Prendendo spunto dall’articolo: “IL MALAFFARE: Roma
infangata”, ci sono un paio di argomentazioni che occupano da un po’ la mia
mente e di cui voglio liberarmi attraverso la più ampia condivisione.
Preciso che questo scritto vuole essere un personale
contributo ma, nello stesso tempo, anche uno “sfogo” sul mondo dello
sport e della scherma in particolare, a cui dedico, da decenni, il mio tempo e
le mie energie.
Ritengo doverosa una premessa. Quando sono presente sui
luoghi di gara o in altre sedi, mi intrattengo spesso a colloquio con molte
persone, anche con coloro nei confronti dei quali non nutro alcuna stima e
questo perché sono sempre disposto ad affrontare il confronto con chiunque,
ancorché ritengo non sia in possesso di qualità personali suscettibili di
apprezzamento da parte mia. Però, mettendo da parte ogni mia possibile
presunzione o pregiudizio, lascio costantemente aperta la porta del dialogo,
conscio di poter avere sempre qualcosa da imparare anche da personaggi apparentemente
discutibili.
Se da questa premessa qualcuno potrebbe dedurre che il
detto:” dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, bene si attagli alla mio modo di
pensare, ritengo che si sbagli in quanto ciò precluderebbe ogni possibilità di
dialogo che resta, in ogni caso, l’unico mezzo per raccogliere i vari pensieri
dai personaggi con cui interloquisco, chiunque essi siano.
Tra questi pensieri ne ho raccolto un paio particolarmente
rappresentativi di ciò che realmente passa per la testa della gente comune. Il primo riguarda lo
spettacolino offerto da autorevoli rappresentanti delle Istituzioni nel rendere
“omaggio” alle Pallavoliste italiane,
protagoniste di esibizioni sportive di altissimo valore in occasione del
recente campionato del mondo.
La convinzione è
che se omaggio c’é stato questo è stato fatto dalle Pallavoliste a favore di
chi, pur rappresentando le istituzioni, nulla ha da spartire con lo Sport
italiano, men che meno con i suoi successi.
Questo evidente
desiderio dei politici professionisti di accostarsi allo sport nei momenti di
maggiore successo, quasi a volerne spartire i meriti, appare, agli occhi della
gente avveduta e consapevole, come immagine di grande grigiore e ipocrisia.
Per i nostri
campioni, il riconoscimento da parte delle “istituzioni” (più o meno degnamente
rappresentate dai politici di turno), può essere una soddisfazione, ma è
assolutamente odioso il tentativo di sfruttamento dell’immagine pulita
dei nostri atleti da parte dei politici locali, i quali per decenni hanno fatto
un uso clientelare dello sport, affossandone, nel tempo, i contenuti e l’enorme
potenziale formativo.
In occasione di
eccellenti risultati sportivi, alcuni di questi politicanti sono stati messi
alla prova ed hanno confermato, senza eccezione, che al di là della bella foto
e della passerella a cui sono tanto attaccati, non hanno alcuna idea o
iniziativa a favore dello sport e non sono neanche in grado di comprendere e,
men che meno, di mettere in atto quelle suggerite da chi vive lo sport e ne
diffonde la conoscenza e la pratica, senza alimentare clientele e interessi
personali. Ciò in cui sono, invece, molto preparati, è sul come amministrare la
cosa pubblica in maniera piuttosto disonesta.
Il secondo pensiero riguarda il mondo del pallone. In uno di questi
miei incontri un interlocutore ha raccontato che anni fa, un suo conoscente nel
presentargli il figlio adolescente, piuttosto grassoccio e “molliccio”,
aggiunse: “sai, anche lui è sportivo!” In preda ad un momentaneo slancio cinico e volutamente
cattivo, l’altro rispose: “davvero??? E per quale squadra tifa?”
Si capiva che il mio interlocutore non amasse il calcio,
manifestando quindi avversione e disprezzo, per quell’attività ritenuta altamente
inquinante e diseducativa, seppure contrabbandata come sport.
Secondo lui, dimostrare questa affermazione sarebbe
estremamente semplice: qualunque definizione di “sport” non può fare a meno di
sottolinearne l’intrinseca compresenza di valori quali la lealtà, il rispetto
(dei compagni, degli avversari, degli arbitri, etc…), l’onestà, lo spirito di
sacrificio.
Valori evidentemente assenti nel calcio, dove, in compenso,
primeggiano l’arroganza, la violenza, la mancanza assoluta di lealtà, il
ricorso continuo all’inganno in malafede della stragrande maggioranza dei
giocatori, attori di grande maestria nel precipitare a terra senza essere
toccati, protagonisti di risse, scazzottate, sputacchiate e, dulcis in fundo,
testate e morsi (scene simili sono visibili nei documentari sui cervi – absit
iniuria verbis – in lotta per la supremazia nel branco).
Il contrasto è apparso con plastica rilevanza durante
l’incontro di pallavolo femminile Italia - Cina (qualificazioni). Le due
squadre stavano dando un magnifico spettacolo di sport, sia dal punto di vista
tecnico-tattico che comportamentale, un vero godimento.
Nell’intervallo tra due set, cambiando canale, il mio
interlocutore si imbatteva in un altro programma dove due “diversamente
sportivi”, componenti di due squadre tra le più rappresentative del mondo
calcistico, si stavano prendendo a testate (si! A testate!).
Il confronto è stato quindi inevitabile!
A questo punto il mio interlocutore faceva alcune
riflessioni, la prima la più spontanea è stata :”ma cosa ci sta a fare questa
“attività” all’interno del Coni?”, accompagnata a cascata da queste altre :
1.
all’interno di questa
attività si scoprono con regolarità periodica, inganni, truffe, corruzioni (tra
un paio di anni leggeremo di quelle in atto in questa stagione);
2.
la massiccia presenza,
da vera overdose, sui mezzi di comunicazione, ne fa un vero e proprio veicolo
di diseducazione per i giovani, un vero e proprio cancro nella loro formazione
di uomini e di cittadini;
3.
i costi enormi (non
ultimi quelli legati alla presenza di ingenti forze dell’ordine presso gli
stadi per il controllo di quelle vere e proprie masnade costituite dai
“tifosi”) sono caricati sulle spalle di “tutti” i cittadini, compresi quelli
degli sgravi fiscali periodici concessi alle società calcistiche truffaldine;
4.
il CONI, nonostante
ciò, finanzia (sempre coi soldi dei cittadini) con somme cinquanta volte
superiori a quelle concesse ad altre, spesso più meritevoli, la federazione
gioco calcio che, a sua volta, contribuisce con l’incredibile somma di circa
2.000.000,00 euro, alla retribuzione dell’allenatore;
5.
fulgidi esempi offerti
dai mass-media per la formazione dei nostri giovani, i calciatori sono
solitamente ricoperti, (fanno pensare a certe variopinte tende del bagno) di km
quadrati di tatuaggi, da fare invidia alla ammirevole categoria degli ergastolani
e sono pagati con somme stratosferiche che gridano vendetta al cospetto di Dio
e rappresentano una insostenibile vergogna per il genere umano in generale e,
in particolare, per tutti coloro che contribuiscono al benessere dello
Stato con il loro lavoro;
6.
il mondo del calcio
costituisce un enorme pentolone dentro cui sguazzano, in una fanghiglia
indistinta, alcune delle peggiori caratteristiche del genere umano, mescolate a
tanto, tantissimo denaro e dentro cui a turno infilano il loro mestolo tutti
gli “operatori del settore”, con in testa i cosiddetti giornalisti sportivi,
nella certezza che, insieme alla melma che fingono di non vedere, riescono a
tirare su un bel po’ di soldi.
Complimenti per la recente decisione del CONI di trasferire
una parte (piccola, ancora troppo piccola!) dei contributi dal calcio ad altre
federazioni, ma mi sembra sia rimasto invisibile il tanto strombazzato
principio della meritocrazia.
Questo il pensiero del signore che parlava. Molto
probabilmente sarà anche quello di gran parte del mondo sportivo
dilettantistico. Personalmente dissento da alcune considerazioni: non credo,
infatti che tutti i calciatori siano dei maleducati e cialtroni, quindi non
faccio di tutta un’erba un fascio. E sono convinto che i rappresentanti delle
istituzioni, quelli autorevoli, bene facciano a gratificare i nostri campioni.
Sarebbe opportuno che si limitassero solo a questo.
Comunque quello che è emerso da questa chiacchierata, ma
sarebbe più onesto dire denuncia, sono due fondamentali questioni: l’ipocrisia
dei politici, soprattutto quelli locali; l’esempio e l’educazione che un
certo sport trasmette.
Ezio RINALDI
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