"Gent.mo Sig. Rinaldi,
nel suo articolo lei pone un interrogativo
critico: “dove porta tutta questa cagnara”. Immagino, però, che non abbia
inteso lanciare un dibattito tra i lettori quanto piuttosto sollecitare una
risposta da parte dei diretti interessati, e trovo giusto raccogliere la
provocazione, chiarendo, tuttavia, che per comprendere l’obiettivo di un’azione
dovrebbe essere nota la causa che l’ha determinata.
Fatta questa precisazione le rispondo:
quell’azione nasce da un fatto ingiusto, i cui effetti sembrano essere
sostenuti da più parti; ha come mezzo la fiducia e quale fine la garanzia e la
tutela.
Riterrà a questo punto che abbia detto poco
o nulla, ma se vuol sapere di più deve lasciarmi uno spazio più ampio che non
le poche righe di un commento; sceglierà poi lei se pubblicare o meno, io sono
costretta a dilungarmi.
Non mi soffermerò, nondimeno,
sull’antefatto. Ho imparato dai miei errori che la verità deve essere accertata
sempre in contraddittorio e trovo che sarebbe poco corretto sollecitare il
voyeurismo dei lettori affidando loro la mia versione, inevitabilmente di
parte, di avvenimenti spiacevoli.
Proverò, quindi, a far comprendere il mezzo
e il fine.
Le ho detto che il mezzo della nostra
azione è la fiducia; chiarisco, è la fiducia nella Federazione intesa come istituzione deputata alla tutela dei
propri tesserati.
Lei ha quindi ragione nel ritenere che non
vi è, da parte nostra, alcun intento di destabilizzare, (a meno che non si
voglia tacciare come “rivoluzionaria” la pretesa di garanzia e tutela
avanzata).
Avendo,
dunque, assoluta fiducia nella adeguatezza istituzionale della Federazione,
abbiamo chiesto che fosse fatta chiarezza su diversi accadimenti e
sull’applicazione di alcune regole.
Mentirei
se negassi che in alcuni momenti questa fiducia non abbia subito uno scossone.
Quanto meno per i tempi che impiega, la Federazione ha deluso un pochino; sulle
risposte non possiamo giudicare, non avendone ancora ricevuto alcuna che possa
dirsi compiuta. Ed è, davvero, da rimarcare la differenza con il Coni, atteso
che il presidente Malagò, pur impegnato all'estero, ha già dato un immediato
primo riscontro, con l’abituale cortese sollecitudine, alla lettera a lui
inviata.
Tuttavia
siamo ancora fiduciosi del fatto che sarà fatta chiarezza e sarà assicurata la
dovuta tutela, e lo siamo talmente, da avere scelto questo blog quale sede
dell’agone dialettico, convinti come siamo che la pubblicità funga da
moltiplicatore dell’efficacia della tutela istituzionale.
Ed è,
ancora, questo il senso del rifiuto dell’offerta, fattaci per conto della
Federazione, di un “chiarimento” che rimanesse circoscritto nel segreto di una
cameretta. Se, infatti, le regole valgono e vanno applicate erga omnes non ha
alcun senso e non è di alcuna utilità discuterne in privato.
Il
vecchio adagio i panni sporchi si lavano
in famiglia, che riecheggia un aborrito costume della mia terra, è figlio
di una falsa quanto errata saggezza che sottomette verità e responsabilità ad
un ipocrita senso dell’onore e non tutela né le vittime né gli aggressori. Il compromesso esige il segreto, la
giustizia reclama la luce.
Ed è
proprio a questo, caro sig. Rinaldi, che mira questa cagnara, a mantenere
accesa la luce.
E mi
permetta di dissentire da lei: non è importante quale possa essere la misura
della sanzione quanto piuttosto il fatto che le regole siano ripristinate.
Cosa
vuole che importi se per la violazione denunciata la Federazione sarà chiamata
a pagare per il suo Presidente, che è il soggetto responsabile del trattamento
dei dati, €100 o €90.000?
Quel che conta è che quei gravi fatti non
si ripetano mai più; che nessuno possa mai più pensare di avvalersi dei mezzi
federali per perseguire uno scopo personale, tanto più quando questo è “poco
lodevole”.
Se la Federazione non saprà offrire la
dovuta tutela ai propri tesserati, se non ne sarà capace o se non vorrà farlo,
sentendo tutte le parti e non soltanto alcune, vagliando tutti gli elementi che
le sono offerti, allora avrà subìto ben più che una sanzione pecuniaria, avrà
dimostrato di non sapere essere istituzione
con tutto ciò che inevitabilmente ne consegue.
Ma sono
certa che non sarà così.
Spero a
questo punto di avere risolto i suoi dubbi, di avere reso il senso della nostra
azione, e di avere dato conferme a coloro, non pochi, che in questi giorni mi
hanno cercata, stupendosi e congratulandosi, per raccontarmi di ingiustizie che
ritengono di avere subito.
Cordiali
saluti
Paola
Puglisi"
Non credo di dover aggiungere altro, l'avv. PUGLISI è stata molto chiara sulle finalità delle sue segnalazioni/denunce. Ora tocca agli altri controbattere e confutare le argomentazioni esposte, personalmente ho cercato di stimolare le risposte: una è arrivata, confido che ne arrivino altre.
Ezio RINALDI
A pensarci bene forse è necessario esprimere qualcosa in più sul pensiero dell’avv. PUGLISI.
RispondiEliminaNon entro nel merito dei chiarimenti esposti, poiché, per quanto mi riguarda, sono esaustivi. Però se non ci saranno altri interventi dovrò prendere atto che “chi tace acconsente”, conseguentemente tutto quanto fin qui scritto e pubblicato trova fondamento, oltre che nei fatti, nell’assordante silenzio di chi avrebbe il dovere di controbattere.
Ebbene, se così fosse, in presenza di fatti gravi, saremmo di fronte ad un assoluto vuoto istituzionale, che può solo far male a chi riponendo la propria fiducia in autorevoli rappresentati del movimento, si sente tradito.
Ezio RINALDI