19 agosto 2019

FUSIONE TRA SOCIETA': quali i motivi?


Ed eccoci qui, alle porte di una stagione di scherma, viaggi … e spese. Tra circa un paio di settimane le società di scherma cominceranno a riaprire le porte agli iscritti, e ricominceranno gli allenamenti, le attività e le speranze. Queste ultime saranno prima di tutto riposte sull’effetto che la scherma mondiale di questa estate ha lasciato nelle menti degli italiani, anche perché per incrementare il numero degli iscritti poco c’è da sperare da parte della Federazione, poi naturalmente c’è l’investimento che ogni sodalizio deciderà di svolgere autonomamente per cercare nuovi adepti. Queste però sono iniziative interamente a carico del club, che si assume oneri e rischi, con la sola speranza di andare a pescare quella nuova “quota” che servirà sicuramente, perché l’ultima speranza è quella (spesso utopistica) di rivedere tutti quelli con cui ci si è salutati prima delle vacanze. Visti i magrissimi numeri degli arrivi, bisogna sempre limitare al massimo gli abbandoni, sennò la società comincia immediatamente con uno stato di crisi.
Abbiamo però detto che con la nuova stagione cominciano anche le spese, e la prima è ovviamente la riaffiliazione. Come sempre sono 250 euro solo per la società, intesa come ragione sociale, in cambio della possibilità di tesserare i propri atleti, ma prima ancora i propri consiglieri. E qui cominciano le domande, che mai hanno una risposta: i consiglieri sono, nella maggioranza dei casi, genitori che si prestano per dare una mano a comporre i pezzi di questo indispensabile strumento di democrazia (anche se sappiamo tutti che all’italiano medio piace delegare, quindi trovare questi genitori è sempre una mezza impresa), e che spesso restano quasi invisibili nella vita associativa. Però costano, eccome se costano, 48euro ciascuno. Non si capisce però il motivo di questa richiesta: non costano nulla, non fanno nulla, però costano. Mediamente una società spende 240euro per tesserare questi volontari (siamo l’unico paese dove non solo il volontariato non è pagato, ma paga pure), e siamo già a 490euro, senza avere fatto nulla. In un quadriennio olimpico una società spende mediamente circa 2000euro per questa tipologia di tesseramento, ed immagino quante cose potrebbero fare le piccole società con questi soldi.
Visto che siamo oramai in piena campagna elettorale, ecco un bel punto del programma: portare il tesseramento di un consigliere, che all’interno della società ha solo ed esclusivamente quel ruolo, alla cifra più bassa, e dimezzare il costo dell’affiliazione delle società, se non per tutte almeno per tutte quelle che non rientrano nei contributi federali dati dal Gran Premio Italia. Non sarà molto, ma è già più di quanto si sta facendo adesso, con la speranza che questi risparmi possano contribuire ad una più efficace campagna di pubblicizzazione per le società che ne beneficeranno.
Altro tema introdotto: la ricerca di nuovi tesserati. Uno dei grandi problemi del nostro sport è che non risulta appetibile. Attenzione: ho detto appetibile e non sconosciuto, perché oramai di scherma se ne sente parlare, e tanto. Certo, non sempre come vorremmo, vedi il “caso Errigo”, ma certamente non si può più dire che l’uomo della strada non conosca questo sport. Semplicemente non gli interessa. Questo perché sarebbe ora che, in un mondo multimediale, una Federazione vincente come la nostra affidi la sua immagine a dei professionisti del settore.
Altro capitolo delle spese sono, come ogni anno, le trasferte. Ogni anno più onerose, non solo per le distanze, ma proprio perché tutto aumenta tranne che gli stipendi. Per una piccola, e anche media società, che voglio ricordare rappresentano circa l’80% del movimento, portare ad una gara 1 atleta o 10 non cambia nulla per i costi. Non è che il tecnico accompagnatore arrivi al casello e dichiarando di avere un solo atleta alla gara, gli viene applicato uno sconto. Paga intero l’autostrada, il carburante, l’albergo, la cena e tutte le spese che servono per la sua presenza sul luogo di gara. La differenza sta nel fatto che se si portano 10 atleti le spese sono bene ammortizzate, se l’atleta è solo, allora bisogna cominciare a fare due conti sulla convenienza di questa trasferta, e tante volte la scelta è quella di rimanere a casa. Come ogni anno si denuncia una mancanza nell’equa distribuzione delle gare, diretta conseguenza di un sistema verticistico basato esclusivamente sulla selezione esasperata. Prendiamo un esempio: fiorettista del 2005 del nord Italia, cioè al primo anno da Cadetto. La prima gara sarà il 19 ottobre a Bastia Umbra, siamo nel centro del paese da raggiungere con 2/3 treni, a secondo del luogo di partenza, oppure con 4/5 anche 6 ore di macchina. Non proprio due passi. La gara successiva, che poi è proprio la prima prova nazionale di categoria, esattamente il sabato dopo a Foggia. Ora, inutile ripetere che Foggia è la destinazione tra le più amare d’Italia se si parte dal Nord, inutile ripetere che il fioretto è molto praticato da Roma in su e ben poco al sud, inutile ripetere che non c’è aeroporto se non a oltre 1 ora di macchina che va noleggiata aumentando ulteriormente le spese, non stiamo a ripetere per l’ennesima volta che l’Italia ferroviaria è divisa in due, e che per giungere nel tavoliere servono 2/3 cambi in quanto l’unico treno diretto ha orari scomodissimi e quasi sempre incompatibili con gli orari della gara, tolto tutto quello che si continua a ripetere da anni, ci si domanda: era proprio necessario fare due gare così lontano nel giro di sette (dico SETTE) giorni? Si pensa che i ragazzini non abbiano scuola, che i genitori non abbiano lavoro, che i tecnici siano tutti professionisti, che nelle palestre faccia piacere chiudere magari per 1 solo ragazzo due settimane consecutive? Io vorrei proprio capire i criteri di distribuzione delle date, ma tanto la mia è una domanda retorica. Lo so benissimo: i campioni, cioè circa il 10% degli atleti del fioretto, percentuale che nella spada scende anche al 3% visto che i partecipanti sono il triplo, ma i 42 eletti per i campionati italiani sempre lo stesso numero. Questo è solo un esempio, si potrebbe andare avanti per pagine e pagine di osservazioni, ma credo renda bene l’idea.
Allora non resta che l’ultima carta da giocare: unire le società. Questa è stata una estate di fusioni, alcune meno importanti, altre veramente inaspettate perché di società tutto sommato numericamente apprezzabili. Unendosi si dimezzano le spese federali, perché c’è una sola affiliazione societaria, c’è solo un consiglio da comporre. Dove possibile ci sarà anche una sola location da gestire, quindi diminuiscono anche le spese di affitto, della luce, dell’acqua, della manutenzione. Di botto gli iscritti possono anche arrivare a raddoppiare, però poi? Per prima cosa va detto che una fusione può avvenire solo tra realtà molto prossime logisticamente, quindi in cittadine, in paesoni, non certo in grandi città. In quest’ultimo caso sperare che un gruppo si trasferisca interamente dall’altra parte della città è pura follia. Qualcuno andrà, i migliori, i più motivati, o quelli che per qualche misteriosa ragione hanno la possibilità di muoversi. Anche perché spesso uno dei parametri di scelta di una società anziché un’altra è proprio la raggiungibilità. Se hanno scelto la società A invece che B perché quest’ultima era troppo lontana, anche in caso di fusione quella sede resterebbe troppo lontana. Anche però ammettendo che le condizioni logistiche siano assolutamente favorevoli, come ho letto in diversi casi, l’aumento esponenziale resta del primo anno, poi si torna a fare i conti con la realtà. Allora il dubbio che sia solo una fusione per ottenere subito classifica, risultati, numeri, cioè si punti all’immediato giocandosi una specie di “All-In”, o la va o la spacca. Anche perché mettere assieme due realtà che fino a ieri erano antagoniste, per quanto potessero esserlo con cavalleria e lealtà, non è mai semplice. Ognuno per anni ha seguito il proprio sogno, la propria filosofia, ha costruito un metodo di lavoro, di approccio, che deve improvvisamente collimare con un altro magari completamente opposto. Serve un grosso sacrificio da parte di tutti, dai tecnici ai genitori, che sappiamo avere un ruolo di sempre maggiore protagonismo (invadenza) nella vita dei propri figli, anche se già grandi. Poi, detto in modo prosaico, è comunque la fine di una speranza.
Qualsiasi società sogna di crescere, magari non arrivare a numeri incredibili, ma avere quella sufficiente stabilità da potere andare avanti con soddisfazione. Portare avanti il proprio pensiero, trasmetterlo a quanti più allievi possibile. Quando si prende atto che da anni la situazione ristagna, che un anno di cresce di 2 unità, l’anno dopo si decresce di 3 per tornare a crescere di 2, ci si può fortemente scoraggiare. Quando una società, un Maestro, investono tanto sui ragazzi, e ogni anno se li vedono andare via perché demotivati da un sistema di gare che li stritola mentalmente e poi strozza le famiglie economicamente, allora si può anche pensare che mollare tutto e passare solamente a pensare alle “quote” possa essere la strada giusta. La strada giusta è costruire una attività a misura umana, non di supereroi. La scherma non può tornare ad essere quella degli anni ’50, quando erano pochi, con società solo in città, e solo in centro, e solo per chi se lo poteva permettere, perché dopo gli anni ’50 sono arrivati gli anni ’60, quelli dove siamo rimasti anni luce indietro alle nazioni che presero il sopravvento. Abbiamo faticato tanto per portare la scherma ovunque, perché non si sa dove possa nascere il prossimo campione, e aggiungerei non sappiamo di che ceto sociale potrà essere, e non possiamo permetterci di perderli. Dobbiamo tornare tutti a sognare, non certo una scherma popolare, questo non potrà mai essere, ma una Federazione con almeno 50mila tesserati realmente attivi e partecipi sì, questo è lecito. È questa  la proposta che formulo a chi vorrà prendere in futuro le redini della scherma Italiana. Queste idee e valori cercherò di portarle come contributo al progetto di ItaliaScherma che ad oggi a mio modo di vedere è l'unico che può dare finalmente una svolta alla nostra federazione.
Paolo CUCCU

13 commenti:

  1. Maestro Paolo Cuccu apprezzo la sua disamina ma ha pensato con chi abbiamo a che fare? In un altro articolo un anonimo federlealista ha scritto che loro non mangiano i bambini: si può essere d’accordo che non siano dei cannibali, ma proprio loro hanno consentito per tutti questi lunghissimi anni che Giorgio Scarso, pur investito del potere con legittimazione formale, refusi a parte, lo abbia esercita poi in modo autocratico, da «tyrannus ab exercitio». Ora le sue istanze Maestro Cuccu richiedono la capacità di ascolto che i federlealisti non hanno in quanto diseducati alla democrazia. All'assemblea di Riccione abbiamo tutti avuto un assaggio di questa attività da «tyrannus ab exercitio». Pur di farsi approvare uno Statuto inguardabile, i federlealisti hanno ostentato supponenza, hanno compresso le libertà fondamentali col rifiuto del confronto e la chiusura ad ogni proposta che non fosse la loro. Però ci hanno regalato la loro assoluta incapacità, perché soltanto degli incapaci potevano farsi bacchettare poi da un organo di giustizia sportiva da loro nominato che ha bocciato il loro Statuto imbarazzante. ItaliaScherma potrà fare anche la sua parte. Ma dall’altra parte abbiamo interlocutori inadeguati e interessati solo a squallide lotte di potere. Si faccia ripetere i nomi dei prossimi candidati a consiglieri: magistrati federali che contemporaneamente fanno gli atleti; presidenti di comitati regionali in cerca di carriera nazionale; i soliti visi ventennali, insomma nulla di nuovo sotto al sole. Nel periodo che ci separerà dalle elezioni assisteremo ai colpi di coda dell'uomo solo al comando attorniato da un elenco sterminato di prestanomi, soggetti che ufficialmente sono stati investiti delle cariche federali, ma di fatto non svolgono alcun tipo di attività gestionale. Quello che conta è solo il loro nome e non partecipano in alcun modo alla vita federale perché si accontentano del loro spazio nella mangiatoia e del foraggio calato dall’alto. Io votai il primo Scarso e ne fui contento. Ora Scarso è un progetto fallito che continua a fare danni all'Italia. Se il suo sostituto sarà Paolo Azzi peggio ci sentiamo: uno che ha condiviso in tutto e per tutto per vent’anni lo Scarso pensiero dovrebbe essere l’uomo chiamato a impegnarsi a superare gli egoismi, portare società e tesserati a condividere valori, modi di essere, modalità di comportamento, insieme individuali e sociali?
    Caro Maestro, non si illuda, nulla cambierà in questa stagione sportiva. Per la successiva ci affidiamo a Santa Veronica Giuliani "Patrona presso Dio degli sportivi dell'arte della scherma in Italia".

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  2. E tanto per capire quanto delle giuste economie di spesa dei “nostri soldi”, la federazione, nelle convocazioni dei mondiali paralimpici del prossimo settembre in Corea propone una delegazione di 13 persone a fronte di 12 atleti convocati!!!??!?!? Fantastico

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    1. Hai fatto centro: inutili le convocazioni di Ancarani, Bonino, Puccini e Mariotti. Erano sufficienti 8 persone: Scarso, Ciari, Martinelli, Vanni, Rapisarda, Balzano, Fiume e Standoli. Se va il Presidente FederScherma | Giorgio Scarso non si capisce perché avere anche un Capo Delegazione | Alberto Ancarani (che c'azzecca? che fine ha fatto il referente paralimpico Giampiero Pastore?). Se ci sono i Responsabili tecnici | Maestro Marco Ciari, Maestro Francesco Martinelli, Maestro Simone Vanni si potevano evitare i Maestri | Alessio Bonino, Flavio Puccini e il Preparatore atletico | Michele Mariotti.

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    2. Tutto vero ma poi la politica dei voti e delle poltrone, come penso possano mandarla avanti?
      È evidente che i loro consensi non sono legati all'operato più o meno positivo, le critiche totali sono evidenti, quindi in qualche modo devono acquisire consensi.

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  3. Salve Gucci lei ha centrato molti punti e dato anche concrete soluzioni. Dispiace solo che bisognerà attendere che il mondo della Scherma iraliana si svegli dal coma nel quale è entrato da ormai alcuni anni. C9ma vokuto e indotto da una dirigenza sempre più attenta a se stessa che ai praticanti.
    Dice bene la fusione è l'unica cosa percorribile, ma vedrà che se l'attuale gestore unico della Scherma pensasse che questo gli riduca i consensi darà contributi sparso sotto forme diverse, garantendo la sopravvivenza almeno per ancora una stagione, queĺla necessaria ad acquisire il diritto al voto.
    Forse è per questo che ci vorrebbe una prova di orgoglio da parte di qualche consigliere federale che dovrebbe dimostrare di avere una sua indipendenza e che la poltrona dove è seduto da anni non è un 'posto di lavpro', ma una passione e soprattutto un compito a favore della Scherma e degli genitori.

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  4. Si chiede a qualche Consigliere Federale di avere prove di orgoglio, come quelle di chi sponsorizza i campus dei Ct o affini? Oppure chi li organizza e fa il Maestro con il preparatore atletico della nazionale ed un Direttore di Torneo. Appunto forse queste persone dovrebbero capire cosa è l'etica e la differenza tra opportunità e opportunismo.
    Il Direttore di Torneo è spesso chiamato a deprimere situazioni tra atleti e la valutazione sarà tra chi ha fatto il suo campus e chi no?, stesso dicasi per le scelte del Ct.
    Nessuno obbliga a fare il Consigliere o il Direttore di Torneo gratis o il Ct pagato, quindi non ditemi che nel loro tempo libero fanno quello che vogliono, se hanno ruoli istituziomali, lo facciano altrove.

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    1. Malato, si sei malato...😂😂😂

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    2. Ragazzi grazie il blog senza i soliti federalisti che insultano e non entrano mai nel merito, non esisterebbe.
      Siete fantastici, non avete idee e non avete pensieri, siete stati annullati e il vostro ruolo, offendere chi la pensa diversamente e lo motiva, infatti, voi non pensate, non siete autorizzati o semplicemente non siete in grado di farlo.
      Comunque credo che tutti gli interventi centrino problematiche reali e concrete, speriamo che ci siano soluzioni altrettanto concrete, importante individuare le persone giuste.

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  5. L'idea di 50.000 tesserati, non è peregrina, anzi, dovrebbe essere il punto di partenza di una qualsiasi nuova federazione scherma.
    Certo i numeri con Scarso sono aumentati, per dirla tutta è un aumento fisiologico, che però ultimamente vediamo diminuire nelle palestre, a causa della gigantesca scarsità degli impianti dedicati alla scherma sul territorio italiano e una raffica di altre ragioni che non sto a dire.
    Perciò mi chiedo: senza una politica degli impianti, (cosa che avrebbe potuto impostare Renzo Nostini nei suoi 30 e passa anni di regno), che ancora langue essendo demandata in toto alle singole società sportive che in larga maggioranza non hanno numeri, come potremo crescere in questa federazione?
    Cosa dirà il popolo della scherma nel 2020?
    Scarso o Arpino?
    Soliti rulli e convocazioni per allenamenti, o Atleti e impianti?
    Essere o non essere?

    Vostro amletico
    Ugo Scassamazzo

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  6. Certo Cuccu che se lei parte dal presupposto che i consiglieri non servono a nulla se non ad aunebtre i costi, bell’esempio di democrazia dev’essere la sua società. Meno male che è così ingenuo da ammetterlo candidamente. Capiamo qualcosa di piu’ di uno degli esponenti di punta di Italia Scherma

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    1. Mai scritto una cosa del genere. I consiglieri delle società, che svolgono esclusivamente quel ruolo, alla Federazione non costano nulla perchè nulla fanno: non partecipano a gare, non svolgono allenamenti, non hanno nessuna altra motivazione di esistere se non quella di dare una mano alla propria società.
      Come sempre, quando non avete argomentazione con cui controbattere nel merito: distorcete, inventate, fomentate odio o cercate la rissa. Ovviamente sempre come "anonimi", ma presto conosceremo l'identità di tutti questi galantuomini, anche la sua
      Anche se oramai il vostro "anonimato" è ridicolo, in quanto ben si sa che il blog viene letto da tutti, e che oramai anche i sassi hanno capito chi sono quelli che ci scrivono. Fareste più bella figura a firmarvi, perchè se questa è il coraggio della cricca che vorrebbe sostenere l'attuale direttivo, ci state facendo un enorme favore.

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  7. “non fanno nulla, però costano”

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    1. Glielo ripeto per l'ultima volta, poi lascio perdere. Non si possono insegnare giochi nuovi ad un cane vecchio, né instillare un briciolo di ragionamento ad un uno che il QI a livello bunga-bunga grazie all'elasticità mentale di un palo da l'apparecchio dance.
      "I consiglieri delle società, che svolgono esclusivamente quel ruolo, alla Federazione non costano nulla perchè nulla fanno: non partecipano a gare, non svolgono allenamenti, non hanno nessuna altra motivazione di esistere se non quella di dare una mano alla propria società."
      Paolo Cuccu

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