovuto sacrificare in ossequio alla medaglia a tutti i costi. Forse sarebbe stato più giusto avere qualche medaglia in meno, ma più campioni.

Fabrizio ORSINI

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