L’Italia della sciabola maschile conquista un meritatissimo oro
mondiale, frutto non solo del talento individuale ma di un lavoro tecnico e
organizzativo finalmente coerente e lungimirante.
In finale contro l’Ungheria, gli azzurri hanno anche saputo
approfittare di una scelta tattica avversaria: il CT magiaro ha schierato
Iliasz al posto del più esperto Szatmari, e proprio su Iliasz l’Italia ha
costruito il vantaggio decisivo. Una gestione attenta, lucida, che ha mostrato
maturità schermistica e consapevolezza tattica.
Come sempre nelle gare a squadre, Luca Curatoli si è confermato un
trascinatore assoluto. La sua capacità di reggere la pressione, dettare i ritmi
e guidare i compagni nei momenti delicati è ormai una certezza. Una leadership
tecnica e mentale che rappresenta un riferimento per tutto il gruppo.
Ma il vero punto di svolta è stato l’allenamento condiviso e
continuativo tra Gallo, Torre e Neri a Bologna, sotto la guida del ct Terenzio,
così come fece intelligentemente con la nazionale ucraina.
Non si è trattato di un semplice periodo collegiale, ma di un
percorso strutturato che ha dato finalmente corpo all’idea, da sempre sostenuta
da chi vive la scherma in profondità, che i più forti debbano allenarsi
insieme ogni giorno. Non saltuariamente, non “quando capita”, ma in un ambiente
tecnico stabile, competitivo.
Il risultato è stato visibile in pedana: sincronia, intesa,
capacità di gestire i cambi e coprire i momenti critici in modo collettivo.
Un gruppo che ha funzionato da squadra, perché ha lavorato come
squadra.
Ecco perché questa vittoria rappresenta anche una conferma
strategica:
l’Italia ha bisogno di un centro tecnico permanente per la
sciabola, dove gli atleti di vertice possano allenarsi fianco a fianco ogni
giorno, seguiti da uno staff di alto livello.
Un centro fisso, meritocratico, orientato all’eccellenza, che
possa servire non solo alla Nazionale maggiore ma anche a far crescere il
ricambio, i giovani di prospettiva, gli sparring di qualità.
Un luogo dove il confronto elevi il livello tecnico di tutti. Ma
sappiamo che sono scelte politiche.
L’oro di oggi non è frutto del caso, ma di un metodo. Un metodo
che va riconosciuto, consolidato e reso stabile nel tempo.
L’Italia può restare ai vertici. Ma solo se sceglie con decisione
la strada della qualità quotidiana.
E questa passa, inevitabilmente, da un centro tecnico fisso,
strutturato e condiviso.
Michele BONSANTO
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