28 aprile 2019

3CIENTO, chi l’ha duro (nella FIS) la vince!

“3CIENTO, chi l’ha duro la vince”, non è altro che la parodia del film “300” uscito nel 2007, che racconta la battaglia degli spartani contro i greci alle Termopili. Ma la seconda e più trasgressiva anima di Hollywood, l’anno successivo ne fece un’atroce presa in giro che fece il giro del mondo, il cui titolo era la traslitterazione in italo-siculo-americano del titolo originale, e manco farlo apposta questo numero coincide con le modifiche agli articoli allo statuto FIS, cioè “Treciento”.
Per la verità va detto che lo statuto è stato recentemente cambiato per volere del CONI, affinché tutti gli statuti di tutte le federazioni sportive italiane si conformassero alla nuova normativa in merito. Cosicché la Federazione Scherma ha pensato bene di nominare un Commissario ad acta, che potesse apporre le modifiche in maniera rapida e farlo approvare dalla Giunta CONI.
Così la FIS ha pensato di fare nuove e ulteriori modifiche per migliorare la vita federale, cosa che per la prima volta ha visto entrare in federazione un refolo di aria nuova, di vero cambiamento, e questo avverrà in maniera concertata, democratica, rispettosa dei celebri principi di democrazia sportiva, che per la verità negli anni passati si è vista poca, specie in merito allo statuto. Infatti, questo importante documento che regola la vita della scherma italiana, venne cambiato la prima volta nel 2016, facendo in modo che il numero di mandati potesse essere più di due, come invece era sancito dalla prima versione dello Statuto cambiato appositamente per legge nel 2014, la cui storia potete rinfrescarla leggendo i passati articoli pubblicati sul Blog:
C’era una volta uno statuto:
C’era una volta uno statuto – parte seconda:
C’era una volta uno statuto – parte terza:
Lo statuto FIS: le infinite modifiche 
Il CONI e lo statuto FIS:
Approvate le modifiche statutarie:
che racconta le peripezie legate alla vicenda della Prefettura, e non va dimenticato che le modifiche allo statuto non hanno autori, come racconta l’articolo:
La mano ignota:
Così arriviamo al 2019, perché evidentemente quello dello statuto è un tema importante, necessario e soprattutto vitale per questo governo con a capo Giorgio Scarso. Un tema che forse è basilare per poter restare ancorato al potere, come il mollusco allo scoglio.
Il 19 maggio 2019, infatti, ci sarà una nuova assemblea federale, anzi no, la prima dopo 8 anni, che chiama a sé le società schermistiche per confrontarsi su questo, nonostante le modifiche apportate dai commissari ad acta prima delle richieste di adeguamento del CONI non era mai stato toccato se non una “mano ignota” che ne ha prodotto refusi, pare non sostanziali. (Questa faccenda dei refusi non sostanziali, poi è diventata una sorta di proverbio, una battuta salace che serpeggia fra le pedane a vari livelli).
Questo appello del 19 maggio, è stato lanciato all’inizio di Aprile, per convocare le centinaia di società italiane a Riccione, nel pieno dell’attività agonistica, consapevoli che sarebbero andate al GPG in gran numero, ma che sarebbero anche state prese, se non presissime dalle gare dei loro atleti. Alla fine, circa 50 giorni soltanto di preavviso, ma soprattutto una mole piuttosto grossa di articoli da rinnovare, per un totale di 300 (o treciento che dir si voglia) modifiche. Il quantità ritorna fatale anche per il numero delle società schermistiche che sono 333 (trecientotredattré).
Una gran battaglia insomma, che magari meritava di essere meditata maggiormente, discussa, non dico per cento (o ciento) giorni, ma almeno per un anno (anno in broccolino si dice anno), di modo che tutte, ma dico proprio tutte le società sportive italiane prendessero veramente coscienza della situazione e metabolizzassero al meglio ogni cambiamento da fare, e magari fare le loro proposte. Questo tempo sarebbe stato fisiologico anche per i curatori delle modifiche all’interno della commissione che se ne è occupata, per avere maggiore chiarezza su quello che gli umili braccianti della scherma chiedono per poter affrontare la vita sportiva quotidiana nel territorio variegato e talvolta impervio del Bel paese.
Invece l’assemblea è stata convocata all’indomani dell’approvazione della Giunta CONI, con una fretta inaudita, inviando una pec a ogni società delle quali una percentuale (o peccenduale), (piccola) è cascata dal pero senza capire di cosa si trattasse, un’altra (più grande) confusa che ha iniziato a farsi domande e a chiedere alla percentuale (ancora più piccola della prima) che invece sapeva bene, se non addirittura benissimo, tutta la storia e le vicende federali fino a quel momento.
Ma perché tanta fretta? C’è forse in palio qualcosa?
I maligni dicono che ci sia in gioco l’onore di chi non vuole essere sconfitto, cioè il presidente. L’onore, che per un siciliano è materia piuttosto importante, di non venire cacciato da altri, perché forse vuole andarsene da vincitore, e magari dopo una battaglia finale che ne sancisca l’eroismo, per entrare nell’olimpo dei più grandi e magari raggiungere il più possibile e grazie al quinto mandato (cioè quello che il presidente Giorgio Scarso vorrà fare dal 2020 al 2024), il primato del presidentissimo Renzo Nostini (33 anni sulla sedia della FIS). Purtroppo per lui nel 2024 potrà fare solo 20 anni di presidenza, che però, uniti a quelli di consigliere federale (eletto nel 2001) diventerebbero 24, tutti passati a Viale Tiziano e nel 2024 Giorgio Scarso avrà 78 anni.
Quindi il 19 maggio a Riccione assisteremo a una vicenda che ha una storia lunga, travagliata e anche infelice. Probabilmente il nuovo statuto di Giorgio Scarso verrà approvato in toto, con qualche contentino dato agli oppositori qua e là. Ma soprattutto il nuovo statuto gli garantirà di raggiungere 40 sostegni alla candidatura, a differenza delle 20 che ci volevano prima e vincere a mani basse prima ancora di fare le elezioni.
Non è una storia bella da rinverdire, e sarebbe stato magnifico che la federazione più vincente d’Italia, avesse una realtà diversa, che potesse fare storia ed essere presa a esempio anche dalle altre, mostrando come vincere così tanto nelle gare, sia frutto di un lavoro corale, perché le primedonne in questo sport non sono destinate a campare molto a lungo.
Io però nutro una grandissima speranza negli italiani che sapranno capire la situazione e mostrare la forza e la tenacia del movimento schermistico di base, che è la linfa vitale di questo sport e capiscano che tutta questa fretta nel convocare l’assemblea, cioè un anno prima delle elezioni federali (che per dichiarazione dello stesso presidente saranno a Febbraio 2021, e forse addirittura dopo le elezioni FIE), serve solo a garantirgli di sistemarsi per altri 4 anni a Roma con largo anticipo.
Per concludere, due parole sull’Assemblea straordinaria. Il Congresso dovrà discutere sulle modifiche statutarie presentate dal Governo federale e dalle società, quindi un momento di confronto e non di scontro, nel quale le discussioni dovranno essere improntate al massimo rispetto dei vari interventi. Pertanto qualsiasi strumentalizzazione indirizzata ad un possibile conflitto politico elettorale dovrà essere assolutamente evitato e respinto al mittente: lo statuto appartiene a tutti e dovrà trovare la massima condivisione dei delegati. Se, e dico se, così non dovesse essere i responsabili dovranno assumersi le proprie responsabilità. 
Vostro speranzoso (e hollywoodiano)
Ugo Scassamazzo

10 commenti:

  1. Signor Ugo Scassamazzo, cosa le posso scrivere: l’assemblea andrà come deve andare.
    Scarso si è affidato ai giuristi Magni e Guarino, che hanno prodotto il mostruoso “Treciento”.
    Come già fatto a Ravenna nel lontano 2011, Scarso pretenderà anche questo anno a Riccione un voto palese, dal forte sapore di voto di fiducia.
    Scarso è siciliano e vuole vedere in faccia gli eventuali traditori. Chi può tradire quindi Scarso che porrà il voto palese sulle votazioni agli emendamenti?
    “Troppi emendamenti” ha scritto Scassamazzo?
    I governativi ne giustificano la necessità. A breve se ne discuterà in Toscana, nella terra dell’eterno delfino Azzi e del giurista Magni.
    È del tutto scontato che questo incontro nel Granducato avviene dopo la scadenza dei termini per presentare proposte in Federazione. Ma la democrazia non è di questo mondo schermistico italico.
    A Riccione Scarso otterrà il voto palese per superare la segretezza delle decisioni. Voto palese quindi e abuso di voto palese, del resto cosa altro è il voto palese se non la corsia preferenziale dello Statuto di Scarso, il commissariamento del voto di coscienza, il commissariamento della coscienza stessa.
    Scarso passerà alla storia per questo Statuto, che per molti è lo specchio di Scarso (per me è il vestito di Scarso).
    Leggetelo attentamente lo Statuto e commentatelo nella forma e nella sostanza, nella bruttura degli avverbi numerali in abbondanza, nella distribuzione minuta di benefici e provvidenze inseriti a mani basse, e l’articolato diventa un treno cui attaccare nuovi vagoni a piacimento. Evviva la Scuola Magistrale. A Morte l’Accademia. Evviva il Tecnico di livello. A Morte il Maestro di Scherma.
    Lo Statuto di Riccione è il lascito culturale e normativo del ventennio di Scarso. Lo Statuto è l’esaltazione dei valori di Scarso: evviva il Matricidio.
    Io che sono più vecchio di Scarso, meglio di lui ricordo Giulio Andreotti rimproverato da Beniamino Andreatta: “A volte la gelosia dei vecchi che vogliono morire governando fa utilizzare i metodi con cui vi sono arrivati”. Il voto palese rimane infatti strumento estremo e chiunque voti contro è formalmente fuori dal gruppo, espulso per non aver accettato la disciplina e preferito l’eterodossia. Ed è forse troppe volte usato come ricatto. Dal voto palese non si esce se non con un voto compatto, l’ovazione. E Scarso avrà la sua ovazione. Ma come giustificare sempre questa chiamata democratica alla salvezza di Scarso se non confessando che ogni questione di voto palese più che una esibizione di muscoli è in realtà una fragilità, la vigilia della diffidenza tra amici e complici.
    Scarso si legga l’ossessione di Otello, l’insicurezza di farcela e di credere nell’altro.
    Tutto il resto è noia Signor Scassamazo.

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    1. Caro anonimo,
      Grazie per le sue parole. Spero di incontrarla a breve e stringerle la mano, nel frattempo proverò ad alzare il gomito e sognare tra i fumi alcoolici che il volgo disperso (non abbastanza) repente si desta, percosso da novo crescente romor.
      Suo manzoniano
      Ugo Scassamazzo

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  2. Giorgetto, leggo che la mattina del 1° maggio sarai a Treviso per un incontro con le società schermistiche del Veneto e nel pomeriggio a Parma per l'incontro con le società schermistiche dell'Emilia Romagna.
    Vorrei soltanto ricordarti che il primo Maggio è la festa dei lavoratori e almeno per quel giorno dovresti provare a riposare un po', nè guadagnerai di certo in salute! Ascolta il consiglio, perchè un rametto d'esperienza vale un'intera foresta di avvertenze. Il prossimo futuro riserva sorprese che non promettono nulla di buono e che dovrai affrontare con massimo vigore. Quindi riposa e recupera un po' di energie. Alla tua età è più che necessario.
    Ciao.

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    1. Scusi sa, ma a me risulta che l'incontro a Treviso del 1° maggio sia già avvenuto. Ne ha fatto un resoconto Claudio La Rosa qualche settimana fa....

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    2. https://www.federscherma.it/agenda-del-presidente/30069-gli-impegni-di-aprile-2019.html

      Mercoledi 1 maggio - In mattinata a Treviso per incontro con società schermistiche del Veneto. Nel pomeriggio a Parma per incontro con società schermistiche dell'Emilia Romagna.


      P.S.: se l'uomo dell'agendina presidenziale scrive ciò, chi sono io per dubitare della veridicità?

      Meditate gente, meditate!
      Dubitate gente, dubitate!

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  3. Da, sempre più attento, frequentatore della "Piazza" mi permetto un breve intervento sulle considerazioni dell'anonimo delle 19:46; intervento di cui è apprezzabile la dialettica e lo spessore logico ma che, al contempo, induce a valutazioni antitetiche.
    Non so se la "previsione" sulle modalità di voto segua la realtà, so invece che la manifestazione palese del proprio pensiero sia la espressione più alta di democrazia. Volere imputare a tale modalità di espressone una accezione negativa non mi convince. Se il movimento di rinnovazione vuole acquisire e consolidare la credibilità istituzionale che gli compete, non basta il solo palesarsi delle figure apicali, ma ciò passa anche attraverso l'accettazione delle sfide "più estreme" da combattere anche sul campo su cui altri hanno deciso di stabilire il confronto. Non credo che il voto palese costituisca "...il commissariamento del voto di coscienza, il commissariamento della coscienza stessa..." credo, invece, che costituisca il primo VERO passo prodromico alla manifestazione istituzionale del dissenso, sino a poco tempo fa, nel bene e nel male, purtroppo relegato ai margini. Credo che, i pochi o tanti, voti palesi in dissenso costituiranno la prima vera base di lavoro per il prossimo appuntamento elettorale.
    Grazie per l'ospitalità

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  4. Anonimo delle 14,37
    permetta di dissentire parzialmente dal suo argomentare. Convengo con Lei sulla massima espressione di democrazia del voto palese, purtroppo noi siamo nel mondo della scherma e Le posso assicurare che ci sono tantissime remore nell'esprimere liberamente il proprio pensiero e la prova ne è il Suo anonimato. Pertanto Lei è il primo a non credere in quello che scrive, ciò nonostante ho molto rispetto per quello che dice, pur dissentendo parzialmente dalle Sue opinioni.

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  5. Non è mio costume "non credere in ciò che scrivo" e la Sua considerazione, non proprio "parlamentare" per usare il linguaggio andreottiano qui evocato, mi ferisce, ma tant'è.
    Io non voterò, perché non ho diritto di voto ed il mio anonimato non è legato alla "paura di ripercussioni" così tanto evocata, per il semplice fatto che non ho nulla da temere da chicchessia. L'anonimato, almeno il mio,è invece ineluttabilmente legato al contesto ove si svolge il confronto. Certamente necessario e lodevole per dare impulso alla dialettica, ma del tutto insufficiente per l'elaborazione di un confronto formale ed efficace. Pensavo, alla luce delle Sue considerazioni, di poter offrire lo spunto per un contributo in quelle sedi, ove la conoscenza effettiva e non virtuale costituisce il mio naturale habitat. Probabilmente mi sbagliavo. Chiedo scusa e mi ritiro silente

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  6. Caro Amico, mi consenta la confidenzialità, intanto le chiedo scusa se l'ho offesa:non era mia intenzione. Ho dissentito parzialmente dal Suo argomentare dandoLe ragione sulla valenza espressiva del voto palese, ciò che mi rimane incomprensibile è l'esternazione di un nobile pensiero con il Suo anonimato. Se non ho letto male Lei afferma che la "Piazza" non sia il luogo idoneo ad un confronto formale ed efficace e anche qui potrei essere d'accordo con Lei, allora Le chiedo un confronto fuori da questo luogo virtuale e Le trascrivo il mio recapito telefonico: 3393575794. In attesa di sentirla La saluto e La ringrazio per il suo intervento.

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