Nell’ambito dei Campionati Italiani
Assoluti di Scherma - Torino 12/15 giugno 2015 - il Presidente del Club di Scherma Torino – avv. Mario
VECCHIONE – ha promosso il meeting “QUALE FUTURO PER LA SCIABOLA? “ con il
quale ha inteso fornire un valido contributo alla soluzione di problematiche
non più differibili sulla sciabola Italiana.
Al convegno hanno presenziato il vice Presidente Federale Dr. Paolo
AZZI, i Consiglieri BURATTI, DI BARTOLOMEI, LAURIA.
Nell’intervento di apertura del simposio VECCHIONE ha tenuto a
precisare che il convegno non aveva alcun fine politico e proseguendo nella sua
esposizione ha considerato fallito il progetto 3R individuando negli atleti,
società, maestri ed arbitri gli attori protagonisti del movimento. Ha posto l’accento
sugli scarsi numeri della sciabola attribuendo il fenomeno a:
- una scarsa preparazione degli arbitri, le cui decisioni sono spesso
causa di abbandono degli atleti;
-
concentramento degli atleti di livello a Roma, scelta definita sciagurata poiché
le società, con tale sistema, vengono penalizzate e defraudate del loro lavoro.
Ha concluso il suo intervento auspicando un progetto specifico che
dovrà riguardare anche il fronte arbitrale, che è ritenuto causa di tensioni ed
abbandoni.
A seguire ha preso la parola il Dr. Pasquale LA RAGIONE – Presidente dell’Accademia
Nazionale di Scherma – il quale ha posto
in evidenza la necessaria preparazione del Maestro ed il suo rapporto con l’allievo.
Ha racconta la sua esperienza da atleta, durante la quale ai primi buoni risultati
ed ai primi allenamenti collegiali fu, per così dire, consigliato di cambiare
città e sede di allenamento, al fine di migliorare la propria tecnica. Accettò,
poiché riteneva di poter avere l’appoggio della federazione, in caso contrario
avrebbe subito le conseguenze di un rifiuto. Andò bene per i primi due anni,
poi vennero meno alcune prerogative che lo portarono all’attenzione dei vertici
federali. Fu un errore trasferirsi poiché oltre l’aspetto tecnico, che in un
primo momento sembrava premiarlo, c’era da considerare l’allontanamento da quei
luoghi ove era vissuto e diventato forte fiorettista, che ne aveva inficiato il
rendimento. Il suo intervento ha spaziato su diversi fronti: da quello umano e
sociale a quello tecnico organizzativo. In sintesi però ha posto in evidenza la
fallacità dello spostamento di un atleta dai luoghi natii (città e sala scherma)
con il quale non sempre il cambio di maestro si rivela produttivo per l’atleta
e per la società.
Successivamente è intervenuto il Consigliere federale Ing. Renato
BURATTI, il quale, dopo aver ringraziato il Presidente VECCHIONE per l’organizzazione
del convegno, ha posto l’accento sulla bontà del Centro federale e del suo buon
funzionamento. Ciò non ha impedito l’unione di forze come, è successo a Napoli,
che ha dato vita ad un Centro locale alternativo, che funziona molto bene ed i
cui risultati si stanno evidenziando. In buona sostanza afferma che, pur in
presenza di qualche problemino, il settore funziona abbastanza bene.
Mario CSTRUCCI legge la sua relazione, la quale tocca vari aspetti, in
particolar modo il transito di atleti da una società ad altra vicino il Centro
federale e che tale passaggio non sempre risulta vincente. Ovviamente il tutto
a scapito della società che ha creato, cresciuto e fatto diventare importante l’atleta,
il quale rappresentando un punto di riferimento per i compagni più giovani, con
la propria assenza non contribuisce alla loro crescita, con grave danno per
tutte le componenti in causa. Suggerisce l’idea di un CT itinerante nei CAF o
nelle società affinché verifichi personalmente il lavoro ivi svolto e se non
lui personalmente quantomeno i suoi collaboratori: questo potrebbe evitare la
fuoriuscita degli atleti, invogliati ad andare presso un altro club nella mera
speranza di essere inserito nel giro dei nazionali. Propone altresì che sia
ripristinata la regola secondo la quale gli atleti convocati al Centro federale
non possano cambiare società. Conclude il suo intervento con una domanda: cosa
rimane ai club ed ai loro tecnici, i quali dopo un notevole impegno affinché
abbiano la soddisfazione di vedere i propri atleti partecipanti ai massimi
eventi mondiali, con tutti i vantaggi che ne conseguono, se poi devono prendere
atto del loro trasferimento, che spesso avviene per inseguire una illusione?
Il rappresentante del Petrarca Padova – Lorenzo VAROTTO – stigmatizza la
fuoriuscita di atleti importanti dalle società, depauperando le stesse di un
patrimonio tecnico assai importante.
Il Dr. SCISCIOLO Marcello -
Vice Presidente della Virtus Bologna – pone l’accento sulla classe arbitrale e
le difficoltà di sviluppo delle realtà sciabolatrici sul territorio nazionale.
L’esposizione della sua relazione è stata quanto mai efficace ed era incentrata
sulla figura dell’arbitro: formazione e valutazione. A mio avviso un progetto
che dovrebbe essere considerato seriamente e se non applicabile nell’immediato
dovrebbe trovare la sua finalizzazione a medio termine.
Anche il Maestro COLTORTI ha posto l’accento sul sistema arbitrale, in
particolare le regole del gioco e la gestione del settore. Ritiene che l’attuale sistema abbia snaturato
il gioco schermistico, ove prevale il tempo. Di fatto ha condiviso in toto la
relazione di SCISCIOLO ed ha evidenziato l’incompatibilità di cariche, per la
quale lamenta la totale assenza di riferimento nel Regolamento Organico della
FIS (ma il Codice deontologico!?). Ha posto in evidenza alcune singolarità,
quali:
-
una stretta dipendenza e assoluta mancanza di autonomia del settore arbitrale
dal governo politico federale;
- norme comportamentali e codice deontologico poco incisivi;
-
potenziale conflitto d’interesse che riguarda la maggior parte degli arbitri,
essendo essi, al tempo stesso, impegnati, palesemente o sotto mentite spoglie
in attività in conflitto con l’arbitraggio.
Per il futuro auspicherebbe una maggiore autonomia del G.SA. dal
governo F.I.S., con tutto quel che ne consegue in termini regolamentari e finanziari,
in pratica un autogoverno.
Tra gli altri è intervenuto anche il Maestro PAGANO, il quale ha
definito i Centri estivi un prodotto commerciale che non contribuiscono alla
divulgazione e crescita del settore.
Per la Commissione Arbitrale è intervenuto il Sig. Furio GINORI il
quale ha spiegato come è attualmente strutturata la Commissione ed il metodo di
lavoro che segue.
Ha chiuso gli interventi il Vice Presidente Vicario Dr. Paolo AZZI, in
qualità di Commissario della Commissione. Ha spiegato che i nostri arbitri sono
molto ben preparati e che a livello internazionale rappresentano degnamente l’Italia.
Il suo intervento è stato abbastanza lungo, ma è sembrato una strenua difesa
del fortino.
Al simposio erano stati invitati il Presidente federale SCARSO ed il
Commissario tecnico SIROVICH, i quali hanno disertato l’evento. La loro assenza
è stata assordante come il silenzio di chi dovrebbe ma non parla. Non so quali
possano essere stati i motivi della loro assenza (erano sul luogo di gara) ma volendola
mettere su un piano politico credo siano usciti ridimensionati nelle loro
figure.
A mio avviso è necessario garantire le società che decidono di insegnare sciabola circa il trasferimento di atleti, e ciò riguarda tutte le armi; riorganizzare o ripensare ai CAF; rivedere la formazione, lo sviluppo e la valutazione dell'arbitro, senza chiudersi a riccio in una assurda difesa dell'esistente; motivare i maestri che intendono dedicarsi alla sciabola, altrimenti Dino MEGLIO, già grande campione e CT dell'arma, non sarà l'unico ad abbandonare la sciabola per insegnare spada, a proposito del quale bisogna fargli i complimenti per i risultati della sua allieva BOSCARELLI.
Ho cercato di sintetizzare al massimo i concetti espressi dagli intervenuti,
che mi sono apparsi chiari e pertinenti.
Colgo l’occasione per esternare il mio compiacimento, ma non credo di
essere il solo, al Comitato Organizzatore Locale, presieduto da Alessandro
POGGIO, per l’eccellente organizzazione dei Campionati Italiani Assoluti. Lo
sforzo organizzativo in questi casi è notevole ed è bello vedere che lo si è affrontato
con il sorriso sulle labbra, con una disponibilità che ha garantito la piena
efficienza dei campionati.
Ai neo Campioni Italiani i complimenti di Piazza della scherma,
peraltro molti di essi hanno confermato il risultato dei Campionati Europei.
RINALDI
Caro Ezio, il paragone fra l’attuale assetto arbitrale e un fortino da difendere strenuamente lascia ampio spazio all’immaginazione circa gli interessi che vi potrebbero stare dietro. Mi piacerebbe poi sapere se e cosa ha replicato il consigliere Azzi in merito al diffuso problema del conflitto di interessi denunciato dal m° Coltorti!
RispondiEliminaA. Fileccia
Quella del fortino è una mia impressione. Per quanto riguarda il problema del conflitto di interesse non mi è parso che vi sia stata una esauriente risposta: forse ero distratto!?
RispondiEliminaProbabilmente non eri affatto distratto. Neppure io ho ricevuto risposta quando l'anno scorso segnalai e documetai questo specifico problema al Presidente Scarso e al Consiglio federale. Eppure il problema era e resta sotto gli occhi di tutti!
RispondiEliminaProbabilmente ci si dimentica che un matrimonio è durevole solo quando al marito sordo si accompagna una moglie cieca. Ma non mi sembra questo il caso.
A. Fileccia
Ero presente a questo interessante convegno, e gli interventi che si sono succeduti mi sono sembrati interessanti sia dal punto di vista tecnico che per dare una fotografia a colori del movimento. Premetto che non insegno sciabola, ma reputo che alcune problematiche siano di fatto comuni a tutte e tre le armi. Vuoi per la questione arbitraggio, inevitabilmente più sentita nelle armi convenzionali, che per quanto riguarda il da sempre spinoso argomento dei passaggi di società. Qui invece la convenzione viene superata abbondantemente da altre problematiche.
RispondiEliminaNon voglio ripetere gli interventi che già sono stati ottimamente sintetizzati nell'articolo che sicuramente avrete letto prima di questo commento. Vorrei solo porre l'accento su alcuni passaggi del dr. La Ragione, in merito al suo passato da schermitore di alto livello. I suoi anni giovanili, non me ne voglia se sono andato a sbirciare l'anno di nascita ma mi era necessario per sviluppare il ragionamento, sono poi stati tra la fine degli anni '50 e la prima metà del decennio successivo, per poi sviluppare il proseguo della carriera a livello assoluto fino alla soglia degli anni '70. Mi ha colpito non solo il fatto che sia stato caldamente consigliato a trasferirsi a Roma, ma che addirittura gli fu vietato di fare delle lezioni con il suo ex-maestro durante i suoi rientri nella natia Napoli. Questo penso sia stato un gravissimo errore, un legame stretto come quello che si crea tra schermitore e maestro, forse unicum nello sport, non può essere reciso in maniera così violenta arrivando anche al ricatto morale, costringendo un rapporto un umano forte ed importante per la formazione personale di un ragazzo, alla quasi clandestinità. Al dovere rinnegare un suo passato fondamentale.
Soprattutto ho pensato al disagio di questo maestro, quando magari si trovava nella sala il suo oramai ex-allievo ad allenarsi ed essere costretto per non creargli problemi a fare finta di non vederlo, e dovere limitare le frasi a quelle parole di circostanza. Un figlio a cui è vietato parlare per non nuocergli. Una delusione atroce, un fallimento umano di un sistema, che certamente può portare un maestro a crearsi una corazza fatta di freddezza e lontananza verso i prossimi allievi che potrebbero spiccare il volo.
Posso anche credere che la situazione non fu unica, che certamente ad altri capitò questa stessa situazione, ma con che risultati?
Nel 1960 alle Olimpiadi di casa, a Roma, l'Italia ebbe ancora una volta un ricco bottino, con 6 medaglie complessive. E ricordiamoci che allora spada e sciabola in rosa non esistevano. Il tutto però ricavato da una squadra composta in maggior parte di atleti veterani, provenienti da una scuola di scherma che risaliva all'epopea della scuola militare di Masaniello Parise, ed oramai prossimi a scontrarsi con un mondo schermistico che cambiava, e soprattutto evolveva. Nel 1964, a Tokio, il bottino italiano si dimezzava, per scendere ulteriormente nel 1968 in Messico, edizioni prive anche di titoli olimpici.
RispondiEliminaQuesti risultati vanno associati ad una serie di Campionati del Mondo disputati dalle varie nazionali italiane da comparse. Già l'anno dopo di Roma, nel 1961, con una rassegna iridata in casa a Torino, la nazionale restava clamorosamente a bocca asciutta. L'anno successivo il bronzo dell'equipe di fioretto femminile salvò tutto da un secondo disastro consecutivo, che in ogni caso andò a ripetersi nel 1967, 1969 e 1970. Nelle altre edizioni medaglie più o meno insperate salvarono la spedizione, ma era chiarissimo che il nostro movimento era rimasto indietro rispetto a quelli di Francia e Ungheria, storiche rivali anteguerra, ma anche di Unione Sovietica, Polonia e Romani allora paesi di nuova tradizione, con la Germania che tornava a farsi sentire dopo il default dovuto all'ultimo conflitto bellico.
Dobbiamo imparare da questa lezione. I primi campanelli di allarme li abbiamo già, sta a noi interpretarli e sapere evitare di ricadere in quelle situazione che già in passato hanno finito per svilire sia la nostra riserva di campioni che la stessa classe magistrale. Per restare al passo dei tempi occorre una maggiore, e sempre costantemente aggiornata, classe magistrale. Ma la formazione costa, in termini di tempo e di denaro, per cui occorre necessariamente che i maestri siano motivati per restare al top. Che tipo di morale potranno mai avere se continua questa opera di depauperamento delle risorse delle società che, purtroppo per loro, restano al di fuori di un certo gruppo di elitè?